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Autore: SweetPaperella    25/05/2019    5 recensioni
{CaptainSwan e outlawQueen AU}
Regina ha 38 anni ed è un famoso avvocato di Storybrooke, vive con la sua migliore amica Emma e il figlio di quest’ultima, Henry, che considera come suo. Non ha avuto un’infanzia facile e si nasconde dietro la maschera di “regina cattiva” per non soffrire. Ma se un un nuovo caso, quello di Robin Hood, scombinasse tutte le sue certezze e l’uomo riuscisse a vederle dentro come nessuno mai?
Emma, 18 anni e con un figlio di 4, lavora in un pub per mantenersi e non sa ancora cosa fare della sua vita. Può l’incontro con un ragazzo dagli occhi azzurri come il mare aprirla nuovamente all’amore? E Robin Hood il famigerato fuorilegge che è entrato nella vita di Regina, come può aiutarla a capire quale sia il suo futuro?
Incontri, scontri, un caso da seguire, nuovi amori e scomodi segreti del passato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciannove

Il giorno seguente, nel primo pomeriggio, Neal fa il suo ingresso nella Jolly Roger.
Il capitano della nave, ha pensato tutta la notte a che cosa dire o come comportarsi con il giovane, sicuramente come ha detto ad Emma non farà a botte con lui per via di Henry e perché sa che non sarebbe da persona matura quale è, essendo poi che davanti ha un ragazzino di 18 anni, ma sicuramente gli farà notare il suo ignobile comportamento, anche nei riguardi di Emma.
Prima che possa mettere piedi a bordo della sua nave, Killian lo ferma.
«Guarda chi è arrivato, colui che bacia le donne altrui. Lo sai che sulla mia nave i vermi schifosi non possono salire? Però per te, ahimè, dovrò fare un’eccezione... Ma vedi quello che puoi fare che ti tengo d’occhio.» infatti, non ha nessuna intenzione di lasciare Emma da sola sulla nave con il suo ex, non dopo quello che è successo. Per sua fortuna, non deve fare nessun lavoro e può rimanere anche lui.
Neal lo guarda a sua volta con aria di sfida, immaginava perfettamente che Emma dicesse tutto al suo fidanzato, ha capito che hanno un rapporto che si basi sulla fiducia reciproca. Non ha intenzione di replicare al momento, ma sicuramente lo farà e sa già come. Può passare sul fatto che sia arrabbiato per aver baciato la sua fidanzata, ma non sul “verme schifoso”.
Henry, è eccitatissimo all’idea di giocare con tutti e tre, non immaginando minimamente delle tensioni che invece ci sono tra i due uomini. Entrambi innamorati di Emma e che si vogliono contendere il suo cuore, anche se in realtà, lei ha già scelto chi vuole al suo fianco. Il primo vuole ribadire il concetto, ovvero che Emma ormai è la sua ragazza, il secondo vuole semplicemente vendicarsi un po’ della sua misera sconfitta.
Il bambino propone di giocare a fingersi dei pirati, ma ovviamente ci deve essere anche il pirata cattivo nel gioco e rivolgendosi ai due uomini chiede chi sia disposto a farlo.
«Io sono un gentiluomo, non bacio le donne altrui... Quindi credo che il pirata cattivo debba farlo tu.» lo provoca Killian, nel momento in cui il piccolo si è un attimo allontanato con la sua mamma per prendere la sua spada di legno.
«Senti amico, non farla troppo lunga per un bacio, volevo solo farle capire che io ci sono. Non è colpa mia se non ho mai dimenticato Emma.» ribatte prontamente il più giovane.
«Be, ma Emma ora sta con me e ti ha fatto capire perfettamente chi vuole al suo fianco, perciò finiscila di guardarle il sedere o di pendere dalle sue labbra come un’idiota. Soprattutto quando sei qui sulla mia nave, in mia presenza per giunta.»
