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Autore: ChiiCat92    01/07/2019    1 recensioni
"[...] Era solo questione di tempo.
Gli occhi d’ambra si sollevarono nel momento in cui un varco oscuro si apriva.
Un lampo di capelli azzurri zaffiro si intravide per un attimo sotto il cappuccio, calato fin sugli occhi.
Cosa nascondi, Saïx. [...]"
- Contiene piccoli spoiler di KHIII, per quanto siano abbastanza vaghi, se non avete giocato però devo avvertirvi!. -
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Saix, Xemnas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Kingdom Hearts
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01/07/2019


L’oscurità inquieta agitava le sue spire intorno alle sue gambe. Gli arabeschi di tenebra viva mormoravano deboli parole, segreti che nessuno avrebbe mai udito. Di tanto in tanto allungavano un barbiglio verso di Lui, seduto sullo scranno oscuro, pregando per la sua silenziosa attenzione, poi ricadevano indietro, tornando a essere indistinguibile Nulla. 

Le sue dita erano strette a pugno, il guanto di pelle scricchiolava per la tensione. Attendeva.  

Avrebbe potuto dare un nome a quella pressante sensazione che gli agitava lo stomaco, ma si rifiutava di soffermarvisi, categoricamente. 

Era solo questione di tempo. 

Gli occhi d’ambra si sollevarono nel momento in cui un varco oscuro si apriva.

Un lampo di capelli azzurri zaffiro si intravide per un attimo sotto il cappuccio, calato fin sugli occhi. 

Cosa nascondi, Saïx. 

« Dunque? » chiese. Le dita si rilassarono appena, perché Saïx tolse il cappuccio.

La X impressa nella carne era ancora lì a sfregiare un volto altrimenti perfetto. Profonda, la cicatrice era gonfia seppur regolare: nel colpirlo aveva fatto in modo che non perdesse la vista, qualcosa per cui avrebbe dovuto ringraziare. 

Il fatto che la cicatrice ci fosse, che niente avrebbe potuto cancellarla, era per Xemnas la garanzia della sua fedeltà. Più degli occhi gialli, affilati come lame, più dello schiarirsi dei suo capelli altrimenti blu carico, più di ogni altra cosa. 

« Sono tutti dove volevamo che fossero, signore. » rispose Saïx. Il tono vacuo si adattava alla perfezione a quello sguardo. Assente, privo di vita. Xemnas aveva visto la scintilla spegnersi giorno dopo giorno, venire inghiottita da un’oscurità senza uscita. Meraviglioso. 

« Bene. » mormorò lui in risposta, la mano ora aperta con le dita formicolanti. « Domani, finalmente, tutto avrà fine. »

« Sì, signore. » 

Xemnas lasciò scivolare su di lui lo sguardo. Le spalle dritte, le braccia morbide lungo i fianchi. Se avesse schioccato le dita sarebbe scattato per ubbidire, non meno di uno qualunque dei suoi Sorcerer. Pendeva dalle sue labbra, dipendeva da lui, e quel segno profondo sul viso… 

« C’è qualcosa che ti turba, VII? »  

Saïx batté piano le palpebre, come scacciando del pulviscolo dagli occhi, o allontanando la consapevolezza di sé. « No, signore, cosa dovrebbe turbarmi? »

« Domani ci sarà la grande battaglia. » Xemnas si alzò, imponente. Nonostante fossero passati dieci anni, nonostante Saïx fosse cresciuto e diventato uomo, si sentiva sempre così piccolo, come il giorno in cui lui gli aveva dato il suo nuovo nome.

Quando si muoveva, Xemnas sollevava polvere di materia oscura, sotto le suole delle scarpe sibilavano creature schiacciate dal peso della sua tenebra. 

Saïx rimase immobile anche quando lui lo affiancò, respirando piano come tante volte aveva fatto, inalando il profumo della pelle del suo cappotto, e del suo corpo in esso fasciato. 

« Dovrebbe preoccuparmi la grande battaglia, signore? » chiese Saïx, un accenno di insolenza nella voce. Non era riuscito a trattenerlo. Si ritrovò, di nuovo, a battere le palpebre per scacciare il fastidio della coscienza. A Xemnas non sfuggì, non gli sfuggiva mai niente. 

« Nelle loro fila c’è VIII. » 

Saïx non si permise neanche di deglutire, nonostante la bile acida dentro la bocca, né di spostare gli occhi lontano dal Superiore.

« Il traditore? » chiese, come se non sapesse a chi si riferisce. « Il disertore? » le sue labbra accettavano di dire quelle parole, e la sua voce riuscì a pronunciarle vuote e bianche. 

Xemnas gli rivolse un sorriso, senza allegria, senza emozione, il sorriso di una creatura senza cuore.  

Gli passò il braccio intorno alla vita, lo tirò a sé. Saïx sentì il calore del suo corpo contro il proprio, perché a proteggerlo non c’era nient’altro che pelle sottile.

Un fremito gli percorse la schiena e lui lo represse mordendosi la lingua. 

Le sue mani, il suo tocco, il respiro, bruciavano ma non come fuoco, erano come ghiaccio secco.

Saïx conosceva il vero fuoco, le vere fiamme. 

L’immagine di Axel balenò per un momento di fronte ai suoi occhi, e dovette scostare il viso, negando il bacio che Xemnas gli avrebbe altrimenti strappato.

Gli costò un manrovescio, a bruciapelo, che gli riempì la bocca di sangue. 

Non osò portarsi una mano ad asciugare le labbra, perché Xemnas lo stava ancora guardando. 

