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Autore: lapoetastra    14/06/2019    1 recensioni
"L'hai vista di nuovo, oggi?"
Sì, l'ho rivista. Era lì, era sempre lì, seduta su quella panchina di periferia che si affaccia dritta sul mare."
"Aveva gli occhi chiusi?"
"Sì."
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"L'hai vista di nuovo, oggi?"
"Non capisco il perché di questa domanda. La vedo tutti i giorni, lo sai."
"È vero. Lo so. Ma è il mio lavoro chiederti e spronarti a parlare di argomenti che riguardano la tua vita privata, la tua quotidianità, che in qualche modo si interfacciano con i tuoi pensieri, e con i tuoi sentimenti. Parlare di te, di ciò che costituisce le tue giornate, è il modo migliore per farti prendere una maggiore consapevolezza di te, e di quelli che consideri i tuoi problemi, i quali ti portano ad essere depressa e continuamente insoddisfatta."
"Va bene, ho capito. Sì, l'ho rivista. Era lì, era sempre lì, seduta su quella panchina di periferia che si affaccia dritta sul mare."
"Aveva gli occhi chiusi?"
"Sì, anche questo come suo solito. Non guarda mai da nessuna parte quando racconta i suoi sogni. E cosa accade prima e dopo quei momenti io non so dirlo, arrivo che lei è già lì, ed appena mi siedo comincia a narrare di ciò che il sonno, la notte prima, le ha fatto vedere. Quando poi si zittisce, io me ne vado in silenzio e la lascio lì, ancora persa nei suoi pensieri. È un tacito accordo, il nostro. Che non so né perché né quando abbiamo fatto, ma che in qualche modo ci vincola."
"Non ti ha mai vista in faccia, allora. Sbaglio?"
"No, non sbagli. Ma non credo le importi di sapere, di vedere, con chi ha a che fare. Vuole solo raccontare i suoi sogni, ed io la so ascoltare in silenzio. Ritengo che solo questo sia il suo scopo. Ci sono io, ma potrebbe anche esserci qualcun altro, e le cose non cambierebbero."
"Cosa ti ha raccontato questa volta? Ha ancora sognato di essere in un museo a vedere qualche opera d'arte? Mi sembra di ricordare che da qualche giorno a questa parte questo sia stato un suo sogno ricorrente, anche se ambientato sempre in luoghi diversi."
"No, oggi no. Oggi mi ha raccontato di un sogno di lei quando era bambina, dei vestitini rosa di seta che la mamma la obbligava ad indossare, il tutto poi trasformato in lei che, con addosso uno di quei vestitini rosa, da adulta - ancora oggi il rosa è il suo colore preferito, mi ha confidato - correva in un prato, ammirando il verde brillante dell'erba dopo un temporale, e il cielo azzurro terso che era lo stesso cielo azzurro di sempre ma che in quel caso aveva qualcosa di diverso, forse una sfumatura in più, forse una profondità maggiore, e le montagne, che si stagliavano a perdifiato all'orizzonte, appuntite e riconoscibili come i comignoli di tante piccole case viste da lontano. Era felice, in quel momento, di bearsi di tutto quello splendore, di riempirsi gli occhi della bellezza eterna della natura. Così mi ha detto. Poi è stata zitta, segno che la sua visione onirica era terminata in quel modo, quella notte, e che non aveva altro da raccontarmi."
"Te ne sei andata, dunque, immagino."
"Non ancora, no. Sentivo che non era tutto, che voleva aggiungere qualcosa. Che stava solo aspettando il momento giusto per farlo."
"L'ha fatto?"
"Sì. Si è girata verso di me, sempre tenendo gli occhi chiusi. Mi ha sorriso, un sorriso mesto, quasi timido. Ha cercato a tentoni un mio braccio, e me l'ha stretto. Mi ha detto di non credere a quello che la gente dice su di loro, sulla gente come lei. Che gli altri non sanno, e non potranno mai capire. Mi ha detto che non è vero che i ciechi sognano il buio."
"Oh."
"Già, oh."
"Cosa hai pensato, dopo questa rivelazione inaspettata?"
"Che in fondo, forse, i miei problemi non sono poi così gravi."
"Bene! Un buon punto di partenza."
"Direi più un ottimo punto di arrivo."
   
 
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