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Autore: T612    12/07/2019    3 recensioni
James vorrebbe solo che Parigi assumesse le sembianze di un punto fermo, un luogo dove gli incubi possono venire dimenticati, lasciando spazio al sole caldo ed ai violini che suonano ad ogni ora del giorno… ma sa che non è possibile, perché i demoni non riposano mai e si annidano nell’ombra, soprattutto se hai insegnato loro come nascondersi.
Natasha vorrebbe solo riuscire a chiamare Parigi “casa”, dimenticando i mostri sepolti sotto la distesa bianca di Mosca per il bene di entrambi, ma ancora esita a voltare completamente pagina e non sa spiegarsi di preciso perchè… forse perchè dai propri demoni non si può scappare troppo a lungo, specialmente se sono l’incarnazione dei misfatti compiuti in Siberia.
Entrambi non possono far altro che procedere per tentativi sperando per il meglio, ma presto o tardi l’inverno arriva anche a Parigi… e la neve è destinata a posarsi inesorabile sui capi di innocenti e vittime, senza discriminazioni e soprattutto senza fare sconti a nessuno.
[WinterWidow! // What if? // >> Yelena Belova]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'M.T.U. (Marvel T612 Universe)'
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Avvisi dalla regia:

Il “terzo progetto mastodontico” è fortemente influenzato dai primi due (1956 - Till the end of the line), non è necessario ma ne consiglio la lettura per avere un quadro più completo, anche se la trama in sé è isolata come i primi due progetti (come al solito tutti i riferimenti/citazioni del caso verranno specificati nelle note a fine capitolo).
Buona lettura,
_T





 

PROLOGO 

 

Siamo ognuno il nostro diavolo e rendiamo questo mondo il nostro inferno.
-Oscar Wilde 



 

10 giugno 1991, Dipartimento X - Base operativa, Siberia

 

Dopo anni al servizio del KGB Leo Novokov aveva dedotto che la gerarchia all’interno delle mura del Cremlino era sacra, intuendone il potenziale distruttivo solo una volta appreso che la piramide sociale si reggeva sui compromessi, i segreti e gli errori degli uomini, coltivando negli anni un inguaribile cinismo ed una spiccata sensibilità ai meccanismi che regolavano il progredire della legge del più forte.

A volte bastava un singolo tassello sbilanciato o fuori posto per demolire un impero. Le crepe si diramavano sulle torri del Cremlino ormai da anni, Leo l’aveva già messo in conto da diverso tempo, era questione di mesi o di giorni prima che l’intera situazione implodesse inevitabilmente su sé stessa… soprattutto dopo ciò che era successo la settimana prima.

-Leo, hai sentito? -aveva chiesto Arkady spalancando la porta del suo alloggio, facendogli segno di darsi una mossa. -Stanno suonando l’allarme, ci hanno convocati. 

-Sì, l’ho sentito. -ribatte superando la soglia raggiungendolo in corridoio, mentre il compagno d’armi tempesta di pugni la terza porta. 

-Dimitri andiamo, ci hanno convocati.

-Dici che ha a che fare con il trasferimento? -chiede Leonid portandosi in testa al gruppo quando Dimitri li raggiunge, proseguendo spedito a passo di marcia puntando alla palestra.

-Ovvio che ha a che fare con il trasferimento… ci ha traditi, da qualche parte dovranno pur andare. -asserisce Dimitri riferendosi a tutte quelle discussioni che i tre avevano origliato dall’ufficio del Generale Lukin nell’ultima settimana. 

-Giusto. Parlavano di unificare il Dipartimento, credo che ora non abbiano più molta scelta… date le circostanze. -afferma Arkady in risposta, mentre i due compagni si zittiscono immediatamente ad un suo cenno quando raggiungono le porte della palestra.

Si allineano silenziosamente di fronte al ring, sostenendo lo sguardo di Lukin che li esaminava bisbigliando con il loro Maestro, che annuisce silenzioso in attesa di ricevere le nuove direttive.

