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Autore: Ode To Joy    22/05/2019    1 recensioni
[Adam x Shiro]
[Galtean!AU + Omegaverse]
La prima volta che Adam vide il ragazzo che sarebbe divenuto suo marito, Shiro era uno splendido fanciullo dai brillanti occhi grigi e il sorriso più luminoso del sole.
“Ehi!” Esordì amichevole, come se si conoscessero da sempre. “Sei stato eccezionale lì fuori! Piacere di conoscerti, Adam. Io sono Shiro… Di Daibazaal.”
Non c’erano altri Shiro nella Coalizione che valesse la pena conoscere. Tuttavia, pur sapendo della storia del giovanissimo Campione dei Galra, Adam non aveva mai visto il suo viso prima di allora.
Non gli strinse la mano, non fece nulla d’intelligente. “Non sembri un Galra.”
Non fu il massimo come prima impressione.

Non c'è nulla nella vita di Adam, governatore Altean della Terra, che non sia assolutamente perfetto: è sposato con l'amore con della sua vita, padre di due splendidi gemelli e prossimo a ricevere le lodi di tutta la Coalizione per il progetto Atlas di cui è a capo.
Fino a che Shiro non viene scelto per esserne il primo Capitano.
[CowT#9 + VoltronSecretLover]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Adam, Takashi Shirogane
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Mpreg
Capitoli:
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III




 [Oggi]


- Altea -





C’erano dei divanetti vicino alla rampa di scale, abbastanza in disparte da non sentirsi circondati dalla folla degli invitati ma anche vicini al tavolo dei dolci quanto bastava per fare felice Matt. “Arrivo dritto al putto, Adam,” disse, con la bocca piena. “Io e Veronica siamo tanto preoccupati per te.”


Adam piegò le labbra in un sorriso sarcastico. “Lei posso crederlo, ma tu…”


“Ehi! Sono rimasto fedelmente al tuo fianco da quando sei governatore.”


“Solo perchè il tuo migliore amico ha dato alla luce i miei figli.”


“Dettagli,” replicò Matt, afferrando un altro dolcetto. “Tu e Shiro state bene?”


No, Adam non stava bene per nulla. “Matt, vivi con noi.”


“Sì, lo chiedo per questo: sei sempre distante, a tratti depresso, persino quando stai con i bambini hai la testa altrove.”


“Sono solo stanco.”


“Di cosa?”


Delle mie paranoie, della mia constante guerra contro l’universo per impedirgli di portare mio marito via da me. “Sai…” Infilò le dita sotto i naselli degli occhiali e si massaggiò il naso. “Mi sembra di essere tornato indietro, a quando ero poco più di un ragazzino e Shiro era la cosa più bella e più terribile che avevo.”


Sconcertato dall’aver ottenuto un qualche risultato, Matt prese un sorso del suo nunvil molto lentamente, quasi avesse paura che un movimento brusco potesse ricordare ad Adam che stava parlando con lui e che non era degno della sua fiducia. “Parli di quando vi siete lasciati?”


“Convivevo con l’angoscia in quel periodo,” confessò Adam. “Shiro spariva in missione la maggior parte del tempo e io me ne stavo a casa col terrore che non sarebbe mai tornato, poi lo faceva ed era come se niente fosse ed io...” si passò una mano tra i capelli.


“La buttavi in rabbia,” concluse Matt.


“Poi sono cominciati i viaggi diplomatici, tutti i grandi eventi a cui non ho mai potuto accompagnarlo.” Adam sbuffò. “Vedi com’è Shiro in questo ambiente? Neanche Allura riesce a ottenere un risultato simile.”


“Quindi all’angoscia si è aggiunta la gelosia?”


“Io e Shiro stavamo diventando due estranei che passavano il loro tempo insieme a litigare o ad andare a letto insieme.”


“Ed è successo quel che è successo,” concluse Matt. “Ma non può capitare di nuovo: Shiro è sempre a casa con i gemelli e tu non stai mai via per troppo tempo.”


“Ma ora Shiro è candidato a divenire il primo Capitano dell’Atlas,” disse Adam con malinconia.


A Matt andò di traverso il nunvil che stava bevendo. “Shiro, cosa?


“Non mi mette più in disparte perchè abbiamo dei figli in comune, ma se arrivassi a tarpargli le ali non me lo perdonerebbe mai… Non una seconda volta.”


Il giovane Holt si diede un paio di colpi sul petto. “Adam, un passo indietro, cos’è questa storia di Shiro e dell’Atlas?”