«Nessuno ti ha chiesto di restare. Tu ricordati che io, Emma ed Henry siamo una famiglia, anche se lei adesso sta con te e questo non cambierà mai. Io faccio parte della loro vita, che tu lo voglia o meno.»
La discussione tra i due si fa sempre più accesa, nessuno dei due è riuscito a trattenersi e una semplice discussione nata per chi dovesse essere il pirata cattivo, si sta trasformando in una lite tra due uomini innamorati della stessa donna.
«E con questo che cosa vorresti dire?» gli chiede Killian avvicinandosi al suo volto, il suo é livido della rabbia.
«Che Emma potrà anche essere la tua donna e io lo posso pure accettare, ma comunque la mia presenza sarà sempre importante nella sua vita, quindi mio caro, fattene una ragione.»
Killian sta per replicare ancora una volta, ma si interrompe appena sente le voci di Emma ed Henry tornare verso di loro.
La quale si accorge subito non appena é di nuovo vicino ai due, che hanno litigato e immagina anche perfettamente il motivo della loro disputa e di quel ridicolo teatrino che avranno messo in scena e solo per decidere chi dei due debba fare la parte del “cattivo”.
Capendo la situazione perfettamente e che soprattutto nessuno dei due avrà intenzione di fare il ruolo dell’antagonista, Emma propone al bambino di fare un altro gioco. Il piccolo protesta un attimo, ma poi decide che in effetti giocare a nascondino nella nave sia di gran lunga più divertente. Fa mettere tutti in cerchio e inizia a citare la filastrocca che ha imparato a scuola per decidere chi di loro dovrà contare. Esce Neal.
Killian lo guarda negli occhi con segno di sfida è il giovane ricambia.
Henry, intanto già sta correndo verso il luogo in cui si vuole nascondere, ovviamente non si può uscire fuori, Emma é stata categorica con suo figlio in questo, non vuole che finisca in mare. Ci si può nascondere solo al chiuso.
Il pirata, che conosce ovviamente la sua nave meglio di chiunque altro, prende la mano di Emma per condurla nel suo rifugio segreto. La cabina che apparteneva ai suoi genitori, ha un doppio fondo, in cui lui si nascondeva sempre quando voleva fare qualche dispetto ai suoi o scappare dopo che avesse fatto qualche guaio. Lei si lascia guidare dal pirata, ma deve ammettere che è ancora parecchio arrabbiata con lui, come con Neal. Si stanno comportando entrambi come due bambini piccoli, in confronto a loro, Henry é senza dubbio più maturo.
Entrano nell’armadio e Killian si precipita immediatamente verso le sue labbra e la bacia con passione, andando immediatamente a cercare la lingua della sua fidanzata. Emma, incapace di resistere ai baci del suo uomo, perché se c’é una cosa che sa fare dannatamente bene é proprio baciare, ricambia senza pensarci ulteriormente.
«Uhm... Questo sì che io lo chiamo bacio. Mi sta venendo voglia anche di altro...» le dice Killian, ancora a un palmo da lei, in realtà in quel doppio fondo dell’armadio, sono anche piuttosto stretti, lui ci entrava da solo e quando era un bambino; ora sono in due e anche grandicelli. Ma a lui non importa di certo, anzi... Trova il fatto che siano così vicini, stretti in un armadio davvero eccitante.
«Pirata, frena i tuoi bollenti spiriti, non ho nessuna intenzione di fare l’amore con te qui, con Neal che ci sta cercando e Henry in giro per la nave.»
«É proprio questa la cosa eccitante. Poi se dici fare l’amore, dato che é raro che tu lo faccia, mandi totalmente in confusione il mio cervello, love.» ribatte il ragazzo leccandosi le labbra e guardandola alzando il suo sopracciglio, tipicamente da lui.
«Killian, dico sul serio e poi sono arrabbiata. Stai assumendo un comportamento che io mi aspetterei da Henry, non da una persona adulta. Non sono un premio da vincere.»
«Dillo al tuo ex, il quale non smette un attimo di guardarti il sedere e ogni occasione é buona per avvicinarsi a te...»