Leonid reputava un privilegio avere l’opportunità di allenarsi con il Soldato d’Inverno in persona, era una leggenda al Dipartimento e da mesi i tre ragazzi facevano a gara per entrare nelle sue grazie, indagando sul suo conto per scoprire le sue origini ancora avvolte nel mistero. 

Sapevano che non era un tipo molto socievole e che i capi gli permettevano di interagire con loro solamente durante le ore dedicate agli allenamenti, confabulando in segreto sul perché lo tenevano così severamente al guinzaglio. Si vociferava tra i corridoi della base che il vero motivo era un’onta talmente ignobile che la Madre Russia tentava di nasconderla a tutti i costi… era un qualcosa che aveva sicuramente a che fare con la Traditrice, perché Leo aveva perso il conto di quante volte aveva sentito ripetere nell’ultima settimana da Lukin che non potevano più permettersi certi errori, che erano state le debolezze del Soldato ad aver costretto Karpov e Rodchenko a studiare un codice di attivazione per tenere tutti loro sotto controllo1.

Leo aveva interrotto le proprie congetture sollevando il mento con sguardo di sfida quando i nuovi ospiti avevano fatto il loro ingresso in palestra, studiando silenziosamente i gesti misurati della donna a capo della fila quando aveva baciato Lukin sulla guancia in segno di saluto, mentre le due ragazze che la seguivano si erano fermate alle sue spalle in attesa di direttive.

-Grazie per l’ospitalità Aleksander… soprattutto date le circostanze.

-Mi assicuri che non daranno problemi Madame? -chiede il suo capo studiando le due ragazze con sguardo indecifrabile. -Vorrei evitare gli inconvenienti dell’ultima volta.

-Abbiamo già concordato una soluzione Aleksander, non possiamo più permetterci certi errori. -ribatte la donna con espressione impassibile, facendo cenno alle due ragazze di fare un passo avanti, per poi rivolgersi direttamente a loro. -Tania e Yelena si alleneranno con voi, credo possiate imparare molto gli uni dalle altre.

Leo aveva annuito con un cenno sbrigativo della testa, mentre le due ragazze li raggiungevano alle base del ring. Yelena li aveva squadrati con fredda superiorità rivolgendo loro un saluto sbrigativo, a differenza di Tania li aveva direttamente liquidati con un veloce cenno infastidito del capo, salendo e piazzandosi al centro del ring senza che qualcuno glielo avesse chiesto.

-Arkady, sul ring. -l’ordine era giunto con voce autoritaria da parte del Soldato d’Inverno, che si era dissociato dal suo mutismo e si stava dirigendo verso di loro una volta congedati Lukin e Madame B, mentre le guardie armate avevano preso posto sbarrando l’uscita dando ufficialmente inizio all’allenamento.

-мастер2. -aveva esordito Tania con un cenno di riconoscimento del capo, mentre Arkady la raggiungeva e si metteva in posizione.

-Belinsky. -aveva ricambiato il saluto il Soldato, celando uno strano guizzo nello sguardo.

-Vi conoscete? -la domanda era scivolata sulle labbra di Dimitri prima che Leo potesse pestargli un piede e ridurlo in silenzio, ma la richiesta di delucidazioni era stata volutamente ignorata da entrambi e subito soppiantata dallo scatto impulsivo di Arkady, che nel tentativo di mettersi in mostra aveva attaccato Tania finendo velocemente con la schiena a terra e il piede della donna premuto contro la gola.

-Mai sottovalutare l’avversario. -aveva sottolineato il loro Maestro, facendo cenno al Soldato di rimettersi in piedi. -Soprattutto se vi confrontate con una Vedova Nera.

Le ragazze avevano tentato di reprimere un sorriso di fronte all’adulazione, Arkady si era rimesso in posizione ringhiando e Leo aveva avuto la conferma a tutti quei sospetti che gli frullavano per la testa da una settimana a quella parte… la debolezza del Soldato d’Inverno era una leggenda del suo stesso calibro e Tania Belinsky3 era la miccia perfetta per attivare l’innesco.