Adam, però, si era completamente dimenticato dell’interlocutore al suo fianco. “Se non fosse stato per i bambini, io e Shiro non saremmo niente,” concluse con espressione vuota e voce incolore. “Se ho sposato l’amore della mia vita lo devo a uno scivolone. Nulla di più. Nulla di meno. E se Shiro tornerà a essere Shiro, non ci sarà più spazio per me nel nuovo mondo che creerà per se stesso.”


Matt lasciò andare uno sbuffo, poi vuotò il suo bicchiere in un’unica sorsata. “Adam,” disse con estrema serietà. “Sei consapevole che quella che credi sia la prossima fine della storia tua e di Shiro è solo una paranoia, vero?”


Adam non gli rispose, si alzò in piedi e appoggiò il bicchiere sul tavolo. “Mi serve aria.”







 [Ieri]


- Terra -





La vecchia hooverbike rossa con cui Adam lo aveva portato a correre il giorno che si erano dati il primo bacio era ancora al suo posto quando Shiro tornò alla Galaxy Garrison. Posò la mano sul telaio ormai consumato, privo di venice in alcuni punti e sorrise tristemente. La Terra era l’unico posto sicuro a cui era riuscito a pensare per sè e per… Si passò la mancina sulla pancia distrattamente, poi lasciò ricadere il braccio lungo il fianco.


Sapeva che scappare non avrebbe risolto in alcun modo la sua situazione ma dopo aver spezzato il cuore a Curtis aveva bisogno di stare da solo, lontano da tutti, anche dai suoi amici.


Lui e Curtis si erano frequentati amichevolmente tre settimane, troppo poco perchè Shiro potesse intravvedere un futuro per loro e lasciare Adam nel passato.


“Possiamo provarci insieme,” gli aveva suggerimento dolcemente, quando Shiro gli aveva confessato perchè era meglio che non si vedessero più. “Posso starti vicino. Si tratta di una bella cosa, in fondo.”


Shiro non gli aveva detto che per lui era come la realizzazione di un incubo. Era stato abbastanza difficile confessargli la verità sui sentimenti che stringeva nel cuore.


“È il bambino di Adam, Curtis.”


“Non m’importa, Shiro.”


“A me sì…”


Lo aveva ferito ma era stato così gentile da comprenderlo e lasciarlo andare senza giudicarlo. Non come Ryou, che prima gli aveva urlato addosso poi aveva giurato che avrebbe ucciso entrambi i suoi amanti per aver osato mancargli di rispetto. Shiro non aveva perso tempo a dirgli che lui e Curtis non avevano avuto modo di divenire amanti, che Adam era stato l’unico. Aveva affidato il suo segreto a Matt e Veronica ed era fuggito il più lontano possibile da Altea e Daibazaal.


Salì in sella alla hooverbike ed afferrò il volante ma non pensò nemmeno per un istante di accendere il motore. Per quanto desiderasse correre un po’ nel deserto e liberare la mente, sapeva che non era sicuro e non voleva fare del male al suo bambino più di quanto gliene stava già facendo.


“Mi dispiace sia capitato a te,” mormorò a qualcuno che non poteva udirlo.


“Io non credo che gli dispiaccia.”


Shiro sollevò lo sguardo: era Adam. Non se ne sorprese ma nemmeno ne fu felice.


“Matt o Veronica?” Domandò, lasciando andare il volante per sollevare la schiena.


“Tutti e due,” rispose Adam, camminando tra le hooverbike per avvicinarsi. “Ho conosciuto tuo fratello: ha tentato di uccidermi.”


Shiro non gli disse che non gli dispiaceva affatto. “Non eri obbligato a cercarmi.”


“Non mi ha obbligato nessuno.”


“Hai detto di non voler più avere a che fare con me,” ribatté il mezzo Galra, velenoso. “Mi hai dato del bugiardo, del traditore e poi te ne sei andato.”


Adam alzò gli occhi al cielo. “Hai fatto la povera vittima anche con Curtis?”


“Lui lascialo fuori.”


“Certo, si è accontentato dei miei scarti, come posso volergli male? Mi fa solo pena.”


Shiro lo guardò come se gli avesse dato uno schiaffo. “Non ti avvicinare più a me,” disse disgustato, scendendo dalla hooverbike rossa.


Adam si morse la lingua e si diede dell’idiota. “Aspetta, Shiro,” disse, afferrandogli il braccio. “Sono stato uno stronzo… Sono uno stronzo ma sono arrabbiato, va bene?”