«Lo farò stanne certo.» dice irritata dalla situazione.
«Ecco, magari no in un contesto simile al nostro eh...» ironizza, ma è anche piuttosto serio.
Emma lo guarda ancora una volta male e lo allontana per quello che le é possibile, mettendo le braccia incrociate sul petto.
Il ragazzo ride, perché lui ama da impazzire quando lei gli mette il broncio e la bacia di nuovo, andando ad accarezzarle la schiena, riuscendo a intrufolare una mano sotto la sua maglietta.
Ancora una volta si trovano a baciarsi con desiderio, fino a che ad entrambi non manca il respiro e si separano nuovamente.
«Magari dovremmo andare a cercare di fare tana.» dice Emma, ma poco convinta della cosa, é ancora decisamente arrabbiata, ma non riesce lo stesso a resistere al fascino del suo capitano e sicuramente non riesce nemmeno a tenergli il broncio per troppo tempo, basta che lui le faccia due moine e cede, come un’adolescente incapace di controllarsi. E lei capita solo con lui. Dannato pirata.
«Io trovo questa attività molto più piacevole.» risponde lui, con ancora la mano sotto la sua maglietta e che cerca di raggiungere il gancetto del suo reggiseno.
«Muoviti prima che ti spezzo anche l’altra mano.» gli risponde Emma, aprendo l’armadio e uscendo.
Il pirata che è costretto ad uscire dal suo meraviglioso nascondiglio, sbuffa, seguendola fuori dalla cabina e proprio in quel momento spunta Neal con Henry, i quali si sono messi tutti e due a cercare gli altri due adulti.
«Ma dove eravate e cosa stavate facendo?» chiede Neal, intuendo perfettamente che cosa stessero facendo quei due, visto che ha passato più di venti minuti a cercarli insieme al bambino.
«Dove eravamo è un segreto, cosa stavamo facendo te lo lascio immaginare... Penso che tu ci possa arrivare da solo o devo farti un disegnino?» lo provoca, ovviamente non hanno fatto nulla, ma questo Neal non deve di certo saperlo, anzi al contrario deve credere che sia successo qualcosa.
Emma all’affermazione del pirata diventa rossa in viso e abbassa lo sguardo, non prima di aver dato una botta sul braccio al suo uomo. Ma non fa altro che confermare le parole di Killian con il suo comportamento, anche se in realtà non è successo nulla di quello che dice.
«Be, visto che siamo qui per giocare con Henry non mi sembra che il caso che voi... Si insomma... che voi vi appartate.»
«Neal, non è successo niente e poi, smettila di fare il geloso e soprattutto io non trascurerei mai Henry per appartarmi, chiaro? Mio figlio viene sempre prima di tutto.» ora è rossa dalla rabbia, non può davvero aver detto ciò, proprio lui per giunta, che è appena riapparso nella vita di Henry e che non conosce minimamente il meraviglioso rapporto che hanno.
Il giovane comunque non crede al fatto che non sia successo nulla, è chiaro che qualcosa, anche se minimo c’è stato e ciò basta per farlo essere geloso. Forse non è una buona idea continuare ad andare avanti così, non vuole trascurare Henry, non vuole smettere di vederlo, ma vuole poter uscire con lui, offrirgli un gelato, andare a prenderlo a scuola e invece non può fare niente di tutto ciò; ma soprattutto in questo modo non sarebbe costretto a vedere quei due amoreggiare.
Intanto, il bambino reclama la loro attenzione dicendo di andare a fare merenda che inizia ad avere fame. Ed Emma prende questa opportunità per allontanarsi dai due, ma con tutta l’intenzione di fare un discorso ad entrambi.
Tornando verso la cucina tutti e quattro, Emma ha cercato una ricetta di un dolce su internet e l’ha voluto preparare per suo figlio per l’occasione, sapendo quanto ci tenesse. Insieme alla torta c’è la spremuta d’arancio.
