Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: EmilyG66    17/06/2019    1 recensioni
“Arendelle crollerà sotto il peso del cuore di ghiaccio di una malvagia regina” così recitava la profezia e man mano che la principessa Elsa cresceva sentiva il peso di quelle parole gravarle sul cuore.
I suoi poteri erano sempre più ingestibili e la paura albergava in lei ogni giorno. Non aveva scelta, doveva andarsene.
Sul proprio cammino però si intrometterà un guardiano che attenua le paure della ragazza impedendole di rinunciare a vivere davvero.
Fanfiction Jelsa ambientata cinque anni prima dell’incoronazione.
I personaggi non appartengono a me ma alla Disney e alla DreamWorks.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In un punto imprecisato della Norvegia, protetto da alte montagne e bagnato quasi interamente dal mare, si trova il regno di Arendelle. Un luogo affascianante e misterioso, sopratutto per un segreto custodito fra le mura del suo castello.

La notte era scesa serena ma nubi cariche di pioggia erano in agguato. Gli abitanti avevano iniziato a sognare e nell’aria, qua e là, invisibili scie magiche e dorate come sabbia si dissipavano silenziosamente.

La piazza era deserta così come le strade e solo qualche finestra del castello era illuminata dalla luce dei candelabri ancora accesi per consentire alle guardie reali di vigilare.

Nella penombra tuttavia un paio di loro non si accorsero della figura che era sgusciata fuori dalla sua stanza e che, dopo aver calato il cappuccio blu del mantello in testa, si guardava intorno con circospezione avanzando rapida ma senza fare rumore.

La ragazza passò alle spalle degli uomini in divisa verde respirando il meno possibile e producendo solo un lieve fruscio col mantello, dopodichè imboccò un corridoio e scese le scale svelta.

Questa volta doveva essere cauta. Non ci sarebbero state conseguenze se fosse stata sorpresa a vagare in casa propria a quell’ora della notte come quando era una bambina, solo qualche domanda. Ma sapeva anche che se le guardie si fossero accorte di lei non avrebbe più avuto il coraggio di scappare di casa.
La principessa si ritrovò presto difronte ad una porticina, tirò fuori da una tasca interna del mantello un mazzetto di chiavi e individuata quella giusta aprì la porta e uscì dal castello.

Abbandonò le chiavi nella serratura e non si voltò indietro, attraversò l’ampio cortile e arrivò nelle stalle.
Nascosta dalla semi oscurità e osservata solo dalla luna coperta da nubi grigie la giovane scelse rapidamente un cavallo bianco dalla criniera nera e bianca sperando che non avvertisse la propria tensione o la magia che le scorreva dentro.

Era da molto che non cavalcava e in diverse circostanze avrebbe gioito nel tornare a farlo. La ragazza accarezzò il muso del destriero che rimase tranquillo e una volta pronto lo condusse per le briglie al portone.

Lo aprì con qualche difficoltà e dopo averlo richiuso la prinicpessa montò in sella spronando da subito il cavallo nella corsa.

Veloce come il vento la giovane oltrepassò il ponte e il villaggio lasciandosi tutto alle spalle. Sperava sul serio di poter fuggire lontano dalle responsabilità, da quello che un giorno sarebbe stato il suo popolo e sopratutto dalla sua amata famiglia.

Il rombo di un tuono ruppe il silenzio e la pioggia cominciò a scendere incessantemente.

Il cavallo galoppava già da un po’, la ragazza aveva i vestiti umidi e il cappuccio le ricadeva sulle spalle ma ormai non aveva più importanza.

I capelli chiari come la luna erano raccolti in uno chignon, il volto pallido e grazioso veniva continuamente bagnato da nuove insistenti goccie di pioggia e gli occhi di ghiaccio erano concentrati sul sentiero.

Non voleva fermarsi per ripararsi da qualche parte nel bosco, il rischio di incontrare dei lupi era alto e molto presto il re e la regina avrebbero scoperto la sua e inviato le guardie per riacciuffarla.

No, doveva continuare per quanto stesse commettendo una pazzia e il suo gesto fosse avventato e sconsiderato.

Il vento cominciava a sferzare le chiome degli alberi e il cavallo incurante continuò la propria corsa, almeno finché il suolo fangoso e scivoloso non lo tradì.

Uno degli zoccoli anteriori finì in una pozzanghera più profonda di quanto sembrasse ed il destriero sorpreso cominciò a perdere equilibrio piegandosi pericolosamente su quella zampa. L’animale si sbilanciò dunque in avanti e in ina frazione di secondo Elsa, spaventata dall’improvviso movimento del cavallo, allungò instintivamente le braccia verso il terreno.

Voleva solo che l’animale si fermasse ed invece i suoi poteri sembrarono esplodere a terra terrorizzando maggiormente il destriero. Quest’ultimo con un nitrito si alzò sulle zampe posteriori e a nulla valsero le parole della ragazza per calmarlo mentre stringeva forte le redini.

