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Autore: lmpaoli94    23/05/2019    0 recensioni
Emanuele, ragazzo tranquillo, serio, tutto lavoro e casa che perde la testa per Elisa, ragazza introversa che pensa solo a divertirsi e non pensa minimamente al lavoro.
Quando quest’ultima decide di non lavorare più in un ristorante e soprattutto con il suo collega Emanuele, il giovane ragazzo se ne fa una ragione mettendosi l’anima in pace senza mai più pensare a lei e a tutti i momenti trascorsi in cui in ogni istante non faceva altro che corteggiarla ma senza successo.
Gli anni passano e il giovane ragazzo che di mestiere ha sempre fatto il cameriere, sposa la sua fidanzata storica dopo dieci anni di fidanzamento.
Tutto sembra andare per il meglio per Emanuele, ma quando sua moglie rimane incinta e partorisce una bambina, la povera donna muore tra le braccia dell’uomo.
Emanuele riesce a superare il trauma grazie a sua figlia, vivendo felici loro due da soli.
Ma il primo giorno di scuola elementare della bambina, Emanuele non poteva mai credere di ritrovare colei che gli ha fatto veramente battere il cuore, sconvolgendo ancora una volta la vita del giovane ragazzo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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< Azzurra, svegliati. Oggi è un giorno molto speciale per te. Il tuo primo giorno di scuola > fece Emanuele facendo il solletico a sua figlia.
< Papà, smettila. Così mi fai male > si lamentava la piccola.
< Ma se ti ho appena toccato. >
< No, non è vero… E poi voglio rimanere ancora a dormire. >
< Stasera andrai a letto presto, ma questa mattina devi prepararti. Vuoi fare tardi? >
< Io… >
< Avanti, conoscerai un sacco di nuovi amici. Vedrai che sarà divertente. >
< E magari avrò come insegnante delle maestre severe come all’asilo. A scuola non ci voglio andare! > gridò la bambina mettendo la testa sotto il cuscino.
< Azzurra, ne abbiamo parlato ieri. Avevi detto che non vedevi l’ora che arrivasse questo momento e finalmente è giunto. >
< Ma ho sonno. Posso entrare a scuola quando voglio? >
< No, carina. Non è così che funziona il tuo “lavoro”. >
< Lavoro? Ma ho appena sei anni! >
< Lo so bene… Infatti il tuo periodo scolastico è il tuo primo lavoro. >
< Scusa papà, ma come faccio a guadagnare qualcosa? Gli alunni non vengono pagati. >
< Tra qualche anno capirai che la scuola serve per imparare cosa nuove, non per pensare solo ai soldi. >
< Capisco… >
< Allora, ti decidi ad alzarti? >
< Uffa! >
Spazientita dall’insistenza di suo padre, Azzurra andò dritta in bagno a lavarsi i denti e il viso.
< Ma non fai colazione? >
< Non ho fame. Mangerò qualcosa più tardi. >
< Non se ne parla nemmeno > rispose Emanuele contrariato < La colazione è il pasto più importante della giornata e non hai nessun diritto di saltarlo. >
< Perché devi darmi noia così di prima mattina, papà? >
< Perché sono tuo padre e sei sotto la mia responsabilità. >
< Ma io… >
< Non discutere e vieni a fare colazione insieme a me. >
Sbuffando contrariata, Azzurra fece un gesto di stizza correndo verso la cucina.
< Non scendere mai più le scale in quella maniera, signorinella. Rischi di cadere. >
< Papà, non ho più quattro anni. Non sono una poppante. >
< Questo è tutto da vedere… >
< Cos’hai detto? >
< Niente, lascia perdere. Ecco il latte con i tuoi biscotti preferiti. Li ho presi ieri al supermercato. >
Azzurra non riusciva a rendersi conto quanto era amorevole e premuroso suo padre.
Se era per lei, avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni a disegnare, a leggere, a mangiare e a dormire, senza pensare ad una vita sociale fuori da casa sua.
< Mangia piano. Rischi che ti rimanga sullo stomaco. >
< Papà, puoi mangiare per favore in silenzio? >
< Non finché non ti comporterai come si deve. >
< Ma cosa ho fatto? >
< Niente. Finisci la colazione e vai a prepararti. >
 
 
Azzurra era pronta per uscire di casa e farsi accompagnare da suo padre con il suo grembiule rosa e bianco che risaltavano i suoi occhi e i suoi capelli.
< Sembri quasi un confetto, sai? > fece suo padre prendendola in giro.
< Ed io dovrei mostrarmi ai miei nuovi compagni vestita così? Non mi piace, papà. >
< Suvvia, anche gli altri bambini saranno vestiti con il grembiule. >
< Ma se poi non piaccio agli altri miei compagni? >
< Perché non dovresti piacergli? >
< Non lo so… >
< Tu cerca di stare tranquilla e sii te stessa. >
< Ok > rispose la bambina imbronciata.
 
