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Autore: ShadeOfCool    19/06/2019    0 recensioni
Clara ed Ettore sono i protagonisti di questa storia fuori dal tempo e dallo spazio. Il loro unico modo di comunicare è attraverso delle lettere, che li vedono stretti in un metaforico abbraccio inizialmente formale poi sempre più intimo. Ciò che li unisce è un irrimediabile senso di solitudine.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Caro Dottore,
forse non l’ho dato a vedere, ma avete incontrato perfettamente i miei gusti nel momento in cui avete proposto questo tipo di corrispondenza. Come Voi scherzosamente avete affermato durante uno dei nostri incontri, io vivo nella città della nostalgia: quanto più una cosa può ricordare il passato tanto più sembra piacermi. Trovo ingiusto che con buona probabilità non ci vedremo mai più, anche se Angelica sostiene che vivere nella stessa provincia limiti alquanto la tragicità dell’addio (forse intende che potremmo facilmente incontrarci anche per errore). Io comunque la vivo come un’ingiustizia.
Vi metto in guardia: personalmente ritengo che la corrispondenza epistolare sia un’arma a doppio taglio. Da una parte è un modo teneramente nostalgico per tenersi in contatto, dall’altra fa spesso dire cose che non si pensano. Il fatto è che manca l’immediatezza del “botta e risposta” e le parole iniziano a sembrare così leggere da sceglierle in maniera superficiale.
Ad ogni modo non posso fare del prologo l’unico argomento di questa commedia, quindi tirerò fuori un racconto a caso.
Sapete, nella casa accanto alla nostra stanno facendo dei traslochi. L’uomo che carica i mobili sul camion parla un dialetto così strano e stretto che alle mie orecchie inesperte suona come una remota lingua orientale. Questo mi fa pensare a quella volta che mi avete dato della borghese, perché Vi dissi che in casa mia il dialetto non si era mai masticato. Certo non intendevo disprezzarne l’uso, ma solo fare una costatazione.
Voi cosa ne pensate? Uno dei Vostri colleghi, quello alto e pallido che beve sempre il caffè vicino alla segreteria, ha una particolare predilezione per la glottologia e una volta mi ha parlato per quasi un’ora dei dialetti della nostra zona.
Mi scuserete per la scarsissima fantasia, sono un po’ in apprensione per la Vostra risposta: non per l’argomento, quanto per l’efficienza delle poste. Ho un certo timore che la vostra lettera non arriverà mai nelle mie mani, se ne scriverete una.
Mi mancate già, se posso permettermi di dirlo. Siete un uomo particolare.
Cordialmente,
Clara
 
 
 

 
Gentile Clara,
ho sorriso leggendo la Vostra: non ricordavo ci dessimo del Voi. Forse avete assecondato la mia scherzosa proposta dell’ultima volta. Non abbiate timore, comunque, di non avere idee, non Vi ho chiesto una data di scadenza: potete scrivermi quando e se lo gradite. Per quanto riguarda il dialetto, sapete che non ci ho mai pensato? Suppongo l’argomento mi importi solo perché riguarda la tutela della tradizione, ma davvero non mi turba in nessun altro modo. Invece, datemi il numero dell’uomo dei traslochi, potrei seriamente volerci costruire uno spettacolo teatrale su un tipo del genere!
A parte gli scherzi, vorrei che mi parlaste del Vostro umore, se Vi è possibile. Ero molto in pensiero l’ultima volta. Durante la nostra conversazione sembravate tranquilla, ma dopo Vi ho vista uscire piangendo. State bene ora? C’è nulla che io possa fare?
Con stima,
Ettore
   
 
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