In un attimo lei era stata disarcionata e l’animale aveva preso a correre nel senso opposto allontanandosi in fretta.

La principessa si trovò così da sola, sotto la pioggia e in mezzo ad un sentiero il cui fango prese a scorrere e a nascondere le traccie lasciate dal suo ghiaccio.

Lentamente la giovane col sedere a terra si mise in ginocchio e alzò le mani coperte dai guanti bianchi osservnadole con sgomento, la bocca schiusa e gli occhi ben aperti. Non avevano funzionato.

Per anni aveva creduto che almeno in parte vi fosse una garanzia che le avrebbe impedito di ferire la gente, ora invece sapeva che si trattava solo della più crudele delle illusioni. Schiacciata da quella consapevolezza sfilò rabbiosamente i guanti e li gettò a terra, poi chiuse entrambi i palmi nudi in due pugni e tremando leggermente se li portò contro il viso lasciando uscire le lacrime.

Non ne poteva più.

Che senso aveva vivere se imprigionata per sempre nella sua stessa dimora e se cercando di allontanarvisi per il bene degli altri i propri poteri l’avrebbero ugualmente perseguitata?

Erano questi i pensieri infelici che le popolavano la mente ormai da anni e ne avevano quasi indurito il cuore, sarebbe bastata una qualunque scintilla ora per innescare la magia.

Trascorsero diversi minuti e ad un tratto un fievole bagliore azzurro distrasse la bionda dal pianto, alzando il proprio volto Elsa vide un tenero coniglietto di neve che galleggiava nell’aria.

Sorpresa e titubante allungò l’indice per toccarlo. Lo aveva creato lei?

All’improvviso l’animaletto si mise a saltellarle intorno lasciando dietro di sé scie di neve magica e la ragazza lo osservò rapita voltando continuamente il capo per non perderlo di vista. Era davvero sorprendente.

La pioggia sembrava non riuscire a scioglierlo e la bionda, deliziata da quella graziosa comparsa, si sentì un po’ meglio.

-Tutto ok? -

La principessa sussultò nel sentire quella voce provenire di fronte a sé e con uno scatto ruotò la testa.

Davanti a lei, sotto la pioggia battente, era comparso un curioso individuo.

Indossava un particolare indumento blù come la notte con il cappuccio in testa ricoperto in vari punti di ghiaccio e dei pantaloni marroni stretti con dei lacci e fin troppo consumati per essere usati nell’attuale mese di Novembre.

Sulla spalla destra poggiava un bastone ricurvo ricavato da un salice e alto quasi quanto lui, sorprendentemente non calzava stivali.

Lo sconosciuto se ne stava in piedi a fissarla calmo con due occhi di uno stupendo azzurro, così glaciali da sembrare irreali e che attrassero all’istante lo sguardo della giovane. Sembrò perdersi in essi proprio come se fosse una magia.

Il viso del ragazzo era quello di un adolescente, pallido e molto bello, le labbra erano sottili, le sopracciglia scure e dal cappuccio facevano capolino sulla fronte alcune ciocche dei suoi insoliti capelli bianchi.

I due si osservarono per un lungo istante studiandosi a vicenda poi quando il coniglietto di neve prese a saltellare teneramente sulla propria coda pomposa alle spalle dell’albino Elsa non potè non trovarlo buffo e per un secondo fece un impercettibile sorriso.

Si rese subito conto che era lo sconosciuto ad essere magico perché sembrava non essere affatto sorpreso da quella stranezza.

-Stai bene? -le domandò lui nuovamente non avendo ricevuto risposta, anche se era chiaro che lei potesse vederlo e sentirlo.

Quella voce calda ridestò la ragazza che guardando altrove scosse la testa. Era così ovvio.

L’albino corrucciò un sopracciglio tentando di decifrare la bionda poi semplicemente le porse la mano sinistra perché si tirasse su dal suolo bagnato. La principessa lo guardò dal basso per un breve attimo e il ragazzo colse la sua diffidenza.

-Non ho cattive intenzioni. -si apprestò a precisare.

Era proprio ciò che avrebbe detto qualcuno con cattive intenzioni ipotizzò lei.

La giovane avrebbe voluto instintivamente stringere quelle dita che gentilmente le offrivano per la prima volta un aiuto concreto ma non le piaceva essere toccata, e per un buon motivo avrebbe inoltre aggiunto.

Portò dunque la mano destra al petto, il più lontano possibile da quella del ragazzo e rispose.

-No grazie, non ho bisogno del vostro aiuto. -rifiutò con tono distaccato e freddo malcelando un po’ di sofferenza.

Il suo interlocutore ne rimase sorpreso, proprio non riusciva a capire perché quella ragazza preferiva rimanere lì dov’era bagnata fradicia.

L’albino però non era il tipo che si arrendeva facilmente, così ritirò la mano mentre il coniglietto di neve si dissolveva con un “puff” in piccoli fiocchi di neve e portò il proprio bastone dietro il cappuccio impugnandolo con entrambe le mani rilassato.

