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Autore: soliloquia    11/06/2019    0 recensioni
I Pink Floyd sono molto più di un semplice gruppo rock.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I Pink Floyd sono per il Prof. S.
Ad un grande insegnate, ma soprattutto, ad una grande persona.




Scrivevi sempre le iniziali del tuo nome, ovunque, come a voler sottolineare il fatto che tu c'eri, ci sei e ci sarai. 
Marchiavi gli oggetti, i fogli, i libri, i vestiti e la pelle. 
Ed inevitabilmente hai marchiato anche me. 
Mi sei entrata dentro, come un fuoco, ti sei appropriata della mia mente –e del mio cuore-. Non mi hai chiesto il permesso, non hai lasciato che mi abituassi alla tua presenza, al tuo odore, al tuo sapore, ai capelli nella doccia e al borotalco finito. 
Ti ho detto di smetterla di lasciare tracce di te. Tu mi hai risposto alzando le spalle, e dicendo 'così, anche quando non ci sarò, ti ricorderai di me'.
Avevi le labbra screpolate quando ti ho incontrata, le sopracciglia inarcate e gli angoli della bocca all'ingiù. Ti ho chiesto che ore fossero, avevo l'orologio. Ma tu questo non lo saprai mai. 


Mi hai insegnato a piangere, sussurrare, bisbigliare, parlare, ridere, ansimare, gridare. 
Mi hai insegnato cose che nemmeno dieci anni di scuola, mi aveva insegnato.
Mi hai insegnato come mentire ai miei, come nascondere la puzza di fumo, come baciare nel buio. Mi hai insegnato che 'I Pink Floyd sono molto più di un semplice gruppo rock'. Mi hai insegnato a bere senza toccare il collo della bottiglia, e come (non) respirare quando mi sei vicina. Mi hai insegnato che la vita, non è mai come l'aspetti; ti stravolgere e ti rovina i piani e te ne pone davanti altri. Mi hai insegnato che il rosa e il rosso non vanno mai abbinati insieme. Mi hai insegnato come capire e leggere le persone. Ma soprattutto, mi hai insegnato come amare.
E nessun'altra ci era mai riuscita.
Mi hai insegnato così tante cose, in così poco tempo, che mi viene da piangere al pensiero che, inevitabilmente, tu, andrai via da me.
Perché andrai via, ed io, non posso proprio farci niente.
Me ne sto qui, seduto, con lo sguardo perso in qualche bel ricordo, mentre aspetto, ed aspetto, che questo crampo allo stomaco passi in fretta. Ma non va via, non vuole andare via.
E continua a tormentarmi, a marchiarmi dentro, e mi lascia vuoto, ma pieno di dolore.
Inevitabilmente, da me, si va sempre via. O per un motivo o per un altro.
E il tuo motivo è il peggiore di tutti gli altri stupidi, odiosi, motivi.
Cancro.
Una parola che mi fa tremare anche solo pensare di pronunciarla. Una parola con due c, una a, una enne, una o, e una erre. Una parola che odio e mi ha insegnato solo che, quando meno te l'aspetti, la vita, ti strappa via tutto quello che ti aveva donato.
E mi chiedo perché, perché, deve bruciare così tanto? Perché nonostante io ci provi, tu non vai via. Resti marchiata dentro, fuori e su, di me, fino a farmi tremare, piangere ed ansimare dal dolore.
E le tue iniziali sono d'ovunque; sul libro di geometria, sulla lista della spesa, sul post-it sul frigorifero, sulla maglia bianca, sulla mia pelle scura.
Ogni fottuta cosa, in questa casa, sa di te. È tua, ti appartiene e sempre sarà legata a te, che io lo voglia o meno. 
Vorrei prendere un fiammifero e dare fuoco a tutto, me compreso. Ma so che non posso farci niente, non posso lottare. 
E nonostante questo, sorrido, inevitabilmente, trovando ancora il borotalco finito e le tue inziali ben impresse nel mio cuore.





So, so you think you can tell. 
Heaven from Hell, blue skies from pain.
   
 
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