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Autore: fallsofarc    03/06/2019    0 recensioni
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Julia ha ventisei anni, si mantiene grazie a un lavoro che non le piace e spesso la notte fatica a dormire, preda della solitudine.
Andrew vive alla giornata, sempre pronto a terminarla con una birra in compagnia degli amici al solito bar.
Non hanno nulla in comune, eppure la loro amicizia regge da anni, a dispetto di ogni previsione.
Cosa accadrà quando Julia ricomincerà a frequentare Richard, il suo ragazzo storico?
Tra gelosie, equivoci e visioni inaspettate, il loro rapporto subirà un grande colpo perché nessuno dei due ha fatto i conti con l’imprevisto.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 21

Amore imprevisto


PROLOGO

Due anni prima


«Vado a ordinare il secondo giro.»
Andrew si alzò dalla scomoda sedia, stiracchiandosi la schiena. Aveva iniziato a lavorare come facchino solo da un paio di settimane e già non ne poteva più.
Matt alzò una mano. «Per me basta così, ho un corso di aggiornamento domattina e devo ancora fare la valigia. Non so come infilarci il completo senza spiegazzarlo, anzi, se avete consigli sono ben accetti.»
«Ti pare che io possa saperlo? Ci pensa mia madre a queste cose.» Steve scrollò le spalle, disinteressato: tra i quattro era l’unico che viveva ancora a casa dei genitori.
«Quando ho un dubbio, lascio fare a mia sorella, anche se poi mi ricatta per farsi pagare qualsiasi cosa.»
Matt sgranò gli occhi all’affermazione di Tony. «Lara è ancora una ragazzina, sei uno sfruttatore!»
«Guarda che si è diplomata l’estate scorsa.»
«Cosa?! Stiamo invecchiando, dannazione…»
Quello fu il segnale per Andrew di andare a procacciare altro alcol. «Prendo una birra anche a te, Matt, e vediamo se ti passa la fase depressiva. Hai venticinque anni, non quaranta!»
«Comunque è Tony il più vecchio tra noi.»
Il diretto interessato scosse la testa, con fare solenne. «La mia è tutta esperienza in più. Infatti domani esco con Gilda.»
«Spero che non ti usi di nuovo come autista per farsi portare in giro nel suo giorno libero» sghignazzò Steve.
Andrew si allontanò, ignorando la replica colorita di Tony. Si avvicinò al bancone e fece segno al barista di preparare un altro giro.
Il locale aveva arredi quasi fatiscenti e nessun servizio ai tavoli, ma era più o meno equidistante da casa di tutti e quattro e le birre erano buone, pur essendo economiche.
Mentre aspettava che l’ordine fosse pronto, origliò la conversazione della ragazza accanto a lui: era girata di spalle e parlava con un’amica.
«Già solo il fatto di aver scelto un locale del genere dovrebbe farci desistere da questo assurdo appuntamento a quattro. Poi sono pure in ritardo!»
Andrew pensò che i tizi in questione non si sarebbero presentati, perché scegliere il Dreamland come luogo di ritrovo era un palese sintomo di scarso interesse. Gli unici sogni che il locale avrebbe potuto ispirare erano quelli deliranti dovuti all’eccesso di alcol.
Lasciò i soldi sul bancone e afferrò il vassoio, urtando per sbaglio la schiena della ragazza.
«Scusami!»
Lei si girò, con espressione sorpresa. «Andrew?»
La riconobbe subito. Non la vedeva da quando studiava al college e, a conti fatti, dovevano essere passati almeno sei anni. Era cambiata un po’, nel taglio di capelli e nel trucco più accentuato, però l’avrebbe riconosciuta anche con la maschera di argilla sul viso, con cui l’aveva vista in passato.
«Jules, ciao!»
Lei gli sorrise e, sull’onda dell’entusiasmo e della sorpresa, gli gettò le braccia al collo.
Andrew l’abbracciò, non resistendo a dirle: «Da dietro non ti avevo riconosciuta, sembravi più alta!». Notò i tacchi alti, che non le aveva mai visto indossare in passato.
Lei si staccò, ridendo. «Tu invece ti sei fatto crescere il pizzetto. Una volta non avevi abbastanza peli perché risultasse credibile!» Si rivolse poi alla sua amica. «Samantha, lui è Andrew. Eravamo al liceo insieme.»
«Ero il migliore del laboratorio di scienze» si vantò Andrew, tendendo la mano alla ragazza.
«Il migliore a copiare, per non rischiare di ripeterlo per la terza volta!»
«Non ho specificato migliore in cosa, Jules.»
Julia stava per ribattere, quando Samantha fece un cenno a uno dei due tizi appena entrati, che si stavano guardando attorno spaesati.
Andrew si trattenne a stento dal ridere. «Cercano voi?»
«Temo di sì» sussurrò Julia, con una smorfia.
Come avevano fatto a scegliere il Dreamland e presentarsi in giacca e cravatta? Che imbecilli.
Andrew guardò il vassoio pronto per i suoi amici, con le birre che rischiavano di diventare calde. Poi posò lo sguardo su Julia, che si toccava il collo, nervosa.
«Ti serve Andy?» le sussurrò all’orecchio, rimanendo alle sue spalle e sentendola irrigidirsi.
Lei inclinò leggermente il capo all’indietro per guardarlo negli occhi. «Come ai vecchi tempi?»
Le fece l’occhiolino. «Dovrei essere ancora in grado.»
Julia guardò i tizi che le avevano riconosciute e si stavano avvicinando, poi prese la sua decisione. «Scusami, Samantha, però io passo…»
L’amica comprese il messaggio, però non fece in tempo a ribattere, che erano state raggiunte dai due uomini. Devono avere più di trent’anni o qualche rotella fuori posto per pensare di risultare interessanti vestiti come dei vecchi, pensò Andrew guardando i jeans sfatti e la felpa che indossava.
«Bellezze, scusate il ritardo. Abbiamo sbagliato a darvi l’indirizzo, credevamo fosse quello del locale appena aperto dall’altra parte della città.»
Se già non gli fossero stati sulle palle, li avrebbe comunque etichettati come idioti senza speranza per le occhiate disgustate che i due stavano lanciando al bar e ai suoi pochi avventori.
Andrew posò un braccio sulle spalle di Julia e sorrise. «Dove si va di bello?»
«Scusami, tu chi saresti?» chiese il secondo tizio, vestito e pettinato come il primo, tanto da risultare difficile distinguerli.
«Lui è il mio ragazzo. Siamo una coppia aperta.» Julia ricordava ancora bene la loro scenetta collaudata per far sparire i ragazzi di cui non gradiva le attenzioni.
«Credo ci sia stato… un fraintendimento.» Uno dei due si allargò il nodo della cravatta, mentre l’altro ostentava un’espressione oltraggiata, guardando l’amica di Julia.