-Come vuoi. -le rispose vago facendo per andarsene sul serio e attirando nuovamente gli occhi di lei su di sé.

Con sorpresa della principessa ad ogni passo compiuto dal giovane l’acqua presente sul terreno si solidificava magicamente in ghiaccio, proprio come accadeva con lei. Elsa aveva gli occhi sgranati per lo stupore e la sua incertezza durò poco più di un attimo.

-Aspetta! -lo chiamò allungando una mano verso di lui.

Il ragazzo si fermò sorridendo divertito e vittorioso e non fece nulla per nasconderlo quando si girò tornando a guardarla nuovamente con un sopracciglio sollevato.

-Chi sei? -chiese la principessa quasi in un sussurro abbassando la mano.

-Mi chiamo Jack Frost. -affermò lui prima di inchinarsi giocosamente con ancora il bastone sulle spalle -Al tuo servizio. -aggiunse poi.

Non appena si tirò su potè vedere le labbra della giovane schiudersi per lo stupore.

Jack Frost? Lo spirito dell’inverno?

Aveva sentito parlare di lui tante e tante volte, sua madre le raccontava fiabe su di lui per non farla sentire troppo diversa quand’era piccola e lei aveva sempre creduto nel guardiano.

Ora era proprio di lì di fronte a lei ed era reale.

Lo spirito dedusse che lo avesse già sentito nominare da qualche parte vedendo lo sguardo incredulo di Elsa, così tolse il bastone dalle spalle e le porse nuovamente la mano.

-Ora vuoi darmi la mano e alzarti da lì? -le domandò.

Nel suo tono non c'era l’intonazione di un ordine, piuttosto un timbro cortese e lievemente canzonatorio.

La ragazza esitò.

Non sapeva esattamente cosa sarebbe potuto accadere se l’avesse toccato ma una strana energia dentro di lei l’attirava come un magnete verso lo spirito dell’inverno. Incurante del rombo dei tuoni e della pioggia, molto letamente come a rallentatore, la principessa si sporse verso di lui e timidamente sfiorò quelle dita con le proprie scivolando nella sua presa rassicurante.

L’albino strinse appena il palmo nel proprio sorpreso di non sentire il classico calore umano e un innocuo bagliore azzurro illuminò fiocamente le loro mani che si erano appena incontrate riconoscendo, l’una nell’altra, qualcosa di unico.

La giovane ne fu colpita ma così com’era comparsa la luce rapidamente scomparve, il ragazzo sollevò la bionda lentamente senza sforzo e lei si sentì come sospinta dal vento.

-Non mi hai ancora detto come ti chiami. -le fece notare amichevolmente lui non lasciandola andare ancora.

Elsa distolse lo sguardo dalle loro mani meditando brevemente se mentire o meno. L’avrebbe riportata indietro se avesse saputo chi era?

Lei non aveva neanche un piano ben definito tutt’ora ma sentiva lo stesso di potersi fidare, non aveva alcun motivo per tradirla e inoltre lei sapeva che non tutti erano in grado di vedere Jack Frost.

-Mi chiamo Elsa. -ammise la ragazza onestamente presentandosi.

-Elsa… - ripetè il guardiano soppesando se il nome fosse giusto per quel viso.

Lasciò andare la mano della principessa e si convinse che in effetti il nome le calzasse come un guanto.

-Che ne dici di trovare un posto più asciutto? -le domandò tranquillamente con un sorrisetto.

La giovane si guardò alle spalle impensierita poi annuì, cominciava ad essere stanca di tutta quella pioggia così i due presero a camminare l’uno di fianco all’altra.

Elsa si sarebbe rimproverata poi di aver seguito così docilmente uno sconosciuto…forse…

 

Trovarono quasi subito una caverna e mentre lo spirito cercava dell’altro legno non umido per il fuoco che miracolosamente era riuscito ad accendere la ragazza invece sedeva con le ginocchia al petto pensando.

L’abito pervinca era bagnato e infangato, non aveva più i guanti, i capelli erano un disastro, si era tolta la giacchetta posandola accanto a lei e alle scarpe e aveva steso sotto di sé il mantello.

Cosa diamine stava facendo? Non era meglio tornare a casa, farsi un bagno caldo ed infilarsi sotto le morbide coperte?

Scosse la testa, non poteva tornare ad essere un peso per la propria famiglia.

Forse...sarebbero sati meglio senza di lei…

Lentamente nel suo palmo sinistro si formò una lama di ghiaccio della grandezza di un pugnale.

Forse...se si fosse tolta la vita sarebbero svaniti anche i poteri e tutti sarebbero stati al sicuro da lei.

Un tuono rimbombò illuminando la caverna con un lampo.

Ci stava pensando da giorni ormai.

Bastava così poco, un rapido taglio alla gola e tutto sarebbe finito. Niente più catene, niente più sofferenza.

La principessa sollevò lentamente la mano tremolante avvicinandola con infinita calma al collo chiudendo gli occhi...ma…


 
  
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