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Autore: DarkSideOfTheMoon_95    10/07/2019    0 recensioni
una ragazza annoiata, una promessa e una scelta
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Io vado a prendere tuo fratello da Roberto. Torno subito >>

Sento mia mamma dirmi queste parole dall'atrio, mentre si mette il cappotto.

Io sono in cucina, seduta al tavolo da pranzo. 

<< ok >> rispondo con un tono di voce basso e annoiato. 

Sto studiando italiano, o almeno ci provo. 

Ancora non ho trovato la giusta concentrazione. Galileo Galilei non è esattamente l'autore più interessante del programma.

Sento ancora la voce di mia madre provenire dall'atrio ma, questa volta, non è rivolta a me.

<< Carlo io esco. Vado a prendere Edoardo da Roberto. Non ci metterò molto. Ok? >>

<< Va bene >>. 

Anche la voce di mio padre, come la mia, è abbastanza distaccata.

Alzo lo sguardo che fino a pochi secondi prima stava cercando di catturare le parole del libro di testo.

Dal posto dove sono seduta riesco a vedere solo la parte della sala dove si trova il tavolo. 

Mio padre è seduto lì. Lo sguardo fisso sul desktop del suo personal computer. 

<< Allora io vado. Ciao >>. Sento mia mamma aprire la porta.

<< Ciao >> rispondiamo io e mio padre all'unisono.

La porta d'ingresso si chiude.

In casa cala il silenzio interrotto solo dal rumore della lavastoviglie e dei tasti del pc.

Abbasso nuovamente lo sguardo e provo a leggere e rileggere la lezione.

Galileo Galilei...” 

Perché lo hanno chiamato Galileo se faceva già di cognome Galilei? Erano leggermente sadici in quella famiglia? Va beh... continuiamo...

...nasce a Pisa...”

Anche l'amica di mamma è di Pisa, no? Quella con i capelli ricci... Susanna, ecco come si chiama. Pisa mi fa venire in mente il colore giallo. Chissà perché...

Sbuffo. 

Sposto il libro al centro del tavolo e al suo posto appoggio le mie braccia conserte sopra le quali adagio la testa.

Rivolgo la faccia verso la porta finestra.

Fuori ormai è buio. Saranno più o meno le 19:30.

Sposto lo sguardo sul muro bianco di fianco alla finestra.

È così... bianco. Perfetto per tutti i pensieri che in questo momento mi affollano la mente. Come se fosse una tela pronta per essere dipinta.

La tela. 

Sono un po' preoccupata. 

Oggi ho iniziato a dipingere con i colori ad olio ma il colore non si attacca bene alla tela evidenziando molto ogni pennellata. Il mio professore ha detto che probabilmente è a causa dei pennelli che sono sbagliati per quel tipo di pittura. 

Speriamo. 

Devo ricordarmi di comprare i pennelli di pelo di bue. 

Quando torna la mamma glielo dico.

Continuo a guardare il muro.

Mi torna in mente la promessa che io e Stefano ci siamo fatti oggi a scuola.

Se scopri un portale per un'altra dimensione giuri che me lo dici?”

Lo giuro. E tu giuri di fare lo stesso?”

Lo giuro”.

Mi viene da ridere.

Continuo a guardare il muro. 

Se ora si aprisse un portale lì come farei a far venire Stefano nella mia cucina alle otto di sera della domenica?

Spero per lui che non accada niente.

Sto sempre fissando il muro. Sento il mio sguardo incrociarsi ma non noto alcuna differenza a causa dell'omogeneità del colore.

Nell'aria sempre e solo il rumore della lavastoviglie e dei tasti del computer.

Ascolto meglio.

Ora riesco a cogliere anche il rumore delle lancette dell'orologio.

Tic... tac... 

Tic... tac...

nella mia testa riesco a dare loro il ritmo che più mi piace formando divertenti canzoncine.

Mi concentro ancora di più sul ticchettio.

Lo isolo.

Il rumore rallenta... 

Rallenta? 

Ma cosa...?

Ora tra ogni tic... e tac... trascorre molto più che un secondo.

Ho un po' paura.

È impossibile...

È come se fossi in un' altra dimensione.

Una dimensione fondata su questo rumore, scandita da questo rumore.

Una dimensione nella quale, paradossalmente, non esistono né il tempo né lo spazio.

Il mio pensiero torna al muro bianco che i miei occhi stavano ancora fissando senza guardarlo veramente.

C'è qualcosa di diverso da prima in quel bianco candido e accecante. Qualcosa che però non riesco a cogliere.

Lo fisso sempre più intensamente.

Scruto ogni centimetro.

Continuo a pensare che ci sia qualcosa di strano, ma non capisco cosa.

E se si aprisse veramente un portale?

Ok, ora sto ridendo veramente.

Che idea irreale... eppure... non riesco a togliermela dalla testa... 

Devo provare alla mia mente che è impossibile. 

Mi alzo dalla sedia e mi avvicino a quella porzione di muro vicino alla porta finestra.

Non lo tocco subito. Ho paura di quello che potrei trovare.

Avvicino la faccia fino a lasciare solo qualche millimetro tra il mio naso e la parete immacolata.

Sembra tutto nella norma...

Senza allontanare il viso avvicino l'indice al muro fino a sfiorarlo.

Tutto ok, il muro è liquido come sempre.

Allontano il viso.

Mi giro per tornare a sedermi.

No.

Mi blocco e spalanco gli occhi incredula.

Un attimo...

Liquido? 

Da quando i muri sono liquidi?

Mi rigiro lentamente.

Impossibile.

Deve essere a causa della stanchezza.

Sì, sì. È sicuramente colpa dello stress.

Avvicino nuovamente la mano, cautamente.

Sfioro per la seconda volta il muro che s’increspa come fosse una pozza d'acqua posizionata verticalmente.

Non credo ai miei occhi…

Un brivido di emozione e stupore mi attraversa la schiena.

Infilo la mano in quello che fino a mezz’ora prima era un muro qualunque. 

La sensazione che mi pervade è stranissima: una scossa gelata mi attraversa il corpo e il desiderio irrefrenabile di attraversare la parete si impossessa della mia mente per qualche secondo.

Ritraggo immediatamente la mano.

Non ho idea di quello che ci sia oltre…

E se non ci fosse niente? Il puro nulla? Non posso correre un simile rischio. 

La mia famiglia, i miei amici… se dovessi sparire morirebbero di dolore… non posso fare questo a loro. 

La promessa… c’è anche quella… 

No.

Ora mi giro e faccio finta di niente.

Ora mi giro… E me ne vado.

Mi giro!

Perché non ci riesco?

In fondo lo so…

Perché per la prima volta mi sento viva…

Per la prima volta vedo la possibilità di fuggire dalla nausea della quotidianità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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