Il mezzo Galra si liberò dalla sua stretta ma non tentò di scappare di nuovo. “Tu sei arrabbiato?” Domandò con la voce tremante per la rabbia. “Tu?”


Sì, Adam sapeva di non essere innocente ma non avrebbe abbassato il capo sotto il peso delle sue colpe. “Stai bene?” Domandò, sinceramente preoccupato.


“Perchè t’interessa?”


“Shiro, metti da parte l’orgoglio per una volta!”


“Sono un Galra, ti ricordo.”


“Solo quando ti fa comodo.”


Non fu l’accusa peggiore uscita dalla bocca di Adam ma fu l’ultima di una lunga serie. Il pugno di Shiro si abbatté sulla sua guancia con una forza tale che l’Altean temette che la sua mandibola finisse sul pavimento. Non accadde ma, in compenso, a terra ci finì lui.


Shiro si pentì presto di quanto aveva fatto. “Adam!” S’inginocchiò a terra. “Scusami, ho esagerato!”


Adam si teneva il mento, chiedendosi se i suoi connotati fossero ancora tutti al loro posto. Gli occhiali almeno erano ancora intatti.


“Adam!” Shiro gli prese il viso tra le mani. “Parlami! Hai una commozione cerebrale?”


L’Altean aprì un singolo occhio. “Secondo te come faccio a saperlo?”


Shiro prese un respiro profondo. “Mi hai fatto male,” disse. “Mi hai fatto molto male.” Nonostante le sue parole, gli tirò la frangia all’indietro con una carezza.


“Allora siamo pari,” rispose Adam, stordito. Il dolore al viso si stava facendo pulsante e il pavimento era freddo ma non aveva alcuna intenzione di alzarsi. “Da quanto?” Domandò. “Da quanto lo sai?”


Shiro appoggiò la schiena alla hooverbike rossa e aiutò Adam a poggiare la testa sulle sue gambe. “Una settimana. Penso che sia successo durante l’ultimo calore, prima che litigassimo.”


Adam strinse le labbra e annuì. “Mi dispiace, pensavo di essere stato attento.”


“Non sono arrabbiato per questo,” replicò Shiro. “Eravamo in due a fare l’amore.”


“Sì, ma questo è il peggiore dei tuoi incubi che diviene realtà.”


Il mezzo Galra non gli diede nè ragione nè torto. “È successo e basta, Adam.”


L’altro annuì distrattamente. “Curtis è stato duro con te quando glielo hai detto?”


“No, voleva prendersi cura di me e del bambino.”


Adam si costrinse a guardarlo negli occhi. “E perchè non hai accettato?”


“Lo frequentavo da tre settimane!” Esclamò Shiro come se fosse ovvio. “Non sarebbe stato giusto!”


“Però è stato giusto non avvisarmi!”


“Sei stato il primo a dire di non volermi vedere mai più!” Ricordò il mezzo Galra. “Te lo avrei detto, avevo solo bisogno di pensare…”


Adam cercò la sua mano e quando la trovò, Shiro non si ritrasse. “Non ho respirato per un’ora dopo che Veronica me lo ha detto,” raccontò. “E quando Holt ha aggiunto che eri qui da solo…”


“Non ho bisogno che qualcuno mi protegga.”


Adam alzò gli occhi al cielo. “Sempre il solito ritornello.”


Shiro s’imbronciò. “Non voglio essere protetto.”


“Tranquillo, Shiro, non ne ho il potere!” Era una verità con cui Adam era venuto a patti, suo malgrado. “Ma voglio starti vicino, va bene? Voglio prendermi cura di te.”


Shiro storse la bocca in una smorfia. “Io non lo voglio un uomo che sta con me solo perchè abbiamo concepito per sbaglio un figlio.”


“Maledizione!” Adam sbuffò e si alzò a sedere. “Ma lo vuoi capire che sono qui per te?” Era stanco, esasperato.


Anche Shiro lo era. “Non saresti mai venuto a cercarmi se non avessi saputo del bambino!”


“Se non fosse per il bambino, tu saresti con Curtis adesso!”


“E allora?” Gli occhi grigi di Shiro si riempirono di lacrime. “Non valeva la pena lottare per me? Ti eri convinto che ti avevo tradito, che non ti amavo più e mi hai lasciato per non dover fare i conti con le tue paranoie, Adam!”


L’Altean strinse i pugni. “Nemmeno tu sei venuto a cercarmi…”


“Te ne sei andato per primo!”


“Va bene!” Adam sollevò le braccia e cessò le ostilità. “Io mi arrendo. Non la voglio più combattere questa guerra.”


