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Autore: Lingering_Light    14/07/2019    0 recensioni
"Cosa c'è tra luce e oscurità? C'è il mezzo, il riposo, l'alba e il tramonto, il bene del male e il male del bene..."
Arkios è un ragazzo che vive sulla Terra e che vive una vita normale. Un evento catastrofico lo porterà ad avere un'avventura forzata in cui conoscerà nuovi amici che lo aiuteranno ad andare avanti nella vita. Ma ci saranno problemi ancora più grandi d'affrontare per lui, ormai custode di un'arma mistica e mai vista prima d'ora, che lo porteranno ad un destino da cui sarà impossibile per lui sottrarsi...
Questa storia è completa su Wattpad (Account: Lingering_Light), e qui per adesso verranno pubblicate le prime 3 parti sottoforma di unico capitolo, ma se mi verrà chiesto mi opererò ad aggiungere.
Scritto la prima volta la fine del 2017, per cui ci saranno probabilmente alcune banalità, per cui chiedo gentilmente di non giudicare troppo presto e basarsi su quel che potrà essere.
Non ci sono mondi Disney; sono presenti solo alcuni personaggi già conosciuti, ma che non sono per davvero quelli già visti; sono presenti gli Heartless ed il Keyblade, anch'essi però diversi dalla saga base. Riferimenti a Disney e Square Enix.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Avete presente quando nella vostra intelligenza si trova un vuoto? O quando semplicemente volete pensare a qualcosa di cui non sapete niente? Vi sareste mai immaginati di ritrovarvi al di fuori delle vostre conoscenze?
Tante domande, ma la risposta è solo una. "Sì", questo è ciò che direbbero tutti, eccetto coloro che dicono "No". Sappiate però che i secondi sono bugiardi, perché incoscientemente tutti pensano, ma soprattutto, pensano all'impossibile. Un esempio stupido è il sonno. Quando riposiamo e non sogniamo, cosa succede in realtà?

"Ultimamente sto avendo strani sogni, o incubi. Vedo tutto nero, ma sento rumori di acqua che scorre, vento che mi accarezza la guancia e...".
"Può succedere Kios, stai tranquillo e sbrigati ad andare a scuola. Non vorrai ritardare ancora, spero".
"Ok mamma, ciao...". Il ragazzo uscì di corsa da casa sua, vestendo delle scarpe da corsa, una tuta ed una maglia a maniche lunghe. Lo zaino che portava con sé balzava da spalla a spalla, e la sua corsa si faceva sempre più faticosa mano a mano che risaliva la collina.
"Ma perché sono così pigro?! Dovrei fare palestra!" pensò mentre faticava a salire. Arrivò col fiato sospeso, e non poté non arrabbiarsi quando vide l'autobus andarsene. Si girò verso una stradina stretta e piena di cancelli e cassonetti, di certo da non passarci di solito. Peccato che era il solo modo per andare verso l'autobus, per cui scattò affannato verso il cassonetto davanti a lui, ci si arrampicò velocemente, saltò il cancello cadendo a terra e continuò a correre schivando spazzatura e cassonetti arrugginiti.
"Che male prima, i personaggi dei videogiochi non si fanno mai del male con questi salti! Sono maghi, non so!" pensò il giovane che intanto aveva superato l'ultimo cancello. L'autobus era lì, davanti a lui, non poteva mancarlo ora! Corse con le ultime energie rimaste in mezzo alla strada, con le macchine che gli sfioravano il corpo, ma una di queste stava per finire addosso a lui. Si girò e fissò l'automobile. Tutto nero...

Momenti della sua vita gli passarono davanti, mentre si sentiva la sua vita abbondare il corpo. Chiuse gli occhi e si ritrovò subito steso su un letto, non quello di casa sua. Era una stanza bianca, con solo un letto. Il ragazzo si alzò, quasi come se non si fosse fatto niente e iniziò a girare intorno. Si sentiva anche una voce richiamarlo da lontano. Si preoccupò un po', tanto da chiedere alla voce dove si trovasse, ma ricevette solo silenzio come risposta. Di nuovo buio...

