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Autore: Ghostclimber    25/06/2019    4 recensioni
Becca era sempre stata una bambina un po' mattacchiona.
Nonostante sia stata costretta ad indossare un bellissimo vestitino rosa, Becca è ancora il pirata più crudele dei Sette Mari.
Ma, alla fine, chi vincerà? Il pirata o il vestitino?
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao a tutti!
Rieccomi con un capitolo un po' più leggero del precedente... Grazie a tutti voi che commentate o leggete in silenzio, se vi va fatemi sapere se gradite anche questo piccolo excursus universitario (in tema col periodo della sessione estiva, che grazie al cielo non è più un mio problema).
Massima solidarietà a chi si sta spaccando testa e palle sui libri in questi giorni, e un iper mega abbraccio a Nicholas, il mio irrinunciabile supporto durante gli anni dell'università e la causa scatenante di quell'esplosione di blu che regna nel mio armadio. Ti voglio bene, Nick.
XOXO







-Ciao, ti disturbo? Hai mai sentito parlare della comunità LGBT?- Becca alzò la testa dal libro di testo che stava leggendo e fissò la ragazza che le stava davanti, china su di lei, pericolosamente vicina al limite estremo del suo spazio personale.

-Ehm... sì, in effetti, mi...- “disturbi” era la parola con cui Becca intendeva terminare la frase, ma la ragazza lo prese come un “sì, ne ho sentito parlare, ti prego impediscimi di ripassare per l'esame di oggi, tanto sono preparatissima e il professore non è assolutamente pignolo”.

-Sei d'accordo che anche noi della comunità LGBT meriti pari diritti rispetto a voi eterosessuali?

-Beh, sì, ma...- “un po' arrogante da parte tua decidere a priori che io sia etero”

-Allora DEVI venire al Gay Pride sabato prossimo, assolutamente!

-No, guarda, io...- “odio la folla”

-COME NO?! Se ci supporti, dovresti scendere in piazza con noi per difendere i nostri diritti!

-Guarda, io sinceramente...- “trovo più utile dimostrarlo ogni giorno piuttosto che colorarmi la faccia e poi avere un attacco di panico in piazza Duomo”

-Il tuo supporto è importante, DEVI venire! Tu puoi fare la differenza!- “ma per piacere, non l'ho mai fatta neanche nella mia cazzo di vita”, -Avere un'eterosessuale che manifesta al nostro fianco...

-Sara, molla l'osso.- disse una voce alle spalle della ragazza, e Becca sospirò di sollievo. Un bel ragazzo dai capelli dello stesso colore del miele di castagno si avvicinò con passo sensuale e le disse: -Becca, diamine! Vestita di blu davvero risplendi! Come va, cara?

-Nicky! Morirò di ansia prima di sera.- rispose Becca, alzandosi per salutare con un colpo di zigomo il suo migliore amico dell'università.

-Sara, hai puntato all'etero sbagliata.- ridacchiò Nicholas, -A Becca piace anche la patata!

-Nick!- protestò Becca, non tanto per l'infrazione della privacy, quanto perché l'unica cosa che desiderava, a parte un pacco regalo con dentro una laurea, era mettere fine alla conversazione con quella sconosciuta insistente.

-Oh, cara, non lo sapevo, scusami!- pigolò Sara, e Becca indietreggiò di un passo. Cominciava a sospettare che la tizia si calasse qualcosa di strano, allucinogeni, anfetamine, funghetti...

-Non c'è da scusar...

-Allora DEVI PROPRIO venire al Pride! A maggior ragione!

-Guarda, io...

-Sara, fly down,- si intromise Nicholas, -Il giorno che vedrò Becca infilarsi volontariamente in un bagno di folla comincerò a credere agli alieni. E comunque, oggi ha un esame, quindi lasciala concentrare, altrimenti il suo fidanzato avrà sopportato una signorina stressata per niente.

-Come, un ragazzo, ma non eri bi?

-Eccallà...- Becca disconnesse il cervello in via definitiva dalla conversazione e ripeté a se stessa la cronologia della Prima Guerra Mondiale, lasciand a Nicholas il compito di arginare i danni da lui stesso fatti. Con in programma un'interrogazione con un professore pignolo e scassacazzi, una diatriba sul tema “non puoi essere bisessuale se hai un partner dell'altro sesso” era la penultima cosa di cui aveva bisogno. L'ultima, probabilmente, un clistere al peperoncino.

