Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: ballerina 89    01/06/2019    3 recensioni
Raccolta di One-Shot dedicata ai nostri capitan Swan. Le storie tratteranno come tema principale scene di vita famigliare che tutti noi vorremmo vedere nella serie ma che purtroppo ci sono state negate. I personaggi che troverete all'interno di questa raccolta sono gli stessi delle mie due opere precedenti ( Happy Begining e l'amore vince ogni cosa). Buona lettura a tutti voi.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi sono resa conto negli ultimi due capitoli di non aver trattato molto il punto di vista di Emma e Killian, mi sono dedicata ai loro figli e li ho lasciati un po in secondo piano. Vi comunico ufficialmente che da oggi torneranno a farsi sentire ;) Buona lettura. 

POV LEILA
Nel momento esatto in cui tornai a Boston una sensazione di malessere emotivo mi invase. Per via del problema di mia sorella non avevo dato molto peso a quello che mi fosse successo, mi ero fatta in quattro per aiutarla e avevo di conseguenza messo da parte i miei problemi. Forse un pochino lo feci anche di proposito a far finta che nulla fosse successo tra me e Gideon ma ora non avevo più scusanti... non potevo più continuare a fingere, dovevo affrontare la situazione da persona matura. Già... ma come si comporta una persona matura in questi casi? Era la prima volta che mi trovavo ad affrontare un problema del genere e non sapevo minimamente da dove cominciare per poterne uscire. Quello che sapevo è che la persona con la quale avrei tanto voluto parlare in quel momento era l’unica persona che molto probabilmente di me non ne voleva più avere niente a che fare. Mi mancava quel capoccione, mi mancava terribilmente e mi mancavano anche che tutte quelle cose di lui che in quell’ultimo periodo mi avevano dato fastidio. Com’era possibile una cosa del genere? Come è possibile che tutto quello che non sopportavo di lui adesso mi mancava? Mi sembrava di impazzire, dovevo assolutamente parlarne con qualcuno. La mia coinquilina quel giorno era in casa, non era andata a lezione, così ne approfittai per parlanne con lei. Le raccontai tutto dal principio, dal nostro primo incontro a Storybrooke quel weekend fin quando lo avevo mollato per aver detto tutte quelle cose orrende su mia sorella. Raily odiava Gideon e non ne aveva mai fatto mistero, non sopportava neanche la sua presenza in casa e lo riteneva un pallone gonfiato. Pensavo che se ne sarebbe uscita con quale frase del tipo “era ora cavolo”, eppure non lo fece, anzi... mi disse che a detta sua ero stata fin troppo affrettata nel prendere quella decisione. È vero... c’erano molte cose di lui di cui ultimamente non facevo altro che lamentarmi ma non mi ero mai presa la briga di sedermi a tavolino e parlargliene... lo avevo mollato e basta senza provare a capire se la cosa fosse risolvibile o no. Avevo pensato solamente a me stessa senza capire il vero motivo di tutte le sue lamentele. Mi consigliò di chiamarlo per provare a spiegargli le mie motivazioni e per capire magari come se la stesse passando lui, ma io non riuscii a farlo. Ero troppo orgogliosa per chiamarlo e dirgli: “ehi ciao come stai? Ah proposito lo sai che mi manchi?” no no no non lo avrei mai fatto. Ringraziai la mia amica per essere stata così gentile per aver ascoltato i miei sfoghi e me ne andai dritta in camera, non cenai neanche, avevo lo stomaco completamente sotto sopra. Mi rannicchiai nel mio letto e provai a pensare a tutto fuorché a lui ma la cosa fu davvero difficile, ovunque il mio sguardo si posasse c’era qualcosa che me lo faceva tornare alla mente. La cornice con la nostra foto sul comodino, i libri che mi aveva regalato, le nostre foto sul telefono... tutto mi ricordava Gideon così decisi di fare l’unica cosa sensata: spensi la luce e chiusi gli occhi aspettando così che Morfeo mi rapisse.
 Ero convinta che fosse solo una fase, che con il passare dei giorni le cose si sarebbero sistemare, che avrei sentito meno angoscia e che avrei saputo cosa fare... tze...mi sbagliavo di grosso. Ogni giorno che passava era sempre peggio e a rendere ulteriormente difficile la cosa furono le chiamate di mia sorella e di mia madre che come minimo mi facevano tre o quattro telefonate al giorno. Ero contenta di sentirle, mi mancavano, ma avrei preferito di gran lunga parlare con loro senza necessariamente mettere in mezzo la parola amore o Gideon ad ogni singola conversazione. Chloe durante una delle nostre chiacchierate mi ha raccontato che papà alla notizia della fine della mia relazione con il figlio del suo peggior nemico inizialmente ha gioito. Eh già, a quanto pare lui e Liam hanno praticamente esultato della cosa come se fossero allo stadio. Mi scappò da ridere immaginando la scena, in fondo un pochino me lo aspettavo... papà odiava Gideon, eppure rimasi particolarmente colpita quando aggiunse che poche ore dopo lo ha visto uscire di casa con l’intento di andare a spaccare la faccia a colui che aveva spezzato il cuore di sua figlia. Fortunatamente è intervenuta la mamma che lo ha fermato in tempo o sul serio sarebbe andato lì per farlo fuori. Chloe mi ha anche confessato di aver origliato una conversazione tra nostri genitori quel giorno, come se fosse una novità poi, e ha sentito dire che papà voleva venire fino a Boston per parlarmi, voleva assicurarsi personalmente che stessi bene. La mamma, conoscendomi, gli ha detto di aspettare i miei tempi e che di sicuro, se ne avessi avuto bisogno, sarei corsa io da loro. A voluto darle ascolto? Certo che no, gli ha detto che sarebbe partito quanto prima e indovinate un po’? L’ha fatto. È venuto a Boston piu o meno una settimana dopo. Ero a casa, non avevo assolutamente voglia di andare a lezione quel giorno, quando improvvisamente qualcuno suonò alla porta. Pensai fosse uno dei miei amici che con la scusa di qualche appunto avrebbe cercato di convincermi a lasciare il letto e andare a lezione ma mi sbagliai. Quando andai ad aprire, in pigiama, struccata e spettinata, trovai davanti alla porta mio padre. È già, il pirata a quanto pare aveva mantenuto la parola data.
- Papà!!!!! - esclamai sorpresa cercando al tempo stesso di darmi un contegno. Sapevo benissimo di non aver un bell’aspetto ma tentai ugualmente di camuffare la cosa. Non volevo che si preoccupasse per me più di quello che già era.
- Amore mio.... - mi abbracciò per poi darmi un delicato bacio sulla guancia. - Non ti vedo da due settimane e già mi manchi da impazzire lo sai? - disse continuando a tenermi stretta a se.
- Mi mancate anche voi papà... mi mancate davvero tanto. Ora capisco perché Henry era sempre a Storybrooke e mai al campus. - Risi per poi farlo accomodare.- Posso offrirti qualcosa? Un caffè, un thè...
- No tesoro ti ringrazio, sto bene così - sorrise dolcemente.
- Allora.... Cosa ti porta qui papà? Non ti aspettavo, è forse successo qualcosa? - sapevo benissimo cosa lo portasse lì ma provai comunque a fare la vaga. Il risultato? Pessimo... risultati falsa perfino a me stessa.
- Sai perché sono qui. Le voci in città corrono veloci... - abbassai la testa. - Non ho intenzione di girarci attorno quindi ti chiedo: che ti ha fatto quel depravato per portarti a prendere questa decisione? - eccolo diventare serio... forse anche fin troppo serio. Quando venivamo messe in mezzo noi figlie in qualche casino lui era sempre pronto a difenderci e quella volta non fu da meno, era già pronto con il piede di guerra. Amavo questa sua versione,era un vero e proprio spasso, ma non c’era assolutamente bisogno in quel momento di entrare nella modalità padre iperprotettivo, Gideon non aveva fatto nulla di male, avevo fatto tutto da sola.
- Niente papà... Gideon non ha fatto proprio nulla stavolta... - non mi credeva, potevo leggerlo chiaramente sul suo viso - Davvero! - rimarcai.
