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Autore: JoeyPotter90    26/07/2009    3 recensioni
Questa storia è scritta insieme a Aster_Nepthys, nata in un momento di pura follia.
Dimenticate il sesto libro.
Immaginatevi due ragazze stanche della loro vita che decidono di rischiare tutto per cambiarla.
Cancellate l'odio che avete provato per Severus leggendo il sesto libro perchè noi lo abiamo dipinto diversamente.
Preparatevi a un ritorno inaspettato, e a due storie d'amore, una più prevedibile, l'altra completamente illogica.
Ecco a voi la nostra visione del sesto anno di Harry Potter. E' il primo lavoro che pubblichiamo, siate clementi.
P.S. Un grazie di cuore va a Stefano, nostro primo lettore e grande supervisore.
Genere: Romantico, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO UNO: L’iniziazione

La camera era scura, rischiarata appena dal chiarore della luna che entrava dall’unica finestra che era presente, la quale di giorno offriva la vista di un cortile pieno di erbacce che nessuno si era mai preoccupato di curare. La stanza era piccola e pochi mobili l’arredavano. Due semplici letti dall’aspetto poco comodo e una grande libreria attaccata alla parete di fronte ad essi occupavano la stanza. Sotto la finestra si trovava una piccola scrivania di legno scuro che aveva l’aspetto austero di un mobile antico.
Una giovane dai capelli neri si alzò di scatto dal suo letto e si diresse verso la grande libreria.
-Hanno esagerato questa volta- disse una seconda ragazza dai capelli lunghi e castani. Un raggio di luna le illuminò il viso grazioso e gentile. Aveva occhi di un profondo azzurro, labbra rosse e sottili e un piccolo naso. La veste nera che indossava le metteva ancora di più in risalto il fisico slanciato, nascondendo le sue forme. Aveva lunghi capelli castani che in quel momento erano tenuti sciolti e sparsi sul cuscino sotto la sua testa.
-Hai visto come li hanno ridotti?- concordò la prima, infuriata, prendendo un grosso libro dalla rilegatura nera, “Le Arti Oscure, imparare a conoscerle”.
-Continuo a non capire il motivo di tutto questo…- aggiunse la mora, sempre più schifata.
-Non esiste un motivo, loro sono così e basta- Si girò di scatto lanciando il grosso libro e, nel silenzio della stanza, il suono sembrò macabro e amplificato. Gli occhi color ambra si posarono sull’amica pieni d’odio mentre la lunga treccia nera le oscillava sulla schiena. Aveva un fisico alto e atletico e indossava una lunga veste nera da Mangiamorte che nascondeva la sua femminilità.
-Ma come siamo finite in questo casino?-
-Questo è il risultato ad avere simili parenti… Ma cosa credi che sia la novità di cui ha parlato?-
-Ho paura di scoprirlo…. Pensi che faremo in tempo ad assistere?-
-Spero di no. Fortunatamente Severus ha detto che non manca molto-

Greyback e Bellatrix si diressero verso la poltrona occupata dal Signore Oscuro, che stava accarezzando il grosso serpente con aria compiaciuta.
-Greyback. Bellatrix. Vi ho chiamato qui perché è finalmente giunto il momento-
A quelle parole la Mangiamorte sorrise quasi dolcemente, con gli occhi che le si accendevano di orgoglio, mente sul viso dell’uomo al suo fianco si dipinse un’aria confusa.
-Mio Signore…- disse -Non capisco-
Bellatrix lo schernì. -Ma come, è così ovvio!-
-E’ normale che tu non capisca, Greyback. Questo privilegio non ti è mai stato concesso. Ho intenzione di far entrare le vostre protette tra le file dei miei Mangiamorte-
-E’ un grande onore, Mio Signore, e so per certo che lo sarà anche per mia sorella- approvò la donna baciando un lembo della tunica di Voldemort.
-Ma, mio Signore… E’ proprio sicuro di entrambe le ragazze?-
-Se questo privilegio non è stato concesso al padre perché proprio alla figlia?- chiese sfacciatamente la Mangiamorte.