Dal giorno dopo la scoperta, Leo aveva avviato il countdown tenendo testa a Dimitri ed Arkady, schivando i colpi di Tania e parando i calci di Yelena, dimostrando la propria bravura e sfogando la sua rabbia repressa su quest’ultima, che si difendeva ringhiando dandogli costantemente del filo da torcere, decisa a meritarsi il titolo di nuova Vedova Nera che Madame B le aveva cucito addosso.

Leo non aveva dovuto attendere troppo per vedere in atto quei nuovi sviluppi tanto attesi… semplicemente non si aspettava che si rivelassero così determinanti per la sua sorte. 

La notte stessa in cui il blocco sovietico era caduto, Aleksander Lukin gli aveva consegnato una pala tra le mani ordinando a lui e Dimitri di scavare una buca nel terreno congelato, mentre Arkady trascinava il cadavere di Tania Belinsky nella neve fresca. Durante la notte aveva tentato la fuga sulla scia del Soldato d’Inverno, erano stati fermati ad un paio di chilometri dalla base ed Arkady aveva avuto l’onore di freddare la donna con una pallottola alla testa, mentre il Soldato d’Inverno tentava una rappresaglia fallimentare contro un intero esercito. 

Madame B aveva fatto le valigie appena era trapelata la notizia, portando al sicuro l’ultima Vedova Nera rimasta senza degnare di uno sguardo la tomba senza nome dell’ennesima traditrice della patria, mentre il loro maestro era stato resettato per evitare spiacevoli inconvenienti… i capi pensavano di aver risolto il problema, sottovalutando l’enorme discrepanza del controllo mentale, illudendosi che la situazione non fosse poi così grave. 

Era un dato di fatto che la gerarchia si basasse sugli errori degli uomini, che a volte bastava un misero tassello per far crollare un impero… l’errore imperdonabile dei capi era stato quello di pensare che il Soldato d’Inverno non avesse più un’anima da salvare.

 

***

 

20 dicembre 1991, Dipartimento X - Base operativa, Siberia

 

Leonid Novokov conosceva bene le nuove regole all’interno della base, si era rassegnato a rispettarle per mero istinto di sopravvivenza, volendo evitare a tutti i costi la medesima sorte del suo maestro, o peggio, quella dell’uomo che tenevano confinato nella cella blindata, che a causa degli esperimenti subiti ormai conservava solamente il suo lato bestiale4.

Rispettava il coprifuoco, portava a termine con successo tutte le missioni assegnategli salendo in graduatoria, guadagnando i punti necessari per elemosinare una razione di cibo extra o qualche punto di sutura dopo le sessioni di allenamento particolarmente pesanti. 

Dopo la caduta del blocco sovietico e l’eliminazione del KGB, il Leviathan era corso ai ripari chiedendo aiuto all’HYDRA, dubitando a priori dell’esito proficuo della proposta considerato il cattivo sangue che scorreva tra le due organizzazioni a causa di alcuni incidenti1, vedendosi sorprendentemente offrire in risposta un intero squadrone della morte, affidando le nuove reclute alle abili mani del Soldato d’Inverno per renderli dei combattenti pressoché perfetti. 

L’allenamento si era intensificato gradualmente, Leo e i fratelli ormai parlavano fluentemente all’incirca trenta lingue ed operavano sul campo infiltrandosi, uccidendo e destabilizzando i target di turno senza battere ciglio… il siero recuperato dal Soldato d’Inverno in America qualche giorno prima aveva dato i suoi frutti superando le più rosee delle aspettative, erano sopravvissuti quasi tutti all’iniezione e le perdite causate dal loro maestro dopo il rientro dalla missione erano state catalogate dai padroni come dei semplici incidenti di percorso5.