Julia non avrebbe voluto metterla in difficoltà e, di certo, la sua collega era pentita quanto lei di aver accettato di uscire con quei due rappresentanti, che erano passati in ufficio la settimana precedente.
«Tranquilli, Julia e il suo ragazzo sono uno spasso!» Samantha le diede corda.
Come si aspettava, i due gettarono la maschera di finta educazione e imprecarono, prima di girare i tacchi e andarsene.
«Senza offesa, Jules, però come diavolo hai fatto ad accettare questo appuntamento?» Andrew tolse il braccio dalle sue spalle e lei sentì freddo, forse per la corrente d’aria arrivata dalla porta del locale, che si stava richiudendo dietro al doppio appuntamento sfumato.
«Sto lavorando troppo» si giustificò, ermetica. Sapeva che Andrew non l’avrebbe pressata per sapere altro. «Tu che ci fai qui?»
«Sono qui con i ragazzi.» Indicò il tavolo in fondo al locale, vicino allo schermo che trasmetteva una partita di qualche campionato estero.
«Ti lascio tornare da loro, io accompagno Sam.» Un po’ era dispiaciuta, perché le aveva fatto piacere ritrovare Andrew dopo tanti anni: si erano persi di vista poco dopo la fine del liceo, come spesso succede, prendendo strade diverse.
«Tranquilla, July, prendo un taxi. Resta pure con il tuo amico.» Samantha le diede un bacio sulla guancia e li salutò.
«Porto queste agli altri e facciamo due chiacchiere, ti va?»
Julia accettò e si sedette su uno sgabello, mentre Andrew raccomandava al barista di non darle nulla di troppo forte, perché reggeva malissimo l’alcol.
«Andrew, dai! Ho ventiquattro anni, ormai.»
«Credo che il tuo fegato sia un quinto di quello di Tony.»
Andrew sparì con il vassoio e lo guardò parlare con i suoi amici. Non le aveva chiesto di unirsi a loro, forse pensando che da soli avrebbero chiacchierato meglio di ciò che era accaduto nelle loro vite, durante gli ultimi sei anni.
Rimasero a parlare finché fu il proprietario stesso del locale, ormai vuoto, a far loro presente che ore fossero.
«Domattina devo alzarmi alle sette per andare in ufficio!» Avrebbe dormito meno di cinque ore, però non le dispiaceva.
«Vieni, andiamo.»
Si ripromisero di tenersi in contatto e vedersi per mangiare una pizza insieme.
Julia lo abbracciò, alzandosi sulle punte, e si ritrovò a stringere un corpo da uomo e non il ragazzino smilzo che ricordava dal liceo.
«Grazie per questo tuffo nei ricordi.»
«Sempre a disposizione, Jules, per ricordarti i disagi e gli imbarazzi dell’adolescenza» ridacchiò.
Si salutarono di fronte all’auto di Julia, e lei immaginò che si sarebbero di nuovo persi di vista, come succede quando ci si imbatte per caso in vecchi amici, dopo troppi anni di lontananza.
Fu sorpresa di trovare un messaggio di Andrew, il mattino dopo, che le proponeva di vedere con lui un horror appena uscito al cinema, come ai vecchi tempi.
Al lavoro, Samantha la tampinò tutto il giorno perché non credeva che lei e Andrew fossero sempre stati solo amici. Julia si ritrovò di nuovo a difendere la loro amicizia, come era accaduto spesso in passato.



