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Autore: Cloe87    23/05/2019    4 recensioni
«Tu cosa ne pensi?» domandò sottovoce Eaco, osservando di sottecchi la neo Regina degli Inferi che sfoggiava una maglietta rosa confetto, con sopra stampato il segno della pace, mentre dava le ultime disposizioni a Radamante, a cui era stato affidato l’incarico di ripulire l’Europa e l’Africa dall’ondata di zombie.
«Che ha un bel culo»
«Sto parlando seriamente, Minosse!»
«Anche io!»
«Ehi, voi due, invece di stare lì a guardarmi il fondoschiena, che ne direste di darvi una mossa? I morti non ci tornano da soli nell’Ade!» la voce della diretta interessata li fece sobbalzare.
«Sì, signora. Subito signora!» si ritrovarono quindi a dire i due Giganti, presi in castagna, per poi affrettarsi a darsi da fare.
«Dannazione! Che sia telepate?» sfuggì di conseguenza ad Eaco, preoccupato per la figura barbina in cui era appena incappato, mentre sbraitava ordini a destra e a manca ai suoi sottoposti.
«E cosa vuoi che ne sappia io! Fino a ieri nemmeno sapevo che Ade avesse una figlia!» gli rispose di conseguenza Minosse, con un’alzata di spalle.
Genere: Comico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gemini Kanon, Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Wyvern Rhadamanthys
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CHIEDO VENIA PER L’IGNORANZA DI MINOSSE, MA PURTROPPO NON TUTTI CAPISCONO IL DESIGN COME VERONICA.

 

Le sfighe non arrivano mai sole…

… ma a volte le si possono condividere!

(Seconda Parte)

 

La mattinata si era rivelata decisamente proficua per Minosse del Grifone, che fino a quel momento aveva potuto godere di un ottimo umore. La dea infatti si stava, anche se lentamente, riprendendo e i lavori di fortificazione del Tribunale Infernale stavano finalmente volgendo al termine. Minosse quindi non poteva fare a meno di ritenersi soddisfatto dell’operato dei suoi uomini che, sotto le direttive di Stand, Ivan e Oxe (che come capicantiere si erano rivelati decisamente abili), si erano messi d’impegno, tanto da ricevere le lodi di Lady Chrysanthe.

In più, a pranzo, la capocuoca delle cucine della Giudecca, una signora paffuta di mezz’età, con il vizio di vedere tutti gli Spectre dell’Ade “sciupati”, gli aveva servito una doppia porzione di mille foglie alla crema, che era il suo dolce preferito.

Peccato che quella che pareva essere iniziata come una bella giornata, subì una brusca battuta d’arresto quanto Minosse rimise piede nel palazzo del Tribunale, incappando così in Veronica di Nasu, intento a schiavizzare dei suoi sottoposti, i quali stavano armeggiando con degli elementi d’arredo piuttosto equivoci.

«Si può sapere cosa sono sti affari a forma di culo?» fu infatti la replica sconcertata del Gigante Infernale, che si ritrovò due occhi assassini puntati addosso.

«Affari a forma di culo? Ma come ti permetti! Queste sono delle sedie di Fabio Novembre; noto architetto e designer italiano! Per dare un po’ di stile a questi ambienti anonimi!» rispose infatti stizzito Veronica per cotanta ignoranza.

«Cosa!? Tu sei pazzo! Sti affari non li voglio nel mio tribunale! È fuori discussione! Ficcateli nei tuoi appartamenti privati se proprio ti piacciono tanto. Ma non qui!» fu però la replica di Minosse che stava iniziando a vedere il suo buon umore andare all’aria.

«Sei soltanto una capra ignorante priva di sensibilità artistica. Queste sedie daranno una ventata di modernità ad un arredamento altrimenti sciatto. Ammeterai anche tu che le attuali sedie in perfetto stile sala d’attesa del tribunale sono inguardabili!» sbottò quindi Nasu, mandando definitivamente su tutte le furie il Grifone.

«Veronica, vorrei ricordarti che siamo all’inferno! I dannati finiscono qui per essere giudicati, non per ammirare “sedie di design”. Quindi non me ne frega un cazzo chi le ha fatte! Quelle cose a forma di culo qui non le voglio!» fu infatti la replica alquanto alterata di Minosse, per nulla intenzionato a dargliela vinta a Veronica.

