Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Alsha    29/06/2019    2 recensioni
La raccolta partecipa alla Challenge Capricciosa sul forum di EFP
°°°°°
I. In cui si tratta di armature sexy: Si prospettava una tremenda giornata.
II. In cui si respira e si va avanti: Fuori dalla finestra, ci sono tutti.
III. In cui si gioca (e si parla): Posso chiederti cosa ti rende così soddisfatto?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 La storia partecipa alla Challenge Capricciosa indetta da MissChiara sul forum di EFP.
Primo prompt – oggetto misterioso: martello
 

IN CUI SI GIOCA (E SI PARLA)
 
 
Peter ha preso residenza sul soffitto della camera degli ospiti che condivide con zia May, con una rivista in mano e le cuffie nelle orecchie. Il signor Stark, la signora Potts e May sono usciti per fare delle commissioni (anche se sospetta che sua zia intenda abbandonare gli altri due appena arrivati in città per uscire con le sue amiche), quindi sono rimasti soli nella casa di campagna.
 
Potrà incominciare a recuperare tutto quello che si è perso nel corso dei cinque anni per cui è stato morto, e solo ripensare al terrore di quando ha iniziato a disgregarsi e all’ultima battaglia gli fa tremare le mani.
 
La rivista.
 
Giusto.
 
Ci vuole qualche secondo perché rimetta a fuoco le parole, cercando di capire quali sono gli eventi più importanti successi mentre era via e chiedendosi se non sia meglio saltare alla lista dei film da recuperare.
 
All’improvviso, sente la parete vibrare contro i suoi piedi nudi, e il rumore di passi in avvicinamento nel corridoio.
 
Quando Harley bussa alla porta e si affaccia è seduto sul letto, come se fosse stato lì da sempre.
 
-Hey amico. Hai bisogno di qualcosa?
 
-Vuoi venire di sotto? Ho finito di sistemare una delle vecchie macchine da sala giochi che Tony ha raccattato in giro e io e le ragazze volevamo provarla prima di fargliela vedere.
 
Ah, già.
 
Perché, nei cinque anni in cui è stato via, il signor Stark ha avuto una figlia, e fatto amicizia con una cyborg spaziale, correntemente al piano di sotto. E non è che abbia alcuna ragione di essere offeso, se c’è qualcuno che ha diritto di avere una vita serena quello è Tony Stark.
 
E poi adora Morgan, e Nebula è simpatica anche se lo terrorizza.
 
Quindi no, non è rabbia quella che sente nello stomaco da quando è stato invitato a trascorrere qualche settimana a casa Stark-Potts e ha visto con quanta naturalezza interagiscono tra loro tutti quanti, il rapporto intimo e rilassato che il signor Stark ha con Nebula e con il suo pupillo di cui Peter non sapeva niente, e perché avrebbe dovuto?
 
Ha conosciuto il signor Stark per così poco tempo, e lo ha trascorso tutto ad essere un fastidio e un fallimento e l’ultima volta che si sono visti gli è morto tra le braccia.
 
È normale che voglia avere a che fare il meno possibile con lui.
 
-Pete? Ci sei?
 
-Uh?
 
-Ci sei? Vuoi venire di sotto a giocare?
 
-Sì, certo che sì. – replica alzandosi, e seguendolo giù per le scale – Che gioco è?
 
-Acchiappa la talpa. – e sinceramente, Peter può essere un po’ di parte ma Acchiappa la talpa non merita quel sorrisetto soddisfatto. Soprattutto perché sono due settimane che Harley fa il misterioso con il signor Stark sul suo lavoro, e se “il suo lavoro” è Acchiappa la talpa una parte piccola e maligna di Peter non può fare a meno di chiedersi che cosa abbia Harley Keener più di lui.
 
In garage, Nebula li aspetta con Morgan in braccio che regge un grosso martello di gomma. Harley ne afferra uno identico dal tavolo, mettendosi in posizione.
 
-Come meccanico, il primo turno spetta a me. – annuncia premendo il pulsante di avvio.
 
-Posso chiederti cosa ti rende così soddisfatto? – non riesce a trattenersi dal domandare quando il turno di Harley è finito, ed è Morgan, in piedi su una sedia, a sbattere con entusiasmo il martello di gomma contro le talpe. Certo, i meccanismi sono un po’ più fluidi, e ha ripulito e sistemato tutto l’esterno, ma non è che sia questa grande innovazione.
 