I risultati erano ottimali, ma non era previsto che il siero alterasse la sfera comportamentale traducendosi nell'insubordinazione dei Soldati, rendendo presto impossibile il proseguire dell’allenamento anche al loro Maestro, che ormai sprecava tutto il tempo a loro disposizione impedendo che si scannassero tra di loro. 

Dopo l’ennesimo colpo di testa dei sottoposti, il Dipartimento aveva ovviato al problema estendendo la formula drastica a tutte le reclute, Leo e fratelli compresi nonostante fossero i più disciplinati al servizio dell’organizzazione.

Il loro Maestro li aveva condotti uno ad uno al cospetto di Rodchenko, eseguendo gli ordini di Karpov senza battere ciglio, legandoli a forza al macchinario della stasi… Leo aveva provato a ribellarsi con la forza senza ottenere alcun risultato, terrorizzato dalle urla dei fratelli che aveva udito attraverso le pareti di cemento, cercando di smuovere il suo Maestro a compassione ricorrendo al gesto disperato di chiamare in causa l’innominabile, ma nemmeno il nome della Traditrice aveva sortito alcun effetto.

Leonid Novokov aveva urlato fino a quando aveva avuto fiato in gola per farlo, con gli occhi inespressivi del Soldato d’Inverno impressi a fuoco nel cervello in una istantanea cristallizzata nel tempo… collassando in balia del buio misericordioso dopo l’ennesima scossa elettrica ad alto voltaggio.

 

***

 

6 febbraio 2009, Dipartimento X - Deposito abbandonato, San Francisco

 

Quando Leonid Novokov aveva riaperto gli occhi sul mondo aveva riscontrato delle serie difficoltà nel riuscire a registrare i dettagli che lo circondavano, trascinandosi da solo al di fuori della capsula criogenica cercando l’uscita dal deposito dove lo tenevano confinato, arrancando sui marciapiedi tentando di comprendere l’idioma dei passanti e di venire a patti con le stranezze che lo assillavano.

Leo aveva rubato un giornale dal primo rivenditore avvistato lungo la strada, seguendo per automatismo la prima delle prime regole dell’addestramento impartito ai Soldati d’Inverno: se un agente si perdeva in missione avevano l’ordine di reperire informazioni dai giornali, di identificare il luogo e l’anno, di mantenere un basso profilo senza richiamare troppo l’attenzione e di attendere gli ordini da parte dell’organizzazione, cogliendo i segnali quando si sarebbero palesati al momento giusto.

Leo aveva impiegato una settimana solo per recuperare il suo nome dai recessi della propria mente, sprecando il mese successivo cercando i segnali e tentando di comprendere il perché fosse tornato operativo a San Francisco nel 2009. Era stata una delusione scoprire che il suo risveglio non era dato da una missione imminente, ma era stato accidentalmente causato da uno spostamento della faglia di San Andreas, provocando il terremoto che aveva rotto in mille pezzi il vetro della capsula in cui era stato confinato, liberandolo nel mondo senza un padrone, una casa o un obbiettivo.

Da bravo Soldato diligente si era impegnato ad estrapolare una qualsiasi informazione da tutti i quotidiani che riusciva a reperire, illudendosi di aver trovato una indicazione per la via di casa nel leggere di una sparatoria ad Odessa6. Si era documentato a dovere sull’accaduto, scoprendo che il suo Maestro aveva portato a termine una missione con successo per conto dell’HYDRA, scontrandosi sul campo di battaglia con la Traditrice… era partito immediatamente per l’Ucraina, non sapeva esattamente quando o cosa gliel’avesse fatto capire, ma all’incirca a metà strada si era reso conto che i suoi padroni non avevano mai notato la mancanza di tre Soldati all’appello, perchè in caso contrario avrebbero dato l’ordine per un recupero molto tempo prima. L’HYDRA aveva rispolverato l’unica arma che reputavano utile ai loro scopi, lui e i fratelli erano finiti in un qualche deposito venduti al miglior offerente, messi in disparte e resettati per evitare certi incidenti… avevano pagato tutti per le debolezze dimostrate negli anni dal loro Maestro, l’unico vero colpevole che veniva tuttavia definito la punta di diamante dell’HYDRA, elogiato e trattato con la stessa considerazione con cui veniva acclamata la Traditrice ai tempi d’oro.

