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Autore: Dida77    17/06/2019    4 recensioni
A volte servono delle vacanze per potersi ritrovare veramente.
Si tratta del seguito di "Fuochi di artificio", ma può essere letta tranquillamente da sola.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16 settembre 2016
 
Quel posto era magico, Tony aveva ragione (come sempre… anche se era difficile ammetterlo).

La luce del pomeriggio di settembre era dorata e il sole, che aveva iniziato la sua corsa verso l’orizzonte, lasciava una scia di scaglie dorate sulla superficie calma del mare. Era difficile distogliere lo sguardo da quella scia di luce in perenne movimento, anche se guardarla faceva male agli occhi e costringeva a stringerli a fessura. Immancabilmente gli occhi continuavano a volgersi in quella direzione, attratti dal bagliore come le falene sono attratte dai lampioni in una notte d’estate.
Il temporale della notte precedente aveva portato via il caldo dell’estate e adesso, in quell’aria pulita e tersa si sentivano le prime avvisaglie di un autunno imminente. I turisti se ne erano andati, richiamati in città dalla fine delle vacanze e sulla spiaggia, ormai quasi deserta, c’era una pace di cui potevano godere solo pochi privilegiati.

Steve e Bucky erano inaspettatamente tra questi. Dopo il loro fidanzamento, giunto all’improvviso in una notte di pochi mesi prima, colorata dai fuochi di artificio, Tony e gli altri avevano deciso di far loro un regalo.

“Due settimane di vacanza a settembre, tutto spesato, sulla costa della Toscana. Non sono discutibili, Cap, inutile che tu faccia quell’espressione da primo della classe a cui è stato proposto di saltare la scuola… per ringraziare potete spedire una cartolina” aveva detto Tony una sera a cena tutti insieme nella sala comune, porgendogli una busta con i biglietti aerei.

Steve, una via di mezzo tra lo scandalizzato e l’imbarazzato, aveva fulminato Tony con lo sguardo. Bucky, molto più prosaicamente aveva allungato la mano verso Tony per prendere la busta, limitandosi guardarlo con aria sospetta, come se stesse cercando di capire dove fosse la fregatura. Non che non si fidasse di Tony, ormai aveva capito che poteva considerare tutti loro come una famiglia, ma l’idea di una vacanza era talmente lontana dalla sua idea di vita che gli sembrava che stessero offrendo loro un giro su Marte.

“Tranquilli, ho pensato io ad avvertire Fury. Avete domani per preparare le valigie e dopo domani mettete il culo su quell’aereo” aveva continuato rapida Nat, anticipando la prima obiezione che, effettivamente, era venuta in mente a Steve.

Ovviamente avevano fatto esattamente ciò che aveva detto Nat: avevano fatto le valigie, avevano messo il culo su quell’aereo e si erano presi la prima vacanza della loro vita. Quando erano ragazzi, prima della guerra, non c’erano soldi sufficienti. Avrebbero voluto vedere la costa ovest, Steve avrebbe voluto vedere il Grand Canion, ma avevano rimandato tutto a quando ci sarebbero stati i soldi necessari. Poi la guerra aveva portato via tutto e nessuno aveva più pensato alle vacanze. Nemmeno dopo che si erano ritrovati. La vita aveva iniziato a prendere la via giusta, questo era vero, le cose stavano tornando normali (normali come potevano esserlo per due super soldati con il loro passato), ma non erano ancora abbastanza normali per pensare ad una vacanza.

Ecco perché in quel pomeriggio di settembre si erano ritrovati sulla spiaggia a guardare il sole scendere piano dietro l’orizzonte con lo sguardo affascinato di due bambini a cui avessero appena fatto il regalo più bello del mondo. Certo non era certo il loro primo tramonto, ma lì su quella spiaggia ormai deserta aveva un sapore particolare, sapeva di pace e lasciava nel cuore una calma infinita.

Camminare piano sul bagnasciuga, lungo la linea delle onde che, pigre, andavano a bagnare i loro piedi nudi, guardando insieme le scaglie di luce che il sole disegnava sulla superficie increspata del mare era diventata una piacevole abitudine. Un rito, prima di aspettare, di nuovo al proprio ombrellone, che il sole si tuffasse dietro l’orizzonte dando inizio alla sera. Solo allora lasciavano lentamente la spiaggia con gli asciugamani in spalla, per tornare nella camera extra lusso che Tony aveva prenotato in un albergo super extra lusso a cui loro non avrebbero nemmeno lontanamente pensato. Ma aveva organizzato tutto Tony e non si poteva pretendere che non lasciasse in qualche modo la propria impronta.

Malgrado il mare di lussi in cui quel pazzo di Tony li aveva fatti affogare, quella passeggiata pomeridiana sulla spiaggia era diventata per entrambi il momento preferito della giornata. Così intima. Così romantica avrebbero pensato, se non fossero stati, in fondo, due ragazzi cresciuti a Brooklyn prima della guerra, in un mondo dove non era bene esprimere i propri sentimenti, soprattutto per un uomo. Anche il solo il potersi tenere per mano in pubblico era per loro una novità che avevano iniziato ad assaporare durante quella vacanza inattesa. Perché erano in vacanza e, si sa, in vacanza tutti facciamo cose che non avremmo mai il coraggio di fare nella vita di tutti i giorni.

In pubblico era Steve quello più audace tra i due. Quello che prendeva la mano di Bucky durante le passeggiate e che sorrideva incoraggiante quando Bucky lo guardava un po’ sorpreso di rimando. Era Steve quello che passava decine di minuti immobile a guardare Bucky che leggeva sulla sdraio accanto a lui, solo per il gusto di farlo. Era Steve quello che, ispirato dalla dolcezza struggente di quei pomeriggi, prendeva delicatamente la mano destra di Bucky e baciava l’anello identico al suo infilato all’anulare.

Era uno Steve diverso, più rilassato, più felice. Più Steve e meno Captain America. Uno Steve che a Bucky ricordava il ragazzino asmatico di cui si era innamorato una vita fa e che lo faceva sentire di nuovo, finalmente, a casa.
   
 
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