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Autore: steffirah    25/06/2019    2 recensioni
One-shot dedicata ad un ipotetico matrimonio di Terra e Aqua, di cui tuttavia i protagonisti non sono soltanto loro.
Persone riunite possono riabbracciarsi, in un universo dove il lieto fine ha avuto possibilità di avverarsi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aqua, Kairi, Sora, Terra
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Happy ever after

 
 
 
胸の高鳴りを重ねて踊ろうよ
今を生きることを祝おうよ
Chikai, Utada Hikaru
 
 

 
Il momento che tutti aspettavano era finalmente giunto.
 
Quel tiepido giorno di primavera era dedicato ad un matrimonio; un matrimonio che aveva ben poco di convenzionale nel seguire le leggi del proprio mondo, andando a scontrarsi e sconvolgere in tal modo la concezione che la maggior parte degli invitati aveva di tale rito, lasciandoli così a bocca aperta.
Già soltanto l'allestimento era qualcosa di fuori dal comune. Esso era stato realizzato nella Terra di Partenza, all'aperto, in quello che sembrava un vasto giardino segreto dove fiorivano centinaia di iris, circondati da colonne di una pietra tralucente. Tra un pilastro e l'altro pendevano drappeggi velati semitrasparenti e luccicanti, che girando tutt’attorno ai presenti venivano a creare una circonferenza perfetta di onde bianche. Sembravano nuvole adagiate su pietre intarsiate, sulle quali riposavano nastri e fiori dai colori più candidi e puri. Eustoma, rose bianche, gigli, calle, fresie sbocciavano da tutte le parti, accoccolate in cestini posti sulla sommità di tali colonne e in ogni spazio libero, impregnando l'aria di mille fragranze.
Proprio dinanzi agli invitati, tutti accomodati su panche di marmo dai bordi smussati, si teneva la cerimonia. Gli sposi avevano le mani congiunte, stando uno di fronte all’altro, e si guardavano dolcemente negli occhi, mentre Yen Sid, in vesti di officiante religioso, recitava da un grosso tomo antico parole sacre, che sembravano intrise di magia.
Seduto a pochi passi dal padiglione, Ventus cercava di trattenersi dal piangere come poteva, in preda ad una commozione che faticava a reprimere. Non riusciva a crederci che quel momento fosse realmente arrivato. Dopo tanti anni trascorsi insieme, finalmente le due persone a lui più care avevano fatto chiarezza nei propri sentimenti, e si stavano realizzando. Strinse a sé Chirity e tirò su il moccio, asciugandosi gli occhi con la mano libera.
Trovandosi alla sua destra, Axel prontamente gli passò un fazzoletto; quando Ven si voltò per ringraziarlo, tuttavia, si accorse che anche il suo labbro tremava e i suoi occhi erano lucidi, somigliando a foglie bagnate dalla rugiada. C'era poco da fare, quelle cerimonie lo commovevano troppo - soprattutto dopo che aveva riottenuto il proprio cuore e, con esso, la certezza di possederne realmente uno. Si chiese se mai avesse presenziato ad un evento simile, ma nella sua memoria non rievocava nulla del genere. Quindi era certo che fosse la prima volta che provasse un sentimento tanto intenso e positivo da sentirsi spinto alle lacrime, escludendo l’incommensurabile gioia provata quando aveva ritrovato Roxas e Xion.
Questi ultimi erano seduti alle sue spalle e osservavano la scena con un sorriso sereno, trattenendo però a stento lo stupore. Nella loro breve esistenza, non avevano mai assistito a qualcosa di tanto bello. L'ambiente che li circondava, l'aria che si respirava, le musiche in sottofondo, l'essere sospesi in un cielo sereno… era tutto idilliaco, celestiale.
Naminé, accanto a Xion, non ci provò neppure a mascherare quel che sentiva e si asciugò le lacrime col dorso delle mani, portandosene una sul cuore mentre Terra e Aqua si scambiavano le loro promesse. Si sentiva infinitamente felice per loro e per l'amore che provavano l'uno per l'altra, così palese, così palpabile. Rivolse una breve occhiata a Riku quando egli le prese la mano, sorridendole incoraggiante. Arrossì lievemente chiedendosi come si sentisse in quel frangente la sposa, ma cercò di liberarsi di quel pensiero per non farsi scoprire. Tornò pertanto sui protagonisti di quella storia, ammirandoli nel loro essere meravigliosi.