-Queste ragazze sono particolarmente dotate. Tutti voi siete stati entusiasti dei loro progressi e io non voglio privarmi di chi ha simili poteri-
-Mio signore… Non credo sia una buona idea…- incominciò il lupo mannaro.
-Tu credi che non sia una buona idea? Tu, Fenrir Greyback, che hai avuto il privilegio di unirti ai miei seguaci, osi discutere le mie decisioni? Il ruolo di tua figlia è già deciso da tempo- I suoi occhi fiammeggiarono di rabbia di fronte a una simile insolenza da parte di un suo sottoposto, mentre Bellatrix sorrideva divertita da quello scambio di battute.
-Mio signore… No, io volevo solo… Scusate la mia arroganza…-
Bellatrix lo interruppe rivolgendosi al suo Signore. -Per evitare che la situazione ci sfugga di mano, Mio Signore, consiglierei di mettere ulteriormente alla prova la ragazza…-
-In che modo?- La voce dell’Oscuro Signore si calmò mentre i suoi occhi si accesero di interesse.
-Una missione, mio Signore-.

Qualcuno bussò alla porta della stanza. Le due ragazze si irrigidirono a quel rumore, tuttavia cercarono di darsi un contegno e la nera si diresse verso la porta.
-Finalmente, Severus- lo salutò aprendola.
-Kyra. Joey- disse entrando, con lo sguardo serio che si spostava dall’una all’altra.
Joey tornò a sdraiarsi sul letto mentre Kyra chiuse la porta alle spalle dell’uomo.
-Che succede, Severus?- chiese Joey preoccupata, notando la sua espressione.
Prima di parlare il mago si sedette sulla sedia davanti alla scrivania.
-Qualche problema con il piano?- domandò preoccupata Kyra.
-No, il piano procederà senza imprevisti. Ormai bisogna solo decidere gli ultimi dettagli, tuttavia è successo qualcosa che non ci aspettavamo- Il suo sguardo si spostò su Joey e la guardò a lungo prima di parlare. -Non ti piacerà…-
-Così mi preoccupi…- commentò la ragazza in questione.
-Il Signore Oscuro ha deciso che è giunto il momento della tua iniziazione. E non…-
-Come? Ma non è possibile!- esclamò scioccata Kyra.
-Mi spiace. Io… io non posso far nulla per fermarlo- si scusò Severus distogliendo lo sguardo.
Joey era stordita. Sembrava metterci un’eternità per comprendere completamente il significato di quelle parole che le erano scivolate addosso come acqua fredda, mentre le scuse di Severus le suonavano prive di significato. Sembrava così irreale la prospettiva di essere accolta ufficialmente tra i seguaci più fedeli di Voldemort e il solo pensiero di essere toccata dalla sua bacchetta la ripugnava. Le lacrime cominciarono a sgorgare dai suoi occhi e lei non poté far nulla per trattenere il suo sfogo.
-Non ci credo! Come puoi dirmi che non ti è possibile fare nulla? Perché non ci hai fatto fuggire prima da qui? E’ da mesi che ci prometti la libertà ma io non ho visto ancora nulla! Credi che mi piaccia questa situazione? Credi che sia facile vedere continuamente morire innocenti? Odio tutto questo, questa stanza, questa tunica, queste persone! E tu ci stai costringendo a rimanere qui, e ora devo sopportare anche questo! Non ti sembra che abbia patito abbastanza?-
-Joey, calmati- la supplicò Kyra abbracciandola -Neanche per lui è facile, è nella nostra stessa situazione, anzi rischia ancora di più. Sapevamo sin dall’inizio che sarebbe stato difficile fuggire e quello che ci aspetta dopo non sarà da meno, ma non possiamo arrenderci ora…-
-Ti prometto che sarà l’ultima cosa che dovrete patire. Pensate alla libertà che vi aspetta dopo…-
Severus le si avvicinò, le strinse forte il braccio e la costrinse a guardarlo negli occhi. -Abbiamo un piano, anche se rischioso. Ma ti assicuro che farò di tutto per farvi uscire di qui sane e salve.-
Joey si calmò mentre la paura cominciava a farsi strada dentro di lei.
