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Autore: Miss Rossange Stucky    13/07/2019    3 recensioni
Quanto coraggio ci vuole per essere diversi dalla massa e difendere i diritti di tutti, soprattutto negli anni '40? A Steven Grant Rogers non importa, lui potrebbe farlo tutto il giorno, tutti i giorni. James "Bucky" Barnes è un po' più cauto, ma ci penserà il suo mingherlino e apparentemente fragile Steve a rimetterlo sulla retta via e ad insegnargli che lottare per le giuste cause significa lottare per se stessi e per un futuro migliore.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ff scritta per la challenge #AStuckyADay del gruppo Facebook "till the end of the line - Steve Rogers / Bucky Barnes - Stucky"
TASK N. 23 del mese di giugno


Franklin Delano Roosevelt era un Democratico, su questo non c'erano dubbi, ma nemmeno lui, con le sue idee che un Conservatore avrebbe definito "rivoluzionarie", se la sentiva di sfidare leggi che erano nate con gli stessi Stati Uniti e soprattutto sfidare il consenso popolare, notoriamente retrogrado e puritano.

Perciò, quando quel ragazzino emaciato gli si era fatto avanti con spavalderia facendo lo slalom tra le guardie, non aveva potuto evitare di ammirarne la determinazione e, quando cominciò a parlare di diritti e di uguaglianza, spostando con una mano il ciuffo biondo che gli ricadeva sugli occhi, rimase ad ascoltarlo con attenzione e sincero interesse, ma fu molto grato al giovane in divisa che lo prese per le spalle proprio quando "la parola con la o" stava per uscire da quella piccola bocca pallida, e se lo portò via con fare affettuoso ma deciso, sussurrandogli all'orecchio qualcosa che dapprima generò nel biondino una reazione stizzita ma che poi lo convinse ad allontanarsi, rinunciando al suo piccolo comizio davanti al Presidente degli Stati Uniti.

"Ma sei tutto scemo? Come ti viene in mente di andare a parlare al Presidente durante una parata, col rischio di farti pestare a sangue dalle guardie o di farti sparare?! E di che cosa, poi? Diritti degli...", James era furioso, quindi attribuì a questo la sua difficoltà a terminare la frase.

Steve lo guardò dritto negli occhi, anche se per farlo doveva alzare la testa di un bel po', e incrociò le braccia al petto.

"Guarda che puoi dirla, quella parola, eh? Non è contagiosa! O-mo-ses-su-a-li. Vedi? Non è difficile, vuoi che ti faccia lo spelling?", lo sguardo torvo e fiammeggiante non si staccava da quello del suo amico che, invece, portò il suo a fissarsi la punta delle scarpe nere, perfettamente tirate a lucido...fino a poco fa, prima di dover sgomitare tra la folla beccandosi pestoni, per trascinare via quell'idiota prima che si mettesse seriamente nei guai.

Ora, in quel vicolo, lontano dalla parata, era lui a sentirsi in pericolo.
Steve era basso, magro e sempre malato, ma aveva dentro di sé un fuoco, un'innata sete di giustizia, il bisogno costante di schierarsi e combattere per i più deboli, gli inascoltati, gli emarginati.
Qualcosa più potente di un tornado che lo portava sempre in prima linea e che lo spingeva, ormai da tempo, a tentare di entrare nell'esercito per difendere il suo Paese.

Questo qualcosa faceva quasi paura a James, non solo perché temeva per l'incolumità del suo amico di sempre, ma anche perché lo costringeva a mettere in discussione quelle poche certezze che aveva, lo metteva costantemente davanti a se stesso come in uno specchio e, nonostante James non si sentisse davvero in difetto (dopotutto non si era forse arruolato? Non stava facendo il suo dovere?), quello specchio gli rimandava un'immagine non del tutto onesta, come se stesse nascondendo qualcosa...

Doveva cambiare discorso, o non ne sarebbe uscito senza qualche ammaccatura nell'orgoglio.

"Adesso piantala, dai. Andiamo: ti avevo promesso una festa, ricordi? Ci sarà da ballare, da divertirsi...un sacco di belle ragazze molto disponibili...", accompagnò le parole con una lieve gomitata e una strizzata d'occhio. Voleva essere ammiccante, ma non suonò convincente neanche alle sue stesse orecchie.

Steve si sentì assalito da un'ondata di nausea e portò una mano a coprirsi la bocca, soffocando un conato.
Si appoggiò con l'altra mano al muro del vicolo, scostandosi da James, che invece gli si riavvicinò subito, preoccupato. "Hey, punk, cos'hai? Ti senti male? Accidenti! Tutta questa agitazione non ti fa bene, lo sai..."

