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Autore: la luna nera    11/06/2019    4 recensioni
Firenze, si sa, è una delle capitali mondiali dell'arte e della cultura. Non è quindi raro che ospiti mostre ed eventi nei suoi innumerevoli edifici storici. A Palazzo Pitti ha da poco preso il via un'esposizione dedicata a Van Gogh che sembra indirizzata verso un grande successo di pubblico e critica. Ma qualcosa non va. Una misteriosa aggressione durante la notte ai danni di una guardia giurata rischia di mandare tutto all'aria e Laura non permetterà tanto facilmente al commissario Fiorini di bloccare l'omaggio al suo grande idolo Vincent Van Gogh.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DUE SETTIMANE PIU’ TARDI
 
 
 

Il brusio dei giornalisti su placò di colpo non appena il Commissario Fiorni, l’Ispettore Esposito e l’Ispettore Dal Molin comparvero davanti ai microfoni.

“Buongiorno a tutti. Grazie per essere intervenuti a questa conferenza stampa.” Attese un istante prima di proseguire. “Come già sapete l’esposizione su Vincent Van Gogh è stata chiusa con alcune settimane di anticipo sulla data prevista a causa di episodi su cui dovevamo far luce per evitare ulteriori danni a cose e persone. Innanzi tutto voglio smentire categoricamente tutte le voce infondate su trovate pubblicitarie e cose del genere volte ad ottenere visibilità: Van Gogh non ha bisogno di farsi conoscere in quanto uno dei nomi più grandi dell’arte a livello mondiale. Detto questo…” Rivolse una rapida occhiata ai suoi collaboratori. “Sicuramente farete fatica a prendere per vero quanto sto per dirvi, ma è la verità, per quanto assurda vi potrà sembrare. Le voci circa presenze non meglio identificate fra queste mura hanno un fondamento e l’individuazione di tali entità è stato oggetto di indagini sia da parte nostra che da parte di esperti del settore. Ebbene, signori, alla luce dei risultati ottenuti posso affermare con sicurezza che le presenze sovrannaturali sono una realtà.”
Si alzò un brusio, poi una giornalista chiese di intervenire. “Mi scusi, Commissario, ha veramente prove concrete di quanto sta affermando?”
“Certo, non mi sarei mai esposto così in prima persona. Qui ho dei documenti che certificano la cosa, a supporto della quale sono state prodotte prove scientifiche.” Posò la mano su una pila di fogli presenti sul tavolo. “Abbiamo perfino rilevato la presenza di un’entità nel corpo di una persona, per di più posso affermare con certezza che il signor Perrone, la guardia giurata ferita da un corpo contundente settimane fa, è stata vittima di una mano invisibile. La sua testimonianza non ha fatto altro che confermare le nostre ipotesi ed è stata di fondamentale importanza per far luce sul caso. A conferma di ciò sull’arma del delitto non sono state rinvenute impronte digitali, così come tracce organiche del potenziale assalitore. Il caso può quindi considerarsi chiuso con la conclusione che la vittima è stata colpita da una mano invisibile.”
“Ci dica di più, faccia qualche nome.”
“No. Vi dico solo che tutti, me compreso, dovremmo portare più rispetto per tutte le persone che ci stanno attorno, siano esse in vita o decedute. Un’entità è stata oggetto di parole irriguardose ed essendo particolarmente sensibile si è fatta giustizia da sé. Che ci crediate o no, questi sono i fatti. E’ tutto. Signori, grazie per la vostra attenzione, vi auguro una buona giornata.”
Nonostante le incalzanti domande dei cronisti e gli inviti a restare, i tre uomini uscirono dalla sala come se nulla fosse.



