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Autore: Eridani    15/06/2019    3 recensioni
Dopo la quasi-Apocalisse, Azraphel e Crowley cominciano a passare molto tempo insieme. Ma Azraphel sembra essere più interessato ai libri, invece che in un certo Demone. Crowley non è contento.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli esseri umani non capirono mai veramente cosa successe durante quegli strani, caotici, quasi apocalittici giorni. Alcuni di loro non li ricordavano nemmeno, come se qualcuno ad un certo punto li avesse messi a dormire e trasportati a casa; perché la prima cosa che riuscivano a ricordare era di essersi svegliati nel proprio letto, con il loro cellulare, la televisione, i loro amici e famigliari che gli raccontavano che giorni erano passati e che, mentre loro dormivano come morti – doveva essere stato così, se fuoco, rumore, terremoti e alieni non erano riusciti a svegliarli – cose impossibili erano successe.

Quasi nessuno sapeva esattamente il significato dietro tutto ciò, ma qualunque cosa esso fosse sembrò provocare nella maggior parte della razza umana una nuova rivelazione, una che era in qualche modo già conosciuta, ma che solo in pochi – quelli che bramavano di diventare santi o quelli che avevano in qualche modo perso la testa – avevano fino ad allora seguito.

Questa rivelazione era: Perché farlo domani se posso farlo subito?

Fu così che i gatti cominciarono a mettere su peso, i piatti vennero immediatamente lavati (cosa che non li rese molto felici, perché loro amavano stare a bagno a lungo nell'acqua, per ore se non giorni, lasciando che lo sporco venisse lavato via da tutte quelle piccole bollicine), regali vennero comprati, compiti terminati, scuse fatte e accettate; e fu così che un sacco di coppie si separarono, nuove guerre vennero annunciate e le riviste di gossip divennero ancora più popolari e interessanti.

E fu così che un Angelo e un Demone si ritrovarono in un piccolo appartamento nel centro di Londra sopra una poco visitata libreria, uno bevendo vino mezzo stravaccato sul divano, con un braccio sullo schienale ed entrambe le gambe stese di fronte a sé, l'altro esaminando e aggiustando vecchi libri che erano miracolosamente apparsi in uno degli scaffali dopo che la sua casa era stata ricostruita. Dopotutto, l'umanità se la stava cavando bene da sola e, finché quella nuova rivelazione non fosse passata di moda, non c'era bisogno per nessuno dei due di tentare o dissuadere anima viva.

Era diventata una specie di abitudine per loro lo spendere insieme il tempo libero, che ormai si era trasformato in ogni singolo minuto di ogni singola ora di ogni singolo giorno – a parte quando Crowley decideva di salire in macchina e fare un giro. «Devo farlo!» diceva «Non può rimanere lì immobile per troppo tempo. Devo portarla a fare un giro o si ammalerà.» Alla quale Azraphel era uso rispondere «Non è un cane, Crowley.» o «Non pensi mai a tutti quegli insetti innocenti, uccisi spiaccicati addosso al tuo parabrezza?» Al quale Crowley diceva di rimando «Lo so. Odio i cani. Non ne terrei mai uno con me.» o «Innocenti? Dillo alla mia Bentley! Povera, povera macchina, sempre bisognosa di un piccolo miracolo dopo che tutti quei fastidiosi, piccoli animali hanno avuto l'insolenza di attraversare la strada senza guardare e sparpagliare i loro intestini su di lei.» Azraphel non sapeva bene come rispondere, e così lo lasciava andare per un paio d'ore.

«Dimmi, Angelo, cosa c'è di così interessante riguardo quei libri?» chiese Crowley. Aveva notato che Azraphel aveva cominciato a spendere un sacco di tempo a leccarsi il pollice e a girare pagine, o semplicemente ad accarezzare di continuo quelle copertine rovinate. Era sempre stato così – beh, almeno da quando il libro era stato inventato – ma Crowley cominciava a infastidirsi. Azraphel sembrava preferire quegli oggetti rettangolari a lui. Cosa che non aveva alcuna importanza, si diceva di continuo. Non era che volesse tutta l'attenzione dell'Angelo indirizzata su di sé. Che idea stupida. E non era assolutamente geloso. Chi, sano di mente, sarebbe stato geloso di un oggetto? Di sicuro non lui, assolutamente non lui.

«Oh, lo sai, un sacco di cose.» rispose Azraphel, continuando ad accarezzare la copertina del libro nero che aveva preso su un paio di ore fa e che non aveva smesso di toccare per le due ore che erano trascorse.