Il giovane si risvegliò sull'autobus, seduto accanto ad un altro ragazzo.
"Cosa... cosa è successo?" chiese a se stesso ad alta voce.
"E che ne so, sei salito e sei corso a metterti qui" rispose il ragazzo accanto, capendo in modo errato a chi fosse riferita la domanda.
L'autobus partì, portando tutti i ragazzi a bordo dall'altra parte della città, dove sarebbero scesi e dove sarebbero entrati a scuola.
Una volta arrivati, il giovane, che dapprima inseguiva quell'autobus, si ritrovò a rincorrere il tempo: per fare ancor meno tardi si affrettò per entrare in aula e così fu. "In anticipo di 3 minuti, mi sorprendo di te Arkios, prima volta in assoluto che non sei in ritardo!" gli disse Jeremia, un ragazzo sempre preciso e ordinato a scuola.
"Molto spiritoso Jeremia" gli disse Arkios.
"E chi scherza, dico sul serio" controbatté l'altro.
In classe entrò subito dopo la migliore amica di Arkios, Kate, si avvicinò al ragazzo e gli disse: "Ditemi che è un sogno. In nove anni della mia vita non ho mai visto Kios entrare in anticipo".
"E dai, la smettete tutti quanti di prendermi in giro? Non lo sopporto quando mi trattate da scemo!" sbuffò Arkios e incrociando le braccia.
"Ma è un evento eccezionale! E poi ti ricordo che fra un po' il mondo finirà e verrà distrutto!" disse Jeremia.
"Che stai dicendo, idiota?!" Arkios si rivolse di scatto verso l'amico, osservandolo con uno sguardo serio e stizzito.
"Ti ricordo che avevo detto che se fossi arrivato in anticipo sarebbe arrivata l'apocalisse" rispose con calma il ragazzo diligente.
"Giusta osservazione. Andiamo a posto che sta arrivando la professoressa" disse calmandosi il giovane.

Passarono tre ore prima di poter fare ricreazione, passate noiosamente a sentire le spiegazioni dei diversi professori. Giunti i quindici minuti di pausa, Arkios corse via dalla sua aula, scendendo per le scale della grande scuola, percorrendo il corridoio e... cadendo addosso ad una ragazza che era arrivata a quella scuola proprio quel giorno, perché era la prima volta che la vedeva. Si alzò, le porse la mano ed ella si fece aiutare. "Scusami tanto, non mi aspettavo saresti sbucata così improvvisamente! Ti sei fatta male?" chiese il ragazzo alla giovane studente, che lo guardò arrossendo, ma non perché gli piacesse, ma perché era la prima volta che le parlavano in quella scuola, ed era molto timida, quindi si limitò a rispondere di no con la testa. Ma Arkios voleva una risposta formulata a voce, e non a gesti, quindi le chiese se il gatto le avesse mangiato la lingua, ed ella per sembrare simpatica le mostrò la lingua. "Bella lingua, ma quindi puoi parlare, no?" continuò il giovane in attesa di una risposta, ciò che non avrebbe ricevuto. "Ok, visto che nessuno vuole stare con me, fuori piove e tu sei nuova, che ne dici se ti portassi a fare un giro della scuola?" chiese lo studente, al quale venne risposto con un timido annuire che solo i più timidi esprimono. "Fantastico, ti faccio vedere quello che ho scoperto in... ehm... tre mesi. Ma non ti preoccupare, tre mesi sono tanti! Avanti, seguimi!" disse Arkios.
Dopo altri 5 minuti, mentre erano in mezzo al corridoio, per tornare verso la classe della ragazza, lei sorrise al giovane, e parlò per la prima volta: "Comunque piacere, Aria". "Piacere, Arkios. Sai che è strano sentirlo come nome?" domandò ad Aria.
"Mai quanto il tuo, almeno il mio significa aria. Lo so, non cambia niente, ma hey, che ci posso fare?" disse e rise timidamente lei.
"Il significato del mio nome non lo so precisamente. Però è figo, ne vado fiero!" disse poi il ragazzo.
Si erano stretti la mano sorridendo, quando...