Fu così che quando Garnet, Doko e Cheshire uscirono dall’ascensore che collegava l’Ade all’Ambasciata, si ritrovarono ad assistere ad un’accesa litigata tra lo spettro di Nasu e il Gigante Infernale del Grifone, mentre i soldati semplici ingaggiati da Veronica come facchini, si godevano la scena, dopo essersi muniti di caffè alle macchinette.

«Ehm, si può sapere cosa sta succedendo qui?» domandò quindi incuriosito Cheshire ad uno degli Skeletons intento a sorseggiare il suo caffè macchiato, aspettando che i capi finissero di scannarsi, per capire cosa fare degli oggetti incriminati.

«Problemi di sedie… e di culi» fu la conseguente risposta del soldato, mentre Doko osservava il tutto decisamente perplesso. Abituato com’era a vedere gli Spettri in ben altri atteggiamenti, il Saint di Libra non poteva fare a meno di osservare Nasu e il Grifone con gli occhi sgranati, mentre i due continuavano a dirsele di santa ragione, incuranti di tutti.

«Stupido esteta cagacazzo!»

«Capra, capra, capra!»

«Ehm… signori…. Non stiamo facendo una bella figura davanti al nostro ospite….» la voce della Vivre piombò sui due come un macigno, dato che entrambi si accorsero finalmente anche della presenza di Libra. Fu così che Doko si trovò due paia d’occhi puntati addosso, le cui espressioni facevano ben intendere che avevano appena realizzato di essersi sparati una gran figura di merda.

Il primo a ricomporsi, sfoggiando al contempo la sua immensa faccia da culo, fu Minosse:

«Ma guarda un po’ chi c’è qua! Libra, ti sei finalmente deciso a crepare? eh, dannato vecchiaccio!»

Esclamò infatti il Grifone, sfoderando il suo migliore sorriso sadico, mentre Veronica scrutava maliziosamente il povero Doko.

«Certo che tutti i Gold Saint hanno il loro fascino, non c’è nulla da fare. Comunque il Cancro rimane sempre il mio preferito!» fu infatti il suo commento, mentre un Rune infuriato nero spalancava una porta munito di frusta ed emicrania da record.

«Possibile che in questo Tribunale si debba sempre fare trambusto!? C’è gente che lavora qui!»

L’imminente sfuriata di Rune venne però smorzata dalla vista del suo superiore, che lo fece ammutolire e sbiancare di botto:

«… Sommo Minosse… non pensavo. Chiedo venia.» farfugliò infatti lo spettro di Balron in imbarazzo, per poi spostare l’attenzione su Libra, per tirarsi fuori dagli impicci.

«Oh! Il Gold Saint di Libra! Prego venga pure, ho giusto un paio di minuti per assegnarle il Girone appropriato!»

Poco da dire sul fatto che se non fosse stato poco elegante toccarsi i gioielli di famiglia davanti ad una signora, il povero Doko una toccatina scaramantica se la sarebbe data, visto che ben due Spettri gliel’avevano tirata! (anche se ad inquietarlo di più erano gli sguardi languidi di Veronica, che se lo stava letteralmente spogliando con gli occhi).

«Desolata signori, il qui presente Doko di Libra è vivo e vegeto ed è atteso dalla Somma Chrysanthe. Quindi spiacente, ma dobbiamo andare» sì intromise quindi Garnet dando cenno a Cheshire di andare a prendere la carrozza che un tempo fu di Pandora, e che ora era stata destinata al trasporto di eventuali ospiti della dea.

«Beh, ci si vede Libra! Intanto prima o poi qui ci finiscono tutti!» lo salutò Minosse con un ghigno bastardo, mentre Veronica gli faceva l’occhiolino e Rune s’affettava a tornare ai suoi doveri, prima che il Grifone li facesse il mazzo.

«Vi chiedo scusa per l’atteggiamento irrispettoso dei miei colleghi, ma purtroppo credo ci vorrà del tempo prima che fra Spettri e Saint si possa instaurare un clima di stima reciproca» disse quindi Garnet dopo che anche Doko si fu accomodato nella carrozza, guidata da Cheshire.