Shiro puntò lo sguardo sul pavimento, entrambe le mani in grembo. “Sarai suo padre se lo vorrai, Adam ma non restare con me per lui. Non è giusto per nessuno dei tre.”


“E se io volessi anche te?” Ribatté Adam. “Sei io volessi questo dannato noi?”


Shiro appoggiò la nuca al telaio rosso della hooverbike alle sue spalle. “C’è ancora tempo…” Lo disse più a se stesso che all’altro.







 [Oggi]


- Altea -





Keith riuscì a resistere in mezzo alla folla per quasi un’ora. Fosse stato per Lance, sarebbero rimasti lì a prendersi i complimenti da tutti fino al sorgere del sole. Keith, però, non amava essere al centro dell’attenzione e, soprattutto, non gli piaceva essere circondato da estranei che si prendevano la libertà di accarezzarlo come se fosse un cucciolo.


Quando non ce la fece più, sollevò entrambe le braccia verso Shiro, implorandolo con i grandi occhi viola pieni di lacrime. “Mamma…”


Shiro non esitò a interrompere la conversazione. “Che cosa c’è, amore mio?” Domandò, poggiando un ginocchio a terra.


Keith gli strinse immediatamente le braccia intorno al collo. Vedendo il fratello in difficoltà, Lance gli accarezzò i capelli. “Keithy…”


Shiro comprese senza aver bisogno di spiegazioni e si alzò in piedi sollevando tra le braccia il suo bambino.


“Va tutto bene?” S’informò Allura, preoccupata.


Shiro annuì. “Noi usciamo un po’,” le disse. “Mi dispiace.”


La Principessa scosse la testa. “Non dirlo nemmeno.”





Anche Shiro tirò un sospiro di sollievo quando riuscirono a lasciarsi la folla alle spalle per ritrovarsi tutti e tre sulla balconata.


“Keithy sta male, mamma?” Domandò Lance, preoccupato.


“No, tesoro,” rispose Shiro, mettendo Keith a sedere sul parapetto bianco. “Si è solo innervosito un po’.” Prese il viso del bambino tra le mani e ne asciugò le guance. “A tuo fratello non piace la confusione, lo sai.”


Lance accarezzò il ginocchio per gemello per consolarlo. “Va tutto bene, Keithy.”


Keith non gli rispose, sfregandosi gli occhi con i pugni chiusi. “Mi dispiace.”


Shiro gli baciò i capelli. “Non è successo nulla, piccolo.”


“Ma questa festa era importante per te!” Esclamò Keith, sollevando i grandi occhi viola su quelli del genitore.


“A me interessa che tu e Lance stiate bene,” replicò Shiro, pazientemente. “E anche vostro padre.”


Nel sentir nominare il secondo genitore, Lance prese a guardarsi intorno. “Dov’è papà?”


Anche Shiro se ne ricordò solo in quel momento. “Deve essere da qualche parte nel salone, Lance. Non preoccuparti.”


“Andiamo a cercarlo?”


“Aspetta che tuo fratello riprenda fiato per un attimo.”


“Shiro?”


Il mezzo Galra sorrise ancor prima di voltarsi. “Eccoti, Ad-”


Non era Adam. Il giovane Altean che aveva chiamato il suo nome aveva la pelle più scura e gli occhi più chiari. “Curtis…” Shiro sorrise e l’altro fece lo stesso.


“Mi avevano detto che eri tornato ad Altea ma pensavo fosse solo un pettegolezzo,” ammise Curtis. “Mi fa piacere rivederti.”


“Fa piacere anche a me.”


“Chi è, mamma?” Lance cercò subito informazioni.


“Lui è un vecchio collega di papà, tesoro,” rispose Shiro.


“Di quando volava nella flotta reale?” Aggiunse Keith, ora più tranquillo.


“Esatto.”


Curtis accettò quella definizione con un sorriso malinconico e allontanò lo sguardo dal viso del mezzo Galra per guardare i due bambini. “Quindi sono loro le tue due stelle gemelle?”


Shiro annuì con un sorriso orgoglioso. “Lui è Lance,” disse, passando una mano tra i capelli castani del piccolo Altean. “E lui è Keith,” disse accarezzando la guancia ancora umida del suo secondo figlio con il dorso della mano.


“Piacere!” Cinguettò Lance.


“Sì, tanto piacere…” Bofonchiò Keith.


“Sono splendidi, Shiro,” disse Curtis con un sorriso intenerito.


“Ti ringrazio,” rispose il mezzo Galra.


