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Autore: MadLucy    09/06/2019    0 recensioni
{Tomarry | Harrymort | what if | post Chamber of Secrets | grey!Harry}
Il ricordo del diario di Tom Riddle riesce nel suo intento: riacquistare un corpo. Una nuova profezia gli indica la strada: Harry Potter è l'unico che può sconfiggerlo, ma anche l'unico che può portarlo al trionfo. Tutto ciò che Tom deve fare è usare la sua arma più potente contro di lui: l'amore. Harry viene rapito ed introdotto suo malgrado ad una nuova vita, inspiegabile ma affascinante. Avviluppato in un seducente, caleidoscopico vortice dove verità e menzogna finiscono per confondersi sempre di più, il suo obiettivo è non perdere se stesso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Tom O. Riddle | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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1.
Sotto la sua testa c'era un cuscino. Sul suo corpo una coperta. Due spiegazioni possibili, pensò Harry: o l'aldilà era una specie di dormitorio, oppure il veleno del Basilisco non l'aveva ucciso. Era stato salvato? Drizzò rapidamente il torso, infliggendosi un giramento di testa. Non si trovava più nella Camera dei Segreti. La stanza era grande, un salotto elegante provvisto di caminetto e scaffali con libri. Harry si massaggiò la fronte, perplesso. Tutto gli faceva pensare di trovarsi a Hogwarts, ma perchè non c'era nessuno? 

Si stava ancora guardando intorno, quando una persona apparse. L'ultima che avrebbe voluto vedere. Era il ricordo di Tom Riddle, con la sua pettinatura pulita e rifinita anni cinquanta, l'onda del ciuffo scolpita sulla fronte. Non indossava più la divisa, ma un abito di sartoria che gli calzava a pennello e un mantello che ne avviluppava la figura slanciata. 
«Ben svegliato» gli augurò, l'ombra di un ghigno sulle labbra. 
Harry sgranò gli occhi, spaventato. «Ginny? Lei-»
«È morta, Harry» rispose Tom, dolcemente, con un tono d'ovvietà. «Ricordo di averti avvisato che sarebbe successo.»
Harry sentì una fitta di rabbia nel petto, subito affievolita da un'improvvisa stanchezza. «Tu...» 
«Risparmia le energie» consigliò il ragazzo, facendogli cenno di restare disteso. «Non è stata una gran perdita, ammettilo. Cercheremo di tirare avanti anche senza di lei.» I suoi occhi blu acciaio sembravano godere della breccia di dolore che avevano appena aperto, e titillarla, nella speranza di infettarla ancora di più. Si sedette sul bordo del materasso, vicino a lui. Harry cercò di spostarsi, ma era così intorpidito. 
«Mi dispiace per averti minacciato di morte» esordì Tom, portandosi una mano al cuore in un gesto di affettata, retorica contrizione. «È stato molto... scorretto da parte mia. Sono stato io a crearti, dopotutto. Sono stato io...a indicarti come mio eguale. Ho creato un nemico su misura per me. La solitudine gioca brutti scherzi.» Si concesse persino un sorriso divertito, come se quella tra loro fosse una normale conversazione tra amici. «Io ho fatto di te quello che sei più di quanto abbia fatto il sangue dei tuoi genitori. Devo confessare che il risultato è eccellente. Un mago così giovane e talentuoso, già in grado di affrontare prove molto difficili... Proprio com'ero io» concluse, soddisfatto. 
«Tu non sai niente di me!» sbottò Harry, mentre le lacrime cominciavano a stillare al pensiero di Ron e la famiglia Weasley, del loro dolore per la perdita di Ginny. 
