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Autore: Shiki Ryougi    21/05/2019    2 recensioni
Questi sono spiragli sparsi,
come coriandoli
su di una pozza scarlatta.

Una raccolta di frammenti puramente introspettivi.
Spiragli di vita, sogni, incubi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Introspezione egocentrica'
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- III -
 
- 15 –
Vedo il sole sulla mia pelle ma non riesco a percepirne il calore. Il vento soffia forte portando via i vecchi ricordi; ogni cosa è pronta a rinascere e fiorire.
Seduta tra le lucciole ne ammiro la bellezza. Sento un debole sussurro: “Puoi essere felice, anche se solo per poco”.
Il sangue non smette di sgorgare da quella mia ferita, macchiando il prato di rosso, ma ora non voglio farci caso. Arriverà il giorno in cui mi resterà solo una cicatrice, ma non si tratta di oggi.
Oggi c’è il sole e io voglio osservare le lucciole.
 
- 16 –
Un oceano di rumori mi circonda; voci sussurrano al vuoto ma io non posso rispondere.
Quindi rimango in silenzio e ascolto.
Molte parole mi fanno male al petto mentre altre non le comprendo. Divento sorda e la percezione del mio corpo sfuma nella nebbia mentre un forte vento improvviso lo trascina lontano, da me.
 
- 17 –
La nebbia si dirada e rocce acuminate sporgono dal terreno. Ora posso tentare di attraversare quella landa dove divieni un nessuno. Un nessuno in nessun luogo*.
Mi hanno lasciata qui da sola, nuda al freddo. Ho ormai rinunciato a coprire le mie parti intime; anche ci fosse qualcuno a osservarmi non m’importerebbe più.
Con il silenzio che mi pulsa nelle orecchie posso quasi sentire il mio cuore battere e il sangue correre lungo i vasi. È la mia unica certezza a ricordarmi che sono ancora viva.
A piedi nudi, muovo il primo passo sulla pietra scura; ho deciso di camminare, da qualche parte dovrò pur giungere.
 
- 18 –
Quando quella spina mi punse non riuscii più a toglierla per molto tempo. Sotto la pelle lei percorreva la sua strada indisturbata, perforando la carne e imbevendosi del sangue scarlatto che fuoriusciva senza controllo. Avrei potuto afferrarla e toglierla immediatamente, ma stranamente l’idea di una lunga e lenta agonia era più allettante dell’acuto dolore istantaneo.
E rimasi lì a sopportare, a giustificare e a piangere mentre quel frammento velenoso avanzava nel mio corpo con l’intento di raggiungere il cuore.
 
E ci arrivò al mio cuore.
In quel preciso istante provai un dolore come mai avevo fatto prima. Mi spezzai letteralmente a metà, sputando sangue a ogni disperato colpo di tosse.
Il mio vedere solo nero si era concretizzato in un nulla totale; un viscido e melmoso putridume in cui stavo sprofondando e morendo lentamente, con la mia spina conficcata nel cuore.
 
Nel momento in cui sembrava dovesse sopraggiungere la fine, il miracolo accese in me quella scintilla; non era ancora troppo tardi.
Strapparmi la spina dal cuore avrebbe fatto un male inimmaginabile ma avevo trovato il coraggio per pagare questo prezzo; guardando negli occhi l’abisso, esso mi aveva restituito qualcosa. Il mio coraggio era caduto lì e io l’avevo ritrovato.
Stringendo i pugni e vomitando veleno, senza emettere un singolo suono, afferrai la spina e la strappai via.


[*] Citazione dal romanzo "Nessuno in nessun luogo. La straordinaria autobiografia di una ragazza autistica" di Donna Williams.
   
 
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