Non appena si strinsero le mani, il pavimento si ruppe e, dalla parte di Aria, iniziò tutto a sprofondare in una voragine senza fine di roccia e acqua fuoriuscita dalle tubature rotte dalla spaccatura. Se non fosse stata per la stretta di mano tra Arkios e la ragazza, questa sarebbe probabilmente, anzi, sicuramente caduta e, ahimè, morta come tutti gli altri che si trovavano lì.
La campanella iniziò a suonare per l'emergenza, ma non assomigliò affatto a ciò che si era visto nelle esercitazioni. Qui il caos regnava: chi si disperava, chi scappava da tutto e tutti, e chi restava ad aiutare le vittime.
Arkios non ci mise molto a rialzare Aria, per il suo peso esiguo, ma ora il problema era fuggire, infatti la porta d'emergenza posteriore era crollata insieme al pavimento, mentre la polvere e qualche calcinaccio, pioveva affianco la testa dei due ragazzi. Non restava altro che proseguire verso l'entrata principale, dall'altro lato della loro posizione. Ma mentre avanzavano, il piano di sopra cadde, insieme a dei ragazzi del quinto anno, che morirono o si fratturarono le ossa per l'impatto brusco, andando così a formare un piano inclinato sul quale salirono senza esitare troppo. Giunti al primo piano, corsero verso le scale che avrebbero portato Arkios e Aria giù, ma ancora una volta, le scale crollarono insieme al tetto al di sopra di esse e quello dietro di loro, lasciando solo una via, ossia buttarsi con un salto coraggioso sulla parte restante del pavimento caduto al piano inferiore, visto che si trovavano vicino ad il balcone interno che dava al piano terra. "Aria, ascolta, dobbiamo saltare lì sopra! Ricordati: dobbiamo atterrare su due piedi, o finiremo come quelli del quinto!" detto questo, Arkios si gettò, riuscendo a finire sulla piattaforma rimasta in piedi. Anche la ragazza si lanciò, atterrando sul bordo e presa da Kios prima che cadesse. Raggiunsero un piccolo cortile, che si trovava chiuso dalle mura della scuola, anche se stava andando a distruzione, saltando su delle piattaforme poco stabili e sfondando il vetro che dava su quel piccolo cortile. Dall'altra parte di questo, c'era il corridoio in corrispondenza dell'entrata. Ruppero quindi l'altra vetrata, e corsero fino all'uscita, dove erano presenti altri studenti.

Ma fu mentre stavano per uscire che Arkios si girò verso il corridoio, che portava in aula sua, e vide cadere tutti i suoi compagni di classe, anche Jeremia e Kate, amici da tempo ormai, perduti, finiti. I secondi rallentarono enormemente mentre quei cari amici cadevano e mentre Arkios tentava di inseguirli inutilmente. Fu preso a forza dai professori, che avevano l'ordine di portarlo fuori da lì, mentre lui sbraitava, urlava, scalciava: "Lasciatemi! Non è giusto, non è giusto! Non abbandonerò i miei amici qui, vi prego, lasciatemi!". Fu tirato via, mentre sentiva studenti che perivano urlando a squarciagola, sirene di ambulanza squillare fortissimo, pianti, ansia, vuoto.

Due ore dopo Arkios era avvolto tra le coperte offerte dai medici, mentre dalla piazza scolastica arrivavano dei telegrammi che annunciavano la morte di molti genitori e parenti degli studenti, aumentando il pianto generale di tutti. L'apocalisse stava colpendo tutto il mondo, che si stava disgregando pian piano. C'erano morti ovunque, e i superstiti sarebbero morti prima o poi. Aria si avvicinò ad Arkios, sedendosi vicino a lui: "Hey... mi spiace moltissimo per i tuoi amici, è tutta colpa mia".
"Non è colpa tua, dai. Piuttosto, ripenso a Jeremia, che aveva detto che sarebbe arrivata l'apocalisse, proprio quando sarei arrivato in anticipo. E guarda caso..." disse Kios, abbassando lo sguardo.
"Non dire e pensare neanche per sogno di essere la causa della fine del mondo, poteva succedere in qualsiasi momento. È solo un caso Arkios! Non prendertela con te stesso..." gli disse Aria che lo fissava con uno sguardo triste.
"Ok, ma anche se fosse, non c'è un modo per salvare tutto ciò? Voglio impedire che ci siano altre vittime, ma non so come!" il ragazzo si sentì disperato, dette queste parole.