«Del tipo?» chiese il Demone, in qualche modo irritato da quella risposta evasiva.

«Beh, sono molto vecchi, per esempio. Guarda questo qui.» disse, alzandosi in piedi e dirigendosi verso una delle librerie per tirare fuori un libro verde e usato «Sono in possesso di questo libro sin dal quattordicesimo secolo. L'ho dovuto restaurare un po', ma è più o meno com'era allora.»

Crowley prese il libro dalle mani dell'Angelo e diede un'occhiata al titolo.

«Non era stato distrutto in quell'incendio? Sai, quello nell'abbazia domenicana, dove tutti quei monaci morirono, peccarono e alcuni di loro vennero addirittura messi al rogo? Sì, quello fu un grande successo. Pensavo fosse l'unica copia rimasta.»

«Un piccolo miracolo.» confessò Azraphel, le sue guance rosate e un'espressione di leggero imbarazzo sul suo viso «Vedi, era un libro troppo importante per venire distrutto in quel modo.»

«Ed è per questo che l'umanità pensa che esso non esista più, mentre tu invece ne possiedi l'unica copia?»

«Non ho mai trovato il momento giusto per darglielo...» l'Angelo borbottò.

La cosa fece sorridere il Demone; ma se qualcuno avesse sottolineato quanto affetto c'era nella sua espressione, avrebbe immediatamente fatto sparire quella persona (meglio non sapere dove).

«E guarda questo qui!» disse Azraphel eccitato, tenendo nella mano destra un rotolo di papiro «Me lo sono fatto autografare dallo stesso Sofocle! E che storia c'è dietro...»

«La conosco già, Angelo. Me l'hai raccontata mentre stavamo mangiando le crepes a Parigi.»

«Oh, giusto...» disse, mettendo via il rotolo; il suo sorriso si era lievemente spento.

(Per quelli di voi che non conoscono quella storia, diciamo solo che coinvolgeva un topo, un gatto, un cane e un gruppo di alieni. Dopo avere ottenuto il papiro, Azraphel aveva provato a convincere gli extraterrestri a rimanere sulla Terra per un po' e aiutare gli umani a progredire, ma loro avevano citato una cosa che loro chiamavano «Prima Direttiva», che impediva loro di interferire con società primitive. Azraphel non era d'accordo con loro. Lui non considerava la razza umana primitiva; la paragonava di più a un bambino, che gioca con i soldatini e dichiara guerra a tutto e tutti, dagli alberi agli animali e ogni altro oggetto che riescono ad afferrare senza il bisogno di alzarsi. Al tempo della nostra storia, Azraphel pensava che l'umanità fosse più come un adolescente, che trova ogni scusa per essere triste, rende tutto molto più complicato di quanto non sia e dichiara guerra a tutti quelli che non sono d'accordo con lui. L'Angelo sperava che quel periodo passasse presto; secondo lui era durato fin troppo.)

A proposito di adolescenti e i loro disturbi emotivi, Crowley sembrava essere coinvolto proprio in uno di quelli, uno bello grosso. Un paio di minuti fa si era sentito felice e in pace, mentre ora, all'improvviso, un senso di colpa si era riversato su di lui. Non era perché Azraphel sembrava essersi rattristato per aver perso l'opportunità di raccontare la sua storia. Non era così. E non aveva assolutamente niente a che fare con i libri. Lui era molto più vecchio di loro; era sulla Terra quando i libri ancora non erano stati inventati! Ma non era in competizione con i libri. Non lo era.

Per distrarsi da quegli stupidi pensieri e scuotere l'Angelo, che sembrava essere caduto (non 'caduto' in quel senso, ma solo in quello figurativo, normale e privo di dolore) in un pesante silenzio, Crowley parlò di nuovo.

«Solo quello? Il fatto che sono vecchi?»

La domanda sembrò funzionare.

«Oh no, sono anche molto interessanti. Mi hanno tenuto compagnia per molte ore, specialmente durante le notti, quando gli umani sono inclini a dormire. Oh, che spreco di tempo.»

«Non è così male, sai. Dovresti provare. Fa passare il tempo quando non hai nulla da fare. Come quando gli umani inventarono la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Certo, me ne sono preso il merito, ma in realtà ho dormito per quasi tutto il tempo durante quegli anni. Non c'era alcun bisogno di un intervento demoniaco. A volte gli esseri umani sono così creativi che è un vero peccato mettere il naso in mezzo ai loro affari.»