«Nessun problema, si figuri. Anzi, direi che per ora si sta comunque rivelando un’esperienza interessante» la rassicurò quindi Libra che, nonostante non riuscisse a fare a meno di rimanere sorpreso di fronte a degli Spettri non in assetto da guerra, non poteva comunque non ignorare come questa cosa lo incuriosisse. Decise quindi di porre alla Vivre un quesito che gli frullava in testa da quando l’aveva vista:

«Se non sono troppo indiscreto, vorrei porvi una domanda»

«Prego, mi dica»

«Nonostante abbia preso parte a due Guerre Sacre, non riesco a focalizzarvi, nonostante abbia l’impressione di avervi già sentita nominare» disse quindi Doko, facendo così piombare Garnet nel mare dei ricordi.

«Il motivo per cui non riusciate a collocarmi tra gli Spettri è semplice, Nobile Libra. Infatti è dal XVI secolo che non prendo parte ai conflitti tra Spettri e Saint. In tal periodo infatti disertai. Al risveglio della mia Stella Malefica rifiutai di offrire in sacrificio ad Ade mio marito ed i miei figli, quindi lui mi maledisse concedendomi la giovinezza eterna, costringendomi al contempo ad assorbire per l’eternità l’energia vitale dai miei sudditi. Assistetti quindi alla morte di tutti i miei cari, senza poterli seguire nella tomba, cadendo in una spirale di dolore senza fine. L’unico a comprendermi e a tendermi una mano fu Krest dell’Acquario che, comprendendo la mia sofferenza, riuscì a vedere oltre il mostro che ero diventata. L’immortalità, quando si vive da semplici umani, è una tortura inimmaginabile che ti fa perdere di lucidità e Krest lo comprese, avendo vissuto anche lui molto più del normale. Così mi aiutò a raggiungere la quiete della morte tramite l’intervento del suo allievo Degel, che riuscì a sconfiggerci entrambi, permettendoci così di tornare a fluire nello scorrere del tempo» raccontò di conseguenza Garnet.

«Degel e Krest… ora mi ricordo. Il mio vecchio compagno d’armi dell’Acquario era tornato piuttosto scosso da quella missione, dato che si era dovuto scontrare con il suo maestro, il quale aveva deciso di perire insieme alla donna che aveva deciso di proteggere. Ma non avrei mai immaginato che la persona di cui mi aveva raccontato Degel fosse una Spectre.» considerò quindi Doko, che di Krest aveva il ricordo di un integerrimo Saint di Atena.

«Già. Forse siamo stati egoisti nei confronti di Degel, che a causa nostra soffrì molto, ma li siamo stati molto riconoscenti. Credo che infondo anche voi ci possiate capire» disse quindi Garnet, con un velo di tristezza negli occhi, e Doko non poté fare a meno di asserire con il capo. D’altronde anche lui aveva ricevuto l’onere di vivere più del normale, è di persone care finite sotto terra ne aveva viste parecchie e sapeva quanto questo fosse doloroso.

«E come mai avete quindi deciso di riprendere il nero, dopo questa esperienza?» non poté quindi fare a meno di domandare il Gold Saint e Garnet gli rivolse un sorriso.

«Perché Lady Chrysanthe è totalmente diversa dal padre. Lei sa cosa è il dolore e sa cosa significa perdere persone a lei care. Quindi quando mi ha richiamato alla vita è mi ha dimostrato la sua comprensione, ho deciso di rimanere al suo fianco. D’altronde qualcuno che badasse all’Ambasciata senza pregiudizi e rancori nei confronti di voi Saint ci voleva no?» disse quindi Garnet facendo un occhiolino scherzoso a Doko, mentre Cheshire comunicava di aver raggiunto la Giudecca.

La Vivre scortò quindi Doko lungo il corridoio che portava alla sala del trono incappando così nello spettro di Bennu, cosa che fece rimanere il Saint di Libra di sasso, dato che con Kagaho ci aveva avuto a che fare molto bene ed era sicuro che non fosse una donna.

«Ursula…» Garnet salutò la Specter con un cenno del capo, mentre Bennu notava lo sguardo di Doko.

«Qualche problema, Gold Saint?» fu infatti la domanda secca della donna, che mal sopportava gli sguardi troppo indagatori.