Per la prima volta nella sua vita, Terra si ritrovò ad indossare abiti formali, eleganti. Abbinandosi perfettamente a quelli di Aqua, le sue vesti erano di un bianco immacolato, sebbene la camicia sottostante fosse di un ocra pallido, richiamando invece quei colori cui era più familiare. Sorrise stringendo le mani di colei che stava per diventare sua moglie, colei che lo aveva sempre sostenuto - nonostante inizialmente fosse troppo preso da se stesso e accecato dal raggiungimento dei propri obiettivi per rendersene conto -, colei che aveva sempre creduto in lui, colei che aveva dato tutto per lui, colei che non lo aveva abbandonato e aveva continuato a cercarlo, certa che prima o poi lo avrebbe trovato. E se l'aveva sempre trovata bellissima, stavolta doveva ricredersi, perché mai lo era stata così tanto.
Ella indossava un lungo abito del colore della neve, dal taglio semplice, lo scollo a cuore, un corsetto stretto, maniche semitrasparenti che andavano allargandosi verso i polsi, simili a campanule, una gonna lievemente più lunga dietro, con due drappeggi azzurri sui fianchi tenuti da fiocchi bianchi, e sul busto piccoli decori a spirale d'un pallido blu, visibili solo controluce. Era di una bellezza soave. I suoi corti capelli erano stati intrecciati con piccoli fermagli sfavillanti pieni di ghirigori e gemme, dai quali partiva un piccolo velo che le arrivava fino a metà della schiena semi-scoperta.
Entrambi si scambiarono i loro Trovavia, ponendoli sopra le loro teste, aggiustando le stelle al centro del loro petto. Così, l'arancio aveva raggiunto il blu, il blu aveva ritrovato l'arancio, e mai più si sarebbero perduti.
Riku non voleva darlo a vedere, ma, un po’ come i suoi due migliori amici, anche lui era rimasto abbagliato da tutta quella sfarzosità. Essendo isolani era inevitabile che reagissero così, abituati a tutt'altra tipologia di celebrazioni. Forse solo per Kairi essa non era del tutto nuova e bizzarra, considerando che era nata in un castello. Le rivolse un breve sguardo e la trovò con le labbra strette, gli occhi brillanti, le gote rosse d'emozione. Sorrise sbilenco notando che anche Sora fissava Terra e Aqua a bocca aperta, del tutto incredulo da ciò che gli si parava davanti. Chissà che stava passando nelle loro teste.
Scoprirlo era semplice. Sora si stava godendo quel momento, vivendolo in ogni secondo, facendolo suo, affinché una tale esperienza, per quanto nuova, per quanto inaspettata, potesse restargli per sempre. E da essa sperava potesse apprendere qualcosa, qualunque cosa che potesse tornargli utile in futuro.
Per quanto concerneva Kairi, sebbene avesse solo vaghi ricordi della sua infanzia, c'erano due cose che ricordava distintamente: una era l'immensa biblioteca a palazzo, dove la nonna per pomeriggi interi le leggeva le fiabe e lei ne seguiva le illustrazioni sui libri con lo sguardo, standosene seduta comoda sulle sue gambe; l’altra erano tutti i racconti che sempre la sua cara nonna le narrava, quando nelle belle giornate di sole sostavano insieme nel florido giardino al di là del castello, con lei che ascoltandola raccoglieva fiori e li intrecciava, creando coroncine per entrambe, seguendone intanto con la mente le storie. Pur senza immagini le vedeva tutte, ogni singola vita di ogni singola persona, e riusciva a sentirle, a percepirle, come se fossero le proprie. Perciò sapeva già che qualcosa di tanto bello potesse esistere, ma mai avrebbe potuto immaginare che la realtà superasse di gran lunga la sua fantasia. Era decine di volte meglio.
Sorrise estasiata quando la maestra del Keyblade si mise sulle punte, posando le sue labbra su quelle di colui che era appena divenuto il suo sposo, il quale ovviamente non esitò a ricambiare con infinita dolcezza. Seguì uno scoppio di applausi non appena furono dichiarati marito e moglie e tutti si alzarono prontamente in piedi, lanciando come tradizione del posto del riso, usando la magia per creare piccole sfere di luce che vi scrosciassero addosso, simili ad una pioggia carezzevole. Sora ovviamente era il più entusiasta nel gettare manciate di quei piccoli chicchi e insieme a Ventus gareggiava per vedere chi riuscisse a farli arrivare più in alto, mentre tutti i giovani apprendisti dei novelli sposi gioivano per loro, unendosi insieme in un coro di voci concitate.