Era stato molto fiero di loro quella volta. Sul serio, una bomba atomica!? Macchine di distruzione di massa? Onestamente, nemmeno l'Inferno sarebbe stato così ingegnoso.

«Forse un giorno accetterò il tuo consiglio. Per ora preferisco stare sveglio a leggere. Non puoi nemmeno immaginare quali storie raccontano!»

Crowley dovette continuare a ricordarsi che non era geloso dei libri, una cosa che stava cominciando a diventare veramente, veramente fastidiosa da fare. Perché NON era così. Ma era meglio continuare a ricordarselo, o avrebbe rischiato di crederci per davvero. Una cosa di cui era certo, però, era che lui poteva essere molto più interessante dei libri. Conosceva storie che non aveva mai raccontato all'Angelo e che era sicuro lo avrebbero fatto ridere, o almeno sorridere, che andava bene comunque. Gli faceva in qualche modo piacere riuscire a farlo sorridere. E i libri... i libri non avevano il diritto di farlo. Loro erano semplici oggetti, lui era un Demone! Non c'era gara.

Grugnì.

«Qualcosa non va?» chiese Azraphel, tornando a sedersi alla sua scrivania e cominciando nuovamente ad accarezzare il libro che aveva lasciato poco tempo prima.

Crowley guardò lui, poi il libro, ed un espressione di disgusto si formò sul suo volto.

«Nient'altro che li renda interessanti? Nulla fino ad ora li ha resi leggibili per me.»

«Beh, sì, un'altra cosa c'è. Ma temo che mi prenderai in giro.» disse Azraphel, voltandosi dall'altra parte e dandogli le spalle, non abbastanza in fretta, però, da nascondere il rossore che stava espandendosi sul suo volto.

«Oh, andiamo! Adesso sono ancora più curioso!» disse Crowley, appoggiando entrambe le braccia sul bracciolo del divano e fissando la schiena dell'Angelo.

Azraphel prese un po' di tempo prima di rispondere.

«A loro piacciono i libri. Intendo dire lassù.» disse con voce incerta, indicando il soffitto.

«No, non è vero. Non sanno nemmeno cosa siano i libri 'lassù'.» disse, imitando il tono di voce e il movimento dell'Angelo. «E tu non sai mentire. Che è una buona cosa, visto che gli angeli non dovrebbero dire le bugie. Mi sbaglio, forse?»

«Sei una cattiva influenza.» borbottò Azraphel.

«Beh, grazie, Angelo.» rispose con un grosso sorriso «Ora, saresti così gentile da dirmi quale sia quest'altra cosa?»

«Non riderai?» chiese Azraphel timorosamente, tenendo la testa china e la schiena dritta.

«Non lo farò.» rispose Crowley, in un modo così solenne che l'Angelo si volse verso di lui senza nemmeno rendersene conto, solo per vedere quale espressione accompagnava le sue parole sul volto del Demone: era serio e senza segno d'inganno.

Azraphel afferrò il libro che stava accarezzando e andò a sedersi sul divano di fianco al Demone, che immediatamente ne imitò la posizione.

«Questo è il mio preferito. Guarda, la sua copertina è in pelle nera. È come accarezzare...» si fermò.

«Accarezzare cosa?» lo esortò Crowley.

«Non ne sono proprio sicuro... Non ho mai... Immagino assomigli a...» Azraphel incespicò un paio di volte. Alla fine cadde in silenzio. Le sue dita continuavano ad accarezzare la copertina amorevolmente e con dolcezza, come se fosse fatta di vetro e potesse rompersi sotto un tocco più deciso. La sua faccia era così rossa da assomigliare alla mela che Eva aveva mangiato nel Giardino dell'Eden. In quell'istante Crowley comprese perché la donna aveva ceduto alla tentazione.

«Non sei stato molto chiaro, lo sai, vero?» affermò il Demone.

«Non è ora che tu salga in macchina e porti la tua amata Bentley a fare un giro? Guarda, è già più tardi del solito. Sarà triste se la fai aspettare ancora.» disse all'improvviso l'Angelo, alzandosi bruscamente e posando di nuovo il libro sulla scrivania, prima di dirigersi verso le scale.

«Stai cercando di liberarti di me?» chiese il Demone, ora molto più che seccato.

«No, mio caro, non è così. Ti terrei con m-» si fermò di nuovo «Non lasciarla aspettare, Crowley. È una signora. Non è educato.» disse invece.