Una goccia di sangue gli scivolò sul mento, e l’uomo allungò una mano per asciugarla con il pollice.

Lo biasimava, Xemnas lo biasimava. Se Saïx era stato colpito era tutta colpa sua. 

Abbassò la testa in un’ammissione di colpa, ma Xemnas la sollevò con due dita, tenendolo per il mento. 

Si avvicinò a baciarlo, e Saïx chiuse gli occhi. Non voleva vederlo, non voleva che gli piacesse, non voleva farsi irretire dal freddo bruciante di quelle labbra. 

Sopportò, inerme come una bambola, mentre le sue mani si insinuavano sotto il cappotto, abbassando la zip. Le labbra di lui si posarono sul collo, e Saïx piegò la testa di lato per assecondarlo. 

Sentì la cerniera abbassarsi ancora, scoprendo il corpo nudo sotto il cappotto, la pelle si accapponò per il freddo ma lui rimase immobile.

« Lo ucciderai? » la voce di Xemnas, come velluto morbido, solleticò il suo orecchio. Ma Saïx seguitò a tenere gli occhi chiusi. 

« Ubbidirò agli ordini. » rispose, senza un tremito. Da qualche parte, rubato da un ricordo, Saïx avvertì il palpitare forsennato del proprio cuore, quando ancora lo aveva nel petto. 

Avvertì lo spostamento d’aria e fu pronto, ma il dolore del secondo schiaffo fu superiore al primo. 

« Non è quello che ti ho chiesto. » 

Xemnas lo sbatté a terra con troppa facilità, perché lui gli permise di farlo. Solo quando sentì il suo corpo sopra al proprio riaprì gli occhi.

L’incubo che perseguitava la sua veglia, circondato dall’alone bianco di capelli d’argento. Bellissimo e letale, difficile da guardare come il Sole.

Il respiro si fece più grosso, i pensieri vacillarono pericolosamente. Saïx serrò le labbra. 

Xemnas poteva vederlo? Poteva vedere quello che stava cercando di nascondere, spingendolo nel profondo, lì dove c’era ancora salvezza? 

« Sì, signore. » disse allora, anche se il peso del corpo dell’uomo sul petto gli impediva di respirare. « Lo ucciderò. »

Di nuovo, il Superiore gli rivolse un sorriso vuoto. Si abbassò quanto bastava per baciarlo. Freddo bruciante, la lingua si insinuò tra le sue labbra e lui l’accolse.

C’era qualcosa di disperato nel modo in cui Xemnas cercava il contatto, nel modo in cui si prendeva il suo corpo. 

Saïx lo sentì, sentì quel suo bisogno. Era diverso, diverso da tutto quello che gli aveva fatto finora.

Lo stomaco si contorse, permise a se stesso di provare almeno quell’emozione: tutte le altre gli erano state rubate, ma aveva ancora l’odio.

« Tu sei mio. » 

In quelle volute di morbida tenebra, Saïx percepì una scheggia di vetro. 

Esitazione.

« Mai. » sibilò Saïx, lucido.

Le ombre sibilarono, irate. Aspettò il colpo, aspettò il dolore, ma Xemnas non lo colpì.

Tradito, allentò la presa su di lui per un attimo. Saïx poté prendere una boccata d’aria più profonda, prima che Xemnas stringesse una mano intorno al suo collo.

Saïx si dibatté, scosse le gambe come un pazzo, mentre stelle di luce esplodevano nel suo campo visivo.

Non l’avrebbe ucciso, Xehanort aveva bisogno di lui, non l’avrebbe ucciso.

La paura, quando non si aveva un cuore, era difficile da comprendere. Attanagliava l’animo senza mai toccarlo, e non poteva essere scacciata.

Sgranò gli occhi, annaspando, mugolii soffocati lasciavano le labbra che andavano diventando blu. 

L’energie gli vennero meno in fretta, troppo in fretta. Le braccia ricaddero, le gambe smisero di agitarsi. Rassegnato, smise anche di cercare ossigeno.

Fu allora che Xemnas lasciò la presa e Saïx tossì, tornando alla vita.

Ormai senza forze, non poté negarsi all’uomo.

Vide come da molto lontano il suo corpo venire spogliato, rigirato, usato come fosse un giocattolo. Sopportò le spinte, e il dolore che lo spaccava a metà.

Ingoiò le urla, sostituendole con mozzati respiri.

Perché quando chiuse gli occhi, vide ciò che aveva fatto, ciò che Xemnas aveva percepito senza riuscire a dargli spiegazione. 

Vide il tradimento. Vide Vexen che si faceva carico del suo lascito. Vide la speranza. Per Axel. No, non per Axel, per Lea

Quando Xemnas finì con lui lo lasciò nudo sul pavimento. Sentiva il sapore del sangue in bocca, le gambe tremavano, sul collo il segno delle dita cominciava ad affiorare, violaceo. 

« Tu sei mio, VII. » ribadì Xemnas, senza guardarlo.

Gli dava le spalle mentre si sistemava il cappotto. La pelle nera scricchiolava sotto le dita.

Saïx si permise di sorridere, perché lui non poteva vederlo.

« Sì, signore. »


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The Corner 

Era un po' di tempo che non buttavo giù neanche una riga, e non so bene che cosa sia venuto fuori da questo...tentativo. Però è lo Xemsai day, e per me è una sorta di tradizione scrivere qualcosa a riguardo. Quindi...ecco.
Chiedo scusa per la mia assenza prolungata. Spero che ne sia valsa comunque la pena.

Dedicato alla mia piccola Musa, come sempre.
   
 
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