-Pensavo che a sedici anni fossi ancora troppo giovane per Voldemort…- sussurrò la ragazza abbassando il capo per nascondere nuove lacrime.
La stretta sul braccio si intensificò. -Lo pensavo anche io, ma avete dimostrato che siete all’altezza della situazione fin troppo bene…-
-Siete?- domando Kyra sorpresa. -Pensavo che la cosa riguardasse Joey e basta…-
-Greyback è riuscito a concederti un po’ di tempo… Non chiedermi come abbia fatto… So solo che ti aspetta una prova.-
-Non sai cosa abbia in mente?- chiese la nera.
-Ho smesso da un pezzo di immaginare cosa abbia in mente l’Oscuro Signore, Kyra. Perdonami.-
Nella stanza calò per un attimo il silenzio. Fu Joey a romperlo. -Farà male?-
Il professore la guardò negli occhi, con un’espressione di tristezza mentre ricordava quel giorno di tanti anni prima. -Si…-
Joey si coprì il volto con le mani mentre Kyra e Severus si alzarono e l’abbracciarono.

Kyra seguì Greyback attraverso i bui corridoi di quei sotterranei diretta alla stanza del padre.
-Di cosa volevi parlarmi?- chiese la ragazza mantenendo il più possibile le distanze.
-Della discussione che ho avuto con l’Oscuro Signore. Vuole marchiarti-
-Se questo è il volere dell’Oscuro Signore…- Il suo viso rimase impassibile, quasi senza emozioni.
-Lo vorresti davvero? Perché io non gli permetterò di marchiare la mia carne- rispose il lupo mannaro con fare possessivo.
-Non glielo potrai impedire, lo sai meglio di me- rispose la giovane in tono fintamente sicuro.
-Non ti marchierà come un animale da macello. Tu sei mia- ringhiò Greyback avvicinandosi.
-Ho smesso di essere tua quando mi hai portato al suo cospetto, più di un anno fa. Ormai ne tu ne io possiamo contrastare le sue decisioni-
-Forse. O forse posso guadagnare tempo- A quelle parole sul viso comparve un ghigno compiaciuto.
-E a cosa gioverebbe avere più tempo? Tanto il suo volere sarà fatto e ti ripeto, per me sarebbe un onore ricevere il suo marchio-
Si voltò di scatto di scatto, troncando la discussione e uscì dalla stanza senza lasciar trasparire la sua ansia. Tuttavia dentro di lei era in tumulto; come al solito la presenza del padre la innervosiva, lasciandola piena di rabbia e di disgusto.
Odiava il modo in cui ora la considerava una sua proprietà, niente più di che un oggetto da possedere, quando per tanti anni non l’aveva minimamente considerata.
Ripensando alle parole del lupo mannaro un brivido le corse lungo la schiena: era chiaro che la loro fuga era sempre più necessaria.

La porta si aprì di scatto facendo entrare Bellatrix. Indossava un lungo abito nero, con le lunghe maniche di pizzo. La gonna ampia nascondeva gli stivaletti a punta dello stesso colore, mentre sulle spalle le poggiava il lungo mantello, anch’esso nero, da Mangiamorte.
-Veste nuova?- l’accolse Joey in camera.
Lei sorrise. -E’ un gran giorno per te, sorella. Ed è ora che tu ti prepari-
Mentre parlava appoggiò due vestiti lunghi sul letto, con l’ordine di fare in fretta: le avrebbe aspettate fuori dalla porta.
Le due giovani cominciarono a prepararsi, consapevoli di non poter fare alcuna mossa falsa.
Joey si guardò allo specchio: l’abito era rosso scarlatto e arrivava fino al pavimento. Un piccolo spacco lasciava intravedere gli stivali dello stesso colore che arrivavano fino al polpaccio. La parte alta del vestito era stretta, con una profonda scollatura e i lunghi capelli erano lasciati cadere sulle spalle. Kyra l’aiutò a mettere un lungo mantello bordeaux che fissò con una spilla a forma di serpente, poi le tirò su il cappuccio.