Leo aveva smesso di cercare una casa a cui fare ritorno, sposando la causa più allettante della vendetta per il torto subito… aveva segretamente gongolato di fronte alla disfatta dell’HYDRA quando il suo Maestro si era rivelato al mondo per quello che era davvero, facendo terra bruciata intorno a lui a partire da Washington, ritornando tra le grazie della Traditrice che aveva inseguito per buona parte della vita con spiccato accanimento.

Aveva continuato a leggere i giornali aspettando il momento giusto per colpire, ragionando su quale obbiettivo puntare per causare più danni possibili con il minimo sforzo, vedendosi sfilare davanti una Guerra Civile, la risalita del suo padrone e il successivo declino dell’HYDRA, trascinando il Traditore a processo in un ultimo gesto disperato6.

Leonid Novokov aveva notato l’ironia nel vedere come gli Avengers facessero inconsapevolmente del loro meglio per autodistruggersi, sentendosi tradito nel profondo quando la giustizia non aveva fatto il suo corso… il Soldato d’Inverno veniva osannato come eroe dall'opinione pubblica, ottenendo la grazia sfidando il rischio concreto dell’ergastolo a vita pur di salvare la Traditrice che tanto amava.

La debolezza del Soldato d’Inverno è sempre stata una leggenda del suo stesso calibro, ma questa volta Leo vuole accendere la miccia intenzionalmente appiccando l’incendio di proposito… dopotutto le bruciature da ghiaccio fanno male tanto quanto quelle da fuoco.

 

***

 

12 giugno 2017, Palazzo di Giustizia, Atlanta, Georgia

 

Leonid Novokov aggira la folla che si era radunata davanti al Palazzo di Giustizia, stando attento a non farsi notare mentre punta lo sguardo verso l’alto, valutando quale sia il palazzo adiacente al tribunale con la visuale migliore sui gradini d'entrata.  

Il processo contro il Soldato d’Inverno si era concluso con risultati inattesi, sventando quella giustizia che l’America tanto decantava, mentre Tony Stark placava gli animi tenendo a bada l’orda di giornalisti che l’avevano preso d’assalto appena aveva messo piede fuori dalla porta d’ingresso del tribunale. 

Lo SHIELD l’aveva prevedibilmente spedito in prima linea per far esasperare i giornalisti al punto giusto e per contenere la folla, ma i media volevano una testimonianza diretta dell’imputato e Leo attendeva con loro che i Traditori uscissero dalla porta d’entrata per rispondere a qualche domanda di circostanza… era lì apposta, per l’occasione nascondeva un fucile da precisione nello zaino con una pallottola a testa nel caricatore, doveva solo trovare una visuale decente per la sua postazione da cecchino in tempi utili alla causa.

Leo sgrana gli occhi e focalizza un riflesso al nono piano del palazzo che aveva scelto, constatando che non è una allucinazione e che c’è effettivamente un altro cecchino appostato che punta al suo stesso compito. Era palesemente un principiante, si era messo controvento ed era troppo esposto, facendosi notare immediatamente da un occhio allenato come il suo… i Traditori ci avrebbero messo mezzo secondo ad individuarlo ed a dare l’allarme, finendo per mandare a monte il suo piano, e quello era il genere di eventualità che Leo non poteva assolutamente permettersi.

Non gli restava troppo tempo, aveva fatto le scale di corsa scartando a priori l’idea di utilizzare l’ascensore, irrompendo nella stanza e sorprendendo alle spalle una donna dai capelli biondo cenere e le gambe affusolate, il genere di donna che non avrebbe mai potuto dimenticare neanche volendo nonostante tutti quegli anni sotto ghiaccio.