«Nessuno. È solo che lo spettro di Bennu me lo ricordavo diverso…» rispose quindi Doko, facendo comparire sul viso di Ursula un sorriso sghembo.

«Quello era un impostore che ha usurpato la mia carica e la mia armatura. Il vero Spettro di Bennu sono io. È ti posso garantire che sono di tutt’altra pasta» precisò quindi Ursula, lasciando trapelare il suo cosmo rovente per sottolineare la cosa. E Doko non poté fare a meno di constatare che le parole della donna erano veritiere. Infatti, durante i suoi scontri con Kagaho, Libra aveva percepito nel cosmo dello Spettro più che altro tanta rabbia repressa e smarrimento, cosa che lo aveva portato a tentare di andare oltre alla Surplice che indossava, per comprendere cosa l’avesse portato a proteggere Ade (o meglio Aaron). Invece, nel caso della donna che aveva di fronte, il cosmo ardente che le aleggiava attorno non dava alcun segno di titubanza, anzi era decisamente palese che fosse pienamente soddisfatta ed orgogliosa del suo ruolo.

«Ursula, mi spiace interrompere la vostra conversazione, ma la dea ci attende. Quindi ti chiederei di lasciarci passare» s’intromise però la Vivre e Bennu fece cenno di assenso.

«Stammi bene Gold Saint. Anche perché la prossima volta non mi dispiacerebbe testare la tua forza!» si congedò quindi lo spettro di Bennu con un sorrisetto divertito sul volto, ricambiato da uno di sfida di Doko.

«Sarebbe interessante» fu infatti la risposta di Libra. D’altronde dai racconti di Kanon e Aiolos, che avevano partecipato all’attacco degli Oneiroi a Villa Kido, pareva che sotto la guida della nuova Regina degli Inferi, gli Spettri fossero migliorati parecchio. Quindi non poteva negare che anche a lui sarebbe piaciuto testare la loro forza.

Lasciato quindi Bennu ai suoi doveri, Garnet e Doko giunsero finalmente alla sala del Trono, che il Saint di Libra quasi non riconobbe, dato che Chrys l’aveva completamente stravolta, dandole un aspetto decisamente più moderno e meno lugubre, nonostante le linee prettamente sobrie.

Fu così che Libra si ritrovò di fronte a Chrysanthe il cui volto, decisamente troppo pallido anche per una divinità Infernale, faceva trasparire una certa preoccupazione, mista ad incazzatura; affiancata da Pandora, che aveva tutta l’aria di essersi beccata una strigliata con i fiocchi, e da quello che più che uno Spettro pareva un dottore*, dato che indossava un camice bianco, nonostante il cosmo.

«Mia Signora, come da voi richiesto, ho portato al vostro cospetto Doko di Libra» disse quindi Garnet inginocchiandosi, mentre Doko faceva un inchino in segno di saluto e rispetto.

La dea fece quindi segno ad entrambi di lasciar perdere.

«Evitiamo i convenevoli. Oggi non sono proprio in vena» disse infatti Chrys massaggiandosi le tempie. La notizia che le aveva infatti riportato Pandora l’aveva contemporaneamente all’armata e fatta andare su tutte le furie, cosa che le aveva provocato un gran mal di testa, che insieme al senso di spossatezza che avvertiva non la rendevano molto incline ai salamelecchi. Si rivolse così direttamente al Saint senza tanti giri di parole:

«Doko, il motivo per cui ho voluto vederti è perché avrei il piacere che comunicassi direttamente ad Atena che tra un paio di giorni mi recherò al Santuario con un manipolo di Spettri per conferire con lei di una questione urgente» disse infatti Chry, allarmando e non poco Libra.

«Con un manipolo di Spettri? Io non credo che sia una buona idea. Piuttosto non sarebbe meglio che fossi io a fare da tramite? Potreste riferire a me la questione e io la riporterò ad Atena!» fu infatti la replica di Doko, che già s’immaginava il caos che una cosa del genere avrebbe provocato al Grande Tempio, dato che l’ultima volta che degli Spettri erano stati “in visita” al Santuario, non avevano esattamente lasciato un bel ricordo.

Chrys però scosse il capo in senso di dissenso.