“Lei è qui da pochi giorni, forse mi sta prendendo per pazzo sentendomi parlare di anime, spiriti e cose simili.” Fiorini si rivolse a Dal Molin, il nuovo ispettore che a breve avrebbe preso il posto di Esposito, oramai prossimo alla pensione
“Mi, no, comisario! Mi son de Venezia e ve posso asicurar che le maledizioni esiston, cio’! A Venezia esiste la Ca’Dario, s’è l palazzo maledeto, che chi lo compra, crepa!”
“Ah, però.” Aveva sentito parlare vagamente di quella casa maledetta. “Vorrà dire che mi racconterà qualche dettaglio in più.”
“Con piaser!”
Gli diede un’amichevole pacca sulla spalla mentre si incamminavano per tornare nei loro uffici. “Così piano piano mi abituerò al veneziano dopo aver appreso il napoletano.”
“We’, commissa’, e non ve scurdat’e’me! Che io vi aspetto a Napoli, e non solo voi….”
Abbassò il volto nascondendo un sorriso. “Faremo il possibile per accontentarla.” Comprese benissimo a chi si riferiva. “E’ stata dimessa dall’ospedale una settimana fa, ci siamo sentiti, sta benino e sicuramente verrà alla sua festa di pensionamento.”
“Ah, chist me fa piacere. E pure voi non potete mancare: vi aspetto sabato sera al Piazzale Michelangelo, ci sta un locale carino assaje con un bel terrazzo sulla città, festeggeremo lì. Nun ve scurdate, eh.”
 


 
E GIUNSE SABATO SERA
 
 
“Un brindisi a Pino!!”
“Goditi la pensione, guaglio’!”
“Permettetemi di dire due cosette.” Esposito prese la parola nonostante l’emozione. “Lavorare con voi è stato un onore, cca nun ci stanno solo colleghi, ma amici, amici veri che porterò sempre dint ‘o core mio.” E partì l’applauso spontaneo. “Altra cosa… Mi mancherete tutti assaje, guaglio’….” Di nuovo tutti i presenti gli regalarono il loro affetto, la loro stima e la loro riconoscenza. Sì, perché lui non era mai stato solo l’ispettore Esposito, era Pino, uno sempre pronto e disponibile ad aiutare chiunque, una persona vera, di cuore, sincera come poche. Gli consegnarono una bella targa ricordo ed una fotografia incorniciata che ritraeva tutta la squadra con cui per anni aveva lavorato. C’era Menna, l’insostituibile addetto al centralino, Arcangelo e Fattori, compagni di appostamenti ed interrogatori, poi Zappalà, Minturni, Gradasca, Del Verde e tutti gli agenti della squadra. E poi la dottoressa Zavagli e il dottor Peruzzi, il medico legale. Non mancava ovviamente Fiorini, non solo un superiore e compagno di mille inchieste, ma un amico vero, sincero e leale.
“Guaglio’, me vulite fa muri’ stasera…” Era visibilmente commosso, non riusciva a mascherare le lacrimucce che gli bagnavano gli occhi perché comunque un pezzo di cuore a Firenze ce lo lasciava. Passò ad abbracciare praticamente tutti i presenti, fra i quali c’era naturalmente Laura ma non Fiorini. “Ma ‘o commissario nun ci sta? Proprio lui?”
“Non lo so, l’ultima volta che ci siamo sentiti mi ha detto che sarebbe venuto.”
“Strano, non è da lui.” Era visibilmente dispiaciuto. “Vabbuo’, sicuramente arriverà, nun me può tradi’ accussi! Voi divertitevi, ja, prendetevi un altro poc’e’pizza che è buona. Bando alla malincunia stasera!” Ed incitò tutti i presenti a mangiare, a ballare, ad unirsi al cantante che con la sua musica dalla forte impronta neomelodica aveva trasportato tutti virtualmente sul lungomare di Mergellina.


 
Era quasi mezzanotte, la festa volgeva al termine e già molti se n’erano andati, Fiorini non si era fatto vivo. Laura stava sulla soglia della porta che immetteva sul terrazzo panoramico da cui si godeva una vista mozzafiato sulla città. Inutile dire che aveva sperato di trascorrere una serata diversa, ma evidentemente non doveva andare così. Fece cenno ad Esposito che sarebbe uscita all’esterno per scattare qualche foto e restarsene un po’ da sola, preda di una leggera malinconia che non desiderava condividere con gli altri. Durante la degenza in ospedale si era sentita spesso con Leonardo, le era parso piuttosto preoccupato per le sue condizioni e non aspettava altro che vederlo di persona perché constatasse il netto miglioramento del suo stato di salute. Però il destino sembrava averle voltato le spalle e quella sera preferì ritirarsi in disparte ad ammirare il panorama di Firenze in completa solitudine.
 