“Tuo marito è con te?” Aggiunse l’Altean. “Vorrei parlargli.”


Shiro fu sorpreso da quella richiesta. “Adam è venuto alla festa con noi ma lo abbiamo perso di vista. Perchè volevi parlargli?”


Il destino volle che Adam uscisse sulla balconata proprio in quel momento. “Shiro?” Chiamò, riconoscendo la divisa dai toni violacei e rosso scuro tipica dei rappresentanti di Daibazaal.


Fu l’uomo che gli era di fronte, quello con addosso l’uniforme dei piloti della flotta reale che Adam non riconobbe fino a che non si voltò nella direzione. Allora gelò. “Curtis…”


“Papà!” Ignaro di quanto stava accadendo, Lance saltellò nella sua direzione e pretese di essere preso in braccio.


Shiro sentì che stava per scatenarsi una tempesta. Sollevò Keith dal parapetto e intervenne prima che si abbattesse su di loro. “Curtis ti stava cercando.”


Adam inarcò le sopracciglia. “Stava cercando me?” Domandò dubbioso.


“Sì,” confermò l’interessato con un sorriso gentile. “Volevo parlarti riguardo al progetto Atlas.”


Adam voleva prenderlo a pugni. Non sopportava quel suo atteggiamento eternamente gentile, quei suoi continui tentativi di andare d’accordo con tutti e di evitare le tensioni. “Parla,” ordinò, secco.


Shiro gli lanciò un’occhiataccia ma lo ignorò.


Quando Curtis prese a parlare lo fece con un sorriso cortese e il giovane governatore lo odiò ancora di più. “Ho sentito dire che tuo marito è candidato per divenire il primo Capitano dell’Atlas.”


“E…?”


“Pensavo fosse corretto informarti che sono stato selezionato per far parte dell’equipaggio del ponte di comando.” Curtis fu sincero, diretto e la cosa peggiore fu che sorrideva ancora.


“Io ti voglio picchiare,” sibilò Adam a bassa voce.


Il pilota inarcò le sopracciglia. “Cosa?”


“Comincia a fare freddo,” intervenne Shiro. “Adam, metti giù Lance, vi aspettiamo dentro.”


Il governatore eseguì senza staccare gli occhi dal viso dell’altro Altean nemmeno per un istante.


Mentre afferrare la mano di Lance, Shiro guardò Curtis un’ultima volta. “Mi ha fatto piacere rivederti.”


“Spero che la prossima volta accada sul ponte di Comando dell’Atlas,” rispose il pilota e Adam si chiese se era un completo idiota o se voleva morire di un’improvvisa morte violenta. Mise da parte tutta la cortesia una volta che le orecchie dei suoi figli furono a distanza di sicurezza da eventuali parole moleste.


“Fammi capire,” cominciò il giovane governatore. “Quasi sette anni fa, mio marito ti ha frequentato per tre settimane con l’intenzione di renderti il mio ripiego e tu ti senti in dovere di venirmi a rassicurare della tua eventuale presenza nella sua vita sul posto di lavoro?”


Anche Curtis si fece serio. “Shiro merita il meglio.”


“Non una parola di più su mio marito o ti cambio i connotati,” lo avvertì Adam con gelida calma.


“So che non c’è stato molto tra di noi in passato,” disse Curtis. “Ma conosco tutte le turbolenze che hanno portato all’inizio e alla fine della nostra relazione, così-”


“Baciare per tre volte un ragazzo non significa avere con lui una relazione!”


“Volevo solo che la mia presenza all’interno dell’equipaggio dell’Atlas non compromettesse la possibilità di Shiro di esserne il Capitano.”


“E perchè ti dai tanta importanza?” Domandò Adam. Perchè Curtis avrebbe dovuto essere il nuovo inizio di Shiro dopo di te, gli rispose una voce diabolica. Perchè perdere contro le stelle è un conto, ma confrontarsi con un altro uomo di carne e sangue fa paura.


“Non siamo mai stati amici,” ammise Curtis, accennando un sorriso. “Ma abbiamo lavorato insieme per molto tempo e il poco che ho passato con Shiro, prima e dopo che vi eravate lasciati, lui non faceva che parlare di te.”


Adam sospirò esasperato: non le voleva sapere quelle cose, non voleva avere altri dettagli della separazione tra lui e Shiro con cui farsi impazzire.


“Ho imparato a conoscerti, Adam e sono un uomo: sapevo che la mia presenza sull’Atlas ti avrebbe dato fastidio.”