«Mi spiace, ma la questione è troppo importante per essere gestita così. Quindi io e Atena dobbiamo parlare di persona. Capisco i tuoi timori, ma garantisco che i miei uomini non arrecheranno fastidio. D'altronde nelle mie attuali condizioni fisiche non posso permettermi di recarmi fuori dall’Ade senza un’adeguata protezione, quindi spiacente ma in questo frangente non posso fare diversamente» ribatté infatti Chrysanthe con fare irremovibile, scoccando uno sguardo a Luko che su tale punto era stato tassativo.

«Immagino che comprendiate che una richiesta del genere possa mandare in allarme il Santuario e che ci sia la possibilità che venga rifiutata…» insistette quindi Doko, dato che era la volta buona che a Sion prendeva un infarto.

«Sicuramente il Santuario finirà in allarme, ma ti posso assicurare che non sarà a causa nostra. Riferisci ad Atena queste parole: Lussuria, Gola, Avarizia e Invidia non sono più ai loro posti e che in giro c’è una quantità del mio icor sufficiente a spezzare un sigillo di sangue. Vedrai che la tua dea accoglierà i miei Spettri a braccia aperte»

E detto questo Chrysanthe si congedò lasciando a Doko una bella gatta da pelare. Aveva infatti solo due giorni per preparare psicologicamente il Santuario all’arrivo della dea degli Inferi e dei suoi uomini per un incontro diplomatico che sarebbe sicuramente finito negli annali.

Fu così che, mentre a Doko toccava l’onere di organizzare il Santuario in modo che il tutto si svolgesse nella maniera più indolore possibile; a Radamante toccava sorbirsi Valentino in piena crisi esistenziale per essere stato l’unico Spettro del “team dei fedelissimi della Viverna” a non essere stato convocato per la missione:

«È assurdo! Perché mi state escludendo!? Eppure ho cercato di compiere il mio dovere al meglio! Quindi non riesco proprio a capire cosa ho fatto per meritarmi questo! Sommo Radamante non mi ritenete più all’altezza di stare al vostro fianco? Ho bisogno di saperlo!»

L’Arpia era decisamente sconvolta alla notizia di non poter seguire il suo Comandante al Santuario, mentre Silfide, Queen e Gordon avevano ricevuto l’ordine di tenersi pronti per la partenza.

Radamante si passò esasperato una mano sulla fronte. Valentino infatti era un eccellente subordinato. Fedele e attento (anche un po’ troppo), ma a volte, per troppa dedizione nei suoi confronti, finiva per superare i limiti, come quando, due secoli orsono, era stato costretto a farlo fuori di suo pugno, per la mancanza di rispetto nei confronti di sua Eccellenza Pandora. Ed ora l’Arpia era nuovamente pericolosamente in bilico, dato che la Viverna stava per perdere decisamente la pazienza. Anche perché Il motivo per cui non aveva ricevuto da Radamante l’ordine di seguirlo al Santuario, era di tutt’altra natura.

«Valentino. Chiudi la bocca. Mi stai infastidendo!» fu infatti la risposta secca del Gigante Infernale, che mandò definitivamente in crisi la povera Arpia.

«Ma… mio Signore…» cercò quindi di biascicare Valentino, ma lo sguardo inceneritore di Radamante lo inchiodò sul posto.

La Viverna emise quindi un sospiro di sollievo per il silenzio sceso nel suo salotto privato, per poi continuare a parlare.

«Valentino, se mi avessi fatto finire di parlare, forse avresti capito il motivo della tua esclusione. Infatti Lady Chrysanthe, a fronte dei tuoi successi riportati come responsabile dello Studio finanziario, ha bisogno che tu continui ad occuparti della gestione economica del Regno in sua assenza. Tutto qui. Anzi, dovresti sentirti fiero del fatto che la dea ti reputi degno della sua fiducia in un campo così delicato e al contempo vitale per l’Ade» lo redarguì infatti la Viverna, facendo sentire Valentino decisamente in colpa per il suo atteggiamento precipitoso nel trarre conclusioni.

«Chiedo venia, Mio Signore. E che date le condizioni di salute in cui versavate al vostro ritorno da Londra, avrei voluto potervi assistere in questa missione» si scusò l’Arpia e Radamante emise un sospiro rassegnato.