-Scusami, Becca, sono un po' agitato anch'io.- la voce di Nicholas riuscì finalmente a far breccia tra una battaglia e l'altra.

-Eh? Niente, Nick, avevo già capito che era una spaccapalle.

-Lasciala perdere.- Nicholas tirò Becca per la manica della camicia e insieme si sedettero sulla panchina sotto al ciliegio che Becca aveva occupato dal primo mattino.

-Dai, che cazzo, solo perché incidentalmente Johnny ha un cazzo non vuol dire che io sia etero.- sbottò Becca, in parte anche felice di aver trovato una valvola di sfogo per il nervosismo. Non era mai una bella idea mettersi a parlare di quanto era stronzo il prof con cui stavi per sostenere un esame, non con i suoi assistenti e i suoi lecchini in giro per il cortile e la facoltà.

-Lo so, cara, e poi Johnny è davvero un bel ragazzo.- rispose Nicholas con un sorriso. Becca appoggiò i piedi sul bordo della seduta e si trasse le ginocchia al petto, meditabonda. Sapeva di essere bisessuale, nonostante convivesse con un ragazzo: dopo Mirko, c'era stata Veronica. E oltre a Manuel e Gabriele, c'era stata anche Matilde. E Becca aveva voluto bene a tutti alla stessa maniera, e aveva avuto piacere a toccare e farsi toccare da ognuno di loro, indistintamente dalla forma dei loro genitali. Poi, era arrivato Johnny e Becca aveva trovato una stabilità, ma restava fermamente convinta che se lui si fosse chiamato Jennifer sarebbe stata la stessa cosa.

-Sigaretta?- Nicholas ne accese una e la porse a Becca, che aspirò senza fretta. Con Nicholas era così, non c'era bisogno di stare a parlare, la sua sola presenza bastava a darle calma: sarà che tutto, dal suo tono di voce all'abbigliamento al portamento, urlava “GAY!”, quindi il ragazzo non aveva un'esistenza tanto facile in un'università statale fatiscente e piena di stronzi. Poteva capire alla perfezione la lotta tra il cercare di uniformarsi e la vera spinta del proprio io.

-Sara è la dimostrazione che essere queer non significa necessariamente non essere stronzi.- ridacchiò Nicholas, buttando fuori un soffio di fumo.

-Beh, non vedo perché la cosa dovrebbe essere automatica.

-Ma come, non lo sai? I gay sono tutti gentili!

-Sì, e hanno un gran senso estetico.- Becca cominciò finalmente a sorridere, mentre con Nicholas snocciolava una serie di cliché privi di senso sugli omosessuali, sulle persone basse, sulle bionde e sui palestrati.

-Avanti, adesso dimmi che cos'hai. E non spararmi cazzate sull'ansia per l'esame, perché lo vedo che non c'entra.- disse infine Nicholas, quando si riprese dal lungo e circostanziato discorso sulle dotazioni naturali dei patiti di fitness.

-Non lo so, Nicky, è che...- Becca sospirò. Non aveva mai parlato con nessuno di certi argomenti, e per quanto sapese che Nicholas era un ragazzo comprensivo e non sarebbe scappato a gambe levate, temeva di sembrare pazza. Perché la verità era che quella parte di Becca che lei chiamava Tommy non era affatto scomparsa col passare del tempo.

Becca aveva pensato al bipolarismo, alla schizofrenia, ma nessuna definizione psichiatrica sembrava essere proprio calzante per quella sua strana doppia personalità. Negli ultimi tempi, Tommy aveva prevalso spesso, semplicemente perché era più facile essere pendolare con un paio di jeans e una felpa, piuttosto che con una gonna e le scarpe col tacco, tuttavia Becca era più che presente: non usciva mai senza almeno un po' di trucco per uniformare il colorito da morto vivente, e c'era sempre un velo di mascara sulle sue ciglia e un filo di lucidalabbra colorato sulle sue labbra, i capelli erano sempre ben pettinati e spesso decorati da qualche fiorellino di stoffa o da qualche nastro vivace.

Si sentiva sempre più in conflitto con se stessa: da un lato, emergeva naturalmente un maschiaccio che prediligeva pantaloni e scarpe da ginnastica, mentre dall'altro una principessa degna dei peggiori film Disney aggiungeva paillettes, nastri e glitter a tutto quanto.

