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Autore: hakodate93    30/05/2019    0 recensioni
Raccolta di one-shot amorevolmente dedicata a Thorinuccio Scudodiquercia
Genere: Demenziale, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Thorin Scudodiquercia
Note: AU, Cross-over, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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A questo giro una one-shot seria. Non so voi, ma a me piace tantissimo la coppia Thorin-Dwalin. Ma non in senso amoroso, non potrei mai vederli in quest’ottica, ma come due amici fraterni legati da un sentimento profondo di affetto e rispetto reciproco. Questa one-shot ha lo scopo di celebrare e onorare questo legame. Spero vi piaccia.

 

 

Siedi qui in queste vaste sale, con una corona sulla testa e sei meno re ora di quanto tu non lo sia mai stato.

(Dwalin, Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate)

 

 

My brother, my captain, my king

 

Dwalin aveva appena raggiunto la maturità (i nani la raggiungevano a trent’anni). Era pronto per affrontare il mondo degli adulti. Finita l’età dei giochi e delle ragazzate, era il momento di mettersi letteralmente al lavoro. Fratello minore di Balin, era già stato deciso avrebbe seguito le orme del fratello, che ormai da un bel po’ di tempo era a capo delle guardie della famiglia reale (prima della caduta di Erebor era già a capo delle guardie del reame alle dirette dipendenze di Thorin). Quel giorno si preparò con l’armatura fattagli apposta e doveva presentarsi proprio al principe di Durin. Balin l’avrebbe accompagnato.

 

Si dice che la prima impressione è quella che conta. Thorin era al lavoro su una spada, commissionatagli da un certo signorotto di un villaggio degli uomini del Dunland, che pretendeva il lavoro di un fabbro elfo. Pur di non avere problemi, si impegnava al massimo delle sue capacità e batteva il ferro con grande forza. I vestiti logori, sudati e sporchi per il duro lavoro; i capelli altrettanto sudati per il calore della fornace; l’espressione severa e concentrata. Dwalin rimase colpito. In verità si aspettava un signore dei nani vestito elegantemente e ingioiellato all’inverosimile. “Questo sarebbe il principe di Durin” pensò Dwalin che, con piacevole sorpresa, scopriva che l’erede dell’arkengemma era più umile di quel che immaginava (in giro si diceva fosse altezzoso come il nonno) e molto dedito al lavoro. Balin avanzò verso Thorin che si fermò, guardò Dwalin e, mentre si asciugava il sudore, lo squadrava dall’alto in basso. I due si parlarono tra loro e poi Thorin si rivolse a Dwalin:

- Benvenuto Dwalin figlio di Fundin. Non ti saranno chieste solo forza e coraggio, ma anche onore e lealtà. La casata di Durin è anche nelle tue mani.

 

Ormai il lavoro delle sentinelle naniche si era triplicato. Guardinghi per loro natura per via delle immense ricchezze, i nani avevano imparato a loro spese a guardarsi sempre le spalle non solo dai draghi, ma anche dagli orchi. Fu durante una ronda di controllo che una sentinella avvertì Balin che un gruppetto di orchi era stato avvistato nelle vicinanze sul lato occidentale dell’estremità sud delle Montagne Nebbiose, vicino alla Breccia di Rohan. Balin riferì a Thorin che organizzò un gruppetto di guerrieri che valutasse intanto la situazione e, se necessario, intervenisse armi in pugno. Nel gruppetto mise sia Balin che Dwalin.

 

Era già notte fonda, ma Thorin non voleva perdere le tracce degli orchi, quindi partì subito. Procedettero in direzione sud-est verso la Breccia. Tuttavia fu subito chiaro che quelle immonde creature andavano verso Rohan chissà per quale diavoleria. Thorin allora decise che era il caso di tornare indietro, senza farsi notare, ed evitare di rischiare inutilmente la vita. Le sentinelle però non si erano accorte che in realtà gli orchi si erano divisi in due gruppetti; il secondo seguiva il primo a grande distanza. In pratica Thorin evitò di farsi notare dal primo, ma, tornando indietro, si trovò faccia a faccia col secondo. E questi non avevano la minima intenzione di lasciarli andare via illesi. Non rimaneva scelta ai nani che lottare.

 

Gli orchi, sicuri della loro superiorità per via delle tenebre, cercarono subito di accerchiarli. Ma Thorin, Balin e i veterani, forti dell’esperienza acquisita durante la battaglia con gli orchi stessi per la riconquista di Moria, non si fecero prendere alla sprovvista. Li affrontarono con successo. Non così però per i più giovani che stentavano. Dwalin stesso stava rischiando la vita per mano di un orco di statura imponente che lo scaraventò all’indietro a faccia in su. E sarebbe stato trafitto al petto se non fosse stato per l’intervento di Thorin che usò Dwalin come trampolino, fece un balzo in avanti e trafisse l’orco al collo. Poi il principe di Durin ingaggiò lotta con altri orchi e dava indicazioni agli altri. Ancora una volta Dwalin guardava Thorin con ammirazione e rispetto e pensò tra se “Questo sì che potrei chiamare Re”. Alla fine della contesa, Thorin e compagni poterono tornare indietro sani e salvi con lievi ferite. Da allora in poi tra Thorin e Dwalin sarebbe nata una sincera e fraterna amicizia destinata a durare tutta la vita, o almeno finché Thorin non morì durante la riconquista di Erebor.

 

 

* * *

 

Anni e anni dopo quegli eventi, Dwalin era un attempato signore nanico di Erebor, sposato con sette figli e tre figlie. Durante il matrimonio di uno dei suoi figli, gli tornò alla mente una conversazione avuta con Thorin nelle Montagne Azzurre.

- Thorin toglimi una curiosità. Sei l’erede al trono più importante della nostra razza. Sei pure bello e desiderato da tutte le nane. E dovresti pure preoccuparti di assicurare alla casata un tuo erede. Non capisco come mai tu non ti sia ancora sposato. Sembra piuttosto che tu sia sposato col lavoro.

Thorin lo guardò con un’espressione severa e triste insieme.

- Mio caro amico, quel giorno funesto in cui Smaug colpì Erebor, non mi privò solo della mia casa, ma anche di tante altre cose, tra cui la libertà di decidere della mia vita. Per me non c’è scelta. La mia casata esige la restituzione del maltolto. Mio nonno, mio padre sognavano il giorno in cui Erebor tornasse nelle mani dei Durin. Per me non c’è veramente scelta…

Dwalin avrebbe voluto replicare, perché non era affatto d’accordo con questo modo di ragionare, ma quello sguardo triste lo fece desistere. Davvero, per il principe triste di Erebor il destino era già segnato.

 

   
 
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