Iniziano a mangiare in totale silenzio, a parlare e a mantenere alto il buon umore è il bambino che sta già pensando a tutti i possibili giochi da fare e sembra inoltre, che non ha ancora colto il clima di tensione o ne stia capendo solo in parte e per questo non troppo sconvolto dalla cosa.
«Papà, ma tu e la mamma come vi siete conosciuti?» chiede Henry a quel punto, non l’ha mai chiesto a suo padre, ma ciò che non sa che quello è il momento più sbagliato per porgere quella domanda.
«A scuola, il mio insegnate mi ha detto di farmi aiutare da lei per recuperare il brutto voto che avevo nella sua materia, che invece era molto brava... e mi è piaciuta dal primo momento in cui l’ho vista. Le ho regalato una merendina, che lei non era riuscita a prendere al distributore.» racconta spostando lo sguardo da suo figlio a Emma, a Killian. La ragazza ha abbassato lo sguardo, Killian invece guarda il ragazzo con aria di sfida. Il pirata si ritrova a pensare che non è di certo così che farà di nuovo breccia nel cuore di Emma.
«Henry ma la mamma ti ha mai raccontato che una volta l’ho portata alle giostre di notte? Conoscevo un amico dei miei, che aveva un parco giochi e per farla felice, le ho fatto questa sorpresa... Avevamo le giostre tutte per noi, ci siamo divertiti come matti. Ricordi Emma?» racconta ancora.
«Me lo ricordo, è stata una serata molto bella, ma Neal....»
«Mamma, ti prego racconta.» chiede il bambino curioso e con entusiasmo. Emma guarda Killian e gli mima uno “scusa” capisce perfettamente come si sente, anche perché al suo posto proverrebbe esattamente la stessa rabbia, le stesse identiche emozioni che non sono per nulla positive.
La sua faccia parla chiaro, in quel momento si sente messo da parte e tutta la sua insicurezza sta tornando a galla e non vuole sentirsi così. Sa che non c’è pericolo di perdere Emma, ma come può competere con il loro passato? E soprattutto Neal, nolente o non, farà sempre parte della vita di Emma e lui deve accettarlo. Fino a quel momento non ha mai avuto problemi ad accettare la sua presenza, ma ora lui sta minando il suo territorio e lui non lo tollera, non si lascerà portare via Emma da sotto il naso.
Intanto, Emma sta raccontando della famosa serata sulle giostre con suo padre, ricorda perfettamente quanto si sia divertita e quanto sia stato soprattutto meraviglioso salire sulla ruota panoramica e vedere tutte le luci della città dall’alto.
«Mi ci porti anche a me papà?» chiede il bambino pieno di entusiasmo e Neal si ritrova ad annuire, ben felice di accontentarlo.
«Si Henry, ma non subito... Sai che tuo padre ancora sta seguendo quel famoso caso segreto e nessuno deve sapere che sia in città. Lo sappiamo solo noi.» gli dice la ragazza al bambino e lui annuisce un po’ meno contento, ma sperando che suo papà non si scordi della promessa e che possa portarlo il prima possibile.
«Quindi papà sei un poliziotto come la mamma? Lei lavora per diventare sceriffo, figo eh?»  dice rivolto al papà.
«Henry! Chi te le insegna queste parole eh! Non mi piace che la usi.» lo rimprovera sua madre.
Neal ride scuotendo la testa e Killian tira un sospiro di sollievo che finalmente è finito il momento dei ricordi felici tra i suoi genitori.
«Un mio compagno di classe. Scusa mamma.» il bambino prontamente si scusa.
«Dai Emma, chissà che cosa mai ha detto. Comunque non proprio Henry, ma più o meno dai. Poi ti spiegherò meglio.» dice scombinandogli i capelli.
Alla ragazza non gli è piaciuto come Neal non abbia preso seriamente il suo rimprovero e che l’abbia contradetta.