«Oh, ora capisco.» disse Crowley alzando la voce «Vuoi un po' di tempo tutto per te con i tuoi amati libri. Lo sai, bastava dirlo. Non è che dobbiamo trascorrere tutto il nostro tempo insieme. Se preferisci accarezzare per ore quel dannato vecchio, nero, interessante libro invece di parlare con me, ti lascio al tuo passatempo!» quasi urlò, dirigendosi lui stesso verso le scale e passando accanto all'Angelo, che aveva interrotto il tuo cammino e si era voltato stupito verso il Demone.

Libri. Odiava i libri! Lo aveva sempre fatto e avrebbe continuato a farlo anche in futuro! Vecchi, nuovi; neri, rossi, verdi, il colore dell'arcobaleno o di un rosa fosforescente; tristi, drammatici, comici, d'avventura, storici (davvero, come possono anche solo pensare che valga la pena leggerli? Sono del tutto sbagliati!). Perché non potevano tornare ai vecchi tempi, quando i libri venivano gettati nel fuoco, creando alte fiamme e calde vampate? Perché la gente non li usava al posto del legno per alimentare le loro stufe? Perché le fabbriche non prendevano l'energia di cui avevano bisogno bruciando libri? Perché non poteva l'umanità intera semplicemente SMETTERE di scrivere libri!?

Doveva aver detto alcuni di questi pensieri ad alta voce, perche Azraphel afferrò il suo avambraccio prima che lui potesse scendere le scale e lo fermò.

«Perché li odi così tanto?» gli chiese, con un'espressione afflitta sul volto.

Crowley si liberò dalla stretta.

«Perché li ami così tanto?» chiese di rimando, mostrando i denti «Perché li preferisci a me?»

Azraphel spalancò gli occhi.

«Ma non è così! Non è affatto così!» affermò stupefatto.

«Dimmi come stanno le cose, allora!» gli ordinò il Demone, afferrando l'Angelo per i risvolti della giacca bianca e spingendolo addosso al muro più vicino.

Non era che non sapesse perché si sentiva così giù di morale. Lo sapeva bene. Semplicemente non lo voleva ammettere. E aveva scoperto molto tempo addietro che era molto meno frustrante provare rabbia invece che tristezza.

«Crowley, per favore...» lo pregò Azraphel.

«Ti conviene parlare ora, Angelo, o camminerò fuori da quella porta al piano di sotto e nessuno, nemmeno Dio, nemmeno Satana, potrà sapere se ci incontreremo di nuovo.»

Per mettere le cose in chiaro, questo non era ciò che Crowley desiderava. Gli sarebbe piaciuto rimanere lì per tutto il tempo concessogli dall'Angelo, anche solo sdraiato sul divano mentre quella creatura pura (anche se forse non era un aggettivo molto adatto, dato l'accordo che c'era stato fra di loro durante gli ultimi secoli, le piccole imprecazioni che l'Angelo aveva cominciato a inserire qui e là mentre parlava, le frequenti situazioni in cui aveva provato – anche se miseramente – a dire qualche bugia...) seduta a un metro da lui adorava (sì, non c'è parola più adatta. Scusa, Dio.) i suoi preziosi libri. Ma c'erano cose che anche un Demone non poteva tollerare. Essere battuto da dei libri era un affronto troppo grande da sopportare. E se qualcuno avesse provato a dirgli che non si era mai offeso così prima d'ora quando qualcuno aveva preferito un libro a lui, beh, dannazione, era il momento giusto per ammettere che, sì, Azraphel poteva c'entrare qualcosa. E allora? Era un Demone con un corpo. Aveva un cuore. Poteva ben PROVARE qualcosa!

«Promettimi che non te ne andrai.» lo pregò Azraphel.

«Dimmi qualcosa per cui valga la pena restare.»

Azraphel indugiò ancora un po', poi alzò il mento e guardò Crowley dritto negli occhi.

«Posso almeno...» toccò gli occhiali del Demone con entrambe le mani «Se devo davvero dirti questo, preferisco farlo guardandoti negli occhi. Sai, essendo questa la nostra ultima conversazione e tutto il resto...»

Crowley fece cenno di sì e lasciò che l'Angelo glieli sfilasse. Azraphel li appoggiò su un tavolo vicino – sapeva quanto il Demone li adorasse e non voleva rischiare di danneggiarli con le sue mani tremanti.