- Mmmh dici? E come mai allora hai deciso di lasciarlo? - domandò per nulla convinto della mia precedente risposta. - Ti sei alzata una mattina e hai deciso che ti eri stufata di lui? Andiamo Leila... credo di conoscerti da un bel po' ormai e so con certezza che non sei la classica ragazzetta che oggi vuole una cosa e domani un’altra. Hai combattuto con le unghie e con i denti per convincermi ad accettare Gideon nella nostra vita, mi hai fatto guardare oltre le apparenze e ora mi vieni a dire che è finita così senza nessun motivo ben preciso?
- Beh un motivo in realtà c’è, ma non è dipeso da lui come invece pensi. L’ho lasciato io a causa dei mei problemi. Lui non si aspettava minimamente una cosa del genere anzi... pensava addirittura che fossi tornata a Storybrooke per fargli una sorpresa... - lo vidi restare in silenzio per qualche secondo, stava provando a ragionare sul significato delle mie parole.
- A causa dei tuoi problemi tesoro? - ripetè la mia ultima frase. - Che... che genere di problemi? Se avevi qualche problema perché non sei venuta subito da noi? Lo sai bene che può contare su me e la mamma anche se non viviamo più sotto lo stesso tetto.
- Certo che lo so papà ma vedi è successo tutto così in fretta... io... io non...
- Che c’è mi devo forse iniziare a preparare all’incontro con un’altro pretendente? Vivendo qui hai conosciuto qualcuno che ti ha fatto battere il cuore? Oddio... mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, sai chi mi ricordi in questo momento? Tua madre. - sospirò - Sei sempre stata uguale a lei ma adesso sembri quasi la sua copia sputata... anche tu a quanto pare sei indecisa sul chi aprirti sentimentalmente. - Vedere papà che parlava della mamma e delle sue scelte amorose era un vero spasso, deve aver sudato sette camice per conquistarla ma purtroppo la mia storia era parecchio differente dalla sua. Non dovevo scegliere tra due ragazzi... magari avessi divuto farlo, sarebbe sicuramente stato più facile.
- Non c’è nessun nuovo ragazzo papà... non ho lasciato Gideon perché sono interessata ad un altro. L’ho lasciato semplicemente perché in quel momento ho sentito il bisogno di farlo. Ero davvero convinta devi credermi ma adesso...
- Adesso ti sei pentita, vorresti tornare indietro ma non sai come fare.Ho indovinato vero?
- No. Cioè... non lo so se voglio tornare indietro, la verità è che non so più cosa provo per lui. - confessai. - Ho fatto quello che mi sentivo di fare ma adesso non sono più sicura che fosse la cosa giusta. Io voglio bene a Gideon, gli voglio più che bene papà mah... - non trovavo le parole adatte per spiegargli la situazione e non volevo di certo entrare nel dettaglio su cosa fosse successo.  - Hai mai fatto un torno alla mamma? - cambiai totalmente domanda sperando di poter ricavare un piccolo aiutino dalla sua risposta.
- C... cosa? Scherzi vero? - sorrise - Non lo sai? Io ho cercato addirittura di uccidere tua madre. - Cosa? -  Ricordi la storia del famoso pirata buono e della sua principessa cigno che ti piaceva tanto ascoltare da piccola? Beh non è propriamente una favola, quello che ti ho sempre raccontato era semplicemente la storia di come ci siamo conosciuti io e tua madre. Io sono il pirata buono e lei la mia principessa cigno. - Questo lo sapevo da un pezzo ormai, c’erano troppe similitudini tra i miei genitori e i personaggi della storia, sapere però che sul serio papà avesse cercato di ucciderla mi lasciò un pochettino sorpresa. - Certo non ci parlavamo a quei tempi ma questo non giustifica il fatto che ho comunque superato un certo limite con lei. - Ho sempre pensato che quel piccolo dettaglio lo avesse inventato papà per rendere la storia più avvincente e invece... 
- cioè... spiegami meglio: hai tentato davvero di ucciderà la mamma? - se prima ero un po’ perplessa adesso mi venne proprio da ridere ad immaginarmi la scena.
- L’ho ammetto l’ho fatto, ma non ti pensare che tua madre sia uno stinco di santo. La cara principessa Cigno ha tentato a sua volta di mettere fine alla mia vita nonché sfigurarmi questo bel faccino. - la sua espressione fu epica.
- O mio Dio... non posso crederci! - non riuscivo a smettere di ridere all’idea di loro due che si facevano la guerra. Li ho sempre visti battibeccare ma immaginarli in quella versione era senza dubbio uno spasso. Risi talmente tanto che per un momento dimenticai anche i miei problemi. - l’amore non è bello se non è litigarello insomma! - conclusi quella piccola comica scenetta per poi tornare seria - E quando stavate insieme invece ? Ti è mai capitato di farle qualche torto o di ferirla involontariamente?
- Si... purtroppo è successo e me ne pento ogni singolo giorno. Le ho mentito su molte cose... alcune anche abbastanza importanti direi... in mia difesa posso dire che ho sempre agito per buona fede, in fondo avevo semplicemente paura della sua reazione, ma si... ho commesso molti errori con lei.
- E lei? ti ha sempre perdonato suppongo! Ha sempre visto il tuo lato buono non è così? - conoscevo bene la mia mamma e sapevo che non poteva essere altrimenti. Ehhhh quanto avrei voluto essere forte come lei. È il mio idolo quella donna, ha sempre saputo cosa volere dalla vita e a sempre combattuto per ottenerlo... papà dice che siamo simili ma io mi sento totalmente il suo opposto.
- Alla fine forse... io e tua mamma ne abbiamo fatte di litigare, ci siamo presi e lasciati in continuazione tesoro. Pensa che ho dovuto addirittura chiederla in moglie per bene due volte! - Ok, questo decisamente non me l'aspettavo. Ma come? Due innamorati come loro? 
- Cosa? E perché? Ti ha detto di no la prima volta? - non potevo credere alle mie orecchie. Stavo iniziando a conoscere dettagli della famiglia fin ora ignorati. Non vedevo l’ora di raccontare tutto a Chloe. Ci sarebbe stato da ridere.
- No al contrario, ha accettato subito... è solo che ci siamo lasciati neanche 48h dopo... - ok ora non avevo più dubbi... avrei scritto una serie tv su di loro da grande. 
- Sul serio?
- Già... colpa mia anche questa volta però!- ammise.
- Non riesco a credere a tutto quello che mi stai raccontando papà. Mi sembra tutto così surreale. Vi ho sempre visti pappa e ciccia e ora tu mi dici questo... non immaginavo niente di ciò.
- E questo non è nulla, l’ultima litigata l’abbiamo avuta proprio qualche giorno fa. Che rimanga tra noi, anche se dice di no mi sta tenendo ancora il broncio la tua cara mammina - rise - che vi vuoi fare? È una capocciona. - scrollò le spalle.
- Avete litigato? E perché? È qualcosa di grave? - quell’ultima affermazione mi preoccupò parecchio. Mi stavo divertendo a sentire papà parlare dei suoi battibecchi con la mamma devo ammetterlo, ma era il loro passato... sapere che avevano litigato pochi giorni prima invece mi creò un po’ di tristezza.
- Niente che non risolveremo tranquilla...  ma tornando a noi... - sorrise - Sai perché ti ho detto questa cosa? - scossi la testa - Perché ho capito il motivo di tutte queste domande. - mi guardò come per dirmi:”ti ho smascherata” - Tutti possono litigare o avere incomprensioni tesoro, anche alle coppie più affiatate succede, ma questo non significa che sia la fine. - prese un respiro - sto andando contro i miei interessi ma è giusto che te lo dica: se ti sei pentita della decisione presa con Gideon puoi tornare indietro. Basta chiamarlo, invitarlo a prendere un caffè e spiegargli il perché avevi preso questa decisione. Sono sicurissimo che lui ricambia il tuo sentimento e sarà ben felice di continuare la vostra relazione. - lo vedevo che si stava proprio sforzando per dirmi questo, mi stava praticamente spingendo nuovamente tra le sue braccia nonostante lo volesse evitare con tutto se stesso. Ma quanto potevo amarlo?
- E a te starebbe bene? - gli lanciai un’occhiataccia buffa, sapevo che non gli stava bene per niente. Inizialmente, capendo i miei pensieri, rise ma qualche secondo dopo tornò ad essere serio.
