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Autore: lmpaoli94    21/06/2019    0 recensioni
Emanuele, ragazzo tranquillo, serio, tutto lavoro e casa che perde la testa per Elisa, ragazza introversa che pensa solo a divertirsi e non pensa minimamente al lavoro.
Quando quest’ultima decide di non lavorare più in un ristorante e soprattutto con il suo collega Emanuele, il giovane ragazzo se ne fa una ragione mettendosi l’anima in pace senza mai più pensare a lei e a tutti i momenti trascorsi in cui in ogni istante non faceva altro che corteggiarla ma senza successo.
Gli anni passano e il giovane ragazzo che di mestiere ha sempre fatto il cameriere, sposa la sua fidanzata storica dopo dieci anni di fidanzamento.
Tutto sembra andare per il meglio per Emanuele, ma quando sua moglie rimane incinta e partorisce una bambina, la povera donna muore tra le braccia dell’uomo.
Emanuele riesce a superare il trauma grazie a sua figlia, vivendo felici loro due da soli.
Ma il primo giorno di scuola elementare della bambina, Emanuele non poteva mai credere di ritrovare colei che gli ha fatto veramente battere il cuore, sconvolgendo ancora una volta la vita del giovane ragazzo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo aver finito il servizio del pranzo e aver risistemato tutto, Emanuele non andò verso casa sua ma si fermò a casa di sua madre.
Erano molti mesi che il ragazzo non metteva piedi in quella dimora e sembrava che non fosse mutato nulla.
< Ema, che cosa ci fai qua? >
< Scusa se sono piombato qui senza dirti niente mamma, ma ho bisogno di parlarti. >
< Vieni pure. >
Dopo averlo fatto accomodare, la madre di Ema gli offrì una tazza di tè.
< Prendi. È ancora bella calda. >
< Mamma, lo sai che il tè non mi piace. >
< Puoi fare uno sforzo, no? >
< Ok. >
< Vedrai che dopo ti sentirai molto meglio. >
< Il tè riesce a cancellare i miei brutti momenti che sembrano non avere mai fine? >
< Perché dici questo? Che cos’è successo? >
A quel punto Emanuele raccontò della cotta mai assopita di Elisa e di come sua figlia l’aveva presa male.
< A proposito di Azzurra, adesso dove si trova? >
< E’ con sua zia. Gli ho detto se me la poteva guardare fino a stasera. >
< Capisco… >
< Secondo te che cosa dovrei fare in questo frangente, mamma? >
Prima di rispondere, la donna fece un respiro profondo fissando i suoi soprammobili che arredavano gran parte della casa.
< Sai Ema, non è una decisione molto facile… Posso capire che dopo aver perso Giada tu ti stia innamorando di un’altra donna… Ma la famiglia è la famiglia. >
< Quindi credi che Azzurra sia molto più importante? >
< Assolutamente sì… E avendo litigato con lei, ti consiglio di farci pace il prima possibile. Quella povera bambina non si merita di soffrire così. >
< E tu come fai a sapere che io e lei abbiamo litigato? >
< Sono tua madre, Ema. Non credi che io ti conosca abbastanza? So di aver fatto molti errori nella mia vita, ma in molte occasioni mi sono presa cura di te. >
< Ma ti rendi conto che è stupidamente gelosa di Elisa? Crede che io non la ami più come prima. E questa cosa mi manda in bestia. >
< Cerca di chiarire con tua figlia. Vedrai che dopo sarà tutto più semplice. >
< Vedremo cosa posso fare… Però c’è anche un altro problema: Elisa non ne vuole sapere di me. >
< Allora questo vuol dire che non sa cosa si perde… Sei un ragazzo fantastico, Ema. Non te lo scordare > replicò la donna dando un bacio sulla guancia a suo figlio come quando era molto piccolo.
Ma nel mentre madre e figlio stavano continuando a parlare, la loro attenzione si spostò sul suono del campanello.