 
 
 
“Maronn, commissa’! E mo venite!” Esposito vide comparire Fiorini quando oramai aveva perso le speranze.
“Scusi…” Era visibilmente dispiaciuto. “Due stronzi hanno fatto a botte in un ristorante, sono finiti al Pronto Soccorso e poi in Commissariato, sa come vanno certe cose…”
“Eh, ‘o saccio… Mannaggia, proprio stasera…”
Si guardò attorno. “Se ne sono già andati tutti?”
“Quasi, ma lei ci sta ancora.” Aveva capito a chi si riferiva. “Sta là fuori.” Indicò il terrazzo dove stava Laura. “Commissa’, voi siete come un figlio per me e mo che me ne torno a Napoli, voglio che mio figlio sia felice.”
Gli regalò un sorriso e due pacche sulla spalla, poi uscì sul terrazzo.
 

 

 
“Posso importunarla, signorina?”
Lei si voltò e lo vide, incredula. Soffocò la voglia di abbracciarlo abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro per non sorridergli e sciogliersi davanti a lui. “Sei arrivato tardi, commissario. Non c’è rimasto più nulla da mangiare, niente pizza, niente casatielli, né sfogliatelle e babà. E mi sono mangiata pure l’ultimo pezzo di pastiera della signora Francesca.”
“Ah però. Tu pensa che per farmi perdonare del ritardo avevo pensato di portarti a mangiare un croissant caldo alla Nutella. Ho scovato un chiosco lungo l’Arno che li fa strepitosi, ma se hai mangiato tutta quella roba non credo tu abbia ancora appetito.”
“Dipende.” Si voltò verso di lui. “E poi devi comunque farti perdonare del ritardo, per cui non pensare che mi accontenterò di un semplice croissant.”
“Devo iniziare a preoccuparmi allora.” Si misero entrambi a ridere. “Si vede che stai molto meglio, ne sono felice.”
“Beh, sì, adesso mi sono ripresa in modo soddisfacente.” Si abbuiò un istante. “Comunque sono io quella che deve farsi perdonare, ho combinato un casino!” Si nascose la faccia nelle mani. “Ti giuro che mai avrei pensato ad un tale caos! Volevo solo organizzare una mostra e invece che ho ottenuto? Ho fatto finire uno in rianimazione, ho sollevato un polverone a livello mediatico che…bah, non so che pensare.”
“Non devi sentirti responsabile, a conti fatti tu hai solo voluto rendere omaggio ad un grande personaggio che stimi moltissimo e che forse…… Forse ti ha fatto battere il cuore più del dovuto.”
Sorrise sentendo quelle parole che le causarono un improvviso arrossamento in volto. “Me lo dicevano sempre le mie amiche, io non lo ritenevo possibile però…. Non lo so, probabilmente avevano ragione.”
“Una soluzione ci sarebbe.” Tirò fuori dal passato il sorriso da latin lover. “Potresti trovarti un uomo vivo e vegeto, ce ne sarebbero disponibili, sai?”
“Davvero?” Aveva capito il gioco. “E allora perché stasera non avevo neanche uno straccio di uomo accanto?”
“Semplicemente perché un paio di stronzi hanno fatto perdere del tempo a quello straccio di uomo che ti avrebbe fatto compagnia con grande piacere.”
“Davvero?” Il suo cuore batteva sempre più forte. “E quell’uomo non ha paura che gliele suoni di nuovo come già ho fatto?”
“E’ pronto a correre il rischio.” Le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “E poi so che quel tipo che ti faceva fare cose strane ora ha trovato la sua serenità e se ne starà buono buono.”
“Chi ti dice che era lui? Magari posso essere io ad opporre resistenza.” Si allontanò da lui che prontamente prese ad inseguirla: era ciò che voleva e più si avvicinava, più lei si sottraeva al suo abbraccio, trascinandolo in un gioco di dita che si sfiorano e di sguardi che si cercano, fino a che non decise di arrendersi. Si lasciò catturare alle spalle, avvolta fra quelle braccia calde e rassicuranti.
“Signorina” Sussurrò all’orecchio. “La dichiaro in arresto per resistenza a pubblico ufficiale.”
“Allora sono nei guai fino al collo.” Poi si voltò a guardarlo, le punte dei loro nasi si sfioravano. “E se tentassi di corromperla con un bacio?”
“Mhm, non lo so… Potrei rilasciarla, ma rischia una condanna durissima.”
“E sarebbe?”
“Quella di restarmi accanto per tutta la vita.” Si era buttato, si era buttato esattamente come un paracadutista al primo lancio dopo aver superato la paura.
“Se è per questo, è un rischio che sono disposta a correre.”
Basta, il tempo delle parole era terminato. Era il tempo di lasciarsi alle spalle tutti i fantasmi del passato, le paure e di mettere da parte l’orgoglio. Si sentivano desiderati l’uno dall’altra, quel bacio era la prova concreta che quel muro di diffidenza reciproca era scomparso definitivamente. Laura si staccò per qualche secondo, si mise davanti a lui, gli prese il viso fra le mani e gli soffiò dolcemente sulle labbra. “Io credo di amarti commissario….” E gli regalò tutta la dolcezza di cui era capace. Lui la strinse forte, era felice, era felice come non mai. Affondò il viso nei suoi capelli beandosi del suo profumo e del suo calore. Rimasero immobili, stretti l’uno nell’altra come se temessero che lo scorrere del tempo potesse rovinare tutto.
“Dimmi che lui se n’è andato sul serio, dimmi che non rovinerà mai ciò che sta nascendo stasera.”
“Tranquillo.” Sorrise ricevendo un bacio. “Pochi istanti prima di abbandonare il mio corpo mi ha detto: Avrei voluto renderti felice, ma non posso. Lui può. Si riferiva a te.”
In quell’istante il cielo sopra Firenze si incendiò: assunse i colori vorticosi e le stelle tremolanti di Notte Stellata. Era incredibile lo spettacolo di cui stavano godendo, era esattamente ciò che era stato raffigurato in quel foglietto comparso fra le carte della Gherardini quando ancora non avevano compreso di aver a che fare con lo spirito dell’artista. Somigliava tantissimo ad un’aurora polare e probabilmente tale sarebbe stato considerato quel fenomeno, ma loro sapevano che era il tocco del grande artista, il suo augurio di felicità e un modo per farsi perdonare degli, ehm, scherzetti.
“Può stare tranquillo là dove si trova adesso, maestro. Onorerò la cosa come si deve.” Leonardo stringeva Laura, godendosi con lei quelle luci nel cielo che illuminavano la città ai loro piedi e la loro storia nata sotto il segno di una meravigliosa Notte Stellata.
 