- Non mi andrà mai bene che qualcuno ti porti via da me tesoro ma se è questo quello che ti rende felice allora io non ti ostacolerò. Sei una ragazzina intelligente, responsabile, non mi hai mai dato grattacapi sulle tue questioni amorose e di conseguenza meriti tutta la mia fiducia nonostante sai bene che non è esattamente genere il ragazzo che vorrei vedere al tuo fianco. - prese una pausa. - Ho gioito quando tua madre mi ha detto che vi eravate lasciati lo ammetto, non dover essere più mezzo imparentato con il coccodrillo mi rendeva alquanto rilassato, ma poi mi sono reso conto che non era in ballo la mia felicità ma la tua... e per la tua felicità tesoro mio sarei disposto anche a condividere con lui il resto della vita. - avrei dovuto registrarlo, quella frase mi sarebbe di sicuro tornata utile un giorno.
- Lo so che non ti piace... nonostante tu sia un pirata credo che preferiresti vedermi accanto a una specie di principe... uno come Erik diciamo. - non glielo avessi mai detto. La sua espressione cambiò di colpo. 
- Non nominarmelo proprio Erik per piacere! - esclamò - Me ne ha fatti passare pochi di guai quello lì con tua sorella. Non ho assolutamente una buona impressione su di lui - e non sai ancora nulla caro papino in realtà. Pensa se venissi a scoprire cos’ha fatto la tua bambina con il suo Erik che reputazione avresti di lui. - Sembra buono buono quello lì ma in realtà tutto è tranne che buono. Vorrebbe portare tua sorella sulla cattiva strada ma io non glielo permetterò. Dovrà passare prima sul mio cadavere. - rieccolo in versione papà geloso.
- Non esagerare adesso papà. Erik vuole bene a Chloe come Gideon ne vuole a me... anzi forse dovrei dire voleva... ormai credo che neanche voglia più sentirmi.
- Ti stai buttando giù nuovamente... Io non lo penso sai? Anzi... se proprio vuoi saperlo Gideon non esce di casa da settimane ormai e non va neanche più a lavoro. Belle è disperata, non sa più cosa fare.
- Sul serio? - da una parte ne fui contenta... sapere che non si era consolato già con un’altra era un sollievo per me ma nonostante questo ancora non ero sicura di cosa fare. Avrei voluto chiarirmi con lui ma poi? Io ancora non sapevo se volevo tornare con lui...
- Si... senti piccola sono venuto qui per vedere se stessi bene e ho capito che non è così. Nonostante tu cerca di nasconderlo con battutine e risate si vede che stai soffrendo e questo mi rende impotente perché non so assolutamente come aiutarti. - questa volta fu lui ad aprirsi a me. 
- Papà...
- Lasciami finire. Qualche anno fa se eri triste bastava metterti sulle mie ginocchia e raccontarti una favola per far passare la tristezza, ora mi rendo conto che non funziona più la cosa. Sei diventata grande e stai iniziando ad affrontare quei problemi di cui tanto temevo l’arrivo. Fosse per me continuerei a tenerti stretta tra le mie braccia ma non sarebbe la soluzione ideale. Ti ho consigliato di parlare con lui ma ad essere onesti non so neanche se sia un buon consiglio. Non sono pratico in queste cose ma ma so chi potrebve davvero aiutarti. - Mmh sapevo già di chi stesse parlando, potevo metterci entrambe le mani sul fuoco.
- Fammi indovinare: la mamma?
- Esattamente. Lei è una donna e sono sicuro che saprebbe esattamente come farti tornare il sorriso. Dovresti confidarti con lei e forse, a pensarci bene, avrei dovuto mandare qui direttamente lei piuttosto che venire io. In fondo io sono solo un papà! - alzò le spalle ironicamente.
- Sei il papà migliore del mondo devi credermi. Sono davvero fortunata ad averti nella mia vita. - corsi ad abbracciarlo. - Mi ha aiutato molto la tua presenza qui e mi hanno aiutato anche le tue parole. Sapere che anche i migliori - mi riferivo a lui e alla mamma - hanno avuto delle difficoltà di questo genere non mi rende più così spaventata. Ragionerò sul da farsi e spero di capire al più presto cosa voglio e se ne vale la pena.
- Brava, così ti voglio! Per qualsiasi cosa conta pure su di me. Non sei sola.
- Sapere di avere il tuo sostegno mi fa prendere un pochino in più di coraggio per affrontare questa situazione.
- Pensavi forse che non ti avrei sostenuta? - chiese perplesso.
- Puoi biasimarmi dopo tutto quello che mi hai detto in questi anni di di lui? - risposi ironica facendolo ridere.
- Mmmh no... direi proprio di no. Ora devo tornare a casa o tua madre mi farà la solita ramanzina. Già è tanto arrabbiata... meglio non mettere altra carne sul fuoco.
- Risolverete vero? - domandai ancora una volta. Non mi piaceva affatto l'idea che avessero litigato.
- Certo che sì! - si avvicinò per regalarmi un nuovo abbraccio e per baciarmi una guancia. - stammi bene Leila e mi raccomando, non essere triste, puoi avere tutto ciò che desideri.
- Grazie di tutto papà... davvero! Ti voglio bene.
- Te ne voglio anche io principessa.

***
POV KILLIAN
Nel momento esatto in cui mia moglie venne da me a comunicarmi che Leila e Gideon si erano lasciati pensai di stare sognando. Aspettavo questo momento dal giorno in cui quella testona di mia figlia venne a presentarmi quel poco di buono come il suo ragazzo. Mi cadde la terra sotto i piedi quel maledetto giorno dovete credermi. Leila, la figlia del capitano più temuto dei sette mari, si era presa una cotta per il figlio del suo peggior nemico alias il signore oscuro? Aveva davvero dell’incredibile. Sapere che finalmente si erano lasciati mi alleggerì il cuore ma quella bella sensazione di pace e serenità non durò a lungo: presto nella mia mente iniziarono a farsi spazio dei pensieri tutto fuorché piacevoli: come mai si erano lasciati? Leila adorava quel ragazzo, cosa poteva averle mai fatto quel cretino? L’aveva forse tradita? Le aveva messo le sue luride manacce addosso? Non lo so ma una cosa era certa: Qualunque cosa le avesse fatto era nei guai fino al collo. Glielo avevo detto fin dal primo giorno di non provare a farla soffrire, lo minacciai che lo avrei cercato fino in capo al mondo pur di fargliela pagare ed era esattamente questo quello che avevo intenzione di fare. Sul mio viso scomparve ogni segno di felicità e questo insospettì di parecchio mia moglie la quale non appena mi vide tentare di uscire dalla nostra camera da letto mi fermò chiedendomi dove stessi andando. C’era anche bisogno di risponderle? Assolutamente no! Dove mai sarebbe potuto andare un padre iperprotettivo come me dopo aver saputo una notizia del genere?
- Sul serio me lo stai chiedendo? Dove pensi che stia andando Emma! A spaccargli la faccia non ti sembra ovvio? - senza ascoltare quello che aveva da dirmi provai nuovamente ad uscire ma anche questa volta mi fermò.
- Tu non andrai proprio da nessuna parte! Si sono lasciati Killian non è successo nulla di così grave! Era scontato che prima o poi sarebbe successo. Era il suo primo fidanzato, pensavi davvero sarebbe durata in eterno? - scosse la testa rassegnata per la mia espressione che era tutto dire. - Le delusioni d’amore sono importanti da vivere Killian, tutti noi le abbiamo affrontare e questo ci ha portato ad essere più forti e ad aprire le nostre vedute. Per lei non sarà differente vedrai. Cerca di stare tranquillo ok? - come poteva dirmi di stare tranquillo... altro che tranquillo, avevo il sangue che mi ribolliva nelle vene. 
- Tranquillo??? Quello chissà che cosa le avrà fatto e tu mi dici di stare tranquillo? - non riuscivo a credere che fosse così calma. Poteva averle fatto di tutto ma a lei sembrava non toccarla. Che sapesse qualcosa in più di me? - Niente niente sai qualcosa che io non so? Ti ha forse accennato il motivo che l’ha spinta a prendere questa decisione? - chiesi. 
- No certo che no! Ti pare che non te ne avrei parlato se così fosse? - rispose come se fosse una cosa scontata. Con la scusa di una mia piccola e innocente chiacchierata con Henry mi teneva già un piccolo segreto riguardante Chloe... chi mi assicurava che non ne avesse anche uno su Leila?
- Se non sai nulla allora perché sei così calma?