< Oggi deve essere giorno di visite. Meno male che non sono stata dimenticata come credevo io. >
< Mi dispiace non essere venuto da te molto spesso, mamma. >
< Lascia perdere, Ema. Ormai non è più un problema ora che tu sei qui. >
Una volta aperta la porta, la donna vide con grande sorpresa che si trattava di sua nipote Azzurra.
< Ciao, tesoro! Che cosa ci fai qui? >
< Mi sono fatta portare dalla zia. Ha avuto un imprevisto quindi non potevamo più rimanere insieme. >
< Ah sì? Almeno poteva avvertirmi… Ma fa lo stesso. Vieni, ho una sorpresa per te. >
< Davvero? Io adoro le sorprese. >
Ma quando capì che la sorpresa in questione era suo padre, la bambina si rabbuiò all’istante.
< Vuoi fare merenda, tesoro? >
< No. Mi è passato completamente l’appetito. >
< E Tu, Ema? >
< No, grazie mamma… Però un bicchiere d’acqua lo prendo volentieri. >
< Allora vado in cucina e torno subito. Voi intanto non vi scannate, ok? >
Con lo sguardo pieno di rabbia, Azzurra fissava suo padre.
I due non erano mai arrivati a quel punto, e tutto per colpa di una donna.
< Hai intenzione di non rivolgermi mai più la parola? >
< Non lo so. Ci devo pensare. >
< Azzurra, ti prego. Non puoi prendertela così con me solo perché amo una persona diversa dalla mamma. >
< Questo vuol dire che non hai nessun rispetto per lei… Se la mamma fosse qui, ti prenderebbe a schiaffi. >
< Se la mamma fosse qui non avrei mai baciato Elisa. >
< Questo proprio non lo so. >
< Che cosa vorresti insinuare? >
< Niente, lascia perdere… Voi uomini siete traditori per natura. >
< Adesso basta. Non immetterti in argomenti molto più grandi di te. >
< Se sapevo che anche tu eri qui dalla nonna c’avrei pensato due volte prima di passare. >
< Lo sai che abiti ancora sotto il mio stesso tetto, vero? E finché abitiamo insieme e avrai diciotto anni dovrai fare tutto quello che ti dico. >
< Va bene. Però evita di rivolgermi la parola, ok? >
< Ma perché! Io non ti capisco! >
< Non mi capisci? Ti sei dimenticato che devi chiedermi scusa dopo avermi detto che concepirmi è stato uno sbaglio? >
< Hai ragione, Azzurra. Ti chiedo scusa. >
< Perché mi risulta difficile crederti? >
< Mi dici che cosa devo fare con te? Spiegamelo. >
< Torna ad essere il papà di cui mi sono innamorata da quando sono venuta alla luce. Non chiedo altro. >
< Ma sono sempre lo stesso, Azzurra! Fidati. >
< No, non mi fido. >
< Ecco qua il tuo bicchiere d’acqua, Ema > fece la donna ritornando in salotto e percependo nell’aria un grande nervosismo < Va tutto bene? >
< Forse è stato un errore venire qua, nonna… Spero tanto che mio padre se ne vada il prima possibile > fece la bambina alzandosi dal divano per andare fuori in giardino.
< Dove stai andando, signorinella? >
< Fuori in giardino sull’altalena, perché? >
< Tu rimarrai chiusa qui finché non chiederai scusa a tuo padre. >
< E’ lui che deve chiedere scusa a me. Non il contrario. >
Furibonda, la nonna della bambina si alzò di scatto prendendola per un orecchio e trasportandola da suo padre.
< Nonna! Così mi fai male! >
< Fai subito quello che ti ho detto, altrimenti ti rinchiudo in cantina per un mese. E stai certa che posso farlo. >
Non avendo una seconda scelta, alla fine la bambina chiese scusa a suo padre in maniera improvvisamente sincera.
< Brava. Adesso puoi andare a giocare fuori. >
Con le lacrime agli occhi, Azzurra uscì di casa sbattendo violentemente la porta.