-Il ragazzo ragno ha ragione. – Nebula non si muove nemmeno dal suo trespolo su uno dei banconi, tesa come se si aspettasse di essere attaccata da un momento all’altro (o magari, come se temesse che Morgan si possa fare male dovesse anche solo battere le palpebre) – Questo gioco terrestre non è per nulla impressionante. Tony aveva decantato la tua abilità, ma immagino che il contatto con le Gemme abbia annebbiato il suo giudizio.
 
-Crudele, dirò a Tony che lo credi impazzito. Peter, ho bisogno di te per mostrare la prima magnifica modifica che ho apportato a questo gioco.
 
-Tieni Petey! – squittisce Morgan, dalle braccia di Harley, porgendogli il martello – Ho fatto tantissimi punti!
 
-Ho visto, Mo. Sei stata bravissima. – ha come il sospetto che il suo sorriso non sia troppo credibile. Non lo è mai di questi tempi – Harley?
 
-Dammi un secondo. – borbotta l’altro chinandosi dietro al gioco – Ecco, vai. – annuncia una volta finito di armeggiare – Questa la chiamo ‘modalità Spidey’.
 
Gli ci vuole un attimo a capire cosa sia cambiato. Le talpe sono più veloci, innanzitutto, e i meccanismi più scorrevoli, per reagire meno al suo senso di ragno che si basa principalmente sulle vibrazioni.
 
-Accidenti! – esclama, agitando il martello, quando il gioco finisce troppo presto, e non senza averlo fatto faticare per quello che risulta essere un punteggio nella media.
 
-Così ora ti tocca giocare alla pari con noi. – e il modo in cui Harley lo dice sembra implicare che voglia avere ancora a che fare con lui, che è sinceramente ridicolo.
 
-Non si bara! – lo redarguisce Morgan, prima di lanciare un gridolino entusiasta – Adesso tocca a Neb! Datele il martello!
 
-Già Peter! Dalle il martello!
 
-Dammi il martello. – la voce di Nebula è priva di inflessione, ma osservando con attenzione si potrebbe intuire un leggero sorriso sulle sue labbra. Forse.
 
Con le mani che gli tremano, Peter le lancia il martello. Nonostante il tiro sia storto, Nebula lo afferra al volo per poi farlo roteare in aria un paio di volte prima di riprenderlo, e Morgan, in braccio ad Harley, lancia un grido di gioia.
Peter rimane immobile, con le mani semiaperte e le spalle rigide, a guardarli avviare il gioco. Sotto il fruscio sempre più forte del sangue nelle sue orecchie, riesce a malapena a sentire Harley che spiega come abbia elaborato un meccanismo così complesso per regolare la comparsa delle talpe che Nebula non sarebbe riuscita a rilevare nessuno schema, e l’aliena che grugnisce battendo con il martello più forte del necessario.
 
Sono così presi dal gioco che quando Peter retrocede in silenzio verso la porta nessuno se ne accorge. Nessuno lo va a cercare mentre corre fuori dal garage e si arrampica rapidamente sul tetto della casa, nascondendosi dietro il comignolo.
 
Vuole tornare a casa con May, nel loro appartamentino nel Queens, vuole costruire lego con Ned, e rivedere MJ. Gli manca persino Flash, gli manca la sua vita normale dove è solo uno dei tanti studenti della sua classe. Non vuole più rimanere qui a vedere lo sguardo deluso del signor Stark ogni volta che sono nella stessa stanza o il modo in cui lo evita, mentre con Harley e Nebula interagisce senza problema.
 
Non ha più scuse da inventare per giustificare le ore trascorse da solo e i pianti nella notte quando si rivede morire, o quando vede le persone a cui tiene morire.
 
Non ce la fa più.
 
-Peter? – la finestra del solaio si apre cigolando, e ne spunta la testa di Harley.
 
All’improvviso si rende conto di avere il viso bagnato di lacrime, fa di tutto per asciugarle con la maglietta prima che l’altro lo veda, ma di sicuro noterà la faccia gonfia e arrossata, come se non fosse già uno spettacolo pietoso.
 
-Hey. – Harley si incammina con cautela sulle tegole del tetto per raggiungerlo, e Peter a volte dimentica che lui non è più normale, ma gli altri sì.
 
-Mh.
 
-Vuoi parlare? – chiede, mentre si puntella con un piede contro il comignolo, aggiustando la felpa perché il martello di gomma non cada dalla tasca dove è precariamente infilato – Perché altrimenti parlo io. Credevi che non ce ne saremmo accorti che te eri andato? – quanto Peter scrolla le spalle, Harley si incupisce – Senti Pete, non capisco che cosa ti abbiamo fatto perché tu non ci sopporti. Pensavo stessimo diventando amici, all’inizio, e invece…
 
-Non è che non vi sopporto. Vi sto facendo un favore.
 