- Proprio perché non so nulla sono calma Killian! Non puoi pensare sempre al peggio tesoro... e poi seriamente pensi che possa essere successo qualcosa di così tanto grave? Sono due adolescenti... possono benissimo aver litigato per una scemenza.
- Non puoi saperlo con certezza però! - risposi non del tutto d’accordo con le sue parole.
- Leila me lo avrebbe detto se fosse stata una cosa grave, lei mi confida tutto. - rispose cercando di tranquillizzarmi.
- Se ti confida tutto perché non sai ancora cos’è successo? - lo so stavo diventando troppo puntiglioso ma si trattava di mia figlia cavolo, come potevo non esserlo?
- Non si sentiva ancora pronta a parlarmene, era ancora fresca la cosa. Ha detto di voler elaborare la cosa da sola ma mi ha assicurato che non è nulla di cui dobbiamo preoccuparci.
- Elaborare la cosa da sola... che sciocchezza! Devi parlare con lei Emma, devi aiutarla. - possibile che mia moglie non riuscisse a capire?
- Killian... Leila ha ragione, ha bisogno dei suoi spazi. È grande ormai ed è giusto che provi ad affrontare le cose da sola. Non voglio lasciarla sola a se stessa se è questo che stai pensando, sarò pronta ad ascoltarla non appena sarà pronta a farlo, ma non prima.
- Io non ti capisco, è nostra figlia, potrebbe stare bene come potrebbe stare in casa a soffrire come un cane. Ma ci pensi? È sola e lontana da quella che è la sua vera casa... ha bisogno di noi.... Ha bisogno di te! - provai a farla ragionare. 
- Ti ho già detto come la penso, vogliamo litigare anche per questo? Non ti basta quello che è successo l'altro giorno? - mmmh ancora con quella storia?
- Emma non mi dire... sei ancora arrabbiata per quella cosa? - ci mancava solo quello adesso. 
- Arrabbiata? Killian sono furiosa! Non puoi davvero pensare di partire... non dopo quello che è successo l’ultima volta!
- È successo una sola volta in più di duecento anni, ero impreparato, questa volta non lo sarò e per di più non sarò da solo, ci sarà l’intera ciurma con me. - spiegai per la milionesima volta. 
- A me della tua ciurma non importa un fico secco! Non ho spostato la tua ciurma, ho sposato te Killian Jones e non voglio perderti solo perché quei cinque marinaretti da quattro soldi non sanno affrontare un viaggio da soli. - vidi i suoi occhi inumidirsi. Le veniva da piangere ma si sforzò con tutta se stessa di non farlo. Odiavo vederla così, avrei fatto di tutto pur di farla sorridere ma quello era lavoro e come capitano non potevo di certo tirarmi indietro davanti ai miei uomini
- Amore mio.... - provai ad avvicinarmi per avere un contatto fisico con lei.
- Non muoverti da lì. Non avvicinarti neanche. Se non lo capisci con le buone lo capirai con le cattive. Non voglio avere nessun contatto con te fin quando non ti farai camminare quel maledetto cervello. - era seria, non stava per nulla scherzando. 
- Se solo mi spiegassi qual’è il problema forse potrei anche risolvertelo.
- Il problema è che non voglio rivivere quello che ho vissuto l’ultima volta, non mi sembra così difficile da capire. Ti hanno dato per disperso, la tua nave è stata trovata in condizioni pietose su un’isola sperduta e tu non eri al suo interno. Mi hanno detto che eri morto Killian... morto! Lo sai che significa questa parola vero?????  - alzò il tono di voce all'ultima frase. - Ti ho fatto promettere di non partire più e tu che fai? Prima mi dici di sì e poi mi volti le spalle? - Emma Swan la donna più forte che io conosca stava ammettendo senza nessuna vergogna il fatto di aver paura di perdermi. Quanto avrei voluto baciarla, che amore che è.
- Non mi succederà nulla amore mio te lo garantisco. Ti porterei addirittura con me se fosse possibile ma a chi lasciamo i ragazzi? Saranno anche cresciuti ma non possono stare da soli a casa per un’intera settimana.
- Io non voglio partire, voglio che tu resti qui! - ammise. 
-  Non posso tesoro, è il mio lavoro. Sarà solo una settimana, non un giorno di più te lo prometto. Che vuoi che siano sette giorni eh?
- Lo hai detto anche la volta scorsa... - si fermò per qualche secondo. - Senti... non voglio più parlare di questo, sai come la penso e non ho assolutamente intenzione di cambiare idea. Comunque stavamo parlando di Leila... - cambiò argomento non volendo più affrontare la nostra discussione.
- Gia... e te lo ripeto: dovresti andare da lei.
- Te l’ho già detto,ma perchè non mi ascolti? - alzò gli occhi al cielo -  voglio lasciarle i suoi spazi.
- Ultimamente sembra non starti bene niente di quello che dico: e il viaggio di lavoro no. E parlare con Leila no... sai che ti dico? Che se non andrai tu andrò io a parlare con lei. È anche mia figlia, posso consolarla e aiutarla anche da solo. - dissi più convinto che mai. Potevo far finta di nulla sul mio lavoro ma non su nostra figlia. Quella bambina doveva parlare con qualcuno e se non sarebbe andata sua madre sarei andato io.
- Certo che puoi farlo ma penso seriamente che tu stia sbagliando. - disse come a volermi mettere in guardia.
- Io penso proprio di no.
Mettemmo finalmente a tacere quella discussione infinita e ognuno di noi tornò a dedicarsi alle proprie attività. Non andai subito da nostra figlia, aspettai una settimana prima di farlo, volevo essere preparato psicologicamente ad affrontare la situazione e per farlo avevo bisogno di smaltire la rabbia che avevo in corpo a causa del suo ragazzo o meglio... ex ragazzo da quattro soldi. Quando andai a Boston, non riuscii a tirarle fuori molto, mi confessò semplicemente che è stata una sua decisione presa in base ad alcuni piccoli problemi che aveva avuto, non si sbilanciò molto ma si poteva vedere benissimo anche ad occhio nudo che stava soffrendo. Ha chiesto di me e Emma... del nostro rapporto come coppia e ha cercato di trarre delle conclusioni ai suoi problemi proprio tramite le mie risposte. Continuavo seriamente a pensare che avesse bisogno di parlare con sua madre per risolvere a pieno la cosa, io non potevo fare molto per aiutarla. Ero un uomo, il suo papà per giunta... potevo confortarla, dirle che sarebbe andato tutto bene ma non potevo fare più di questo. Emma al contrario sarebbe riuscita ad entrare più in profondità e di sicuro sarebbe riuscita anche a farla tornare a sorridere. Dissi questa cosa anche a mia figlia ma lei non rispose ne in maniera positiva ne in maniera negativa, aveva semplicemente sorriso. Questo significava una cosa soltanto... non sarebbe mai andata da sua madre di sua spontanea volontà. È proprio vero... quelle due si somigliano come due gocce d'acqua. 
- Tu devi parlarle! - dissi ad Emma non appena varcai la soglia di casa al mio ritorno.
- Ciao anche a te Killian. - rispose lei sarcastica. - che c’è? Il tuo piano non ha forse funzionato? - potevo leggere una nota di ironia dietro quelle parole.
- Non è il momento di litigare! - le dissi. Dovevano mettere da parte le nostre divergenze per il bene di nostra figlia. - Leila non sta per nulla bene Emma. Ha un aspetto trasandato, ha delle occhiaia scure sotto gli occhi ed è bianca cadaverica. Non credo proprio che se la stia passando bene lì a Boston.
- Te lo ripeterò ancora una volta: quando una donna viene lasciata o lascia il proprio fidanzato, è normale che si senta a pezzi, triste e anche sola. Ci sono passata io, c’è passata Regina, mia madre... tutto il genere femminile. Avere una mano amica al proprio fianco aiuta ad affrontare la cosa, ti do ragione su questo, ma tempo al tempo Killian. Prima di affrontare la cosa con terze persone bisogna affrontare da soli i propri scheletri nell’armadio. Leila ha bisogno e deve affrontare questa fase prima di poter aprirsi con qualcuno. È crudele lo so, neanche a me piace l’idea che stia soffrendo ma è il ciclo della vita e tu non puoi farci niente purtroppo. Prova per una volta a fidarti di una donna che c’è già passata: non appena si sentirà pronta manderà un segnale e allora se non sarà lei a venire da me sarò io ad andare da lei. Tranquillizzati Killian. Non sarà di certo la prima e unica delusione d’amore che riceverà. - oooh su questo si sbagliava di grosso. 