Il silenzio, formato da vento forte, ragazzi che piangono e sirene delle ambulanze, fu rotto in Arkios quando si sentì comandato da una voce, la stessa della sala bianca, di andare nel cortile posteriore della scuola distrutta. Si alzò, e di nascosto corse dietro, ma Aria lo seguì, non ricevendo risposta alla domanda "Dove vai?".
In fondo, in mezzo alle piante, una luce risplendeva tra i cespugli: il ragazzo, man mano che si avvicinava, aveva sempre di più il mal di testa, ma non gli importava. Prese in mezzo a quelle piante una spada luminosa, a forma di chiave, dalla lama argentea e dall'elsa dorata, del manico nero in pelle, e la lama si concludeva con dei denti che andavano a formare una corona.
Aria rimase basita, incredula e incosciente di ciò che stava succedendo, mentre Arkios tornò in sé, e si chiese con insistenza che cosa fosse quella spada, o... chiave?
Il tempo cominciò a rallentarsi, mentre delle ombre sul terreno cominciarono a prendere forma. Si andarono a formare così degli esserini con occhietti gialli, che camminavano verso Kios e la ragazza al suo fianco. Lei, spaventata, chiese "Cosa sono quelli?!".
"Non lo so nemmeno io, ma di sicuro non sono amichevoli..." rispose l'altro. Egli iniziò a far risuonare i fendenti all'aria dati a caso, non sapendo usare la spada, ma riuscì a capire che doveva colpire i mostri. Dopo un lento apprendimento base sull'uso della spada, riuscì a sconfiggerne uno. Un altro iniziò a strisciare nel terreno, andando a finire dietro Arkios, che, come se avesse un super senso, si girò, lanciandolo via con un colpo di spada. Ne erano rimasti solo due, riuscendo a iniziare a dare diversi fendenti, in una combinazione di tre colpi. L'ultimo di essi perì, dopo essere stato lanciato per terra, aprendo un varco in mezzo alla barriera invisibile che si era andata a formare.
Aria chiese cosa stesse succedendo, ma il ragazzo disse che non lo sapeva nemmeno lui, e che forse una risposta sarebbe potuta essere ritrovata quando sarebbero entrati nel campetto da calcio.
È stata una fortuna che Arkios sia riuscito a padroneggiare l'essenziale dell'arma da poco ricevuta...

"Arkios, sei sicuro che nel campetto da calcio ci sia qualcosa?" chiese Aria.
"Non so, sto seguendo la voce" rispose il ragazzo.
"A-Arkios... perché la spada sta emanando fuoco dalla lama...?" chiese la ragazza spaventata dalle scintille. Sulla lama si erano andate in fatti a formare queste parole: Il Custode del tutto, della luce e dell'oscurità, la porta aprirà.
La spada si illuminò, costringendo Arkios a correre nel campetto da calcio. Giunto in esso, cercò una posizione da combattimento ideale, allargando le braccia e le gambe a tal punto di abbassarsi, mentre la ragazza era fuori dal campo che osservava la scena. Decine di mostri oscuri comparirono, e il ragazzo iniziò ad attaccare, acquisendo nella battaglia una maggiore confidenza con l'arma. Colpì il primo che cercò di saltargli addosso, e con un fendente lo gettò addosso ai suoi simili che caddero a terra. Continuò a colpirli e poi distruggerli, fino a quando Aria non lo richiamò: "Arkios... attento da dietro!".
Il ragazzo si girò: "Sembrano più corazzati, ma mi paiono delle cozze con quelle cose che hanno in testa... vi chiamerò Cozzarati, perché Cozza più corazzati".
Aria lo guardò con uno sguardo che significava solamente che la battuta aveva fatto pena, per poi sbuffare e dirgli: "Quello è un elmo, saranno una sorta di soldati oscuri, non so... Kios, ti conviene scappare, si stanno per lanciare!".
Il giovane corse via, mentre schivava tutti i colpi lanciati dai Soldati, per poi colpire quei mostri, sconfiggendoli tra una fuga e i fendenti successivi. "Forse dovresti provare a parare quegli attacchi, però almeno sai come parare?" chiese Aria.
"Ma certo, sta a guardare!" rispose sicuro di se il ragazzo.
Altri tre soldati arrivarono, e si lanciarono su Arkios, ma stavolta egli era fermo, con la chiave a protezione del corpo, busto e testa in poche parole. Parò gli attacchi avversari, e, dopo l'ultimo di essi, li scaraventò via con un potente contrattacco. Dopo che i mostri finirono, Aria gli chiese: "Sai, dovremmo dare un nome a questa spada... potremmo anche aiutare gli altri contro altri mostri!".
"Innanzitutto, solo io potrei farlo, e poi hai ragione, serve un nome..." si grattò il mento Kios.
"Certo, che ne dici di... di... spada chiave?" chiese la ragazza.
"Più che spada è una lama. Quindi è una chiave lama" disse il ragazzo.
"In inglese che è più bello? Keyblade!" disse la ragazza.
"È un nome quasi difficile, quasi come tanti altri! Infatti penso sia meglio Cozzarati che Soldati, ma vabbè, Keyblade sia..." disse il giovane custode.
All'improvviso da una nuvola oscura cadde un fulmine totalmente nero che colpì il campo da calcio e una bestia enorme, dal manto peloso blu scuro, e dalle antenne viola si creò in mezzo al campo poggiando le esili gambe possenti che nonostante il loro poco spessore, avevano il peso di due elefanti. Arkios si mise in posizione da combattimento, aspettando la mossa dell'avversario. "Credo che questo sia difficile da battere, tipo un boss di qualche videogioco" disse Aria fissando la creatura oscura.
"Non penso proprio, a me sembra di più un boss di uno di quei soul tanto difficili, o al massimo di quei giochi dove devi premere il pulsante giusto al momento giusto, e non è un gioco di simulazione musicale. Ma perché parliamo di videogiochi quando abbiamo, o meglio, ho un mostro che vuole uccidermi?" Chiese Arkios.
"Non lo so, hai iniziato te, ma se fossi in te mi girerei" disse subito la ragazza.
Il ragazzo si girò, vedendo una zampa del mostro pronta a colpirlo, ma corse via dall'attacco e lo fissò negli occhi con sguardo di sfida. Quella che sembrava una giraffa lanciò una fiamma oscura dalla bocca, e il custode intanto pensava: "Secondo me funziona come su alcuni giochi dove colpendo il proiettile, lo rimandi indietro", perciò preparò un colpo e con una spada rimandò la fiamma al mittente, che agitò la testa dal colpo. Arkios si sentiva stanco, perché essendo pigro e non facendo palestra, non era abituato a tutto quel movimento, ma il Keyblade gli stava dando un'energia corporea immensa, e non sembrava fosse lui. Pertanto continuò a correre attorno, schivando i colpi delle zampe e rimandando le sfere di fuoco oscuro al mittente. Si può dire che dopo una decina di rimandi ci si era riusciti ad abbatterlo e finalmente la mostruosa giraffa cadde e scomparve in una pozza oscura.