Quello che gli dava davvero fastidio era essere tanto insicuro della relazione con suo marito da riconoscere in uno qualunque, con cui si era scambiato pochi baci a dir tanto, come un rivale da temere. “Shiro non ha ancora deciso niente riguardo all’Atlas,” disse. “Ma immagino che debba ringraziarti per la tua sincerità.” Adam lo disse senza credere a una sola parola. Se la ragione lo avesse abbandonato per pochi, letali istanti, avrebbe volentieri fatto di Curtis qualcosa da prendere a calci per sfogare tutta la sua frustrazione.


Si rese conto, però, che quell’uomo non era davvero nessuno. Poteva avere avuto una cotta per Shiro – come tanti altri – e doveva aver giocato le carte giuste per convincerlo a fidarsi di lui dopo che Adam era fuggito a gambe levate. Ma che cos’era quello in confronto al crescere insieme, imparare ad amarsi – e anche odiarsi –, dare alla luce due splendidi bambini e vederli diventare grandi giorno dopo giorno?


“Torno dalla mia famiglia,” concluse Adam.


Forse l’unica soluzione a tutto quello era smettere di vivere nella sua testa e affrontare Shiro a cuore aperto.







 [Ieri]


- Terra -





Adam si era sempre definito un uomo razionale e la sua educazione fatta di strategie politiche e militari non aveva fatto altro che rafforzare quel lato della sua personalità. Non era un sognatore, non era come Shiro. Credeva solo a ciò che poteva vedere con i suoi occhi e toccare con mano. Il dolce peso tra le sue braccia era reale e poteva sentire il calore che emanava contro il suo petto. Adam poteva studiare con attenzione la curva morbida delle guance paffute, la linea del naso simile a una virgola e i contorni della piccola bocca a cuore. Con un po’ d’impegno sarebbe anche riuscito a contare le ciglia scure. Si limitò a verificare che le dita minuscole, strette a pugno fossero cinque per mano.


Era tutto concreto, innegabile ma Adam concesse al suo scetticismo ancora un istante di dubbio: accarezzò il faccino rotondo con la punta dell’indice, toccò i marchi a forma di petalo sulle gote. Erano azzurri, simili ai suoi ma più chiari.


Non fu sufficiente a convincerlo che quel momento era reale.


Suo figlio era lì, vivo e tra le sue braccia e Adam non riusciva a crederlo.


“Si è addormentato?”


L’Altean sollevò lo sguardo. “Ti eri addormentato anche tu.”


Shiro era steso su un fianco al centro del grande letto, la mano destra posata sul fagottino rosso che gli era accanto. “Non voglio perdermi questi momenti.”


“Secondo Krolia ne avremo fino allo sfinimento di momenti come questo,” replicò Adam, sedendosi sul bordo del letto. Si sporse per controllare che il secondo gemellino stesse bene e due grandi occhi scuri risposero al suo sguardo con fermezza. “Non ne vuole sapere, eh?”


Shiro sorrise, posando un bacio sulla testolina ricoperta di capelli nerissimi. “Keith ha già un bel caratterino, eh? È proprio un Galra…”


“Cioè gli piace fare come gli pare senza ascoltare nessuno,” ribatté Adam. “Come la mamma,” baciò il neonato addormentato tra le sue braccia e lo guardò con rassegnazione. “La vita vicina a due Galra non sarà facile, Lance, ma ce la caveremo.”


Shiro lasciò andare un sospiro stanco. “Sono contento che stiano entrambi bene.”


Adam lo guardò preoccupato. “Tu come ti senti?”


“Me la caverò, loro hanno la priorità.”


“Lance è già perfettamente a suo agio e Keith è irriducibile. Guardalo, è appena nato e vuole divorare tutto il mondo intorno a sè con uno sguardo. Non mi preoccupo per loro, mi preoccupo per te.”


“Prima ho sentito Matt e Veronica festeggiare perchè dato che sono due gemelli possono viziarne uno per uno.”


Adam sentì il respiro venire meno. “Ecco, adesso sono preoccupato anche per loro.”


Shiro ridacchio. “Vieni qui…” Lo spinse a chinarsi verso di lui e a baciarlo.


Il piccoletto avvolto nel fagottino rosso ebbe anche il coraggio di lamentarsene.


“Te lo restituisco subito, Keith,” disse Adam.


Shiro sollevò dal letto il piccolo dai capelli corvini come i suoi e lo strinse al petto. “Che ne dici di dormire un po’, Keith? Il mondo sarà ancora qui quando ti sveglierai.”