Dopo la serata al cinema, si incontrarono altre volte a cena da Julia, che si era trasferita da poco in un piccolo appartamento.
Andrew la stupì invitandola a pranzo da sua madre, perché nel suo monolocale non c’era posto nemmeno per mangiare in due. La signora Theresa ricordava con affetto quella compagna di scuola, che aveva evitato al figlio di dover ripetere di nuovo il laboratorio di scienze. Julia non pensò nemmeno per scherzo di ricambiare l’invito: non avrebbe mai fatto quel torto ad Andrew, perché era un supplizio anche per lei dover andare a pranzo da sua madre.
Settimana dopo settimana, si instaurò una routine fatta di telefonate, serate a base di cibo pronto, film e confessioni a cuore aperto. Si raccontavano tutto, si lamentavano dei propri lavori e delle famiglie, anche se per motivi diversi.
Julia era incappata in una spirale discendente di pessimi appuntamenti con uomini inadatti a lei, mentre Andrew continuava a preferire le storie di una notte e, quando replicava, era costretto a chiedere a Julia il nome della tizia con cui era stato l’ultima volta, non avendolo memorizzato.
Lui sembrava non avere ritegno né senso del pudore, come se fossero rimasti adolescenti, e lei perciò lo trattava con la stessa confidenza che avevano avuto al liceo.
Julia, sempre più spesso, si sentiva sola nell’appartamento vuoto e silenzioso, e talvolta ricorreva ai sonniferi per riposare meglio, tranne quando lui si fermava a dormire sul divano, dopo il film.
Andrew non le proponeva mai di uscire con i suoi amici e, quando lei si decise a chiederne il motivo, lui liquidò subito il discorso, dicendo di volerle risparmiare battute stupide e insinuazioni sul loro rapporto.
Nessuno dei due si era reso conto dell’evidenza: quell’amicizia, ritrovata all’improvviso, si stava trasformando in qualcos’altro.




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In autunno arriverà anche la nuova versione di Iniezione d'amore!
Grazie a chi vorrà rileggere di Andrew e Julia, dopo questo restyling!



   
 
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