- Non dirlo neanche per scherzo. Non ho fatto fuori Gideon solo perché me lo hai impedito tu ma questo non significa che non distruggerò tutto il genere maschile che d’ora in avanti le si avvicinerà. Nessuno può ferire la mia bambina. Chiunque in futuro proverà a farlo dovrà vedersela con me! - non era assolutamente una frase fatta dettata dalla rabbia, ero più che convinto di quello che stavo dicendo. I futuri pretendenti delle mie bambine non avrebbero avuto vita facile... ne adesso, ne mai.
- Smettila di fare il gradasso, non ti si addice per niente. Le tue bambine ti conoscono quanto me e sanno i tuoi punti deboli. Bastano due occhioni da cerbiatto per mandarti fuori di testa. Fidati che prima o poi utilizzeranno questa tecnica anche per presentarti un loro possibile ragazzo. 
- Sei odiosa quando fai così! - sbuffai, aveva ragione in fondo. Non sapevo resistere al loro sguardo e questo mi avrebbe creato molti problemi in futuro.
- Io sono sempre odiosa - disse ironica lanciandomi un’occhiata. - siamo d’accordo allora! Aspetteremo un po’ e le lasceremo i suoi spazi. - ricapitolò il tutto.
- Si va bene ma se non verrà lei...
- Allora andrò io.
Una volta chiarita questa piccola situazione provai a far ragionare mia moglie sulla nostra altra questione. Era solo uno stupidissimo viaggio di lavoro, non era poi neanche così lontano, eppure lei si rifiutava categoricamente di fidarsi di me. È vero l’ultima volta che partii per così tanto tempo venni colto da una tempesta e per poco non ci lasciai le penne ma questo non voleva di certo dire che sarebbe accaduto ancora. La mia amata Jolly si era fatta trovare impreparata quella volta, di sicuro non sarebbe mai più accaduto. Provai a farla ragionare a parole ma niente... era irremovibile, allora tentai con un approccio un po’ più fisico, sapevo i suoi punti deboli e speravo di riuscire nell’intento, ma ahimè riuscì a resistermi pur di non darmela vinta. “Non toccherai il mio corpo fin quando non ti deciderai a rimanere a casa” disse. Suonava un po’ come una minaccia e ben presto mi resi conto che lo era per davvero. Non riuscii ad avvicinarmi a lei per un’intera settimana. Mi provocò... altroché se non mi provocò, ma quando eravamo sul punto di quagliare eccola uscire di scena e lasciarmi a bocca asciutta. Mi sarei preso la mia vendetta questo era scontato, non poteva lasciarmi a “digiuno” per così tanto tempo. Stavo per mettere a punto un piano ma dovetti rimandare la cosa in quanto mia figlia diede i primi segnali di cedimento... era finalmente pronta a parlare.
- Killian dobbiamo parlare! - disse Emma arrivando a bordo della Jolly Rogers. Non mi aspettavo di vederla lì, la credevo a lavoro e non sapevo se preoccuparmi o no di quell’improvvisata. Era ancora arrabbiata con me quindi non era lì per un piccolo incontro romantico, di cosa voleva parlarmi?
- Non... non vorrai fare una scenata davanti alla mia ciurma vero? Emma le nostre questioni private non...
- Io non la calcolo proprio la tua ciurma Killian ancora non ti è chiara la cosa?  E poi non sono mica arrabbiata con loro, io sono arrabbiata con te! - precisò
- Ma tesoro... dai, sono due settimane che andiamo avanti con questa storia per quanto ancora mi farai patire?
- Questa storia come la chiami tu per me può durare anche in eterno se non fai pace con il cervello lo sai, comunque non sono qui per parlarti di questo. Mi ha chiamata Raily, la coinquilina di Leila. Dice che non sta andando a lezione da un po’ e che ha già rimandato un paio di esami oltre a quello che già sapevamo. - lo sapevo.... lo sapevo che stava male, perché Emma non mia aveva dato retta fin da subito?
- C... cosa? Sta peggio di quanto pensassi... che stiamo aspettando? Dobbiamo correre da lei. - incaricai Spugna di sostituirmi, presi per mano mia moglie e la trascinai fuori dalla nave, dovevamo raggiungere Boston.
- Mmmh interessante come reazione sai? - mi disse mentre cercavo di farle accelerare il passo. Non avevamo un minuto da perdere. - credo proprio che utilizzerò le nostre figlie come pretesto per non farti partire... funziona a quanto vedo... hai abbandonato la nave e il tuo equipaggio per Leila quindi...
- Ancora con questa storia? Non è il momento di parlarne dobbiamo raggiungere nostra figlia.
- Non ce ne sarà bisogno... ho parlato con lei per telefono e dopo un po’ dì convenevoli mi ha confessato il suo disagio... sta venendo a casa. - quella fu musica per le mie orecchie. Finalmente la mia bambina aveva deciso di darmi retta. - Hai visto che avevo ragione? Tempo al tempo Killian.

***
POV EMMA
Non ero sul serio arrabbiata con mio marito, ero più che altro dispiaciuta del fatto che abbia deciso da solo senza neanche confrontarsi con me. Sapeva quello che avevo passato in quel periodo, sapeva che avevo difficoltà a stare lontana da lui per paura che potesse succedergli qualcosa di brutto, eppure non ha minimamente pensato a come potessi sentirmi e ha deciso di voler intraprendere quel viaggio con la sua ciurma. “Un capitano non abbandona mai la sua nave” non fa altro che ripetermi questa cosa ma come la mettiamo con la promessa fatta a me? “Da domani non ti libererai più di me” è questo che mi promise il giorno prima di sposarci per non parlare della promessa di non intraprendere più viaggi così lunghi. Era solo una settimana agli occhi di tutti ma per me era un’eternità. Avevo deciso di fargliela pagare ed ero disposta ad andare fino in fondo. Fosse stato per me avrei addirittura smesso di parlargli, per farlo cedere con tempi minori non per altro , ma non potei farlo in quanto non c’era solo il nostro problema da risolvere ma anche quello di nostra figlia e non potevamo di certo comportarci come due ragazzini di fronte a lei. Lei veniva prima di ogni altra cosa.
Eh già la mia dolce Leila finalmente dopo qualche settimana dall'accaduto aveva deciso di tornare a casa per farsi dare qualche consiglio. Sapevo che prima o poi sarebbe venuta da me ed è per questo che chiesi cortesemente a Killian di lasciarle i suoi spazi. Se fossi intervenuta io di mia spontanea volontà non avrei fatto altro che chiuderla ancora di più in se stessa. La considero un po’ una violenza psicologica quella di dover tempestare di domande una persona che non è ancora pronta a parlare e non volevo questo per mia figlia. D’altro canto però devo ammettere che il fatto che Killian sia andato da lei sia stato un gesto positivo, non l’ha tartassata di domande, non ha insistito nel sapere cosa fosse successo nello specifico, cosa di cui mi stupisco ancora adesso conoscendo mio marito... hanno affrontato l’argomento in maniera superficiale e questo forse le è servito a capire che quando sarebbe stata pronta noi saremmo stati lì per lei. Quel momento a quanto pare era finalmente arrivato.
Arrivò a casa verso le 16:00 di quel pomeriggio ma fino alle 18:00 non ebbi neanche il tempo di salutarla... i suoi fratelli, o meglio Chloe l’aveva monopolizzata. Le lasciai fare, in fondo sapevo bene il loro legame e mi dispiaceva interromperle, chissà cosa avevano da raccontarsi. Entrai nella sua stanza solamente quando Chloe usci per andare al centro commerciale con le sue amiche, si sarebbe trattenuta a cena fuori visto che era il suo giorno di uscita e quindi avevo tutto il tempo per potermi dedicare a Leila.
- Allora? Che mi dici... come ti va la vita a Boston? - chiesi per non andare dritta al sodo. Non volevo metterla sotto pressione, volevo che fosse lei ad iniziare l’argomento.
- Potrebbe andare meglio. È periodo d’esami, non ci sono feste, usciamo poco... una noia mortale insomma. - rispose restando vaga anche lei.