Quando Keith e Lance vennero alla luce, i loro cuori non erano ancora guariti ma cominciarono a farlo da quel giorno. Tenere tra le braccia i loro bambini fu l’inizio di una rinascita per loro, anche se complicata e graduale.





Per il loro primo compleanno, sia Keith che Lance impararono a camminare – il primo meglio del secondo – e mentre Shiro imprecava contro chiunque gli venisse in mente sopra il suo ennesimo tentativo fallito di cucinare una torta, uno dei gemelli tirò l’orlo del suo grembiule da cucina e l’altro gli porse una scatolina blu scuro contenente un anello.


Fu così che Adam gli chiese di sposarlo.







 [Oggi]


- Altea -





Fermo sulla porta, Adam restò a guardare mentre Shiro faceva coricare i loro bambini nel grande letto che avrebbero condiviso per le notti che sarebbero rimasti su Altea. Lance era sereno e si addormentò subito, Keith ebbe bisogno di qualche coccola in più.


“Va tutto bene, amore,” sentì mormorare Shiro. “Il mondo sarà ancora qui quando ti sveglierai.”


Quelle parole riportarono Adam alla prima notte che avevano passato con i loro tesori. Dovevano avere un qualcosa di magico perchè come convinsero Keith a chiudere gli occhi allora, adesso lo spinsero ad accucciarsi accanto al fratello e ad addormentarsi.


Shiro li baciò entrambi prima di raggiungerlo. “Sono bellissimi, vero?”


“Certo che lo sono,” rispose Adam con un sorriso malinconico.


“Va tutto bene?” Shiro gli accarezzò il viso.


Suo marito gli afferrò la mano. “Vieni. Il cielo è limpido e si vedono bene le stelle.”


Lo condusse sulla balconata della loro camera e Shiro sollevò immediatamente lo sguardo. “Avevo dimenticato com’era il cielo di Altea.”


“Ti mancava?” Chiese Adam, appoggiando la schiena al parapetto.


Shiro scrollò le spalle. “Non lo so, non trovo le stesse costellazioni che ho insegnato a riconoscere ai bambini e mi sento smarrito.”


“Questa è stata la tua casa per tanto tempo.”


“No. Daibazaal e Altea non sono mai stati realmente la mia casa. Le stelle lo erano, mi sentivo al sicuro solo su una nave sospesa nel nulla. La Terra è la prima vera casa che ho.”


Adam incrociò le braccia contro il petto. “Non me lo hai mai detto.”


“Forse dovevo allontanarmi per rifletterci,” replicò Shiro, piegando i gomiti sul parapetto e abbassando lo sguardo sui giardini reali sotto di loro. “O forse casa è semplicemente dove siete tu, Keith e Lance.”


Adam si umettò le labbra. “Ti piacerebbe chiamare l’Atlas la tua casa?”


Il mezzo Galra sospirò e scosse la testa. “Non dobbiamo parlarne ora, Adam. Siamo stan-”


“Saresti perfetto come capitano,” lo interruppe l’Altean. “E ameresti esserlo. Non negarlo per non darmi pensiero.”


Shiro non rispose immediatamente, ma si limitò ad abbassare lo sguardo con fare colpevole. “Mi dispiace.”


Adam lasciò andare una risata amara. “Per cosa?” Gli chiese. “Per averti dato la vita che hai sempre temuto?”


Fu allora che Shiro seppe che qualcosa non andava. Si allontanò dal parapetto per spostarsi di fronte a suo marito. “Di cosa stai parlando?”


“Tu desideri le stelle, Shiro. Tu volevi la libertà, il brivido dell’esplorazione… Io ti ho costretto a qualcosa di completamente ordinario.”


“Ordinario?” Shiro rise, divertito. “È così che definisci i due gemellini che dormono nella stanza accanto?”


“Sono serio, Shiro.”


“Anche io…” Il mezzo Galra gli afferrò le mani e le strinse forte. “Che cos’è che ti tormenta, Adam?”


L’Altean abbassò lo sguardo. “Ci sono giorni in cui non riesco a smettere di pensare che sei mio solo perchè abbiamo concepito i bambini per sbaglio.”


Shiro gelò ma non lo interruppe.


“M’immagino come sarebbe andata se non avessi scoperto di aspettare Lance e Keith. Immagino te e Curtis insieme, piloti della Coalizione e-”


“Adam,” Shiro lo interruppe fermamente, prendendogli il viso tra le mani. “Forse non ho scelto di concepire i bambini ma ho voluto tenerli. Forse non ci saremmo mai più incontrati senza di loro ma è successo e tutto quello che è avvenuto dopo è stata una scelta di entrambi. Io ho voluto che mi stessi vicino, ho voluto innamorarmi di te di nuovo ed è per questo che quando mi ha chiesto di sposarti ti ho detto sì.” Appoggiò la fronte a quella del marito. “I nostri figli sono il filo rosso che ci legherà per sempre, ma questo non squalifica il mio amore per te.”