«Ragazzino, vai a lavare le mani che sei sporco di cioccolato.» gli dice e poi con uno sguardo che non ammette repliche e che soprattutto si capisce che è arrabbiato, si rivolge a Neal: «Non mi contraddire più davanti a Henry, chiaro? Sono io che l’ho cresciuto e sono io che decido quale linguaggio sia più consono... Okay, figo non è una parolaccia, ma se permetti non voglio che mio figlio lo dica. Ora... Chiariamo un secondo punto, anche se già mi sembra di essere stata chiara. Non torneremo insieme, né ora, né in futuro.» il suo tono di voce è basso per non farsi sentire da Henry, ma non per questo meno deciso.
Killian a quelle parole si illumina in volta, non si aspettava proprio che lei glielo dicesse così apertamente e davanti a lui per giunta. Certo, non gli ha detto altro che ciò, ma per lui é sufficiente, ha sicuramente messo K.O. il giovane.
«Hai ragione, scusa Emma. Non sono ancora esperto sul come rimproverare nostro figlio e visto che lo conosco ancora da poco vorrei sempre viziarlo.» ammette, evitando però di soffermarsi sulla seconda questione che lei ha sollevato.
«Non é viziandolo che lo conquisterai, sai? Comunque d’accordo, ma che non si ripeta mai più una cosa del genere.» ancora visibilmente arrabbiata, ma intenzionata a mettere la pace tra loro e infatti prima di fare ciò, deve far in modo che anche quei due chiariscano.
«Ora Neal, chiedi scusa a Killian per il giochetto subdolo che hai tirato fuori per metterlo a disagio.» fa l’autoritaria e lo guarda seria, riferendosi al fatto che abbia tirato in ballo i ricordi per farlo ingelosire, come a dire che c’era prima lui.
«Ma...» vedendo che non ammette repliche si gira verso il pirata e chiede scusa per aver cercato di metterlo da parte, ricordandogli che lui non fa veramente parte della famiglia, che è solo il fidanzato di Emma. Ma non è solo questo e Neal lo sa bene.
«Ora Killian, tu fai le tue scuse a Neal a tua volta, perché non ti sei comportato tanto meglio oggi... Avanti.»
«Scusa che avrei fatto?» chiede fingendosi un bambino piccolo che non ha compreso la marachella che ha combinato.
«Lo sai.» dice semplicemente la ragazza e Killian é costretto a chiedere scusa a sua volta, l’ha provocato a sua volta e più volte.
«Ora, possiamo cercare di passare il resto del tempo da persone adulte? Perché di bambino basta già Henry, non voglio dovere avere a che fare con altri due.» ed é così che mette fine alla discussione, per tornare a concentrarsi sullo scopo del pomeriggio, fa star bene sul figlio, senza gelosie da parte dei due uomini.

Mary Margaret ha raccontato a Regina dell’incontro con sua figlia da Granny’s, la sua sorellastra ha voluto raccontarle tutto per rincuorarla che le cos’è tutto sommato tra le due fossero andate bene e che forse piano, piano anche loro avrebbero potuto trovare l’approccio giusto per riavvicinarsi a Emma, che le serve solo tempo, ma che sta comprendendo i suoi errori. Ma, in realtà Regina soffre solo ulteriormente. É con lei e David che non vuole parlare, é con lei che è arrabbiata e sta evitando... Questo dolore non riesce ad accettarlo, a superarlo. Come può una madre superare il dolore per la perdita di una figlia, come può una madre sopportare l’odio da parte di sua figlia, non si può. Non si riesce a superare tale dolore. Con quei pensieri che le tormentano la mente e il cuore, decide di andarsene a letto, dimenticando il suo telefono in salotto e non accorgendosi delle chiamate di Robin.

Robin, é sconvolto. Ha provato a chiamare Regina, visto che è pur sempre il suo avvocato, anche se ora non è più solo questo, prima di rivolgersi allo sceriffo, ma lei non risponde al telefono.
É preoccupato più che altro per Roland, per le persone che ama.