«Valentino, quante volte ti devo ripetere che l’esistenza di uno Spettro è al sevizio dell’Ade e che è quindi nostro dovere dare la vita, se necessario, per proteggere il nostro Sovrano? L’incolumità della nostra dea e il buon funzionamento dell’Ade sono le nostre priorità. Il resto sono solo quisquilie. Non dimenticarlo più, Valentino.» lo rimproverò di conseguenza il Gigante Infernale, e a Valentino non restò altro da fare che chinare il capo di fronte alle parole del suo Comandante.

«Avete ragione. Vi chiedo umilmente scusa» disse quindi mortificato l’Arpia. Mentre un picchiettare alla porta del salotto, attirò l’attenzione di Radamante che andò ad aprire.

«Eccellenza Pandora, in cosa posso esservi utile?» domandò di conseguenza la Viverna, alla vista della Sacerdotessa.

«Lady Chrysanthe vuole vederti. Ti aspetta nel suo studio della Giudecca» fu la conseguente replica della ragazza, mentre Valentino lasciava la stanza congedandosi con un inchino.

Fu così che Radamante si recò verso l’ex biblioteca della Giudecca che Chrys aveva trasformato nel suo studio personale negli Inferi, incrociando Tokusa di Hanuman**, uscito da poco dall’ambiente.

«Gigante della Viverna…» lo salutò con un inchino il giovane spettro.

«Tokusa che ci fai qui?» fu invece la reazione sorpresa di Radamante, che non s’aspettava di trovarselo di fronte, dato che il ragazzo tendenzialmente non amava uscire dal suo laboratorio.

«Sono venuto a consegnare la vostra Surplice, che la dea mi aveva chiesto di riparare. Non temete, è come nuova. Con permesso ma avrei diverse faccende che mi attendono.» rispose Tokusa, per poi congedarsi con un inchino, mentre Radamante veniva accolto da Chrys nella sua biblioteca/studio.

Poco da dire sul fatto che nella biblioteca regnava un caos di vecchi codici, fogli sparsi alla rifusa sulla scrivania e il portatile della dea in bella mostra, cosa che fece dedurre alla Viverna che Chrys doveva averci dato dentro con la lettura, nei due giorni seguenti l’arrivo del Gold Saint di Libra.

«Che ne dici? È venuta bene, non trovi?»

La voce della Regina dell’Ade distolse Radamante dai suoi pensieri, facendo puntare il suo sguardo sulla sua armatura che faceva la sua maestosa figura al centro dell’ambiente, affiancata dalla dea, intenta ad esaminare il lavoro dello Spettro di Hanuman.

«Sì. Tokusa è in gamba. Ha fatto un buon lavoro» considerò quindi anche il Gigante Infernale, dato che dalla sua ultima missione la sua Surplice ne era uscita decisamente malconcia.

«Siamo fortunati ad avere tra le nostre fila un discendente degli alchimisti dell’antico regno perduto di Mu. In più se non erro, prima della penultima Guerra Sacra, è stato pure allievo di Hakurei dell’Altare, il fratello gemello dell’ex Grande Sacerdote Sage. Quindi per lui qualsiasi materiale, compresi i metalli infernali, non ha segreti.» asserì la dea, venendo però colta da un capogiro. L’infausta notizia riportatale da Pandora, l’aveva infatti fatta buttare a capofitto sul lavoro, nonostante le sue condizioni di salute ancora non prettamente rosee, e l’aver passato due giorni in biblioteca a cercare di reperire qualche informazione in più sull’attività di Kairos agli Inferi, non le aveva particolarmente giovato.

Fortunatamente però due calde e forti mani accorsero prontamente in suo soccorso sorreggendola per le spalle in modo da evitarle ruzzoloni.

«Voi non state per nulla bene, vero?» la domanda preoccupata dello Spettro della Viverna, che la scrutava indagatore, non le diede scampo.

«Purtroppo no. Sono ancora decisamente molto debole» fu quindi costretta ad ammettere Chrys, di fronte all’evidenza. La testa aveva infatti iniziato a girarle, dandole un senso di vertigine.

«Allora desistete dall’andare di persona al Santuario. Nelle vostre condizioni potrebbe essere molto pericoloso» insistette quindi Radamante, ma la dea scosse il capo.