La coppia ringraziò e inaugurò il banchetto, che consisteva in un lungo tavolo pieno zeppo di leccornie dolci e salate. Molti tra coloro che erano lì per festeggiare con essi non avevano mai visto quelle pietanze, né ne avevano mai sentito parlare, ma non per questo non provarono ad assaggiare. E se non lo avessero fatto se ne sarebbero pentiti per tutta la vita. Dopo gli sposi e Ven i ragazzi furono i primi ad avventarsi sul cibo, pieni di curiosità, trovandolo squisito sin dal primo morso. Anche le ragazze attesero il loro turno, riempiendosene golosamente la pancia.
Trascorsero ore in questo modo, tra chiacchiere spensierate, ghiottonerie, giochi e risate, finché Aqua non decretò fosse giunto il momento di lanciare il bouquet. Ordinò a tutte le fanciulle non maritate di mettersi in fila su quell'acceso prato verde screziato di bianco e diede loro le spalle, contando fino a tre prima di lanciarlo indietro con foga… forse troppa, perché esso fece una parabola talmente ampia che, nonostante le ragazze si sforzassero di prenderlo alzandosi sulle punte dei piedi, le superò senza difficoltà. Ciononostante, uno dei mughetti che si faceva largo tra le ortensie riuscì a sfiorare la punta delle dita di Kairi, al che ella spalancò gli occhi, col cuore in gola; si voltò in sincrono con Aqua e tutte le altre per seguirne la traiettoria e capire dove avesse intenzione di fermarsi, giusto in tempo per vederlo atterrare precisamente in testa a Sora.
Standosene per i fatti suoi coi ragazzi, questi si sorprese nel sentire quel peso improvviso sulla testa. Se la toccò incuriosito e non appena si portò il mazzo tra le mani si voltò imbronciato a guardare Aqua, prendendosela con lei, certo al cento per cento che la causa di quel mini “incidente” fosse stata la sua eccessiva energia. Tutti risero delle sue condizioni buffe: Roxas e Riku tentarono come potevano di togliergli foglie, rametti e petali da quel garbuglio che erano i suoi capelli, mantenendosi con l'altra mano la pancia, contenendosi come potevano per una questione di decoro, mentre Ven e Axel gli sghignazzavano spudoratamente in faccia. Isa, in tutto questo, insieme a Chirity al fianco di Ven, si sforzava di rimanere il più serio e impassibile possibile, anche se con una combriccola del genere diventava realmente un'impresa ardua.
Visto che un po’ tutti lo deridevano Sora s'imbronciò persino di più, finché non incrociò lo sguardo di Kairi e, anche a distanza, si accorse del luccichio particolare nelle sue iridi. Sembrava scoppiare di felicità, le sue guance rosse gareggiavano coi suoi capelli, divenendo d'una gradazione sempre più purpurea mentre il sole calava all'orizzonte alle sue spalle. Non aveva idea del perché di quella reazione, e lei neppure gli diede alcun segno che potesse valere come una risposta; ma nel frattempo, dentro di sé lei ne stava gioendo senza fine. Non era come se, ancora una volta, la maestra con la sua magia la avesse toccata, portandola dritta tra le braccia - beh, in questo caso sulla testa - del suo destino? Di quella luce che l'avrebbe protetta, quella luce che lei stessa avrebbe sempre protetto? Si crogiolò in quel dolce pensiero per tutto il resto della serata, finché finalmente non calò la notte.
Su quel cielo ch'era stato azzurro solo quella mattina si stese un manto stellato, scintillante, pieno di piccoli bagliori, come se fosse fatto di innumerevoli diamanti. Tutti avevano il naso puntato all'insù, accogliendo sbalorditi la meraviglia del firmamento. Terra e Aqua erano abbracciati l'un l'altro e Ven, senza neppure accorgersene, si era posto automaticamente al centro di essi, sorridendo all'infinito. I due si rivolsero un breve sguardo prima che le loro espressioni si sciogliessero, guardandolo entrambi come farebbero due genitori, sperando di poter essere degni di essere considerati tali da lui. Terra gli scompigliò affettuosamente i capelli e Aqua gli poggiò una mano su una spalla, stringendogliela lievemente, per poter attirare la sua attenzione. Quando Ven si voltò verso di loro essi in sincrono sillabarono “Grazie per essere con noi”. Tutti e tre si voltarono verso la tomba del loro maestro, ringraziando tacitamente anch'egli, certi che Eraqus li stesse guardando da qualche parte, continuando a vegliare sui suoi allievi, sui suoi figli.