Ha ricevuto un messaggio da Peter Pan, ovvero il suo ex amico, in cui lui gli chiede di incontrarsi per poter mettere una volta per tutte la parola fine alle loro discussioni. Ma senza dubbio é una trappola, forse lui deve nuovamente fare da esca per qualcosa, sicuramente quel delinquente senza cuore, ha in mente uno dei suoi piani spietati e sicuramente dietro c’é quel manipolatore di Gold. Non può permettersi di caderci in pieno, non ora che ha ritrovato la felicità accanto a Regina e l’ama con tutto sé stesso, ha un lavoro che gli piace tanto, un lavoro onesto che gli permette di mantenere suo figlio. Proprio suo figlio è felice e spensierato nell’ultimo periodo, ha ritrovato il sorriso e si sente a casa nella dependance di Regina. Ha nuovi amici e uno sport che ama. Non può metterlo in pericolo, non può mettersi nei guai ancora una volta e rovinare tutto. Forse la cosa più giusta é quella di andare direttamente dallo sceriffo e raccontare l’accaduto, magari loro riescono anche a risalire da dove è stato inviato il messaggio.
Ha deciso, andrà direttamente in centrale, dopo aver accompagnato Roland a scuola.
Il giorno seguente si alza molto presto, in realtà non è riuscito a dormire molto. Ha preparato la colazione a Roland e dopo averlo portato a scuola, con la macchina si è fermato solo un attimo per provare a chiamare di nuovo Regina e lasciarle un messaggio in segreteria nel caso lei non risponda. E infatti, come previsto la donna non risponde alle sue chiamate, avrà sicuramente lasciato il cellulare da qualche parte, presa anche lei dai suoi pensieri, in fondo, non sta passando un bel periodo e lui la capisce. Sin e fin troppo aperta, si fida ciecamente di lui, ma capisce anche bene che voglia i suoi spazi. Le dice ciò che è accaduto tramite messaggio in segreteria e sta per salire nuovamente in macchina, quando qualcuno compare alle sue spalle, facendolo sobbalzare e cadere il cellulare a terra.
Non fa in tempo a riprenderlo, che Peter Pan, lo inchioda alla macchina con le mani intorno al collo.
«Cosa vuoi?»
«In nome della nostra vecchia amicizia, voglio che fai un lavoretto per me. Niente di scandaloso, devi solo rubarmi una cosa, nell’appartamento di Belle French, che ahimè e sotto sequestro. Un oggetto, o meglio un videomessaggio che quel rammollito di Scarlett ha lasciato per lo sceriffo, prima che noi lo ammazzassimo... Ma lo abbiamo saputo solo adesso, di questo fantomatico video. Quindi tu ora vai lì e lo recuperi.» gli dice Peter Pan, un uomo, sui quarant’anni, ma che ha un aspetto talmente giovanile che ne potrebbe dimostrare molti di meno, ma senza dubbio il suo sguardo duro e cattivo, lo rendono un nemico da non mettersi mai contro. Peter Pan, il cui vero nome é Peter Minus, si è fatto ribattezzare Pan, perché vorrebbe essere un eterno bambino, vorrebbe non crescere mai, vorrebbe vivere nella sua fantomatica isola che non c’è con una marea di soldi, in stile zio paperone, in cui può quasi tuffarcisi dentro.
Hanno scoperto del video, dalla stessa Belle che si è lasciata scappare la cosa, Scarlett infatti le ha parlato di una cosa importante da dover fare e che avrebbe dovuto girare un video, ma che al momento non poteva dirgli di più, di fidarsi e che a tempo debito avrebbe messo in chiaro tutto.
Ha fatto in tempo a registrarlo e nasconderlo, ma la sua morte era già dietro l’angolo e non ha fatto in tempo ad andare dallo sceriffo per costituirsi e far incastrare Gold e tutti i suoi scagnozzi.
«Io per voi non faccio proprio niente.» risponde Robin con tono di sfida.
«Ah si? E allora che ne dici se vado a fare una visita alla mora con cui stai girando di recente? O se decidessi di portare tuo figlio con me?»