- Immagino... - sorrisi. - Ah proposito, visto che hai parlato di esami... a che punto è la preparazione dei tuoi esami? Ho saputo che non li hai dati la scorsa settimana. Hai avuto qualche difficoltà?
- No... a dire il vero gli esami sono tutti pronti mah... beh non avevo così tanta voglia di sostenerli. Non ero concentrata abbastanza e se devo dare un esame per prendere un voto che sinceramente non mi piace a questo punto è meglio rimandarlo a quanto mi sentirò pronta a sostenerlo. - non aveva effettivamente tutti i torti. Non voleva abbassare la sua media e questo le faceva onore. 
- Come ragionamento non fa una piega! L’importante è che tu non abbia difficoltà nello studio.
- No anzi... mi piace molto la facoltà che ho scelto, non è un peso per me studiare, lo faccio con piacere anche se in questo periodo.... - si bloccò. Non le dissi nulla, non cercai di spingerla a parlare, doveva farlo da sola. Rimasi quindi li, seduta sulla sua scrivania in silenzio a far finta di guarda il cellulare e alla fine, dopo imbarazzanti minuti di silenzio,  eccola prendere coraggio e continuare a parlare. - Mi sento uno schifo mamma! - confessò. - Ho dato fiato alla bocca senza pensare minimamente alle conseguenze  e solo adesso mi rendo conto di essere stata troppo affrettata. Non gli ho dato modo di replicare ne di fare qualsiasi altra cosa. Gli ho chiuso tutte le porte in faccia e ora non so come comportarmi. Non so se ho fatto bene, se ho fatto una stronzata o cosa...  so solo che mi sento una schifezza e basta. - la mia piccola cucciola. 
- Immagino tu stia parlando di Gideon. - annuì - te la senti di raccontarmi dal principio quello che è successo? Chissà magari potrei anche aiutarti.
- Non c’è molto da dire... non è successo molto in realtà. Erano già un paio di mesi che non faceva altro che criticare ogni mia singola scelta: lo studio, le amicizie, la famiglia... non sopportava il fatto che vivessi lontana da lui, che passassi tutto io mio tempo sui libri e che la sera, piuttosto che farmi due ore di macchina per vederlo, uscivo con i miei amici di facoltà. Durante l’ultimo esame mi ha addirittura accusata di avere una relazione con il mio tutor... peccato sia un vecchietto quasi in pensione.
- Beh il fascino dell’uomo maturo no? - scherzai per alleggerire la tensione e metterla a proprio agio. - Vai avanti.
- Fin qui tutto ok, ci sono state altre discussioni ma niente di grave o ingestibile. Il problema è avvenuto poco tempo fa, a cavallo con il problema di Chloe. Ricordi che stavo preparando l’esame più importante di tutto il semestre? - annuii - Beh avevo deciso di non rientrare a casa per il weekend  pur di mettermi a studiare sodo. Gideon non l’ha presa tanto bene, voleva passare il fine settimana con me. Quando ha saputo che ero tornata e ha capito che non ero lì per lui, ma per Chloe, ha dato di matto mamma... mi ha sputato in faccia tutta la sua rabbia e mi ha accusato di non interessarmi a lui. Mi ha mostrato tutta la sua gelosia e ha iniziato pesantemente a parlare male di mia sorella... ha addirittura detto che avrebbe preferito vederla morta e che si sarebbe fatto carico lui stesso della cosa... - che cosa? - Devi credermi mamma, non ciò visto più, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non ho aspettato un secondo a mollarlo.
- Aspetta un attimo... sicura di aver capito bene quello che ha detto a tua sorella? - Non potevo credere che dalla bocca di Gideon fossero uscite quelle parole. Non è mai stato un ragazzo violento o cattivo... che avesse nascosto la sua natura fino a quel momento? Mmmh...
- Ha ricordato il fatto che da piccolina è stata punta da un calabrone e.... beh ha detto che pur di farla stare al suo posto sarebbe stato disposto procurarsene un paio per metterla a tacere. Magari non intendeva dire che avrebbe voluto ucciderla ma non è stato comunque carino da parte sua dire quelle cose. - Non mi piacevano assolutamente le parole uscire di bocca a quel ragazzo ma conoscendo i giovani d’oggi molto probabilmente era solamente un gesto disperato per far capire alla propria amata il suo stato d’animo. Ha fatto una pessima scelta ma forse non si è reso conto nenache lui di cosa stesse realmente dicendo. Fortunatamente Leila non ne aveva parlato con suo padre quel giorno a Boston o si che Gideon sarebbe morto. Ero parecchio infastidita dalla frase detta devo essere sincera ma cercai comunque , per il bene di Leila,  di vedere e farle vedere l'altra faccia della medaglia. Magari avrei sbagliato ma non potevo di certo andare contro a Gideon senza conoscere le sue vere intenzioni.
- Sai quante volte si dicono cose senza pensare? Quando si è arrabbiati, deludi, tristi non si bada molto al significato delle parole...si agisce senza pensare alle possibili conseguenza.  Credo sia capitato anche a te almeno una volta nella vita no? - chiesi. 
- Si... anche quel giorno... ho detto che non volevo avere più niente a che fare con lui senza neanche ragionare sulla cosa. È stato istintivo è dettato dalla rabbia...
- Ecco brava... la rabbia. Forse lui ha visto un muro davanti a se e pur di colpirti e farti capire che stava soffrendo ha utilizzato l’unica cosa che più ti avrebbe scalfita. Lo sanno tutti in città che il rapporto tra te e tua sorella è molto forte.... era sicuro che a quelle parole tu avresti reagito. Magari non voleva dire ucciderla, lo spero almeno, ma è riuscito comunque ad ottenere la tua attenzione.
- E cosa dovrei fare adesso secondo te? - mi chiese.
- Dovresti provare a parlargli. Capire perché l’ha detto e se davvero pensava quelle cose. Tu lo conosci meglio di me, dai suoi occhi capirai sicuramente se stata mentendo o meno.
- E se fosse stata solo la  rabbia a farlo parlare? Cosa dovrei fare a quel punto? Dovrei perdonarlo e tornare con lui? 
- Questo purtroppo non posso dirtelo io, devi deciderlo tu amore mio... - risposi con sincerità. 
- Ma io non lo so... io... - povera piccola mia, era davvero in difficoltà.
- Cosa provi se pensi a lui? - domandai per cercare di aiutarla. 
- In questo momeno mi verrebbe da piangere solo a pensarlo ma poi subentra anche la rabbia e... non lo so! Ci sono momenti in cui penso di voler tornare con lui e altri in cui penso che sarebbe meglio di no e andare avanti. È una sensazione stranissima non so come spiegarla.
- Ti capisco perfettamente invece... ci sono passata anche io.
- Con papà vero? Mi ha accennato che anche voi ne avete passate di situazioni critiche.
- No, non con tuo padre, o almeno non solo con tuo padre. Con lui ero già più esperta se così si può dire. - sorrisi -  Parlo del mio primo amore... o meglio: della delusione ricevuta dal mio primo amore. Avevo qualche anno in meno di te quando l’ho conosciuto, 16 anni più o meno. È stato amore a prima vista anche se le circostanze in cui ci siamo conosciuti non erano certo delle migliori. - rimasi vaga, non potevo certo dirle che conobbi il mio primo fidanzatino rubando un'auto. - Non ragionavo più, tutta la mia vita era incentrata su di lui, mi sentivo al sicuro, protetta... per la prima volta nella mia vita mi sentii sul serio una principessa. Pensavo che nulla potesse mettere fine a quel sentimento ma nenache un paio di anni dopo ecco accadere il fattaccio. Mi incastò in un suo crimine e mi lasciò marcire in carcere per ben undici mesi... mi spezzò letteralmente il cuore.
- Parli di Neal? Il papà di Henry? 
- Esattamente... avevo perso la testa per quel ragazzo, era il ragazzo perfetto all'inizio ma poi si rivelò esattamente l’opposto di quello che avevo sempre pensato. Magari non voleva incastrarmi, magari era stata solamente una coincidenza, cosa che poi ho scoperto non essere vera, ma almeno una visita, un messaggio, una qualunque cosa poteva anche farla non trovi? Invece no! Improvvisamente quello che ritenevo essere un ragazzo perfetto si trasformò nella persona più imperfetta che esista.
- Quindi... bene o male si è comportato come Gideon adesso... ti ha fatto credere una cosa e poi si er rivelaro tutt’altro.
