Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: saitou catcher    09/07/2019    4 recensioni
"Se solo riuscisse a soffrire, forse un giorno guarirebbe."
Levi, e le conseguenze della sua scelta.
[Levi!centric- episodio 53 e seguenti]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Levi potrebbe contare sulle dita di una mano le volte in cui ha versato lacrime
(Non le persone che ha perso, però. Per fare quel conto, non basterebbe una vita intera).
La maggior parte delle sue lacrime le ha versate durante l'infanzia, quando ancora poteva permettersi di piangere per il freddo o la fame o i lividi, perché c'erano le mani di sua madre ad asciugare il suo pianto- fino a quando quelle mani non hanno cominciato a tremare e bruciare per la forza della febbre, fino a quando di lei non è rimasto che un teschio scavato in una stanza puzzolente di chiuso, e lì aveva compreso che il dolore non sempre trova la via delle lacrime.
Non ha pianto quando Kenny lo ha abbandonato, e se lo ha fatto, è stato nei momenti in cui la fame era così forte da rendere insicura la sua presa sul coltello, in cui poteva sentire la sporcizia del Sottosuolo arrampicarglisi dentro la pelle, giù per le vene, e allora era facile dirsi che era l'incertezza di arrivare a domani a strappargli le lacrime, non la visione della schiena di Kenny che si allontanava. Per Kenny, non ha mai versato lacrime.
Ha pianto per Isabel e Farlan, però; se lo ricorda come fosse ieri, l'erba umida di pioggia, il calore fetido della carne di gigante che cede sotto alle sue lame, la sensazione che il cuore gli fosse stato strappato via come a Isabel la testa e a Farlan le gambe. Per loro ha pianto, se lo ricorda, perché loro erano la prima cosa bella, la prima briciola di famiglia che avesse mai avuto, ed erano morti a causa di un suo errore.
Non piange per la sua squadra, anche se una parte di lui vorrebbe farlo, perché il mondo in cui vivono non concede il privilegio del lutto. Ma per ogni lacrima che non ha versato, c'è un battito che il suo cuore salta, una scheggia di respiro che gli si incastra fra gola e polmoni, e Levi sente parti di lui avvizzire nell'ombra a ogni morto che si lascia alle spalle.
Levi potrebbe contare sulle dita di una mano le volte in cui ha versato lacrime. Così, quando Hange annuncia che Erwin è morto- quando per un istante il mondo smette di girare e tutto diventa nero e senza fondo come l'abisso in cui il dolore urla senza voce- Levi pronuncia una sola parola.
“Capisco.”
Per un attimo, prova il desiderio di piangere, ma non gli sono rimaste più lacrime con cui farlo.
 
 
Levi non ha mai dimenticato il momento in cui ha deciso di seguire Erwin, quando ha respirato l'aria libera e ha compreso che, qualunque cosa fosse accaduta, i suoi passi avrebbero seguito l'impronta dorata lasciata da Erwin. Là c'è uno che potrei seguire*, aveva pensato, ricordando il bagliore degli occhi di Erwin mentre parlava della libertà e del mondo fuori dalle mura. Là c'è uno che potrebbe condurmi dove io non saprei mai arrivare.
Ricorda il momento in cui ha deciso che avrebbe seguito Erwin, ma non saprebbe dire il momento in cui ha compreso che erano diventati amici. Quel momento è perso da qualche parte, in mezzo alle spedizioni e alle notti trascorse insieme in ufficio, a contare morti e rincorrere speranze, quando ha capito di avere il rispetto e la fiducia di Erwin come Erwin aveva i suoi, quando ha visto parti di Erwin che sono rimaste note soltanto a lui. Levi ricorda il momento in cui ha dato ad Erwin la sua fedeltà- l'affetto è arrivato dopo, quando nessuno dei due l'avrebbe mai immaginato.
 
“Voglio vedere quella cantina” sussurra Erwin, spezzato, sofferente, senza incontrare il suo sguardo. Per la prima volta da che Levi lo conosce, in lui non c'è traccia del Comandante; l'armatura è andata in pezzi, e sotto di essa c'è un abisso che Levi ha costeggiato per anni senza mai scorgerne il fondo.
Se Levi fosse un altro uomo, gli volterebbe le spalle. Se non avesse giurato di non rimpiangere mai le sue scelte, potrebbe ridere della fiducia cieca che ha riposto in quest'uomo per anni, un bambino mai cresciuto e ubriaco di sogni. Ma è Levi e non rimpiange le sue scelte- tempo fa, ha dato ad Erwin la sua fedeltà e non gliela sottrarrà a un passo dalla morte.
Così accoglie la richiesta d'aiuto in fondo alla voce tremante di Erwin e s'inginocchia; perché Erwin è il Comandante, perché Levi crede in lui come non ha mai creduto in nessun altro, perché Erwin ha dato all'umanità più di quanto crede ed è giusto che lo sappia. S'inginocchia davanti a lui, e pensa: Che gli rimanga almeno questo; se deve morire, che sappia che non è stato invano e che io non l’ho abbandonato.
 