La nera invece indossava un corsetto di velluto viola con i ricami in pizzo, che lasciava scoperte le spalle e gran parte della schiena. La gonna era anch’essa in pizzo nero foderato e sotto di essa portava un paio di stivali che le arrivavano al ginocchio. I lunghi capelli neri erano legati in una coda alta e ricadevano sulla schiena, quasi sopra le natiche.
Quando uscirono Bellatrix le portò nel grande salone dove si svolgevano le riunioni. Appena entrarono si resero conto che la disposizione dei posti era diversa dal solito: a sinistra dell’Oscuro Signore si trovava Greyback; alla sua destra invece si posizionò Bellatrix.
Guardando Kyra le indicò di affiancarsi al padre. Poi chiamò a se Joey e i Mangiamorte la lasciarono entrare nel cerchio, esattamente al centro.
Mormorii eccitati si diffusero tra i presenti, ma presto furono interrotti dalla voce dell’Oscuro Signore.
-Ed eccoci qui, questa sera, per celebrare un grande evento. La tua iniziazione, Josephine-
Gli occhi rossi di Voldemort si ridussero a due fessure pronunciando quelle parole, guardando uno a uno i suoi Mangiamorte e fermando infine lo sguardo su Joey.
-Mai, nemmeno nelle mie più rosee fantasie, avrei potuto immaginare che tu e Kyra sareste potute diventare così preziose. Presto Kyra anche tu potrai gioire di questo onore-
La ragazza vicino a Greyback si inchinò leggermente rispettoso. -Non vedo l’ora, mio Signore.-
-Arriverà presto- assicurò Voldemort -Giusto il tempo di decidere gli ultimi dettagli, dico bene Greyback?-
Il licantropo rispose reverenziale. -Certo, Mio Signore-
-E tu, Josephine?- chiese tornando a osservare la ragazza davanti a lui -Tu sei pronta, ti senti all’altezza? Visto i membri che fanno parte della tua famiglia mi aspetto grandi cose da te-
-Si, Mio Signore- replicò la ragazza e gli occhi rossi di Voldemort erano dentro i suoi in cerca di qualunque indecisione o ripensamento. Lei chiuse la mente ai ricordi che doveva nascondere, senza che lui se ne accorse proprio come anni prima Severus aveva loro insegnato e poco dopo lo sguardo di Voldemort si spostò, tornando a concentrarsi sul resto della stanza, sorridendo quasi compiaciuto. Era evidente la sua gioia.
-Ora, avvicinati. Questo sarà il segno della tua lealtà nei miei confronti: nessun errore verrà dimenticato, nessuna indulgenza sarà perdonata, nessun passo falso o ripensamento sarà concesso- Le parole pronunciate dal Signore Oscuro risuonarono nella stanza caduta nel più completo silenzio, risultando ancora più inquietanti. -Era da tempo che nelle nostre fila non entrava qualcuno di così degno. Il braccio sinistro, Josephine. Ora-
Il signore Oscuro fece un passo verso di lei e Bellatrix si mosse con lui, posizionandosi dietro Joey.
Quest’ultima fece quanto le era stato chiesto, sentendo il braccio tremare impercettibilmente. Fu una fortuna che Voldemort non stesse praticando la Legimanzia proprio in quel momento, perché sarebbe andato tutto perduto.
Lei non voleva essere marchiata, non voleva sentire quella bacchetta sfiorarla, e sua sorella che la costringeva a quello scempio… Cercò Kyra con lo sguardo, nel momento in cui sentì che il crollo era vicino, per trovare conforto e la vide mordersi il labbro; benché i suoi occhi non mostrarono alcun timore, sapeva bene che era in pensiero per lei e questo le diede la giusta forza. Respirò a fondo, mentre Bellatrix accanto a lei intensificò la stretta sul braccio fino a farle male.
-Cerca di non urlare troppo- sussurrò la Mangiamorte mentre la bacchetta di Voldemort le toccava la carne.
