Film > Captain America
Ricorda la storia  |      
Autore: Enid    10/06/2019    1 recensioni
One shottina scritta per la challenge #AStuckyaDay sul gruppo till the end of the line - Steven Rogers / Bucky Barnes - Stucky (se volete entrare, mandatemi un messaggio).
Task 9
Un'opera legata agli avvenimenti dal salvataggio di Bucky dalla sede Hydra ad Azzano, alla serata nel posting americano dove festeggiano il recupero della battaglione.
Di qualsiasi genere (what if o canon), qualsiasi rating.
Genere: Angst, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A Chuisle, a Chroì'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quella notte camminarono finché le gambe li ressero e poi Dum Dum organizzò un campo di emergenza, con Steve che non sapeva nemmeno da che parte girarsi per organizzarlo, e Bucky confermava il tremendo sospetto che non gli avessero fatto fare nemmeno un corso da ufficiali di base.

Appena poté, Bucky lo prese per un braccio e lo tirò, come se pesasse ancora 50 chili bagnato, nel fitto del bosco, aiutato dall'oscurità della notte.
Lo spinse contro un albero, e di nuovo Steve si fece quasi bistrattare senza tradire alcun nervosismo.
"Steven Grant Rogers," iniziò, sottovoce ma il tono ancora rigido, "cosa diamine ti è venuto in mente?"

"Buck... io... il dottor Erskine..."

"No, cretino, non qualunque cosa ti abbia fatto diventare... questo," disse, indicandolo con un movimento delle braccia. "Come ti è venuto in mente di fare un'incursione in solitaria dentro il territorio nemico armato come una ragazza da palcoscenico!" Bucky stava cercando di tenere la voce bassa, ma non toglieva nulla all'angoscia che ora si era impadronita di lui. E se fosse morto per arrivare alla fabbrica? E se l'avessero ucciso? E se l'avessero catturato, e se... deglutì faticosamente il groppo che gli si era formato in gola mentre Steve, zitto, allungava le braccia e, con una delicatezza che non aveva mai avuto nemmeno prima (e diamine, c'era un prima e un dopo adesso), lo attirò verso di sé. Erano alti uguali ora, forse Steve aveva un paio di centimetri di vantaggio per via di quei ridicoli stivali, e Bucky si trovò nell'inusuale situzione di essere lui ad affondare il viso nel collo dell'altro, il respiro tremante di rabbia e paura represse a stento (si trovò ad annusare il collo dell'uomo di fronte a lui, e ricacciò un singhiozzo quando si accorse che almeno l'odore non era cambiato).

"Mi hanno messo a fare la scimmia addestrata..." iniziò Steve, e Bucky si accorse che aveva iniziato a muoversi piano piano a destra e sinistra, come a cullarlo, "e l'ho odiato. Sono arrivato ad Azzano col tour USO e lì gli altri soldati volevano solo tirarmi dietro i loro stivali. E avevano perfettamente ragione. Poi mi hanno detto che quello era il pubblico rimanente del 107°... e tu non c'eri. E non c'era nessuna azione di salvataggio prevista così dentro le linee nemiche... così... ho deciso di partire."

"Da solo?" gli mormorò incredulo sul collo, insinuando le mani sotto il giubbotto di pelle per aggrapparsi a quella maglina ridicola a stelle e strisce, in mancanza di poter toccare la pelle.

"Beh, non proprio... Peggy... l'agente Carter, e oh, te la devo presentare, Buck, anche se credo che vi alleerete contro di me, e, sei libero di non crederci, Howard Stark mi hanno dato uno strappo... in aereo..."

"Non ci sono piste di atterraggio..." commento Bucky, temendo già dove sarebbe andato a finire.

"Avevo un paracadute..." Evidentemente anche Steve sapeva che Buck non sarebbe stato contento, visto che lo disse quasi sottovoce...

"Dannazione, Rogers! Ti sistemano ogni malattia che avevi e cerchi di romperti l'osso del collo??" gli diede una spinta sul torace, e Steve non si spostò di un centimetro, ma le sue mani gli corsero sulle braccia, afferandolo per le spalle e scuotendolo un po' meno debolmente di come era abituato.

"C'eri tu tra i prigionieri, Buck! Non volevo, non potevo rimanere con le mani in mano mentre tu eri in mano nazista! E sono qui, no? Siamo qui tutti e due..." la voce di Steve, che all'inizio aveva la stessa veemenza di quella di Bucky, si addolcì sul finale, e le stesse braccia lo riattirarono verso di sé, abbracciandolo in una stretta che era familiare e non lo era. Bucky ricambiò l'abbraccio,

"Cristo, Rogers, non riesco quasi più a cingerti il petto..." si lamentò, con una mezza risata, prima di appoggiarsi di nuovo all'altro.

Dopo alcuni minuti in cui erano rimasti in silenzio, consci solo del respiro dell'altro (e Bucky stava ancora cercando di abituarsi alla mancanza di fischi, o di respiri artificiosamente più profondi per combattere la mancanza di ossigeno, al cuore che batteva forte, regolare, in un thump thump thump che non avrebbe dovuto risultare familiare, ma Bucky avrebbe sempre riconosciuto il suo a Chuisle).
Il naso di Steve, sempre mezzo storto, gli si strofinò contro la tempia, e Bucky si girò, strofinandovi contro il suo.

"Buck?" la voce di Steve era flebile, e con una nota di paura che non vi sentiva dalla prima volta che si erano baciati, con la scusa dell'alcol con cui non si erano ubriacati, nella camera di Steve, soli mentre Sarah era ad un turno di notte.

"Vieni qui, cretino." gli rispose Bucky, spostando le braccia per accarezzagli le guance, e tirarlo delicatamente verso di sé finché non furono labbra a labbra. Steve espirò tremulo, come se avesse avuto paura che questo non sarebbe più stato possibile, e poi una mano si intrecciò nei capelli sulla nuca di Bucky e l'altra lo teneva in vita, mentre il bacio cambiava, diventava più intenso, più disperato. "Pensavo che sarei morto su quel tavolo... che non ti avrei rivisto più..." sussurrò Bucky, le labbra che toccavano quelle di Steve mentre parlava, perché maggiore distanza gli era impensabile. Steve lo strinse più forte,

"Imbecille, per chi pensi che abbia fatto tutto questo?"

"Non lo so, Steve, sembravi tremendamente convinto di voler menare i nazisti... avrai preso Hitler a pugni, cosa, 150 volte?"

Steve cercò di soffocare una risata tra le labbra di Bucky ma entrambi stavano ridendo troppo per riuscirci.

"Lo avrò steso almeno duecento volte..." la risata di Bucky si trasformò in un gigantesco sbadiglio.

"Sai cosa sarebbe fantastico? Se ora trovassimo un posto dove stenderci io e te. Sono esausto..."

"Buck... stai bene? Gli altri soldati hanno detto che..."

"Sto bene, Stevie... sono solo stanco." mentì Bucky, sapendo che Rogers se ne sarebbe accorto, ma era davvero esausto e non voleva parlarne in quel momento.

"Andiamo a riposare, allora, a Chroì." Bucky lo strinse più stretto per qualche secondo.
"A Chuisle..." e con un ultimo bacio, si avviarono verso l'accampamento in divenire, dove Dum Dum indicò loro una tenda di fortuna e con un'occhiataccia li cacciò dentro prima che potesero protestare.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Captain America / Vai alla pagina dell'autore: Enid