Robin a quelle parole sbianca, ma decide di non cedere alle sue provocazioni, é solo un manipolatore, saprà pure di Regina e lo avrà minacciato di rapire suo figlio, ma non farà in tempo a fare niente di tutto ciò. Con tutto il coraggio che possiede, perché ne ha da vendere, gli sferra un pugno in pieno viso, tentando di salire velocemente in macchina. Peter Pan, prontamente lo raggiunge, ancora una volta prima che possa salire in essa, colpendolo alle spalle con il manico della sua pistola e lo mette nel portabagagli della sua macchina, per poi mettersi alla guida e scappare sgommando. Si è messo in un grosso guaio, ma è stato l’unico modo e lo costringerà, non appena si sono calmate un po’ le acque, visto che la sua sparizione comporterà inevitabilmente delle conseguenze; a fare ciò che gli chiede. Magari con minacce vere e propri, si convince anche più facilmente.

Regina si accorge solo quando è in studio che ha dimenticato il telefono a casa e che quella mattina tanta la fretta di uscire di casa, visto che stranamente ha fatto tardi, non essendo riuscita ad addormentarsi prima delle cinque del mattino e quindi, non ha sentito la sveglia; ha dimenticato di controllare se qualcuno l’avesse cercata, o se Robin l’avesse fatto. É tipico di lui chiamarla o passare a salutarla in casa, se non è in ritardo per accompagnare Roland. Se non è passato sicuramente, si è svegliato tardi e ha dovuto fare tutto di corsa per non arrivare in clamoroso ritardo a lavoro.
Le chiamate di lavoro le riceve solo in studio e così decide di passare da casa solo nella pausa pranzo, per non far preoccupare il suo uomo e perché no, sentire la sua voce e invitarlo a cena per quella sera, lì è mancato tanto e ha bisogno di sentirlo vicino in un momento così delicato della sua vita, lui riesce in qualsiasi occasione a metterla di buon umore e farle dimenticare, per un istante, le sue sofferenze.
Arriva a casa e trova come immaginato diverse chiamate perse e un messaggio in segreteria, sempre da parte di Robin, decide di ascoltarlo prima di riprovare a chiamare.
“Regina. Ho ricevuto un sms da Peter, dice di volermi incontrare, ovviamente sto andando dallo sceriffo a mostrarli il messaggio. Chiamami appena puoi.” Sente immediatamente la sua voce preoccupata e si maledice per non essere stata al suo fianco, immagina come possa sentirsi in questo momento. Lo chiama prontamente per sapere come sia andata con lo sceriffo e chiedergli scusa per non averlo accompagnato. Squillo uno, squillo, due, squillo tre... Niente. Non risponde. Pensa che sia impegnato a lavoro e se pur preoccupata, torna anche lei nel suo ufficio, ma senza mai staccare gli occhi dal telefono e riprovare a chiamare ogni volta che può.
Niente, il telefono di Robin continua a squillare a vuoto. E dopo diversi squilli scatta la segreteria telefonica.
Inizia seriamente a preoccuparsi ed é decisa ad andare sotto scuola di Roland, sapendo di trovarlo sicuramente lì, il piccolo ha l’allenamento di calcio.
Arriva sotto scuola e nota che tutti sono già usciti, quindi si sta per spostare verso il campo da calcio, quando una vocina la fa bloccare di colpo, é quella del piccolo Roland.
«Mi accompagni tu oggi a calcio?» Chiede illuminandosi in volto. Ma quello per Regina é il chiaro segnale che a Robin sia successo qualcosa. Non è da lui non andare a prendere suo figlio a scuola, decide di andare dalla bidella, con cui il bambino è stato fino a quel momento, per chiedere spiegazioni in merito. La signora gli dice semplicemente che prima di lei, nessuno si è presentato a prendere il bambino e che a detta della maestra doveva arrivare il padre e che lei ha aspettato, non potendolo mandare in campo da solo.