-Ma che diavolo stai dicendo?
 
-Non faccio altro che rovinare tutto, di sicuro te ne sarai accorto, no? I miei sono morti, mio zio Ben è morto, e mia zia May si è ammazzata di lavoro per potermi crescere da sola. E per ringraziamento? Sono diventato un… un mostro quando un ragno geneticamente mutato mi ha morso, e invece che fare qualcosa di buono ho messo in pericolo un sacco di persone, sono stato d’intralcio al signor Stark e agli Avengers, così metà dell’universo è stato ucciso. E sono morto anche io, così mia zia è rimasta da sola, e il signor Stark è rimasto abbandonato nello spazio. Poi, ora che si sono rifatti tutti una vita, sono tornato qui a rovinargliela. Ora mia zia dovrà fare i salti mortali per farmi tornare a scuola, e fino a che non troviamo un appartamento devo rimanere qui a fare la ruota di scorta alla vostra famigliola felice mentre tutti mi guardano come se fossi un monumento costante alle cose brutte che sono successe.
 
Quando finisce, ha la gola secca e la voce che trema. Nuove lacrime gli gocciolano dal mento e dalla punta del naso, e a malapena riesce a respirare tra i singhiozzi.
 
-Okay, qui ci sono un sacco di cose da spacchettare. Prima di tutto, respira. Piano, e profondamente. Non posso venire giù da te, devi accontentarti. Peter, fratello, respira. E spiegami perché lo chiami ancora ‘signor Stark’ perché me lo sto chiedendo da quando ti ho conosciuto.
 
L’indignazione è tale da interrompere i singhiozzi.
 
-E come dovrei chiamarlo?
 
-Tony? Come una persona normale?
 
-Ma è Iron Man, il mio mentore, e io sono solo un amichevole Spiderman di quartiere, non posso prendermi tutta questa confidenza. Io non sono nessuno! Dovrei essere grato perché ancora mi parla dopo che… dopo quello che…
 
-Se mi ammazzo, è colpa tua. – Peter solleva di istinto gli occhi giusto un momento prima che Harley scivoli sulle tegole praticamente tra le sue braccia – Tu sei un idiota. – annuncia il meccanico, sottolineando ogni parola con un leggero colpo del martello contro la sua fronte.
 
-Lo so.
 
-Ma non per quello che pensi tu. Idiota. Sei l’unico a pensare queste cose nei tuoi confronti. Se Tony ti guarda in modo strano e noi non sappiamo come coinvolgerti è perché siamo preoccupati. – pietosamente, Harley non sta guardando nella sua direzione, anche se ha mantenuto una mano appoggiata contro la sua gamba per conforto – Non posso nemmeno immaginare quello che stai passando. E credo che Tony si senta responsabile per questo. Ma devi parlarne, amico. Non possiamo aiutarti se non sappiamo che cosa sta succedendo.
 
-Harley… - la sua voce trema, e la sua vista è di nuovo appannata per le lacrime. L’altro gli dà un’ultima pacca sul ginocchio e gli porge il martello di gomma, sorridendo come se non fosse successo nulla.
 
-Sai che mi devi portare giù tu, vero? Io non ho idea di come scendere da qui.
 
 
Peter finisce con il caricarsi Harley in braccio per rientrare dalla finestra del solaio.
 
Nebula non fa nemmeno finta di non essere stata lì ad origliare con Morgan in braccio, si limita a dargli una pacca imbarazzata sulla spalla e commentare distrattamente che “Tony parlava sempre di te, mentre non eri qui”.
 
Morgan, invece, ci mette giusto il tempo di vedere il suo viso gonfio di pianto per aggrottare la fronte come fa sempre quando è dispiaciuta e precipitarsi tra le sue braccia per riempirlo di baci perché “così non sei più triste, mai più”.
 
Da fuori, sentono il rumore della macchina che arriva e si ferma, e la voce di Pepper che li chiama.
 
E mentre scendono le scale, pianificando di non parlare al sign- a Tony delle modalità avanzate prima di fargliele provare per vedere la sua reazione, non si rendono conto di aver dimenticato il martello di plastica sulle tegole del tetto.
 
 
NOTE:
>La storia è ambientata successivamente a Endgame, e può essere intesa come sequel del capitolo precedente.
 


 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Alsha