Successivamente la musica cambiò, mutando in una sinfonia meno soffusa e più lenta, e così i due sposi aprirono le danze. Roteavano sereni, guardandosi negli occhi, lieti di essersi finalmente ritrovati. E lì, in quel luogo ameno pieno di tanta luce, non erano gli unici a provare quel sentimento.
Tra bambini, giovani adolescenti, principesse (forse le uniche insieme ai loro coniugi ad essere abituate a tutto quello sfarzo) e altri ospiti che volteggiavano sotto la luce del cielo, sembrava quasi di ritrovarsi ad una serata di gala; vi erano però anche molti invitati con inesperienze, per i quali quello rappresentava il loro primo ballo.
Riku e Naminé furono i primi a seguire la serenità degli sposi e delle altre coppie, confondendosi bene in mezzo ad esse. Danzavano con calma, rivolgendosi un sorriso pacato, e con un’eleganza che avrebbe fatto invidia a chiunque. Non c’era da sorprendersi forse, visto che Naminé era stata la Nessuno di Kairi. Quindi, di una principessa. Era nata con quella raffinatezza e quel garbo tipici di corte, eppure, a differenza di Kairi, il suo aspetto candido e minuto la rendeva quasi… quasi eterea, divina. In parte, poteva esserlo davvero. E probabilmente era proprio questo a spingere Riku a provare costantemente quel desiderio di proteggerla, da qualunque cosa avrebbe potuto macchiarla. Soprattutto dopo quello che aveva dovuto passare ed era stata costretta a sopportare - anche se, in effetti, ciascuno di essi aveva avuto la sua dose di sofferenza, agonia, ingiustizia. E ciò che contava in quel momento era che potessero finalmente essere tutti felici insieme.
Dopo non molto anche Roxas si fece coraggio, invitando Xion a ballare - con non poca vergogna, doveva ammetterlo, e solo dopo che Axel lo ebbe spinto verso di lei. Non avendo mai danzato in vita sua, non aveva idea alcuna di come dovesse comportarsi; ma se sapeva combattere, quanto poteva risultare difficile un semplice e banalissimo ballo? Più del previsto, considerando che Xion stessa era altrettanto inesperta. Si sorridevano impacciati, tentando di seguire i gesti e i movimenti degli altri, cercando di evitare come potevano di pestarsi i piedi, talvolta fallendo miseramente. Ridacchiarono a metà tra i divertiti e l'imbarazzati, capendo poco alla volta che così facendo stavano sbagliando tutto.
Xion prese un respiro, attirando la sua attenzione, e non appena l'ebbe ottenuta Roxas non fu più in grado di distogliere lo sguardo dal suo. Gli sorrise amabilmente, ricordandogli che non importava tanto l’essere bravi, quanto che si godessero quell’istante che era stato loro donato. E poi, non c'era bisogno di osservare e copiare gli altri, loro ormai erano loro stessi. Una volta avevano condiviso tutto, l'anima stessa, per cui avrebbero trovato sicuramente un proprio stile, lo avrebbero sviluppato e lo avrebbero padroneggiato. Esattamente come nel combattimento.
Roxas comprese quel discorso e annuì, capendo avesse ragione; per cui lasciò perdere il “piano” di seguire la massa e strinse maggiormente la presa attorno a lei, ricambiando il suo sorriso mentre piroettavano. Xion aveva ragione, non importava se non erano ballerini provetti. L'unica cosa cui doveva pensare era che lei era finalmente lì, tra le sue braccia, e non per essere consolata, non per dirgli addio e sparire… No, lei era lì, era viva, era lì, al sicuro, era lì, e con lui condivideva tutta quella gioia, tutto quell'amore di cui in passato erano stati entrambi privati. Tutti quei sentimenti che sentivano di provare, ma erano sempre stati offuscati da incertezze, insicurezze, e che alla fine avevano messo da parte. Avevano dovuto mettere da parte. Tuttavia adesso erano entrambi certi di quello che provavano, ed entrambi sapevano che ciò fosse la loro vita, e che fosse reale.