«Non posso, Radamante. E credimi che se potessi evitarlo lo farei. Ma purtroppo non posso passare tramite intermediari, altrimenti c’è un’alta possibilità che la mia richiesta venga rifiutata. Atena infatti per acconsentire dovrà rendersi conto della situazione grave in cui versiamo, lei compresa. Altrimenti non darà mai il suo assenso» disse quindi Chrys.

«Ma si può sapere che cosa dovete chiedergli di così importante?» domandò a quel punto Radamante, che faceva fatica a capire cosa mai dovesse chiedere di così urgente Lady Chrysanthe ad Atena.

«Semplice. Di Distruggere il Rosario delle Anime, in modo da riportare l’Armata Infernale al massimo del suo potenziale, perché nel caso alcune mie previsioni siano corrette, ne avremo bisogno. Quindi capirai anche tu che una cosa del genere non posso farla recapitare al Santuario da uno Spettro. Ci riderebbero in faccia. Per questo devo andare di persona» spiegò la dea, che nel mentre non aveva potuto fare a meno di trovare molto invitante la spalla della Viverna, alla quale non riuscì a non appoggiare la fronte, trovando così sollievo dal senso di vertigine.

Lo sguardo preoccupato di Radamante si posò quindi sul viso di Chrys, sul quale si poteva leggere un bel po’ di stanchezza, e decise che era giunto il momento che la Regina degli Inferi si andasse a riposare, prima che crollasse del tutto. Onestamente avrebbe preferito che non affrontasse il viaggio in programma per il giorno seguente, ma purtroppo aveva anche ormai capito che se Chrys si metteva in testa una cosa era impossibile farle cambiare idea. Ma su una cosa sarebbe stato tassativo; ovvero che la dea, volente o dolente, in quel momento doveva assolutamente filare a letto.

«Radamante ma cos…» cercò di protestare Chrys, rendendosi conto che lo Spettro della Viverna, l’aveva sollevata tra le sue braccia.

«Niente ma. Dato che è impossibile farvi ragionare quando prendete una decisione, almeno consentitemi di prendermi cura della vostra salute. Dovete riposarvi. Siete esausta. E il viaggio di domani potrebbe essere faticoso. Quindi ora dovete ritirarvi nelle vostre stanze» e detto questo un risoluto Radamante uscì dalla biblioteca con lo scopo di riportare la dea nella sua camera.

«Grazie. E scusa il disturbo» disse quindi Chrys, non potendo fare a meno di considerare che tra le braccia della Viverna non si stava poi così scomodi.

«Nessun disturbo. La vostra salute è importante per l’Intero Ade. Quindi in caso di necessità non fatevi problemi a chiedere. E farò tutto ciò che è in mio potere per proteggervi» le rispose quindi Radamante rivolgendole un sorriso sincero, per poi lasciare la Regina degli Inferi alle cure delle ancelle.

Sarebbe stata sicuramente una missione faticosa, sia per le condizioni di Lady Chrysanthe, che per il fatto che avrebbero avuto a che fare con i Saint e Atena, ma nonostante questo Radamante era decisamente risoluto nel fare del suo meglio nel supportare la sua dea; anche se il calore al petto che aveva avvertito stringendola fra le braccia, l’aveva un po’ turbato. Si chiese quindi se fosse normale essere decisamente più protettivi nei confronti di una dea che in quelli di un dio, dato che con Ade, tutti questi grattacapi non li aveva mai avuti.

 

 

NOTE

*Luko non viene riconosciuto da Doko siccome il Saint di Libra non l’ha mai incontrato prima. Infatti in Lost Canvas viene eliminato da Albafica nello Speciale a lui dedicato e collocato prima dello scoppio della Guerra Sacra vera e propria. Invece nella serie classica, per mia licenza narrativa, ho ipotizzato che fosse stato eliminato da Shaka durante la sua discesa agli Inferi con Saori, quindi prima dell’arrivo di Doko nell’Averno.

**Spettro originario del Jamir che compare nel gaiden di Yuzuriha della Gru nello speciale 14 di Lost Canvas. Non viene specificato praticamente nulla sulle qualità dello Spettro tranne che è fratello della Saint della Gru ed ex allievo di Hakurei. Quindi, essendo comunque un lemuriano, mi sono avvalsa della licenza poetica di farlo diventare un riparatore di armature, in questo caso Surplici. 

  
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