Il bruciore diventò subito insopportabile, quasi sembrò che un fuoco le bruciava dall’interno. Cercò di allontanarsi ma la presa della sorella le impediva qualsiasi movimento. Guardò un’altra volta l’amica con la preghiera negli occhi di far smettere quelle terribili sensazioni, mentre il bruciore si intensificava ulteriormente.
Dal dolore fu costretta a serrare gli occhi e a mordersi le labbra fino a farle sanguinare. Ma servì a poco; non riuscì a trattenersi e un grido le sfuggì, riempiendo la stanza.
Dopo quella che parve un’eternità Voldemort allontanò la bacchetta e il dolore cominciò ad affievolirsi.
-Benvenuta tra noi, Josephine- commentò l’Oscuro Signore orgoglioso del suo operato.
Joey guardò di sfuggita quel disgustoso tatuaggio sul suo braccio: il marchio era perfetto, senza sbavature, ma la carne intorno era arrossata e bruciava ancora. Riuscendo a trattenere un moto di disgusto lasciò cadere il braccio lungo il fianco e seguì Bellatrix accanto all’Oscuro Signore.
-Ora, per festeggiare il nuovo ingresso, ti abbiamo portato un piccolo regalo- annunciò Yaxley.
Dall’angolo più lontano della sala, comparvero dall’ombra tre figure, galleggiando a qualche centimetro da terra. Due dei Mangiamorte si spostarono per lasciarli entrare all’interno del cerchio richiudendolo poco dopo e tutti poterono osservarli con attenzione: erano una famiglia babbana, riconoscibile dai vestiti che indossavano. Il padre e la madre, entrambi sulla trentina, avevano il viso tumefatto e tra di loro si trovava un bambino che poteva avere non più di cinque anni.
-Non capisco, Mio Signore- si permise Joey distogliendo lo sguardo da quella visione.
-Quale modo migliore per celebrare il tuo ingresso tra i miei Mangiamorte? Questo è in tuo onore-
Con un movimento della bacchetta, Voldemort fece rinvenire i prigionieri che cominciarono ad agitarsi spaesati. Poco dopo seguì il pianto del bambino spaventato.
-Silenzio!- sibilò il Signore Oscuro e il piccolo si ammutolì all’istante come se l’ordine di Voldemort lo avesse impietrito.
A un gesto di Voldemort, Bellatrix e Dolohov puntarono le bacchette verso i due adulti legati e nella sala echeggiarono i loro incantesimi, seguiti immediatamente dalle grida strazianti dei due sconosciuti. I loro corpi si contorcevano dal dolore mentre il bambino li guardava impaurito con le lacrime che scendevano copiose sulle guance pallide. Sembrava sul punto di svenire di nuovo.
A un nuovo cenno dell’Oscuro Signore, i due Mangiamorte abbassarono le bacchette facendo calare il silenzio. Fu rapido: un getto di luce verde illuminò la stanza e i due corpi caddero pesantemente al suolo, giacendo immobili davanti agli occhi del figlio.
-Kyra, è il tuo turno- annunciò con un ghigno malvagio.
La ragazza si girò verso il bambino. Il suo volto era imperturbabile ma gli occhi tradivano la sua sicurezza, anche se solo Severus che la osservava attentamente riuscì a capire il suo vero stato d’animo. Mosse la mano per prendere la bacchetta ma dopo averla impugnata si fermò alcuni istanti profondamente combattuta, con il terrore di non riuscire a farcela.
Per un attimo incrociò gli occhi di Severus e capì che non poteva rischiare di compromettere tutto il lavoro del professore e la libertà della sua migliore amica.
-Crucio!- L’incantesimo non fallì e la ragazza lo capì ancor prima di sentire le urla del piccolo squarciare l’aria. Percepì il suo braccio come percosso da una scarica elettrica mentre la Maledizione colpiva il bambino.
Dopo interminabili minuti il Signore Oscuro bloccò la giovane che lasciò cadere il braccio lungo il fianco, come privo di forze, stringendo ancora la bacchetta.
-Ottimo lavoro, Kyra- sibilò compiaciuto Voldemort, alzando nuovamente la bacchetta.

   
 
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