Tom gli rivolse un'occhiata di sfida. «Non hai mai conosciuto la tua famiglia. I bambini babbani ti hanno emarginato. I tutori che avrebbero dovuto proteggerti ti hanno umiliato. Ti è stato fatto pagare come una colpa il fatto che fossi speciale, soltanto per paura e invidia. Hai dovuto badare a te stesso. Hogwarts è stata la tua prima e unica vera casa. La magia ti ha salvato la vita. Hai scoperto di essere mezzosangue, e la tua vicinanza -sfiorata appartenenza- alla casa di Serpeverde. Ma persino lì non hai mai smesso di chiederti perchè fossi diverso dagli altri. I serpenti ti parlano. Hai una predisposizione prematura per un certo tipo di magia inaccessibile ai più.» I lineamenti delicati e armoniosi creavano ombre sul suo viso, prima indaco, poi olivastre. «Sto parlando di te, ma tutto questo si applica perfettamente anche a me. Nessuno al mondo può capirti meglio. Tuttavia...» Le sue labbra si socchiusero. «Ugualmente m'incuriosisci. Se il nostro destino è completarci a vicenda, dev'esserci per forza qualcosa di tuo che mi manca.»
«Il nostro destino non è completarci a vicenda» lo contraddisse Harry, tra i denti. «Io devo-»
«-distruggermi?» suggerì Tom, gentilmente. 
«Sconfiggerti» lo corresse, distogliendo lo sguardo. 
Lui sorrise. «Harry, dolce Harry. C'è un motivo se non sono riuscito a ucciderti. Un motivo se c'è un legame tra noi.» Allungò l'indice, scostò una ciocca di capelli corvini e gli sfiorò la cicatrice, pianissimo, scottandosi appena il polpastrello. «E va al di là della protezione di tua madre, al di là della profezia. Eravamo destinati ad incontrarci. Perchè noi due siamo uguali.»
Harry non riusciva a far emergere la rabbia dalla spossatezza, ma ci provava. «Non siamo affatto uguali! Tu hai scelto di diventare un assassino!»
Tom lo ignorò. «Conoscendoti ho provato quello che hai provato tu. La sensazione di vedersi riflessi in uno specchio. Non puoi ignorare che ci sia un disegno più grande. Come spiegare i nuclei gemelli delle nostre bacchette, ad esempio? Ad ogni modo, una cosa è certa: una parte della mia anima si cela dentro di te, e non posso riaverla indietro.» Il suo sorriso divenne scaltro. «Non mi resta che tenerti da conto.»
«Che cosa stai dicendo?!»
Tom fece una smorfia altera. «Non fare quella faccia. Ti sto dando una buona notizia. Non ti ucciderò» lo rabbonì. «Tutto quello che io intendo fare, lo potrò fare soltanto se tu sarai con me.»
Harry ricambiò il suo sguardo ferocemente, bruciando d'odio. «Puoi tenermi qui quanto vuoi, ma io non ti appoggerò mai.»
Tom lo ignorò ancora una volta. «Io ti ho dato una parte di me. Ti ho trasmesso dei miei poteri. Adesso tocca a te darmi in cambio qualcosa che ti appartiene» lo informò, con voce suadente. «Mi darai il tuo sangue, di tua spontanea volontà. Non è paradossale che la magia originata per respingermi mi proteggerà?»
«Io non ti darò il mio sangue» gemette Harry. Tutto cominciava a vorticargli intorno.
«Non ancora» puntualizzò Tom. «Insieme possiamo fare cose straordinarie, te l'ho detto. Tu non sei semplicemente il Prescelto. Sei il mio Prescelto.» Un gigantesco rettile iniziò ad avvilupparsi alle gambe del letto. Era di spropositata lunghezza, corazzato di scaglia color zaffiro e smeraldo. «Ti presento Nagini» aggiunse Tom, ghignando. «Ti veglierà durante il tuo riposo. Avete molte cose in comune. Sarà contenta di avere qualcun altro con cui parlare.»
Harry lanciò uno sguardo truce alle pupille verticali del serpente, poi si lasciò ricadere sul cuscino. 
«Non hai vinto tu, Voldemort» bisbigliò, sfinito. «Silente mi troverà.»
Tom si avviò alla porta. Si voltò a guardarlo un'ultima volta, beffardo. 
«Oh, andiamo, Harry. Tu odi quel nome. Chiamami Tom.»
  
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