Arkios uscì dal campetto di calcio, con un sorriso stampato sulla faccia, dimenticandosi quasi dell'accaduto di qualche ora prima. Si avvicinò ad Aria soddisfatto, e le disse: "Beh, il mondo è salvo ora, non dobbiamo più preoccuparci, no?" chiese lui.
"Già. Sembra di conoscerti da una vita, sai? E comunque... Arkios... non è finita, girati" disse lei.
Il ragazzo si girò di scatto verso lo spiazzo con tutte le ambulanze, notando delle creature gigantesche che stavano lanciando dallo stomaco perforato e a forma di cuore delle sfere oscure infuocate in cielo. Queste a loro volta stavano bombardando con dei missili oscuri le persone. Il giovane custode corse a tutta velocità per raggiungere quelle povere persone, mettendosi dopo un po' vicino ad alcuni che stavano per essere colpiti, rispedendo il missile al mittente, e consigliò loro di mettersi al sicuro in quel pericolo. Notò però molti uomini a terra, che divennero dei mostri oscuri, chi ombre e chi Soldati, costretto quindi a combatterli. Ma una volta che Arkios si era liberato dei mostri piccoli, dovette fare il conto con quelli più grandi: i demoni, dalla capigliatura riccia e disordinata fatta di oscurità, lanciarono contro il custode direttamente dei missili, che egli schivò senza quasi alcun problema. Allora loro caricarono un pugno abbastanza potente, nella speranza di riuscire a colpire il bersaglio. Il tempo era finito prima che colpissero Arkios, perché quelle grosse sfere cominciarono per sfortuna a ingrandirsi sempre di più e a riunirsi in una grande sfera, che divenne un buco nero: Kios pianse, triste di non aver potuto difendere il mondo, Aria assunse lo sguardo triste, e presto quel buco nero avrebbe attirato a sé tutto. le cose vicine al buco nero entrarono dentro, mentre il terreno su cui poggiavano i due si avvicinava sempre di più.

Arkios si guardava intorno, ciò che aveva potuto fermare con o senza Keyblade non lo aveva fermato. Di sicuro questo sentimento di malinconia lo avrà in mente in tutta la sua vita. Tutto il mondo fu risucchiato, il buco nero si restringeva, e intanto il custode iniziò a chiudere gli occhi senza volerlo, mentre Aria gridava il suo nome per aiuto.

   
 
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