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Autore: Il filo di Arianna    01/07/2019    1 recensioni
Cosa accadrebbe se un giorno vi capitasse di voler scrivere una vostra storia omaggiando alcuni grandi autori che hanno giocato un ruolo fondamentale nella vostra formazione?
Dal modernismo inglese, a Italo Calvino, passando attraverso la preziosa lezione di Gabriele d'Annunzio. Così nasce Monica. Così nasce la sua storia.
La mia è una mano insignificante rispetto a quella di questi grandi, quindi non ho alcuna pretesa; direi solo quella di condividere con voi il frutto di un pomeriggio di fantasia alla ricerca del sé.
Perché in questi anni dove ciascuno si sente perso, per una ragione o per un'altra, in qualcosa di più grande delle proprie forze, forse è bene seguire il percorso di Monica, una donna tradita, come tante altre, che nella disperazione riesce a ritrovare un senso alla propria vita.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Monica cammina spedita lungo la via, lo sguardo basso, le spalle infossate. È talmente concentrata sulle proprie emozioni – dolore, angoscia e qualcos’altro che nemmeno ella saprebbe definire - da non notare affatto come tutto, attorno a lei, annunci l’arrivo del Natale. La sua festa preferita, da bambina.

Appunto. Quando era piccola adorava la magia che ogni dicembre arrivava a colorare la sua esistenza. Ora non degna nemmeno di un’occhiata quelle decorazioni luminescenti poste ovunque a riempire le vetrine dei negozi, le piazze della città. Ogni cosa esistente è infatti ricoperta da luci, ogni anno sempre più elaborate, insomma, pretenziose di attirare su di sé lo sguardo dei passanti.

Quanto vorrebbe, Monica, poter guardare il cielo in questi istanti in cui la sua vita pare disgregarsi sotto lo sguardo di un fato poco compassionevole. In fondo del destino si può dire tutto, ma non che provi compassione per i piccoli abitanti di questa terra, persi nei loro affanni quotidiani. Chiunque sa quanto sia fermo, implacabile, inarrestabile.

Eppure avrebbe dovuto capirlo, immagino, che quell’uomo non avrebbe meritato una minuscolo briciola del suo amore. Già dal loro primo incontro avrebbe dovuto percepire non solo il fascino irresistibile che purtroppo l’aveva tratta in trappola - per giorni, mesi, anni; ma anche la sottile arte della menzogna che lo caratterizzava.

Come un’ingenua invece era caduta tra le sue braccia, calde, forti … da uomo. I suoi occhi l’avevano incantata, così la sua voce. Non era riuscita ad opporsi alla sua brama evidente con un netto rifiuto, neppure quando settimane dopo si era accorta di quel piccolo anello d’oro al suo anulare. Era sposato, probabilmente con figli. Due anni di occulta passione senza sapere davvero chi avessi al mio fianco.

Nell’incedere frettoloso lungo i bordi del marciapiede, Monica, con mano tremante, cerca di asciugarsi una lacrima che traditrice ha deciso di scivolare silenziosa lungo la guancia sinistra. Attorno a sé solo uomini e donne sorridenti, il grido di qualche bambino, attratto da un giocattolo più vistoso degli altri disposto magistralmente in qualche vetrina. Falsi. Finti i sorrisi. Quasi plastificati. Che vuoto, che delusione. Una felicità stereotipata, come ogni cosa ormai in questo mondo.

È stato l’ennesimo litigio – dovrei imparare dalle precedenti esperienze; tuttavia è sempre come se ogni volta il passato si annullasse ed esistesse solo l’hic et nunc: egli furioso, io un agnello al macello, reo, colpevole di chissà quale reato. E come ogni volta, dopo averla avvolta nelle sue spire, il serpente è pronto ad ucciderla; quello stesso animale che poco prima è riuscito ancora, dopo millenni di storia, a trarre in inganno l’ingenua Eva attratta da quel maledetto frutto proibito.

È mito, è parola, è racconto: insomma è già stato. Il risultato di questo incommensurabile peccato? La cacciata dell’uomo dall’Eden. Monica lo sa, ne è perfettamente consapevole, infatti questo è quanto accade a lei tutte le volte che osa una richiesta. La solita. Eppure Monica dovrebbe sapere che quel pezzente non ha nulla a che spartire con la sacralità della famosa vicenda.

Ingenua.

Ancora oggi Monica crede nelle favole, nonostante tutto. Forse è proprio questo che non riesce a farle osservare con occhi critici la situazione di cui è vittima: crede nel lieto fine, lei; crede nel principe azzurro. Quanto sono lontani i sogni dalla sua squallida realtà. Nessuna scarpetta di cristallo, nessun tappeto magico pronta a strapparla dalla gabbia in cui è stata imprigionata. Consapevole? Forse non troppo.

Per due anni ha accettato una camera di ostello. Si diceva che prima o poi avrebbe guadagno la luce del sole, al suo fianco magari. La dignità che comporta la luce. Invece ad ogni incontro la stessa prevedibile storia: l’occulto, il regno degli Inferi, il buio. Monica certe volte si crede l’attuale Persefone, rapita da Ade e condotta nella prigione infernale. Forse si sbaglia, perché Ade in fondo l’ha voluta regina, Persefone, unica regina al suo fianco. Persefone è sua moglie. Monica,invece, non è altro che la sguattera della cucina, pronta a soddisfare le voglie del padrone, attratto dalla sua bellezza. È un rapporto sbagliato, viziato. Non risponde ad una logica, come quello della coppia infernale - certo non comprensibile agli uomini, ma d’altronde non si potrebbe fare altrimenti, essendo un mondo opposto, di tenebre, rispetto a quello di luce in cui i mortali vivono.

Questo suo vagare è silenzioso - perché Monica non si impone con urla schiamazzi o risate sguaiate: ella è tutta chiusa su se stessa. Non vede ciò che le sta attorno, gli occhi degli altri che distrattamente si soffermano sulla sua figura anche fisicamente respingente l’esterno. La solitudine - cercata, voluta - lenisce le sue ferite; le apre l’animo alla ricerca di un diverso. Di una dignità.

Vorrebbe guardare le stelle. Cercare risposte in loro, le risposte che da sola non riesce a trovare. Scoprire scritto il suo destino, per essere finalmente sicura della decisione da prendere. Eppure questo non è un privilegio umano: nessuno conosce ciò che il fato ha stabilito per lui. Forse gli dei, dall’alto del loro cielo, ridono divertiti della nostra banalità o stupidità, a volte. Magari scommettono sulla nostra “possibilità” di scelta, quando sanno benissimo che qualche metro sotto terra le tre Moire sono in procinto di porre fine alla nostra vita tagliando il filo rosso che tengono tra le mani.

Le stelle cerca, Monica.

E sono le stelle, per una volta, a risponderle.











Angolo autrice:
Che ne dite di questo capitolo? Vorrei davvero sapere cosa ne pensate: critiche, consigli, emozioni o idee che vi ha suscitato ...
Una storia, qualsiasi, anche se pessima, muove qualcosa dentro chi legge: vi chiedo solo di scrivermi se queste poche righe abbiano assolto il loro compito.
A presto.
  
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