 
 



Esistono le anime?
Io non posso dirlo con certezza, ma mi piace pensare che la morte non è la fine di tutto. A prescindere dal fatto che si professi o meno una qualsiasi religione, credo che qualcosa resti, in una forma diversa dal corpo materiale, ma resti. Non si tratta del classico fantasma dal candido lenzuolo che infesta i castelli, quanto più di entità percepibili da persone e strumenti estremamente sensibili che vogliono rassicurarci del fatto che stanno bene e che, nonostante tutto, ci sono sempre vicine. Quando perdiamo una persona cara è naturale sentire il vuoto attorno a noi, ci vuole del tempo per elaborare l’accaduto e a volte non basta una vita intera.
 

Anche se Vincent Van Gogh qui ha giocato un ruolo assimilabile al “cattivo”, ho voluto rendergli un piccolo omaggio basandomi sulla sua personalità inquieta che lo ha portato a gesti estremi, come l’automutilazione dell’orecchio dopo una lite con un altro grande artista (Paul Gauguin) a seguito di cui è stato ricoverato in un ospedale psichiatrico. Oggi Van Gogh è considerato uno dei mostri sacri dell’arte, ma in vita è riuscito a vendere solo una delle sue opere, opere che oggi hanno un valore inestimabile.

Prima di salutarvi, permettetemi di ringraziare ognuno di VOI che avete commentato regolarmente la storia. Invito anche i lettori silenziosi a farsi sentire con una recensione piccola piccola e chiedo scusa agli amici veneti per il mio maldestro tentativo di scrivere nel vostro poetico dialetto.
Ok, stavolta vi saluto sul serio, vi auguro un’estate di relax e ci vediamo dopo le ferie. Con cosa? Ancora non lo so, ma vedrò di escogitare qualcosa.

A presto e grazie ancora!
 

Un abbraccio
La Luna Nera
 
 
 

 
 
 
  
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