Prese un profondo respiro e poi, con assoluta calma (almeno, così provò ad essere; il ché vuol dire che non ci riuscì affatto), con sforzo pronunciò due parole.

«Devo farlo.»

Crowley aspettò un paio di secondi per vedere se l'Angelo avesse qualcos'altro da dire. Non era così. Azraphel, invece, volse il viso verso destra, osservando alternativamente gli scaffali, il pavimento, la bottiglia di vino lasciata aperta vicino al divano. La prima cosa che a Crowley venne istintivo fare fu scuoterlo e obbligarlo a continuare, ma quando vide l'espressione di pena sul volto dell'Angelo, lasciò andare. È vero che desiderava essere l'unico a far provare all'Angelo delle forti emozioni, ma sperava più che altro di essere quello che avrebbe portato un sorriso su quei lineamenti (avrebbe davvero dovuto chiedergli un giorno quale dentifricio usava, perché ogni volta che l'Angelo sorrideva, Crowley era grato degli occhiali che indossava perché altrimenti sarebbe rimasto abbagliato). Aprì lievemente le mani. Non aveva la forza di lasciarlo andare completamente, per paura che l'Angelo svanisse. Invece, usò la sua voce più dolce – e se qualcuno avesse mai provato a ricordargli in che modo aveva provato a placare e confortare l'Angelo in quella precisa situazione, l'avrebbe spedito nello stesso posto in cui aveva spedito quello che aveva osato vedere affetto sul suo volto – e quasi bisbigliò:

«Sei tu quello che voleva guardarmi negli occhi, Angelo.»

Azraphel guardò in quelle orbite gialle, notando la tenerezza che si era impadronita di loro, e provò di nuovo. Sentiva di doverglielo.

«Ti ricordi... Ti ricordi quella volta in cui tu indossasti una giacca di pelle?»

Crowley ci provò. Doveva essere stato decenni prima, quando aveva voluto testare quel nuovo modello di motocicletta e aveva dovuto trovare qualcosa di appropriato da mettere. Lo stile è importante!

«Ho pensato che ti stesse bene.» confessò l'Angelo. Sul suo viso c'era ora un timido sorriso.

Per quanto volesse capire, Crowley non riusciva a vedere dove l'Angelo volesse andare a parare.

«Beh...» Azraphel balbettò di nuovo «Tutto è cominciato molto prima di allora, ma... quando ti ho visto quel giorno...»

Crowley trovava molto difficile rimanere lì in piedi, immobile, così vicino all'Angelo senza affondare i suoi denti in quella rossa, appetitosa mela. Era sicuro che avrebbe ceduto, che l'Angelo avesse finito di parlare o meno. Cominciava a pensare che l'Angelo sarebbe stato un Demone eccellente, perché era la tentazione fatta persona.

Aveva i suoi limiti!

«Mi sono accorto che i libri... Mi ricordano di te. Sono vecchi – con questo non intendo dire che sei vecchio, anzi! Cioè, hai più di seimila anni, ma li porti benissimo! Dico sul serio. E i libri sono interessanti e... è divertente leggerli e vedere dove sbagliano o scovarvi qualche tuo demonico intervento qua e là. E... mi dispiace. Davvero. So che negli ultimi giorni ti ho trascurato. Sono stato veramente scortese e maleducato. Ma dovevo fare qualcosa mentre eri qui.» confessò, quasi piangendo. Non c'erano ancora lacrime sul suo volto, ma i suoi occhi erano lucidi e le sue labbra tremavano impercettibilmente. Cominciò ad aprire e chiudere le sue mani «È che... È che se non avessi accarezzato quei libri, io... Le loro copertine sono fatte di pelle, vedi.»

«Sì, l'hai detto numerose volte oggi.»

«Oh, per favore, non farmelo dire. Mi vergogno.»

«Dopo tutti questi anni, ancora non hai imparato, vero? Quando dici questo genere di cose...» Crowley si avvicinò all'Angelo, le sue labbra vicino al suo orecchio «Desidero ancora di più sapere di cosa si tratta.»

Sentì più che vedere l'Angelo tremare.

Satana, o Dio, o entrambi (sì, forse così era meglio evocarli tutti e due): per favore, aiutatemi!