Regina é sconvolta da tutto ciò, improvvisante una brutta sensazione si è impadronita di lei e deve assolutamente correre dallo sceriffo per parlare con lui. Ormai é chiaro che Robin non è mai arrivato a parlarci e si sente ancora più in colpa, perché l’ha chiaramente condannato a morte. Lei, la sua donna.
Senza lasciare trapelare niente al piccolo Roland, quindi mantenendo tutta la sua compostezza tipica di lei, lo prende per mano e gli dice che per questa volta non andrà a calcio, ma gli chiede se vuole andare a giocare con Henry, prontamente il bambino dice di sì e la donna chiama il pirata.
«Regina, dimmi. Guarda se mi chiami per un caso ti dico che non posso oggi, Emma é a lavoro anche oggi pomeriggio, non si è potuta liberare, sono con Henry.»
«Mi servi per un lavoro, ma non per un caso... Visto che sei con Henry, infatti é proprio per questo che ti chiamavo, ti sto portando Roland, riesci a stare con entrambi i bambini?» gli chiede, intanto é già in macchina e ha messo in moto, non è da lei guidare mentre parla al telefono, ma questa è un’emergenza, non può perdere altro tempo.
«Certo, porta pure Roland. Henry sarà felicissimo.» riesce solo a dire, prima di sentire la donna chiudere la telefonata e quindici minuti dopo ritrovarsela davanti alla sua nave con il piccolo Roland.
Regina si abbassa all’altezza del piccolo e gli dice che torna presto a prenderlo, di fare il bravo con Killian e il bambino, super felice di giocare con il suo amico, le dà semplicemente un bacio per poi correre sulla nave.
Killian invece capisce subito che sia successo qualcosa, ma anche che la donna ha una certa fretta e la lascia andare senza indagare. Magari lo farà in un altro momento, spera solo che non sia nulla di grave, ma per lasciarle Roland, deve essere necessariamente successo qualcosa. La sua faccia non era di certo di una tipica donna che sta per andare a chiudersi in casa tutto il pomeriggio con il suo uomo. Rientra anche lui a bordo della nave, lasciando da parte i pensieri negativi per non far preoccupare i bambini e decidendo il gioco da fare.
Regina, che ha superato senza dubbio tutti i limiti di velocità per raggiungere la centrale dello sceriffo, una volta dinanzi all’edificio, entra spalancando la porta con una forza che nemmeno credeva di possedere.
Tutti e tre gli agenti alzano immediatamente lo sguardo verso la porta di ingresso. Regina é lì, davanti a loro con un viso sconvolto e anche forse, qualche lacrima sulle guance, sicuramente con gli occhi lucidi.
«Regina che... cosa é successo?» chiede Emma, non l’ha mai vista così sconvolta e per la prima volta da quelle settimane, torna seriamente a preoccuparsi per lei. Pensa che le sia stato fatto del male.
«Emma... Robin, Robin è... stato rapito.» dice, prima di accasciassi sulla prima poltrona davanti a lei, ci è mancato poco che svenisse.



Spazio autrice: Ciao a tutti, ed eccoci con il consueto capitolo del sabato... In questo capitolo, oltre ad aver assistito alla "battaglia" Killian VS Neal, che Emma ha dovuto risolvere o i due avrebbero continuato in eterno la lotta... Come vedete, c'è anche una volta nel caso Gold/Peter Pan (eh si, metto in mezzo anche lui, perchè... Perchè sarà un personaggio determinate, ahimè. Se inizialmente avevo pensato di usarlo come personaggio marginale, poi le nuove idee che mi sono venute lo mettono al centro della storia, esattamente come Gold e presto scoprirete perchè... Qui ci è stato solo un assaggio). Robin rapito? Ebbene si, questo era chiaro nella mia testolina fin dal primo momento in cui ho iniziato a scrivere questa storia. Ma voi che cosa ne pensate a riguardo? Fatemi sapere le vostre espressioni e sensazioni, anche critiche sono ben accette, anzi se ne avete fatemele pure, sono un modo per migliorarsi sempre.
Detto ciò vi saluto e vi auguro un buon week. :****

 

   
 
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