Steve raddrizzò la schiena e si dipinse sul volto il sorriso più persuasivo che gli riuscì.

"Sto bene, Buck, tranquillo. Potrei farlo tutto il giorno, sono molto più resistente di quanto pensiate, tutti quanti."

James si sentì stringere il cuore.
Avrebbe dato la vita per quel ragazzo, avrebbe voluto essere un mago e fargli riacquistare con un gesto la salute e la forza.
Rispose a quel sorriso, ma anche il suo era un po' forzato.

"Lo so, credimi. Allora? Festa?"

Il biondo si aggiustò la giacca, alzò orgogliosamente il mento e gli fece eco.
"Festa"

James gli scompigliò il ciuffo e lo afferrò al collo con un braccio, per uscire insieme da quel vicolo.
Steve gli sferrò un destro allo stomaco e allungò il passo per stargli al fianco. Quello era il loro modo, ruvido e un po' brusco, di dimostrare l'affetto che provavano uno per l'altro.
Era familiare e rassicurante, e soprattutto al di sopra di ogni sospetto, anche se procurava ad entrambi un misterioso sfarfallio nelle viscere.

La festa si dimostrò esattamente per quello che era, proprio come Steve si aspettava.
Una folla di sconosciuti che si agitava al ritmo di una delle canzonette in voga, alcuni già ubriachi, molti su di giri, tutti in cerca di divertimento e magari un'avventura. Bucky si muoveva disinvolto in quel bailamme, Steve invece si sentiva a disagio e fuori posto.
Aveva avuto più di una volta l'impulso di scappare, ma voleva restare il più possibile con James, sapendo che presto sarebbe partito, quindi si fece forza e non si mosse dal tavolo che occupavano e da cui il bel soldato moro faceva avanti e indietro tra un ballo e l'altro.

In fin dei conti si stava divertendo anche lui.
Osservare la varia umanità che affollava quel locale era un buon passatempo, anche se il volume della musica era un po' troppo alto e le ragazze che ballavano con Buck erano un po' troppo incollate al corpo agile e muscoloso del soldato.

Guardando distrattamente in giro, Steve vide entrare altri due ragazzi, uno biondo e uno moro, proprio come loro due, ma della stessa altezza ed entrambi vestiti in borghese.
Sembravano felici e si scambiavano sguardi allegri mentre si dirigevano verso il lato opposto della grande sala. In pochi istanti la folla danzante lì coprì e lui li perse di vista.

In quel momento James tornò al tavolo per l'ennesima volta.

"Mmm, ho bisogno di una birra!" esclamò crollando seduto sul divanetto accanto a Steve che gli rispose, alzandosi: "Vado io, così mi sgranchisco le gambe"

Il suo amico lo guardò di traverso e ridacchiò:
"Non te la daranno: non vendono alcolici ai minorenni!"

Il biondo fece una smorfia e, sconsolato, si lasciò cadere seduto di nuovo al suo posto. James si alzò e gli diede una leggera pacca sulla spalla.

"Non te la prendere, punk! Ti porto una gassosa"

Steve alzò gli occhi al cielo ed esclamò:
"Che gioia! Dovrò fare attenzione a non ubriacarmi!"

Bucky non poté trattenersi dal ridere e si allontanò verso il bar, lasciandosi dietro il suono della sua fragorosa risata, che riscaldò il cuore del biondino.

Pochi minuti dopo era di ritorno con una birra, una gassosa e...due ragazze!

Arrivato al tavolo posò i bicchieri e cercò di attirare l'attenzione del suo amico che sembrava intento ad osservare qualcosa che stava succedendo dall'altra parte della sala.

"Stevie, guarda cosa ti ho portato! Erano in omaggio con le bevande!", era una battutaccia sessista e se ne pentì immediatamente, ma le due non ne sembrarono disturbate, anzi risero di gusto, probabilmente per accattivarsi l'attraente soldato che le aveva appena abbordate.

Ma soprattutto Steve sembrò non averlo neanche sentito.
James indirizzò lo sguardo nel punto che sembrava interessare tanto il suo amico e vide che cosa stava succedendo.

In un angolo, diametralmente rispetto al loro tavolo, due ragazzi poco più che ventenni, uno biondo e uno bruno, stavano ballando un lento apparentemente ignari di tutto ciò che li circondava.
Sentì lo stomaco contrarsi, sapendo esattamente cosa stava per succedere.