 
Durante il tragitto in macchina per arrivare a scuola, Azzurra non aveva spiccicato parola, limitandosi a guardare fuori dal finestrino.
< Azzurra, a cosa stai pensando? > domandò suo padre ridestandola dai suoi pensieri.
< A niente, papà. Sono solo molto nervosa. >
< E’ normale. È il tuo primo giorno di scuola. >
< Ma tra quanto arriviamo? >
< Perché? Non stai più nella pelle? >
< No. È solo che voglio togliermi da dosso questo nervosismo. Odio stare così. >
< Vedrai che andrà tutto bene… Adesso devo solo trovare parcheggio per la macchina. C’è un mucchio di gente. >
Dopo aver sistemato l’auto fuori dal perimetro della scuola, Emanuele prese la mano di Azzurra fissando continuamente il suo sguardo imbronciato.
< Potresti farmi un sorrisino? Non mi piace vederti così triste. >
< Papà, posso farti una domanda sulla mamma? >
< Che cosa vuoi sapere? > domandò l’uomo mantenendo il sorriso.
< Secondo te che cosa poteva pensare in questo momento se mi vedeva entrare a scuola? >
< Sarebbe molto fiera della sua piccola… Se vuoi dopo la scuola possiamo passarla a trovare. >
< Non vorrei farti intristire… Lo so che quando pensi a lei… >
< Piango in ogni istante quando penso a lei > rispose Emanuele commosso < Ma oggi non ci sarà niente che potrà intristirmi. >
< Davvero? >
< Quando uscirai da scuola potremmo fare tutto quello che vuoi. Anche andare a trovare la mamma. >
< D’accordo. Ci sto. >
< Però mi prometti che mi fai un sorrisino e mi dai un bacio? >
< Certo > replicò la bambina acconsentendo alla richiesta del padre.
< Ecco, adesso ti riconoscono. Fai vedere a tutti che non sei una persona timida. >
< Ok… Però mi potresti accompagnare fino alla porta di classe? Ho paura di perdermi. >
< Ahahah va bene. >
Zizzagando tra i numerosi bambini e la moltitudine di genitori che stavano affollando l’edificio, Emanuele provò a farsi dare informazioni dal bidello in che sezione sarebbe stata sua figlia.
< Questo deve sentire la signorina che sta di fronte a quella classe. Sono sicuro che lei lo sai sicuramente. >
< Ok, grazie. >
< Papà? >
< Che cosa c’è, Azzurra? >
< Vedo che non sei molto pratico in edifici scolastici. >
< Non entro dentro una scuola da quando mi sono diplomato in quinta superiore. >
< E ti fa uno strano effetto? >
< In verità sì. >
< Spero che almeno quella signorina sia come me l’aspetti: brava e gentile. >
< Non ti preoccupare: severa come la maestra d’asilo sarà molto difficile. >
< Ti prego, non farmici pensare. >
< No no. >
Appena Emanuele alzò lo sguardo per rivolgersi alla giovane donna che stava parlando con alcuni genitori, l’uomo si bloccò all’istante.
< Papà, che cosa ti succede? >
< No. Non è possibile… >
Emanuele fissava la giovane donna con sguardo allibito e scioccato.
< Grazie a voi e buona giornata > fece la giovane maestra salutando i genitori di un alunno < Allora, chi è il prossimo? Buongiorno piccolina, come ti chiami? >
< Azzurra Lenci, signorina. È questa la mia classe? >
< Vediamo un po’… Sì, esatto. Puoi accomodarti nel tavolino in prima fila accanto a Roberto. È l’unico posto disponibile, però sono convinta che andrai molto d’accordo. >
< Va bene. Grazie > rispose Azzurra felice.
< Prego. >
Appena lo sguardo della maestra andò ad incontrare quello di Emanuele, inizialmente non fu molto sicura che si erano già incontrati, ma poi…
< Buongiorno > fece la maestra con tono cordiale < Sua figlia Azzurra è molto carina e solare da quello che ho capito a primo impatto. Lei deve essere il padre, giusto? Signor… >
< Elisa, non mi riconosci più? >
< Che cosa? >
< Sono Emanuele. Ti ricordi quando abbiamo lavorato insieme dieci anni fa’ al ristorante di Gianni? >
Ripensando a quel ricordo, Elisa fu molto sorpresa di aver ritrovato un suo ex collega.
< Emanuele, sei davvero tu? Accidenti! Credevo di non rivederti più! Come stai? > rispose la donna baciando sulla guancia il giovane padre.
< Tutto bene, tu? Alla fine ci sei riuscita a coronare il tuo sogno di diventare un insegnante. >
< Sì, puoi ben dirlo… Infatti da quando sono riuscita a vincere il concorso d’insegnante, sono diventata la persona più felice del mondo. >
< Sono molto felice per te. Allora non sei più la ragazza introversa e annoiata che eri un tempo, vero? >
< Assolutamente no. Adesso do tutta me stessa nel mio lavoro… E tu lavori sempre nel ristorante da Gianni? >
< Sì, esatto. >
< Grande. Potresti salutarmelo quando lo vedi? >
< Certo, nessun problema. >
Mentre i due continuavano a parlarsi, Emanuele non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.
< Devo andare al lavoro altrimenti chi lo sente Gianni. >
< Ahahah eh sì. Mi ricordo che è molto puntiglioso sulla questione della puntualità… Io intanto vado dai miei bambini che mi stanno aspettando. Ci vediamo più tardi all’uscita? Oppure viene sua madre o qualcun altro a prendere Azzurra? >
Sentendo parlare di sua moglie, Emanuele si rabbuiò all’istante.
< Viene sua zia. Magari ci potremmo vedere domani. Devo vedere come sono messo al lavoro. >
< Ok, capito. Sono molto contenta di averti rivisto. Non sai quante volte ho voluto chiamarti ma ho sempre pensato che ti avrei disturbato e alla fine il tempo passava e ho lasciato perdere… Spero che tu non ci sia rimato male per questo. >
< No, tranquilla > rispose l’uomo smorzando un sorriso < E’ proprio vero che il destino opera in maniera incredibile. >
< Sì, è vero… Adesso però devo proprio andare. A presto, Ema > disse infine Elisa abbracciando il giovane ragazzo prima di entrare dentro l’aula.
   
 
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