- Con il passare del tempo ho scoperto che le cose erano andare differentemente da quelle che avevo immaginato quindi da una parte io spero seriamente che Gideon sia come Neal... in fondo non dovrebbe neanche essere poi così difficile visto che sono fratelli... -la vidi sbarrare gli occhi.
- C... Co... cosa cosaaa? Aspetta un attimo: fratelli? Neal e Gideon sono fratelli? Ma cosa dici? - l’avevo scandalizzata. Ma come... se le ho raccontato molte volte da piccola del papà di Henry. Che non lo avesse capito?
- Perché Henry chiama Mr. Gold “nonno” secondo te? - domandai.
- Per prenderlo in giro perché è anziano e ha un figlio che è un adolescente?
- Sbagliato....
- O mio Dio non... Mt. Gold è il padre di Neal? Neal, il padre di mio fratello, è il fratello di Gideon? Ma il n ostro albero genealogioco fa proprio schifo! - esclamò facendomi ridere... in effetti non aveva poi tutti i torti... il nostro albero genealogico era un intreccio assurdo. 
- Eh già, pensavo lo sapessi, te ne ho sempre parlato da piccola. - risposi alla sua domanda.
- Devo averlo completamente rimosso allora... non posso crederci, siamo state entrambe con i figli del signor Gold? E tu hai addirittura un figlio con lui? Questo significa che... no no no ti prego dimmi di no! Non.. non siamo parenti vero mamma? - ci mancava solo questo alla nostra famiglia. 
- Parenti? No, certo che no tesoro, sta tranquilla.
- Ma lui è il fratello di.... è il padre di...
- Tu e Henry siete fratelli solo per metà a livello di sangue. Sono io il legame che vi unisce non Neal, lui non ti è nulla a livello genealogico quindi non siete parenti e di conseguenza non ti è parente neanche Gideon? Pensi che non ti avrei fermata subito altrimenti? Stai tranquilla ok? - sorrisi per farle capire che non c'era nulla di cui preoccuparsi. 
- Mi è preso un colpo.... - finalmente la vidi riprendere colore - Allora, stavi dicendo? Se non hai parlato con lui perché eri in carcere e non si è più fatto vivo... come hai fatto a scoprire che non aveva tutte le colpe che gli avevi attribuito?
- Lo incontrai per caso un giorno a New york e mi raccontò come stavano davvero le cose. Fu costretto a lasciarmi e a mandarmi in carcere... zio August glielo aveva detto, dovevo rompere il sortilegio e lui era solo una distrazione per me. Se avessi continuato a vederlo non avrei mai portato a termine il mio "lavoro". 
- E tu che hai fatto a quel punto? Lo hai perdonato? - chiese pensando che la risposta fosse affermativa. 
- No, certo che no, mi conosci... non sono una che perdona facilmente. Mi sono arrabbiata ancora di più ma poi, dopo avergli fatto conoscere Henry, ho iniziato a vederlo più frequentemente e mi sono resa conto che più cercavo di tenerlo lontano più soffrivo... non volevo ammetterlo ma mi mancava. Lo amavo ancora dentro di me ma ormai era troppo tardi... non solo gli avevo detto delle cose orrende ma aveva addirittura una nuova fidanzata. Il tempo di Emma Swan era finito. E' per questo motivo che ti ho consigliato di parlare con Gideon... potreste ancora sistemare le cose voi due. Se non lo farai potresti avere il rimpianto di non averci provato per tutta la vita.
- Per te è così mamma? Rimpiangi di non avergli detto di amarlo? - stavo davvero parlando di Neal a mia figlia?
- Fortunatamente non ho rimpianti con Neal... cadde in un portale qualche mese dopo averlo ritrovato, pensammo tutti che fosse morto ma fortunatamente non fu così. Era riuscito a sopravvivere. È successo il periodo in cui eravamo andati a Neverland per salvare tuo fratello da Peter Pan ed è proprio lì che lo rincontrai. - sorrisi dolcemente ripensando a quel momento. 
- Gli hai detto di amarlo? 
- Glielo avevo accennato prima che morisse a dire la verità... e lui a quanto pare ricambiava i miei sentimenti. 
- E siete tornati insieme? - aveva lo stesso entusiasmo di quando da piccola le raccontavo le favole. Peccato che come ad allora, neanche quella era una favola. 
- Non potevo... c’era già un bel pirata dagli occhi penetranti che si stava intrufolando silenziosamente nel mio cuore. Ha provato a farmi la corte devo ammetterlo e anche tuo padre ci ha provato, non puoi capire quanto abbiano litigato quei due su quell’isola... abbiamo addirittura rischiato di morire perchè stavano litigando per un accendino. - alzai gli olcchi al cielo. Due bambinoni ecco cos'erano quei due. 
- Scommetto che poi alla fine ha vinto papà. Papà ottiene sempre ciò che vuole! - ammiccò
- Non sempre - le feci l'occhiolino. -  Non scelsi nessuno dei due, non volevo saperne più degli uomini... ma poi il destino a scelto per me. - presi una lunga pausa, era giunto il momento della morale. - Parla con Gideon, digli cosa ti ha spinto a trattarlo così e ascolta cosa invece ha provato lui per arrivare a dire tutto quello che a detto. Solo dopo esservi confrontati potrete decidere il da farsi. Se non affronti la cosa potresti avere un bel rimpianto... fidati, non sempre ci sono seconde occasioni, a me è successo ma non è sempre così. Agisci finché sei in tempo.
- Hai ragione, Parlerò con lui... - mi abbracciò - grazie di cuore mamma. Sarei dovuta venire da te fin da subito. Sei un’amica. 
- Ti voglio bene stellina mia. Per qualunque cosa sono qui. - le diedi un bacio sulla guancia dopodichè mi avviai verso la porta della sua stanza per uscire.
- Mamma aspetta... - mi fermò - Visto che ci siamo ho ancora una domanda da farti
- Dimmi pure tesoro. - tornai a sedermi accanto a lei
- Ma poi tu e papà avete risolto? - la guardai come a non capire cosa stesse dicendo 
- Risolto cosa? - domandai
- si beh... papà mi ha raccontato molte cose di voi due come coppia quando è venuto a Boston, mi ha detto che vi siete fatti la guerra per anni e che ha dovuto chiedere di sposarti due volte....
- Già, una storia un po’ travagliata la nostra- ironizzai
- Ho notato! - rise prendendoci in giro -  Parlando si è lasciato sfuggire anche che ultimamente avete battibeccato. Avete chiarito? - Killian e la sua boccaccia... mai una volta che riesca a starsene zitto.
- Ehm si tesoro, abbiamo risolto ogni cosa. - sorrisi sperando se la bevesse. Non volevo di certo che si preoccupasse. Aveva già i suoi problemi da risolvere, non gli servivano gli altri. 
- Credo di aver ereditato il tuo super potere sai? - mi disse
- Ah si? - questa era nuova
- Beh si.. oppure menti da schifo! Mamma!!!!!!!!!!!! - toushè - Non avete chiarito nulla non è vero?
- Abbiamo solo due idee di pensiero nettamente distinte. Non è nulla di così grave. - ammisi.
- Perché invece non me ne parli? Io ti ho parlato di un mio problema ora tu parlami del tuo, magari da persona estranea ai fatti posso aiutarti. - si stavano per caso invertendo i ruoli?
- Leila non è il caso... è una questione tra me e tuo padre... vorrei che voi figli non entraste in queste situazioni.
- Ma se hai appena detto che non è nulla di grave. Eddai mamma! - insistette. La conoscevo molto bene, non si sarebbe mai arresa.
- E va bene, hai vinto, ma solo perchè è davvero una cosa sciocca. - premisi - Tuo padre vuole partire per un viaggio di lavoro di una settimana e io non voglio! Tutto qua.
- E perché non vorresti?
- Perché no! - wow Emma che bella risposta. Compimenti
- Però mamma che gran bella risposta! - ecco appunto - Ci sarà un motivo no? Sei per caso gelosa che possa incontrare una nuova donna? Andiamo mamma lo sanno anche i muri, Papà non...
- Non sono gelosa, partirà con la sua ciurma quindi a meno che non abbia cambiato orientamento sessuale non devo preoccuparmi di questo.