-Yelena? -la domanda gli era uscita dalle labbra prima che potesse fermarla, ottenendo un sobbalzo spaventato da parte della donna che non pensava di venire beccata, insieme ad uno sguardo che dal sorpreso virava velocemente al confuso. -Spostati da lì, ti ho vista dal marciapiede.

-Leo? -chiede in risposta dopo essersi spostata come suggerito, l’urgenza di non farsi scoprire dai Traditori che superava fastidiosamente l’orgoglio ferito di essersi fatta beccare dal compagno d’armi, ripiegando con la canna della pistola puntata alla sua testa e l’indice sul grilletto, irritata dall’intrusione. -Tu non dovresti essere morto?

-A quanto pare no. -esordisce posando lentamente lo zaino a terra evitando movimenti bruschi. -Sono in solitaria, tornaconto personale. 

-A chi punti? 

-Lei, per ferire lui. Tu a chi punti?

-Lei, parricidio il mese scorso7, Madre Russia non dimentica. -rivela Yelena snocciolando velocemente la sentenza. -Capisci perchè non posso lasciartelo fare, солдат8

-La graduatoria? Esiste ancora? -chiede Leo stupito, ottenendo un cenno di conferma da parte della donna. -Per chi lavori?

-Leviathan. -concede Yelena con l’espressione di chi si imbarazza a rispondere ad una domanda così scontata. -KGB, HYDRA, Red Room, Dipartimento X… come vuoi chiamarli, ci sono sempre loro a muovere i fili. 

-Chi comanda adesso? Ho letto i giornali… non è rimasto nessuno, li hanno eliminati tutti. -ribatte lui con tono ovvio, indicando i gradini del tribunale con un cenno del capo, riferendosi all'annientamento delle file dell’HYDRA avvenuto negli ultimi tre anni per mano degli Avengers con l’aiuto determinante dei Traditori7.

-Non tutti, Madame B sta raccogliendo i cocci… tu invece? Per caso ti sei perso, солдат8?

-Ho smesso di cercare la via di casa da un pezzo e nessuno ha saputo indicarmi la via. -confessa Leo mentre Yelena abbassa la pistola appurando che lui non sia una vera minaccia. -Madame B pensa seriamente di vendicarsi eliminando la Romanova dai giochi? Non ha mai funzionato, dovrebbe saperlo1

-Hai un’idea migliore? -Yelena pone la domanda sinceramente incuriosita, mentre dai marciapiedi la folla esplode in un tumulto di voci quando i Traditori raggiungono Stark sui gradini del tribunale. -Veloce, prima che li perda.

-Non possiamo combattere delle leggende ad armi pari, è un suicidio strategico… noi due siamo bambini in confronto a loro. -Leo sorride nel vedere la donna storcere in naso alla parola “bambini”. -Ma ai bambini piace giocare con il cibo, Yelena.

-Oh. -i suoi lineamenti cambiano improvvisamente quando capisce dove lui voglia andare a parare, lasciando trasparire un sorrisetto sadico dalle sue labbra. -In effetti la graduatoria avrebbe bisogno di carne fresca.

La donna inizia a disassemblare il fucile eseguendo l’operazione con movimenti precisi e meccanici, accettando di buon grado la sua mano come aiuto per issarsi dal pavimento, scoccando un ultimo sguardo verso i gradini del tribunale da dove i Traditori sorridono alle telecamere, stringendosi tranquillamente per mano in pubblico fornendo ai giornalisti nuovo materiale su cui speculare, accantonando le domande più scomode.

-Gli renderemo la vita un inferno, stavolta in modo permanente. -commenta Leo con una punta di vendetta che traspare dalla voce.

-Ironico, non trovi? Dicono che ognuno crei i propri demoni. -ribatte Yelena indicando loro due accennando ai loro maestri con il sorriso sulle labbra, caricandosi lo zaino contenente il fucile in spalla ed avviandosi verso le scale d’emergenza. -Tra un paio d’ore decollo per Mosca, torni a casa con me? Non posso fare molto per mia sorella, ma posso aiutarti a rintracciare i tuoi fratelli… deduco che ci servirà tutto l’aiuto possibile.