Posizionatisi invece in un angolino poco distante dal centro del prato, avvolti da piccole luci fluttuanti, Sora e Kairi volteggiavano senza alcuna difficoltà.
Kairi era stupita dalla sicurezza di Sora e cercava di non darlo a vedere, sebbene morisse dalla voglia di scoprire dove avesse imparato a ballare. La risposta per se stessa era ovvia: era nata in un castello, sin dai suoi primi passi le furono insegnati quelli di danza, e anche una volta divenuta figlia del sindaco sull'isola tali lezioni di bon ton restarono. Non si poteva prevedere quando avrebbe dovuto partecipare ad un evento galante e bisognava che fosse pronta all'evenienza. Per Sora, invece, la questione era diversa; lui non era tenuto a sottoporsi né sottostare ad alcuna etichetta e, conoscendo le sue abitudini e il suo modo di fare, non riusciva a non sentirsi incredula. Eppure una parte di lei se n'era accorta che, sebbene come lei stessa gli avesse chiesto anni prima non fosse cambiato, qualcosa in lui era mutato. Forse maturato. Probabilmente era dovuto al lungo contatto con Donald, di certo doveva averlo comandato a bacchetta, considerando il personaggio.
Rivolse un'occhiata verso di lui, vedendolo ballare spensieratamente con Daisy, affiancato da Mickey e Minny, mentre Goofy e il figlio Max banchettavano con gli altri. Cercò in loro una risposta, ma alla fine ci rinunciò e porse la domanda che la stava assillando ad alta voce, tornando dal suo cavaliere. Non solo per quella sera, lui lo era stato sempre e continuava ad esserlo. E lo sarebbe stato per sempre.
Gli chiese quindi dove avesse imparato a condurre così bene e lui spiegò che per questo bisognava ringraziare Eugene e Rapunzel, del regno di Corona. Lui stesso aveva chiesto loro di insegnargli a ballare, anche perché dopo essere stato nella Città di Halloween e aver inconsciamente visto loro stessi al posto di Jack e Sally non vedeva l'ora di poter realizzare quella sua piccola fantasia. E il sorriso di quella Kairi immaginaria, così come la ricordava allora, non era minimamente comparabile a quello che gli stava rivolgendo in quell’istante.
Le raccontò quindi del ballo cui aveva preso parte in piazza in tale occasione e come, a scapito di ciò che supponeva, fosse tutto molto più naturale e semplice del previsto. Con Kairi soprattutto, sembrava che ogni passo che eseguivano nascesse da sé. Forse ciò dipendeva proprio dal fatto che era lei, soltanto lei che voleva cingere e abbracciare, per poter vedere la gioia illuminarle quel volto mozzafiato.
Non era però nel suo stile seguire regole ben definite, così ben presto si stancò di volteggiare soltanto in quel valzer raffinato e si allontanò di poco da lei. Allungò un braccio tenendolo alzato per permetterle di rotearvi al di sotto e lei lo fece due, tre volte, senza alcuna difficoltà. Sora rise felice con lei e la ristrinse a sé, solo per prenderla per la vita e sollevarla in aria, facendo una giravolta. La risata che ne derivò era ancora più gaia e cristallina, e il suo cuore si alleggerì talmente tanto che temeva potesse scappargli via dal petto. Ma no, non era solo il suo cuore, era il loro cuore.
Decisero di continuare a danzare in quella maniera, stando abbracciati; lei appoggiò la testa sulla sua spalla e solo così, standogli tanto vicino, si accorse che dei fiorellini continuavano a persistere nei suoi capelli. Ridacchiò togliendone qualcuno, mostrandoglieli. Sora sbuffò lievemente, chiedendole poi interessato di che pianta si trattasse, non avendola mai vista prima. Sapeva che Kairi adorava i fiori, quindi era abbastanza certo che conoscesse la risposta; ed infatti gli spiegò si trattasse di velo da sposa, che spesso si usava nelle composizioni e nei bouquet dei matrimoni.
