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Autore: Miss Rossange Stucky    27/06/2019    5 recensioni
Un viaggio nella memoria per James Buchanan Barnes. Affiancato dal suo amato Steve riuscirà ad affrontare fantasmi che sono ben più lontani nel tempo rispetto all'HYDRA e i suoi orrori, ma anche questi spaventano e suscitano dolore. Grazie ad una scoperta inattesa e ad una lettera, sempre sostenuto dall'amore di Steve, riuscirà a fare pace con un'altra fetta del suo passato...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa piccola OS è ispirata ad una cosa raccontata dalla mia cara Hikaru83, quindi è dedicata a lei.
Grazie come sempre alla mia preziosa beta Dida77.
 
 
Steve aveva insistito tanto per trascorrere quel weekend insieme nella vecchia casa dei Barnes.
James non era molto d'accordo. A lui non piaceva l'idea tornare in quei luoghi, dove si era sentito rifiutato perché suo padre aveva sposato la "donna sbagliata", "una senza pedigree" come l'aveva definita suo nonno paterno. Neanche Deirdre fosse un cane o un gatto. Era solo un bambino, ma aveva capito benissimo che lì, lui e sua madre non erano i benvenuti. Ma, a dirla tutta, non gliene importava niente. Per Bucky quel vecchio odioso poteva morire da solo, in mezzo ad atroci sofferenze, così avrebbe imparato a maltrattare la sua mamma.
Erano ricordi lontani, ma ancora bruciavano nella sua mente, come cicatrici che non si erano mai completamente rimarginate.
 
La voce di Steve lo sottrasse a quei pensieri sgradevoli.
- Buck, hai sentito anche solo una parola di quello che ti ho detto?
James scosse la testa.
- Onestamente? No. Ma tanto sono sicuro che me lo ripeterai.
- Dai, piantala di fare il disfattista! Sono convinto che, una volta arrivati, sarai contento di avermi dato retta.
James scosse di nuovo la testa, ancora più convinto, ma ormai rassegnato a dar retta a Steve. Soprattutto, non aveva nessuna voglia di discutere con lui.
- Se lo dici tu.
 
La casa era enorme, antica, quasi solenne. Le grandi finestre sembravano scrutarli da lontano e, per un attimo, Steve non fu più tanto spavaldamente convinto di aver avuto una buona idea... Ma ormai erano lì, tanto valeva entrare.
 
Una volta varcata la soglia James cambiò inaspettatamente umore. Stranamente ricordava nei dettagli ogni singola parte di quella vecchia dimora e, in fin dei conti, alcuni di quei ricordi non erano poi così brutti.
Mano a mano che entrava nelle varie stanze, gli sovvenne delle volte in cui giocava con sua madre a rincorrersi lungo i maestosi corridoi, facendosi beffe dei pomposi ritratti degli antenati dei Barnes. Ripensò ai magnifici cavalli della scuderia di suo nonno, allo splendido roano su cui aveva imparato a cavalcare e che era diventato il suo migliore amico.
 
Steve lo seguiva per la casa affascinato, il cuore che batteva forte osservando il volto di Bucky che mutava progressivamente espressione, distendendosi, la sua voce che si faceva sempre più calda e intenerita mentre raccontava i propri ricordi, spostandosi da una stanza all'altra, spalancando finestre e memorie...
 
Giunti nella stanza in cui James e sua madre avevano dormito per quasi due anni, Steve si bloccò sulla soglia mentre Bucky entrava quasi in punta di piedi...
- È rimasto tutto come allora... - sussurrò incredulo.
Era convinto che suo nonno avesse fatto di tutto per cancellare le tracce del loro soggiorno lì e invece ogni cosa era stata conservata intatta. Persino la toletta a cui Deirdre si sedeva per sistemarsi i capelli, mentre il suo bambino la guardava ammirato. Ogni singola cosa. Era tutto coperto da veli trasparenti, che conferivano a mobili e oggetti un'aria un po' spettrale, ma che li avevano protetti dalla polvere.
 
Steve si appoggiò allo stipite, aspettando che James lo invitasse ad entrare, e un 'click' risuonò chiaramente nella stanza. James si voltò a guardarlo e poi gli sguardi di entrambi si posarono sulla parete a fianco del letto...un'apertura segreta si era appena rivelata ai loro occhi.
 
James si diresse verso quel punto, facendo cenno a Steve di seguirlo. Con un po' di apprensione aprirono del tutto la piccola porta e fecero luce all'interno con una torcia che Steve, previdente come sempre, aveva portato con sé. A terra, poco discosto dall'apertura, trovarono un piccolo baule. James lo prese e lo posò sul pavimento davanti al letto. Si sedettero uno di fronte all'altro, il baule fra loro.
- Buck, se vuoi restare da solo per aprirlo, ti aspetto di là...
- Non dire scemenze, Punk! Guai a te se ti muovi.
 