-Grazie. -Leo non è abituato a ringraziare nessuno, ma gli sembra una cortesia dovuta… soprattutto se Yelena gli sorride tendendogli la mano in attesa di un suo cenno. 

-Allora, vieni oppure no?

-Sì, andiamo… ho nostalgia di casa.





 

Note:

  1. 1956: James e Natasha hanno una relazione clandestina, vengono scoperti e separati. Karpov e Lukin (i padroni del Soldato d’Inverno) spariscono in Siberia con James, mentre Petrovich (patrigno di Natasha) ordina per entrambi il reset cerebrale e la modifica dei ricordi con l’aiuto del Professor Rodchenko (i ricordi di Natasha in particolare, che sposa Alexei Shostakov credendo di provare per lui i sentimenti che provava per James, viene reintegrata nel KGB nel 1963 dopo l’omicidio del marito).

  2. Traduzione dal russo: “Maestro”.

  3. Tania Belinsky (1956): Terzo Guardiano Rosso, secondo il mio headcanon è la prima allieva di Natasha (Yelena Belova si aggiunge dopo la sua reintegrazione al KGB dopo il 1963), l’unica che sapeva e ha coperto i due amanti fino a quando non li hanno scoperti, non li ha mai traditi.

  4. Riferimenti velati a Logan AKA Wolverine. 

  5. Riferimenti non così tanto velati al 16 dicembre 1991: secondo il mio headcanon, dopo l’omicidio degli Stark, James ha recuperato qualche ricordo ed una volta ritornato alla base ha cercato di ribellarsi ai capi, il tentativo è stato inutile ed è stato conseguentemente resettato.

  6. Odessa, 2009. Missione citata da Natasha in TWS, secondo il mio headcanon è stato durante quella missione che ha riconosciuto James ed hanno iniziato a riaffiorare i primi ricordi.

  7. Till the end of the line: trasposizione fumettistica della Guerra Civile, in quel periodo di tempo James si rimette insieme a Natasha, indossando anche l’uniforme di Capitan America per cause di forza maggiore. I due (più Avengers a seguito) hanno eliminato tutte le tese restanti dell’HYDRA (Karpov/Lukin/Petrovich/Zemo), che come ripicca post-mortem hanno fatto in modo di processarlo. Il processo si è concluso con una sentenza di non colpevolezza, dimostrando il controllo mentale in tribunale, ma obbligando James a restituire lo scudo al legittimo proprietario (che lo passa a Sam).

  8. Traduzione dal russo: “Soldato”.



 

Commento dalla regia:

Signori e signore, vi presento il “terzo progetto mastodontico”... non vi nascondo che quest’idea era in cantiere da circa un anno (già dai tempi di “1956” ad essere precisi), i primi due progetti sono stati scritti delineando determinati scenari e seminando determinate informazioni, quindi possono tranquillamente considerarsi “in preparazione” a questo.
Ci tengo ad avvisarvi che questa storia si ispira/si rifà parzialmente agli eventi narrati in “The Winter Soldier Collection” di Ed Brubaker e “The Black Widow: SHIELD most wanted/No more secrets” di Mark Waid: la storia sviluppata differisce dall’originale per headcanon e trama adattata, considerato che i fumetti di Waid sono entrati in mio possesso dopo mesi e mesi di ricerche.
La storia è suddivisa principalmente in due parti (più prologo ed epilogo), ognuna scandita da citazioni ben precise che fanno riferimento all’intero blocco narrativo trattato, quindi vi consiglio di farci caso.
Il mio obbiettivo è di aggiornare settimanalmente ogni venerdì… Detto questo, spero che il prologo vi abbia incuriosito, ogni commento/opinione/etc. è ben gradito.
_T

   
 
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