Appena quelli lì accanto si accorsero che una delle coppie che ballava era formata da due maschi si scatenò un putiferio.
Gli insulti coprivano persino la musica, i più violenti cominciarono a strattonare i due, separandoli, per poi colpirli in ogni modo possibile. Alcuni gli sputarono addosso.

James era disgustato, non dai due ragazzi ma dalla reazione della gente, però non sarebbe mai intervenuto se, con la coda dell'occhio, non avesse visto che Steve stava per schizzare in avanti per andare a prendere le parti di quei due, finendo sicuramente per prenderle, oltre ad essere considerato anche lui come loro, rischiando quindi seriamente la vita.

Lo bloccò, inchiodandolo al divanetto con una mano sulla spalla. Il biondino cercò di divincolarsi e gli rivolse uno dei suoi sguardi fiammeggianti, ma Bucky sostenne il suo sguardo e gli urlò:
"Non ti muovere, ci penso io: so cosa fare, fidati di me" In quel momento Steve capì che il suo amico avrebbe fatto la cosa giusta, e si calmò.

James si diresse velocemente verso quell'angolo scansando con poca grazia tutti quelli che si trovava davanti.

Raggiunto il capannello di picchiatori li allontanò uno ad uno con rabbia e determinazione, facendo valere la sua divisa come deterrente.

"Fermatevi tutti!" alle grida di protesta che si alzarono replicò:
"Questi due hanno commesso un reato, devono essere messi in custodia in attesa del processo! Me ne incarico io!"

A quelle parole tutti si spostarono, mugugnando approvazione e Bucky afferrò entrambi i ragazzi per un braccio e li scortò attraverso la folla.
I due poveretti si reggevano a malapena in piedi e James ne approfittò per avvicinarsi al tavolo e rivolgersi a Steve, come se non lo conoscesse:
"Tu, ragazzo, aiutami!" gli ordinò con tono autoritario.
Steve non se lo fece ripetere. Si alzò, prese il braccio del ragazzo bruno e se lo poggiò sulle spalle.

I quattro uscirono non senza fatica, seguiti da sguardi di ogni genere: disprezzo per la coppia gay, ammirazione per l'integerrimo soldato e il suo aiutante.

Quando furono fuori dal locale, abbastanza lontani dall'ingresso per non essere visti e sentiti, si fermarono.
James aiutò i due malcapitati a sedersi su un muretto e li redarguì:
"Oggi sono destinato ad avere a che fare con dei pazzi...", si passò una mano tra i capelli, si rimise il berretto e continuò.
"Vi rendete conto di quello che avete rischiato? Quei fanatici potevano farvi fuori e forse non ne avrebbero nemmeno subito conseguenze! C'è l'ergastolo per...per voi, lo sapete?"

I due ragazzi e Steve gli rivolsero lo stesso sguardo costernato.
"Non mi guardate così, tutti e tre. Non ho alcuna intenzione di denunciarvi, né tantomeno di portarvi in gattabuia. Per la legge l'omosessualità è un reato, ma il mio motto è vivi e lascia vivere, almeno in certi casi...quindi ora voi due sparite, e...state più attenti, la prossima volta"

I due gli rivolsero sguardi di gratitudine e, sorreggendosi a vicenda, si allontanarono nella notte.

James si passò le mani sulla divisa nel vano tentativo di cancellare le spiegazzature provocate dall'impresa.
Sentì lo sguardo di Steve su di sé e, senza voltarsi, lo apostrofò:
"Che hai da guardare...cosa credevi che facessi? Ti avevo detto che potevi fidarti, no?"

Il biondino non disse una parola, ma lo travolse in un abbraccio così forte da farlo vacillare, gli strinse le braccia alla vita e gli poggiò la fronte sul petto, poi sussurrò:
"Grazie".
Il cuore di Bucky prese a battere al ritmo sincopato della musica su cui aveva ballato nel locale, come non lo aveva mai sentito battere prima, nemmeno stretto tra le braccia della più bella delle ragazze del locale.
Avvolse Steve con le sue braccia, quasi a nasconderlo al mondo.

"Grazie a te, - sussurrò a sua volta - tu mi tieni in riga e mi fai ricordare per cosa è giusto combattere"

Gli depose un bacio sui capelli, poi lo staccò dolcemente da sé.
"Andiamo...- disse sollevandogli il mento con due dita -...c'è ancora tanta strada da fare"
Steve gli sorrise: "Insieme..."
Bucky ricambiò il sorriso: "Insieme. Fino alla fine di tutto".
   
 
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