- E allora cosa c’è! - orami le avevo detto quale fosse il motivo della nostra discussione tanto valeva terminare il discorso.
- Anni fa partì per un viaggio simile e non fece ritorno nei tempi stabiliti.
- Hai paura che...
- La sua nave venne trovata in condizioni disastrose su un’isola abbandonata e di lui non vi era nessuna traccia. Dissero che era deceduto durante la tempesta che ha portato lì, in quell’isola, la Jolly. Mi sentii morire e per poco non persi tuo fratello... ero incinta di Liam quando successe la cosa. Da quel giorno non sopporto di vederlo in mare. Ho il trauma anche solo di vederlo sulla nave quando è attraccata o quando si allontana per qualche ora, figuriamoci per giorni... mi tremano le gambe e rivivo quel momento ogni volta che lo vedo salire a bordo della sulla amata Jolly.
- Oooooh mamma... Perché non glielo hai mai detto? Vi dite sempre tutto voi due! - Era ancora troppo piccola per capire. 
- Non voglio che rinunci alla sua nave per me. Sarebbe capace di non salirci più se gli dicessi questa cosa e non voglio che lo faccia. Lo amo e di conseguenza, pur di vederlo felice, posso sopportare l’idea di vederlo armeggiare con la nave e fare passeggiate di un girono ma non posso sopportare l’idea di saperlo in mare per tutti quei giorni. Sa che ho paura di rivivere il passato ma non gli ho detto proprio tutto tutto. Ho tralasciato di raccontargli ciò che quell'evento mi ha lasciato dentro. 
- io penso che tu debba affrontare questa paura mamma. Ti ricordi cosa mi dicevi da piccola? Le paure vanno prese di petto e affrontate. Devi fare la stessa cosa mamma... lascialo partire e abbi fiducia in lui. Papà non è uno sprovveduto e di sicuro, dopo quello che è successo in passato, sa come aggirare il problema nel caso si dovesse ripresentare. Se non lo lascerai partire gli impedirai di fare una cosa a cui lui tiene molto e come mi hai detto poco fa con la situazione di Gideon te ne pentirai sicuramente.
- Da quando sei così saggia? - Era una violenza per me ma non aveva ssolutamente tutti i torti. 
- Da sempre perché ho avuto per tutta la vita una mamma grandiosa al mio fianco. - l'abbracciai con quanta più forza avessi in corpo. 
Restammo abbracciate per un po’ dopodiché, con gli animi per entrambe decisamente più sollevatisi,la  lasciai in camera sua e andai a preparare la cena. Arrivata in cucina trovai già tutto pronto e apparecchiato. Killian aveva pensato a tutto. Aspettammo che Liam tornasse a casa dagli allenamenti e ci mettemmo tutti a tavola. Fu una serata abbastanza tranquilla, Leila sorrise per tutto il tempo rallegrando anche suo padre e anche io  a mia volta gli lanciai qualche sorriso. Avevo sbagliato a tenergli il broncio, dovevo essere sincera con lui fin dall’inizio... era giunta l' ora di seppellire l’ascia di guerra. Aspettai che tutti e tre i ragazzi , Chloe compresa, fossero a letto per parlargli, non volevo che ci interrompessero. Avevo tutta l’intenzione di prepararmi un discorso da fargli ma salì in camera prima del previsto e non ebbi il tempo di preparare nulla. Avrei dovuto improvvisare.
- Ho finalmente visto Leila serena. È tutto apposto quindi? Sei riuscita confortarla? - mi domandò venendosi a mettere sotto le coperte accanto a me. 
- Si, aveva solamente bisogno di una spintarella per affrontare quel ragazzetto. È pronta a parlargli e mettere le cose in chiaro, qualunque queste siano.
- Sono felice che abbia trovato un po’ di serenità, è tutto merito tuo. Lo sapevo che saresti stata fondamente per lei.
- Non ho fatto nulla, le ho solo mostrato quello che lei non riusciva a vedere.
- Hai fatto molto invece. Sei una mamma stupenda Emma. Non se ne trovano oggigiorno di mamme come te.
- Sarò anche una mamma modello ma come moglie faccio proprio schifo... - iniziai così il mio discorso.
- C...cosa? No.. certo che no! Ma che dici amore... Chi te le mette in testa queste assurdità? 
- Ti ho trattato da schifo in questi giorni e solo adesso mi rendo conto di aver sbagliato. Volevo evitare che partissi ma non ho pensato di dirti fin dall’inizio il perché. Ti ho spiegato solo in grandi linee la cosa ma c’è dell’altro sotto... Ecco vedi.. si beh... io... c’è una cosa che non sai ancora... - non trovavo le parole ma fortunatamente lui venne in mio soccorso con una frase che mai mi sarei aspettata.
- shhhh - mise il dito indice sulle mie labbra  non dire nulla... Ho sentito tutto. - lo guardai non capendo cosa volesse dirmi. Cosa aveva sentito? - Ho ascoltato la tua conversazione con Leila... pensavo stavate parlando di Gideon ecco perché mi sono avvicinato invece.... - sorrise alzando al tempo stesso le spalle come a dire "ooops"  - Ti amo amore mio, ti amo da impazzire e se non vuoi che parta allora non partirò. Se mi avessi detto fin da subito il problema io avrei evitato anche di uscire fuori porto così frequentemente. - visto? Lo sapevo che avrebbe detto così. 
- Il mare è la tua vita Killian non posso impedirti di viverla solo per le mie paure. Hai detto di essere bravo a sopravvivere no? Beh ho deciso, grazie a nostra figlia, di provare a fidarmi di te e vedere se davvero sei cosi bravo come dici. 
- Emma non devi sentirti costrett...
lo bloccai - Dovrai scrivermi e chiamarmi almeno ogni ora, voglio sapere tutto: come stai, dove sei e sopratutto che tempo fa. Se il mare è mosso voglio che trovi immediatamente riparo... non farmi tornare a vivere quell'incubo che...  - mi bacio con trasporto solo così riuscì a fermare quel fiume di parole. Fosse per me avrei continuato in eterno.
- Ti amo amore mio e ti prometto che sarò prudente... non mi succederà nulla. Sarà una settimana difficile senza di te ma saprò ricompensati a dovere al mio ritorno. - ammiccò. Sapevo a cosa si riferisse e decisi quindi di stuzzicarlo a mia volta. 
- Ah si? Solo al ritorno? Sette giorni sono tanti sai??? - misi il broncio. Volevo qualcosa di più. 
- Beh potrei ricompensarti della tua gentilezza e della tua comprensione sull'importanza per me di questo viaggio facendoti un piccolo regalino! - si avvicinò per poi baciarmi il collo. 
- Che genere di regalino? - lo lasciai fare ma al tempo stesso continuai ad istigarlo. 
- Mmmh chiamiamolo regalino pre partenza. che ne dici?
- A si? Mmh Interessante - ammiccai ancora una volta. E sentiamo un po’ - misi fine a quel dolce contatto per poterlo guardare meglio negli occhi. - Che regalino sarebbe?
- Affidati a me e vedrai. - senza neanche rendermi conto mi ritrovai a far l’amore con lui. Avevo ceduto... avevo ceduto ancora una volta ma era giusto così. 
 L'amore è sacrificio e delle volta per le persone che si amano bisogna chiudere un occhio e andare avanti. È quello che ho cercato di spiegare a Leila quel pomeriggio dicendole di dare modo a Gideon di spiegarsi, ma mi rendo conto solamente adesso che è esattamente quello che lei ha fatto capire a me dicendomi di dare fiducia a Killian. E' incredibile... lui ha sempre sostenuto una cosa su me e nostra figlia e finalmente posso dire che ha pienamente ragione. Io e Leila siano molto simili e non solo fisicamente anche caratterialmente. È proprio il caso di dirlo: tale madre tale figlia.
 
Note dell'autore: Ciao ragazzi, eccomi di nuovo qui. Ultimamente sto andando un po' a rilento per via del lavoro e purtroppo riesco a pubblicare solamente una settimana si e una no. Spero non sia un problema. Se così fosse però sappiate che l'estate è vicina (anche se dal tempo non si direbbe) e che presto tornerò ad essere piu puntuale che mai. Vi riempirò talmente tanto di aggiornamenti che sarete costretti a dirmi "bastaaaaaa!!!!" ehehehehehe. Un abbraccio grande a tutti voi. A prestissimo. 
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: ballerina 89