«Se non avessi accarezzato quei libri, avrei accarezzato te.» disse finalmente l'Angelo. Aveva usato tutte le sue forze per pronunciare quelle parole e si lasciò andare addosso al muro, guardando in basso, stretto nelle spalle «So che non succederà mai, così accarezzo i libri... Sono una specie di sostituto. Probabilmente non è la stessa cosa che toccare te in quei pantaloni e giacca di pelle, ma... L'immaginazione è davvero un'incredibile risorsa. Guarda cosa Adam è riuscito a fare con tutte quelle riviste! Non che io abbia i suoi poteri, sarebbe assurdo, e non che io voglia risvegliare il kraken o costringere dei poveri asiatici a scavare tunnel sotto la superficie terrestre – che poi, dovrò chiedergli perché. E perché solo gente asiatica? Questa è discriminazione, non credi? Pensa a tutte quelle persone senza lavoro e-»

L'Angelo smise di parlare quando sentì la stretta del Demone diventare più forte.

«Sì.» disse Azraphel sconsolato «So che è qualcosa che non desideri, è questo il motivo per cui-»

Questa volta non fu sua la colpa se si fermò. Era di Crowley; delle sue labbra, per essere più precisi. Come poteva Azraphel continuare a parlare, quando il Demone aveva deciso all'improvviso di attaccare la sua bocca? Azraphel provò a pronunciare qualche parola, ma alla fine rinunciò. Era impossibile dire qualcosa di coerente e ogni suono che emetteva sembrava incoraggiare ancora di più il Demone. Non che l'Angelo avesse niente da ridire in merito.

Solo quando Crowley interruppe le sue dolci attenzioni e lasciò andare le sue labbra, Azraphel si rese conto di avere chiuso gli occhi. Quando li riaprì, notò che il Demone aveva cambiato abbigliamento. Sempre nero, sempre su misura – il ché voleva dire che la pelle sottolineava fin troppo bene la sua figura.

«Per un essere intelligente, puoi essere davvero ottuso a volte.» disse Crowley, afferrando le mani dell'Angelo e appoggiandole sulla sua giacca «Detto questo, è una cosa che ho accettato migliaia di anni fa. E giusto per essere chiari: se ti vedo di nuovo accarezzare un libro come se fosse la cosa più preziosa sulla terra, lo faccio a pezzi. Hai tutta la pelle di cui hai bisogno, ora. Non ti servono loro. Tu hai ME.»

Pronunciò l'ultima frase con un misto di minaccia, promessa e finalità; più una punta di affetto, che l'Angelo avrebbe evidenziato più volte in futuro (senza mai sparire).

Azraphel sfiorò il materiale sotto le sue dita quasi con reverenza e Crowley cominciò di nuovo a provare rabbia, pensando a quante volte quegli odiati libri avevano avuto il piacere di essere accarezzati da quelle stesse dita. Ma tutto svanì quando l'Angelo sorrise, emanando tutta la sua gioia e adorazione.

«Non devi aver paura, mio caro. Adesso che ho toccato quello vero, la fantasia non potrà più soddisfarmi.» confidò timidamente.

«Mmm... Sono contento di sentirtelo dire.» affermò Crowley, seducente «Ora che siamo sulla stessa pagina-»*

«Oh, siamo ancora alla copertina.» lo corresse l'Angelo.

«Giusto. Che stupido da parte mia. Beh, mettiamola così, allora: Ora che ti ho donato il libro che tanto volevi, perché non lo apri?»

Non c'è bisogno di dire che Azraphel fece esattamente quello. perché non era educato rifiutare un regalo (cosa che non avrebbe MAI fatto comunque) e perché se possiedi un libro è più che giusto averne almeno un assaggio (per pura curiosità – che possedeva in abbondanza in quel momento).

Un'altra cosa che non è necessario evidenziare, ma che diremo lo stesso perché rese Crowley molto felice e fiero di sé, è che alla fine ebbe la sua vendetta. Azraphel aveva scelto LUI. E lasciò che l'Angelo facesse di lui ciò che voleva proprio lì, circondati da tutti quei libri e con altri ancora al piano di sotto. Che guardassero e ascoltassero pure!


 

*Ho dovuto tradurre letteralmente un'espressione inglese, altrimenti avrei perso il senso delle frasi dopo.
Originariamente ho scritto questa ff direttamente in inglese (e l'ho pubblicata su un altro sito; quindi se per caso l'avete già letta in un'altra lingua, ecco perché). Mi scuso per eventuali errori. Tradurre non è mai semplice, anche se da una lingua straniera alla propria - almeno per me. Soprattutto, spero che la consecutio temporum sia corretta... Ho letto talmente tante volte questa storia che ormai la so a memoria e qualcosa potrebbe essermi sfuggito.
   
 
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