Ore e ore passate a fissare il soffitto, la luce della luna che entra dalla finestra che ho dimenticato aperta e solo il suono del mio respiro come sottofondo.
Dovrei alzarmi e abbassare la tapparella.
Dovrei dormire, uno sguardo all'orologio mi dice che tra poche, pochissime ore suonerà la sveglia.
Già, dovrei proprio decidermi a fare qualcosa e invece rimango stesa sul letto con lo sguardo fisso nel nulla.
Mi sento persa nel vuoto.
Smarrita.
Sconfitta.
Sola.
Più di tutto mi sento sola in questa casa che non sento mia, in una vita che non ho mai sentito mia.
Vorrei disperatamente amare ed essere amata e, allo stesso tempo, sono terrorizzata dall'amore.
Danneggiata.
Un altro termine per parlare di me, della vera me. Sempre che esista una vera me.
Il mio cervello è stato settato sul mal di vivere ma tutto pare amplificato di notte quando il sonno pare lontano ed effimero quanto la linea dell'orizzonte.
Forse potrei scrivergli: mi faceva sorridere e non mi sentirei più in questo modo.
Potrei ma non lo farò, domani mattina la troverei una pessima idea.
Mi rannicchio di lato e stringo più forte il cuscino, fingo che le guance non mi pizzichino per le lacrime, e sposto lo sguardo fuori dalla finestra.
Devo solo superare la notte, un minuto per volta.
Dovrei alzarmi e abbassare la tapparella.
Dovrei dormire, uno sguardo all'orologio mi dice che tra poche, pochissime ore suonerà la sveglia.
Già, dovrei proprio decidermi a fare qualcosa e invece rimango stesa sul letto con lo sguardo fisso nel nulla.
Mi sento persa nel vuoto.
Smarrita.
Sconfitta.
Sola.
Più di tutto mi sento sola in questa casa che non sento mia, in una vita che non ho mai sentito mia.
Vorrei disperatamente amare ed essere amata e, allo stesso tempo, sono terrorizzata dall'amore.
Danneggiata.
Un altro termine per parlare di me, della vera me. Sempre che esista una vera me.
Il mio cervello è stato settato sul mal di vivere ma tutto pare amplificato di notte quando il sonno pare lontano ed effimero quanto la linea dell'orizzonte.
Forse potrei scrivergli: mi faceva sorridere e non mi sentirei più in questo modo.
Potrei ma non lo farò, domani mattina la troverei una pessima idea.
Mi rannicchio di lato e stringo più forte il cuscino, fingo che le guance non mi pizzichino per le lacrime, e sposto lo sguardo fuori dalla finestra.
Devo solo superare la notte, un minuto per volta.