In ginocchio su quel tetto, Levi percepisce la siringa tremargli tra le mani. Tutte le lacrime che non ha versato formano un macigno che gli ostruisce il petto, ed esita, senza riuscire a confessarsi il perché.
Può salvare Erwin. Può riportarlo indietro, come non ha mai potuto fare con nessun altro, può convincere la morte a lasciare la presa, almeno questa volta. Almeno questa volta, quest’unica volta, non è costretto a perdere.
Ma l’hai già perso, sussurra una voce in fondo alla sua mente. E’ andato dove non puoi più seguirlo.
Levi stringe le dita intorno alla siringa fino a sentirle scricchiolare.
Sa che cosa deve fare. 
***

 
Passano i giorni, passano i mesi, e Levi non sente alcun dolore.
Dovrebbe esserne lieto. Non lo è, perché non sa cosa fare. La sofferenza è un nemico che Levi combatte da più tempo dei Giganti, anche se, a differenza di questi ultimi, non ha mai trovato un modo per sconfiggerla. Se ci fossero il dolore, il rifiuto, la rabbia, Levi saprebbe cosa fare; prenderebbe i cocci che ancora gli restano e li rimetterebbe assieme, in attesa del prossimo colpo.
Ma non c'è dolore e non c'è rabbia, non c'è nulla se non una sensazione di vuoto che morde, ogni giorno più a fondo del precedente, e Levi è stanco. Stanco di girarsi e rendersi conto che non sta proteggendo il fianco sinistro di nessuno; stanco di spiegare e ricordare; di non sentire nulla e non sapere cosa fare.
 
Se esistesse un nemico, potrebbe continuare a combattere.
Se solo riuscisse a soffrire, forse un giorno guarirebbe.
 
(Ma non riesce a soffrire, e i nemici sono aldilà del mare- come fermi il sangue, se non sai localizzare la ferita? Come puoi portare avanti la tua vita, se non sai in che punto si è arenata?)
 
“Hai fatto la scelta sbagliata” dice Hange, dopo aver deposto Erwin in quella stanza. Non ha abbastanza voce per urlare ma non ne ha bisogno- l'espressione d'accusa nell'unico occhio rimastole scava nel petto di Levi come un coltello.
Levi non le risponde. Quale fosse la scelta giusta, lui non l'ha mai saputo. Un tempo seguiva il suo istinto, poi ha lasciato che fosse Erwin a mostrargli la strada, ma il suo istinto ha tenuto in vita solo lui e di Erwin non resta niente che non sia il sangue sulle sue dita.
Hai fatto la scelta sbagliata- e forse Hange ha ragione, forse la cosa giusta da fare sarebbe stata riportare Erwin indietro, lasciarlo vivere e soffocare nel sangue che ha versato, ma Levi ripensa al loro ultimo momento assieme, ad Erwin in pace come non l'aveva mai visto, e l'ultima cosa che Levi ha udito dalle sue labbra è stata un ringraziamento.
“Forse” risponde alla fine. “Ma non per lui.”
 
(Quando i suoi occhi si posano per la prima volta sul mare, li sente riempirsi di lacrime- forse un giorno sarà abbastanza forte da imparare a guarire.)


Non so se ci avete mai fatto caso, ma praticamente in ogni storia c'è quel personaggio, che potremmo definire un Catalizzatore di Sventure: quello a cui ne capitano di ogni, per cui il "mai una gioia" è uno stile di vita e che sembra creato apposta per sfogare il sadismo dell'autore e procurare traumi a noi poveri spettatori. Ne L'attacco dei giganti, tale dubbio onore spetta senza dubbio a Levi Ackerman, dato che Isayama non ne vuole proprio di concedere una soddisfazione a questo disgraziato nella sua vita di miserie.
Tornando su un tono più serio, il lutto per Erwin in qualche modo va sfogato (e in fondo, le fanfiction servono a questo) ed era da una vita che volevo scrivere qualcosa sul rapporto fra lui e Levi, visto che le loro scene sono le migliori di tutta la terza stagione- di tutta la serie, a parer mio- e perché penso sia innegabile che Erwin fosse, per Levi, la persona più importante del mondo, così come Levi era l'unica persona davanti alla quale Erwin si permetteva certi pezzi abbastanza indecenti (tipo quando fa i capricci per venire in spedizione, perché, cascasse il mondo, in quella cantina ci doveva mettere piede).
Una serie di precisazioni:
*Citazione da Lo Hobbit: un viaggio inaspettato, perché ci stava come il cacio sui maccheroni
*Il titolo non è mio (come si può evincere dal fatto che sia udibile), ma è tratto dal primo romanzo della serie del Commissario Ricciardi di Maurizio de Giovanni
Vi saluto, sperando che vogliate condividere un pensiero su questo piccolo sclero.
Alla prossima!

Catcher
  
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