“Velo da sposa…”
Sora ci pensò su e, quasi inconsapevolmente, scosse la testa, scrollandoseli in modo tale che quei pochi fiorellini bianchi rimasti finissero sul capo di lei. Kairi chiuse gli occhi, ridendo per il solletico che le provocarono i suoi capelli sul viso, dandogli poi un colpetto su un braccio, chiedendogli che stesse combinando. Inizialmente lui non rispose, semplicemente la ammirò estasiato. Chissà com'era successo, ma nel passare dalla sua testa a quella di lei essi s'erano posti in modo tale da formare una coroncina improvvisata. Gli si strinse lo stomaco, gli si fecero gli occhi lucidi, mentre Kairi lo guardava sempre più curiosa di scoprire cosa gli stesse passando per la testa. Non rispose a parole a quella sua muta domanda, ma in effetti non ce n’era bisogno: i suoi occhi, di quell'azzurro più limpido della volta celeste stessa, erano sempre stati uno specchio sui suoi sentimenti. In quelle grandi iridi brillanti vi aveva sempre letto tutto, tutto quello che a parole non era mai riuscito a dirle. Così in essi rivide quello stesso pensiero che poche ore prima aveva attraversato la sua mente.
Arrossì lievemente, col batticuore, sviando lo sguardo. Sorrise tra sé, immaginando come avrebbe potuto essere quando sarebbe giunto il loro momento.
Sulla scia di quel pensiero Sora si schiarì la voce, chiedendole con finta nonchalance che ne pensasse di quella cerimonia. Kairi trattenne una risata, rispondendogli con onestà: era decisamente stupenda, ma per quanto la riguardava non importava se non fosse così sfarzosa. Non che loro mancassero munny per permetterselo, ma il punto non stava nell'evento di per sé, quanto nella compagnia. Le bastava che ci fossero le loro famiglie, le bastava che ci fossero i loro amici più cari, ma più di ogni altra cosa, le bastava che ci fosse Sora. E non doveva essere in un grandioso castello, poteva benissimo tenersi sulle Isole del Destino; anzi, ad essere del tutto onesta desiderava che sarebbe stata lì a sposarsi. Lì, su quella stessa spiaggia dov’era caduta, dove aveva trovato il suo nuovo cielo quando quello con cui era cresciuta le era stato strappato. Lì, dove aveva trovato la sua vera casa.
Quindi sì, poteva fare una piccola cerimonia intima seguendo le tradizioni delle isole. Poteva semplicemente stare con lui scalza sul bagnasciuga, col tramonto rosso alle spalle, il mare a lambirne i piedi con le sue fresche e morbide onde. Poteva respirare l'aria salmastra, quel profumo che le era divenuto così familiare, quella fragranza che ormai, dopo anni trascorsi in quel posto, sembrava essersi impregnata sulla loro pelle. Potevano guardarsi negli occhi e sorridersi standosene mano nella mano, mentre si scambiavano le loro promesse. Sarebbero state brevi e semplici, e per sugellare quel giuramento avrebbero condiviso stavolta lo stesso paopu. E immediatamente dopo, per rendere più forte quella magia, si sarebbero baciati.
Solo nel figurarselo nella sua testa sentì il suo cuore reagire facendo le capriole. Non gli disse ogni singola cosa, ma glielo lasciò intendere, sperando che il messaggio fosse chiaro: lei voleva soltanto lui al suo fianco. Era tutto ciò che contava. Era ciò che più sognava, sin da quando era piccola, e dopo averlo perso così tante volte non era più disposta a farlo scivolare via dalla sua vita. Un giorno si sarebbero uniti, del tutto, in maniera definitiva. E allora, come si promettevano da bambini, lei sarebbe diventata la sua regina.









 
Angolino autrice:
Rieccomi in questo fandom, con una storiella smielata tanto per cambiare, che doveva essere Terraqua centered e poi, invece, è stata dedicata a tutti (prevedibile). Vedetela come una Secret Ending di un universo alternativo in cui tutti possono essere felici (sperando che possa pensarci anche Nomura).
In alto ho citato la canzone Chikai (= giuramento) di KH3 che, praticamente, parla di matrimonio. In particolare, ho ripreso una strofa che recita: "Balliamo allo stesso ritmo dei nostri cuori, celebriamo il fatto di essere vivi" (non è una traduzione del tutto letterale, ma il senso è questo).
Per concludere, dedico questa storiella ad Aretha, per il suo compleanno. Ancora tanti auguri, sperando ti piaccia! 
Con affetto, 
Steffirah
  
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