-Dai, Becca, puoi parlare, mica ti mangio.- la incitò Nicholas.

-A volte, credo che “bisessuale” non sia la definizione adatta. Cioè, sono bisessuale, non dico di no. Però, a volte penso che ci sia qualcosa di diverso. Hai presente Chocolat, il film con Johnny Depp?

-Certo che ce l'ho presente, sono ingrassato di un chilo per la voglia di cioccolato che mi ha fatto venire quel film!

-Ecco, nel film c'è Vianne che indovina sempre qual è il dolce al cioccolato preferito delle persone, ma con Roux non ci riesce fino alla fine. Lui continua ad assaggiare, apprezzare, ma poi dice sempre: “Buono... ma non il mio preferito”. Ecco, io...

-Ti sei spiegata alla perfezione, Becca.- la interruppe Nicholas con un sorriso, forse intuendo che per lei era difficile parlarne, non per senso del pudore, ma perché non era ancora venuta a capo della faccenda e non poteva spiegare ciò che non capiva. -Troverai la tua tazza di cioccolata calda, vedrai.- le disse, battendole una mano sul ginocchio. Becca gli sorrise, grata.

-A proposito di cioccolata, vuoi qualcosa dalle macchinette?- aggiunse Nicholas, alzandosi.

-Non saprei... hanno del rum o dello Xanax?

-Stamattina non c'erano, ma è passato l'omino che le riempie. Quindi, se c'è, un Cuba Libre?- Becca rise, mentre Nicholas indietreggiava per continuare a parlarle mentre si dirigeva verso l'edificio.

Fu così che non vide un tale dal fisico bovino che usciva, palesemente infastidito, e andò a sbattergli addosso. Cordiale come sempre, si girò e disse: -Oh, scusa amico, sono un imbranato!

-Ehi, frocio di merda, guarda dove vai!- Nicholas incassò la testa nelle spalle, spaventato. Pigolò: -Scusami, io...

-Sei sempre in giro a fare il finocchio, dammi solo una scusa per spaccarti quella faccia di cazzo.

-EHI!- urlò Becca, vedendo che la situazione si faceva incandescente e nessuno accennava ad intervenire, -Ti ha chiesto scusa, che problemi hai?

-I froci come lui mi fanno vomitare.- rispose il tale in tutta calma. La tacca della rabbia di Becca raggiunse il punto critico, lo varcò, poi rimase nella zona di allerta rossa.

I libri vennero abbandonati sulla panchina, mentre Becca si alzava e si avvicinava all'energumeno e lo prendeva per il collo della maglietta: -Ti avverto, merda, se hai un problema con lui hai un problema con me.- gli sibilò.

-Becca, vieni via, lascia sta...- tentò Nicholas, ma Becca lo interruppe dando uno scossone al tizio.

-Mi hai capito?- chiese in un ringhio minaccioso. Il tizio pareva imbarazzato, e forse nei suoi occhi faceva capolino una punta di timore, non tanto per la minaccia fisica rappresentata da quella piccoletta in camicetta blu, quanto per l'evidente squilibrio mentale che l'aveva portata a minacciare uno che avrebbe potuto comodamente sollevarla con una mano e lanciarla sul tetto di un edificio vicino, senza neanche impegnarsi.

Si tolse senza sforzo la mano di Becca dalla maglietta, scoccò un'occhiata disgustata a Nicholas e poi le disse: -Non faccio a botte con le femmine.- e se ne andò.

-Becca, ma sei fuori? Quello poteva distruggerti con una mano legata dietro la schiena! Te lo giuro, apprezzo che tu mi abbia difeso, ma non era il caso, davvero! E se quello ti prendeva a pugni?- Becca si lasciò trascinare da Nicholas verso la panchina.

Si lasciò accendere un'altra sigaretta e la fumò distrattamente, mentre i rimproveri di Nicholas si facevano più sporadici.

Non aveva ancora detto una parola.

Nicholas le diede un bacio sulla tempia, disse qualcosa che Becca non recepì e si allontanò, stavolta stando bene attento a dove metteva i piedi, e Becca rimase sola con i libri e un pensiero fisso.

Ci aveva messo un attimo a capire cosa le aveva detto quel tale.

Perché per qualche minuto si era completamente dimenticata di essere femmina.
 

 
   
 
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