< Ancora non capisco come hai fatto a crescere una bambina così energica e possessiva. >
< Forse perché sente la mancanza di una mamma… Vado a parlarci. >
< Non so se è una buona idea, Ema. Lasciamola un po’ in pace a sbollentare la sua rabbia. >
< Lo so. Però mi dispiace molto vederla in quelle condizioni. >
< Deve capire che non può ribellarsi a te in quel modo. È solo una bambina di sei anni. E tu sei suo padre. >
< Vedrai che risolverò tutto. Stai tranquilla. >
< E per quanto riguarda Elisa? >
< Se quella donna non mi vuole, è giusto che continui la mia vita senza pensare a lei e dedicarmi tutto a mia figlia. >
< Bravo, Ema. È così che si fa’. >
< Torno tra poco, mamma. >
Una volta uscito fuori in giardino, Emanuele scorse sua figlia seduta sul prato a togliere dei petali ad alcuni fiori.
< Ciao, Azzurra. Posso farti compagnia? > domandò l’uomo con tono dolce.
Ma la bambina non rispose, facendo finta che fosse ancora sola.
< Mi dispiace per come ti ha trattato la nonna, ma devi capire che non puoi fare la capricciosa in questo modo. Soprattutto quando fai soffrire le persone accanto a te. >
< Mi dispiace… Non so cosa mi sia preso > replicò la bambina con le lacrime agli occhi < Forse perché ho davvero paura di perderti. >
< Lo sai che non succederà mai > mormorò l’uomo prendendola sotto le sue braccia < Io rimarrò per sempre accanto a te in ogni occasione. Sei la persona più importante di questo mondo e ci rimarrai sempre. >
< Scusami ancora papà. >
Alla fine la bambina esplose in un pianto liberatori tra le braccia amorevoli del padre prendendosela con sé stessa per come si era comportata.
< Adesso basta, piangere. E’ tutto passato. >
< Potrai mai perdonarmi? >
< Io ti ho già perdonato, Azzurra. Non potrei mai essere in collera con te > rispose l’uomo dandogli decine di baci sulle guance < Adesso rientriamo in casa, ok? Così diciamo a nonna che è tutto apposto. >
< D’accordo. >
Ma prima di tornare nella casa della signora anziana, una voce conosciuta attirò l’attenzione della bambina e del padre.
< Maestra! >
< Ciao, piccolina, come stai? > fece la donna prendendola in braccio.
< Adesso molto bene dopo aver fatto pace con il mio papà. >
< Davvero? Sono molto contenta per tutti e due. >
< Adesso tornavamo dentro dalla mia nonna per stare un po’ insieme. Vero, papà? >
< Hai detto bene, Azzurra… Però prima potrei rimanere pochi minuti con Elisa? Devo parlargli di una cosa. >
< Certo. Però fai in fretta, ok? >
< Senz’altro, piccolina. >
< Ci vediamo domani a scuola, maestra > replicò la bambina salutandola con la mano.
< Non vedo l’ora, Azzurra. >
Appena Elisa ed Emanuele si ritrovarono da soli, la donna fu molto sollevata di trovarlo felice.
< Tutto è bene quel che finisce bene… Hai fatto pace con tua figlia e puoi riprendere a fare il tuo lavoro di papà. >
< Sì, hai ragione… >
< Per quanto riguarda noi due… >
< Lascia perdere, Elisa. Hai ragione tu. Non potremmo mai stare insieme. >
< Sono molto contento che tu l’abbia capito. Però se avrai bisogno di qualsiasi cosa, sai dove trovarmi. >
< Ti ringrazio > replicò l’uomo dando un bacio sulla guancia alla donna < Adesso però devo andare. Mia figlia mi sta aspettando. >
< Sì, certo. Vai pure. Ci vediamo domani mattina. >
< A domani, Elisa > disse infine l’uomo rientrando in casa.
“Elisa… Non ti dimenticherò mai.”
   
 
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