Adam chiuse gli occhi e avvolse le braccia intorno alla sua vita. “Chiunque vede che non sono l’uomo adatto a te: tuo fratello, Matt, la Principessa.”


“Allora chiedilo ai bambini se hai coraggio.” Lo sfidò Shiro con un tenero sorriso. “Sappi, però, che Keith potrebbe non parlarti mai più.”


Suo malgrado, Adam sorrise.


“Lascialo decidere a me se sei adatto o meno,” aggiunse Shiro. “E che gli altri non osino più pretendere di sapere che cosa può rendermi felice.”


“Io, però, lo pretendo,” ribatté Adam, sfiorando la punta del naso di Shiro con quella del proprio. “In fondo, sono tuo marito.”


“Immagino sia giusto…”


“Allora, amore mio, come posso farti felice?”


“In questo preciso momento,” mormorò Shiro contro le sue labbra, sbottonando il colletto della divisa blu scuro dell’Altean, “puoi farlo in un modo molto semplice.”


Adam lo baciò a sorrise contro le sue labbra.









 [ 6 mesi dopo ]


- Terra -





Non appena il portellone del ponte di Comando dell’Atlas si aprì, Keith e Lance si scambiarono un sorriso complice e presero ad esplorare l’ambiente con entusiasmo.


“Non toccate niente,” ordinò loro Adam, la sua mano stretta in quella di Shiro.


“Non dovremmo essere qui…” Mormorò il mezzo Galra.


Adam scrollò le spalle. “Alfor e Allura verranno a vederla solo la prossima settimana, poi toccherà a Honerva e Zarkon e dopo chissà a chi altri. Tutti avranno qualcosa da ridire, fino a che l’Imperatrice non li metterà tutti a tacere con un’occhiata.”


“Questo non significa che i bambini devono distruggere tutto,” ribatté Shiro, guardando le due piccole pesti mentre si sedevano davanti alla console di due membri dell’equipaggio.


Adam scrollò le spalle. “Sono i bambini del Capitano, questa è casa loro e hanno il diritto di distruggerla.”


“Non è divertente, Adam.”


“Quindi sarà qui che vivremo presto?” Domandò Lance con entusiasmo. “Ci pensi, Keith? Sarà come avere un castello tutto per noi!”


“Tra le stelle,” aggiunse Keith.


Adam li guardò con un sorriso soddisfatto. “Loro sembrano felici.” Afferrò la mano del suo amore e lo tirò verso di sè. “Mio marito è felice?”


Shiro sorrise dolcemente. “Tutto quello che ho sempre voluto è l’uomo che amo e i bambini che ho dato alla luce insieme a lui.”


Adam fece sue quelle belle labbra senza chiedere il permesso, fino a che i loro superiori non li richiamarono all’ordine.


“Mamma! Papà! Venite qui!”


Shiro si allontanò da Adam e si scambiarono un sorriso complice.


“Arriviamo!”







 - Altea -





“Mia cara, stavo pensando…” Zarkon esordì con quelle quattro terribili parole nel bel mezzo di una tranquilla colazione sotto il gazebo dei giardini reali di Altea, in compagnia della sua amata e del suo più caro amico.


Tanto bastò a mettere in guardia Honerva e a far tremare il povero Alfor.


“Shiro e quel suo marito…”


“Adam, Zarkon,” intervenne l’Imperatrice. “Si chiama Adam.”


“... Hanno due splendidi gemelli più o meno dell’età del nostro Lotor, giusto?”


Alfor immaginava dove si sarebbe andati a parare e si aggrappò al tavolo, preparandosi allo schianto.


“Non ricordo,” mentì Honerva, sarcastica.


Questo non dissuase Zarkon dall’andare avanti a spiegare la sua idea. “Stavo pensando, Lotor è per metà Galra e per Altean. I gemelli di Shiro sono uno per lo più Altean e l’altro per lo più Galra.”


Honerva appoggiò la sua tazza di tè sul tavolo molto lentamente, prima che decidesse di trasformarla in un’arma impropria da usare contro il marito.


“In futuro, non sarebbe una cattiva idea pensare a un matrimonio tra il nostro Principe e uno dei due, non credi?”





   
 
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