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Autore: Vagans    16/07/2019    2 recensioni
Racconto di quando mi spalmai dell'olio di semi in testa, perchè volevo lisciarmi i capelli al fine di diventare emo, arrivando da questa scemata a riflettere sulla mia vita e sulla vita in generale. sul fatto che si cresce e si diventa grandi ma non si finisce mai di imparare, credo (spero) che sia una storia divertente e a distanza di dieci anni ne sorrido ancora.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Oggi vorrei dire , raccontare, giusto perché dire sempre cose serie è una delle peggiori depravazioni, una storia decisamente idiota.
Avevo circa diciassette anni.
Non ricordo né il giorno preciso, né l’anno, né il mese: ricordo a stento che avevo circa diciassette anni.
All’epoca cercavo di adeguarmi alla massa, volevo appartenere a tutti i costi a qualcosa e quindi pensai bene che volevo diventare emo.
Avevo visto le foto di questi ragazzi dal telefonino di una mia compagna di classe che mi aveva fatto vedere questi ragazzi pallidi e dai ciuffi variopinti che esibivano un vestiario che non avevo mai visto: scarpe converse, cinture con le borchie, matita nera sugli occhi e tante altre caratteristiche che non sto qui a dire.
Non sapevo dove comprare i vestiti giusti e risultare credibile in quel ruolo fu una vera impresa.
Ero tagliato fuori dal mondo, e poi volevo a tutti i costi quel cazzo di ciuffo liscio.
Doveva essere liscio, eppure i miei capelli sono sempre stati mossi in modo incontrollabile, e non volevo farmi la piastra perché pensavo che li avrebbe rovinati e non sapevo nemmeno dove procurarmi una piastra.
E fu lì che giunse, invereconda, la minchiata che fece dubitare mia madre della mia intelligenza e scosse le fondamenta stesse del mio essere.
Qualcuno mi aveva detto che per lisciare i capelli serviva un olio che li rendeva lisci e morbidissimi, e io avrei dunque usato un olio.
Ma un olio vale l’altro, pensai, dunque mi introdussi nella cucina e sottrassi dalla dispensa una bottiglia di olio di semi ancora piena per metà.
Entrai dentro la doccia e, sotto l’acqua, mi versai l’olio di semi nei capelli.
Sciacquavo e mettevo olio, sciacquavo e mettevo olio, sciacquavo e mettevo olio.

Andai avanti così fino a che non fui soddisfatto del risultato finale.
Il risultato finale furono quelli che vengono comunemente chiamati “capelli pisciati”.
Andai da mia madre che mi chiese che cosa ci faceva l’olio di semi nella doccia, così le spiegai nei dettagli quello che avevo fatto.
Mi pare che le esatte parole di mia madre sono state: “Sei veramente un coglione.”

Ma, alla fine, quale può essere la morale di questa storia?
Nell’adolescenza si fanno le peggiori cazzate per piacere agli altri.
Io ho fatto questo, mi sono imbrattato i capelli di olio per friggere le patatine, ed alla fine io e mia madre ci siamo pure fatti una risata, con lei che mi diceva che i capelli mi facevano una puzza immonda nonostante gli innumerevoli risciacqui.
C’è gente che fa cose molto più gravi, che non se ne vanno via con uno shampoo.
Io e mia madre abbiamo un buon rapporto, e desidero condividere questa esperienza, almeno a me fa ridere, e non è soltanto una delle minchiate più grosse che ho fatto nella mia adolescenza turbolenta e tormentata, ma l’ho fatto solo ed unicamente perché credevo che uno stile di vestiario ben definito, chiaro, mi avrebbe fatto accettare meglio dagli altri ragazzi, dai miei simili.

Branco: il telegiornale definisce così un gruppo di ragazzi che combina una bravata, alle volte tanto grave da costare la galera a chi la compie, alle volte grave persino da rovinare una ragazza fuori da una discoteca che è vittima di violenze perché vince chi scopa di più e chi è più duro.
Si fa per compiacere gli altri, per essere accettati.


Gruppo dei pari: una definizione un po' più neutra, un libro di psicologia dell’età evolutiva definirebbe dei ragazzi che, in età adolescenziale si aggregano, formano i primi gruppetti, fanno le prime esperienze lontano dai genitori.

Noi dobbiamo fare si che i gruppi dei pari siano posti piacevoli, io adesso desidero parlare a cuore aperto, quello stesso ragazzo che a diciassette anni si spalmò l’olio di semi in testa per essere accettato ora vi dice che per essere accettati non si deve essere branco, e non si deve aderire ad un qualcosa che sia per forza stereotipato, chi vuole può essere emo, punk, metallaro, truzzo.
Si può essere quello che si vuole a patto che si faccia con il cuore, sempre e solo senza essere forzati né da altri né da sé stessi.
Non era colpa di nessuno, meno che mai della corrente emo o di qualunque altra: la verità era un’altra, olio di semi o no.
Io mi stavo chiudendo in me stesso, mi stavo costruendo attorno dei muri di silenzio e solitudine che non volevo fossero rotti da nessuno, ma al contempo speravo che qualcuno li infrangesse.
Poi sono stato io stesso a farlo in mille pezzi, quando ho capito quanto stava rischiando di togliermi e quanto mi stava togliendo. Ci ho perso tantissimo tempo, quattro lunghi anni ad essere precisi e qualcuno mi è stato accanto lungo la via, non sono stato solo, ma sono stato poi io a cambiare.

 

   
 
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