Steve annuì in silenzio, aspettando pazientemente che Bucky fosse pronto ad aprire quella finestra sul suo passato.
Dopo alcuni minuti James sollevò il coperchio e gli si fermò il respiro: era pieno di piccoli giocattoli di legno che riconobbe subito come i propri. Sotto, ben ripiegata, c'era la copertina di lana che sua madre gli stendeva sopra alla trapunta nelle notti più fredde. Tra i giocattoli faceva capolino il suo libro di fiabe preferito e lì, in mezzo a quelle pagine ingiallite, spuntava una busta.
 
James la prese titubante, rigirandosela tra le mani per qualche istante, prima di riuscire ad accettare il fatto che la scritta 'Per James' al centro della busta fosse stata vergata dalla mano incerta di un vecchio Arthur Buchanan Barnes nei suoi ultimi giorni di vita.
 
Alzò lo sguardo su Steve, in cerca del coraggio necessario per estrarre il foglio che la vecchia busta conteneva, e lui annuì di rimando, accennando un piccolo sorriso incoraggiarlnte.
 
Era una lettera per lui, lunghe, fitte righe scritte con inchiostro blu.
 
'James, mio caro nipote, so che queste parole ti suoneranno strane ma, credimi, da quando tu e tua madre siete andati via non sono stato più lo stesso. Sfortunatamente il mio sciocco orgoglio mi ha impedito di riconoscere quanto mi siate mancati e di mandarvi a chiamare per chiedervi di tornare a vivere qui. Soprattutto mi ha impedito di chiedervi perdono. Sono stato cattivo e ingiusto nei vostri confronti, da quel vecchio misantropo che sono. Voi meritavate amore e io vi ho mostrato solo disprezzo. Ma nonostante questo, non mi avete mai fatto pesare la mia pessima condotta. Tua madre è sempre stata un vero angelo. Ti ha insegnato a rispettarmi nonostante io non lo meritassi e nonostante tu, di certo, volessi dirmi il fatto mio, soprattutto per difenderla dal mio livore, dalla mia ingratitudine. Quando ho capito di essere alla fine della mia inutile vita, tutta la mia arroganza è svanita, ma ormai era troppo tardi per fare ammenda. La tua povera madre era morta e tu eri un soldato, partito per la guerra, lontano, chissà dove. Forse non leggerai mai queste parole, ma se il Cielo fosse così generoso con me da permetterlo, voglio che tu sappia che voi due avete illuminato le mie giornate, avete portato calore in queste stanze, mi avete insegnato cos'è l'amore, cosa si prova ad avere una famiglia, un'ipoteca di vita sul futuro. Tu sei come tuo padre e tua madre, James, non scordarlo mai: sei l'unica speranza per i Barnes di essere ricordati per la loro bontà e non solo per le mie cattive azioni.
Ti chiedo solo adesso perdono caro James e ti auguro di essere felice e amato come hai sempre meritato di essere.
Il tuo sciocco, inutile nonno Arthur.'
 
James aveva letto tutta la lettera a voce alta, con tono sempre più velato di lacrime, mentre Steve lo osservava attonito, col cuore stretto in una morsa. Lo aveva visto nella sua mente, quel piccolo James, aggirarsi in quella casa enorme, a volte sereno insieme a sua madre, a volte spaventato o pieno di rancore nei confronti di un nonno che non lo voleva, pur ospitandolo. Lo aveva visto, e si sentiva pieno di tenerezza e compassione per lui, ma provava anche una profonda pena per quel vecchio che aveva scoperto troppo tardi quanto fosse stato fortunato, nonostante avesse perso suo figlio.
 
James chinò la testa e lasciò cadere la lettera a terra. Steve si spostò velocemente accanto a lui, passandogli un braccio attorno alle spalle.
- Buck...
James rimase immobile e Steve si chinò a baciargli una tempia con tenerezza.
Bucky emise un lungo sospiro.
- Stupido vecchio...- sussurrò - mi toccherà  perdonarlo...
 
Alzò il viso verso Steve, che lo guardava senza capire il senso di quella frase.
-...perché il suo augurio si è avverato - continuò, sollevando la mano destra per sfiorare con devozione la guancia di Steve - sono felice, più di quanto io mi meriti, e amato, dall'uomo migliore del mondo.
 
Steve abbassò le palpebre e deglutì, per ricacciare indietro le lacrime. Poi sentì le labbra di James sulle sue e pensò che il più felice in quella stanza, forse, non era Bucky.
Ma glielo avrebbe spiegato un'altra volta...
   
 
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