Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: EffyLou    19/07/2019    0 recensioni
ATTENZIONE: in questa storia gli OC sono i veri protagonisti e sono più numerosi dei canon!
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Aveva avuto un sogno spaventoso, premonitore. Sembrava quasi una profezia visiva, espressa attraverso immagini. Si erano alternati una serie di scenari, tesi e apocalittici. Gruppi di uomini e donne che correvano nel deserto, morti violente, belve feroci accecate da furia omicida, le gallerie di una cripta e un occhio enorme che si apriva sul mondo, lo osservava con invadenza. Era tutto così confuso e spaventoso, non aveva idea di cosa significasse tutto ciò. Non riusciva a pensare.
Aveva un’unica frase in mente, l’unica che era riuscita a formulare e che impediva il passaggio di qualsiasi altro pensiero.
Il mondo come lo conosciamo noi sta tramontando. È il crepuscolo di una notte buia.
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kouen Ren, Nuovo personaggio, Sinbad
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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۞ act  ɪ  ━  DUST AND DAGGERS ۞



 




1ST NIGHT
Vertexes


 
«Sono un po’ nervosa» confessò Dhalia, torturandosi le dita in gesti nervosi. Una folata di vento dal forte odore di salsedine le scompigliò i capelli azzurri, ormai liberi dai pigmenti scuri usati per camuffarla. La perla rosso cremisi, se un tempo era celata sotto le vesti cenciose, ora veniva sfoggiata con orgoglio sottoforma di gioiello che pendeva sulla fronte. 

Nel corso di quei tre anni, da quando aveva avuto un colloquio con Shaytan, era rimasta nell’ombra.  Era stata ospitata nella città di Avaiki, capitale del Regno di Toru, e non aveva fatto nulla di concreto: l’avevano istruita sugli usi e costumi del posto, sulla politica estera, le dinastie degli altri Paesi, intrighi e pettegolezzi da sapere per maggiori informazioni ma non divulgabili.
Aveva imparato che Jasmine era una donna schiva, in tre anni l’aveva vista poco, e le poche cose che aveva imparato a scoprire di lei erano che si stava occupando della burocrazia, per riformare Musta’sim, ed era sempre in viaggio per il medesimo motivo. Al contempo, però, Dhalia non si fidava delle informazioni che Jasmine le faceva arrivare: aveva motivo di credere fossero pilotate. O meglio, che la sovrana le facesse arrivare volutamente solo quelle. Detestava pensar male dell’unica persona che la stava aiutando e non mentiva a sé stessa se si diceva che si stava lasciando – almeno un po’ – condizionare dalle voci che circolavano su Shaytan.

Di recente, però, il mondo era stato scosso da morti violente e inspiegabili che non sol avevano allarmato i leader, ma stavano anche mettendo a repentaglio alcuni aspetti delle varie politiche: il decesso improvviso coglieva chiunque, di qualsiasi estrazione sociale, e la goccia che aveva fatto traboccare il vaso era la morte di un cittadino di Heliohapt, un politico difensore dello schiavismo e schiavista egli stesso. Dhalia non sapeva altro, sapeva solo che era stata organizzata una riunione straordinaria per risolvere la questione e Jasmine aveva insistito affinché partecipasse anche lei in quanto futura sovrana della Nuova Musta’sim.

«Perché mai?» domandò Isla, la consigliera di Shaytan, con un sorriso cortese.
Dhalia aveva trovato in lei una sorella maggiore, oltre che un’insegnante. Isla veniva da Heliohapt, la sua era una famiglia di architetti che lavorava per la casa reale e lei avrebbe dovuto seguire le loro stesse orme; nessuno avrebbe previsto l’arrivo di Jasmine in quella terra desertica e la forte influenza che ebbe su Isla, la quale decise di unirsi a lei e al gruppo che la donna si portava dietro.

«Perché sono tutti governanti, sono i leader mondiali. E io non sono nessuno, ho solo un progetto che sicuramente nessuno approverà»
«E che importanza ha? Tu hai l’approvazione di Jasmine, sei sotto la sua tutela, perciò non deve interessarti quella altrui»

«Non ti preoccupare» s’intromise la voce ariosa di Zassan Fanalis, generale delle guardie reali. «È incredibilmente protettiva e territoriale, non permetterà a nessuno di darti contro» ed esibì un ampio sorriso, sfoggiando i canini pronunciati.

Dhalia arrossì e distolse lo sguardo. Zassan era bello, aveva una bellezza arrogante e selvaggia ma solare, e dei modi di fare simpatici, amichevoli; era imponente ed estremamente forte fisicamente, come tutti i Fanalis. Di lui non sapeva nulla, se non che da bambino era un gladiatore al Colosseo di Remano ed era sotto la tutela di Cassius, generale dell’esercito di Toru.
Zassan provocava in lei scariche d’euforia, e nonostante i suoi modi lei si sentiva a disagio lo stesso, in sua presenza.

Per fortuna, a distogliere l’attenzione da lei furono i marinai che annunciarono l’arrivo al porto. Era stato un viaggio breve, dal momento che l’incontro si sarebbe tenuto in uno dei villaggi nell’Arcipelago Toran e Toru si trovava a poche miglia di distanza. Insomma, era bastata mezza giornata di viaggio.
Attraccate al molo, c’erano una sfilza di navi eleganti e regali, divise di tanto in tanto dalle barchette dei pescatori locali.
I marinai lasciarono cadere l’àncora e prepararono la passerella per far scendere i passeggeri. Così, uno ad uno, i membri più vicini a Jasmine scesero: Husayn, direttore del cantiere navale; Samus, generale della guardia cittadina; Cassius, comandante generale dell’esercito; Zassan, generale delle guardie reali; Isla, consigliera e ambasciatrice. Infine lei, Dhalia, l’ospite politica.

«Jas!» il Fanalis richiamò a gran voce la regnante di Toru, avvicinandosi persino agli oblò della stiva. «Ci fai arrivare in ritardo!»
«Non c’è bisogno di sbraitare tanto» brontolò Jasmine, apparendo in cima alla passerella. Si passò una mano sul viso e si strofinò l’unico occhio che le era rimasto.
«Sbrighiamoci, se restiamo in mezzo a tutta questa gente a Samus si scatena l’allergia»
Il diretto interessato sollevò un sopracciglio nero come la pece, senza nascondere uno sguardo di distaccata confusione negli occhi grigio antracite. «A cosa sarei allergico?»
«All’intero spettro delle emozioni umane»
«Ma perché devi metterlo in mezzo…» sospirò Isla alzando gli occhi al cielo.
«Io comincio ad essere allergica a te e se non la smetti ti mando a raccogliere alghe sul fondo delle fosse oceaniche» replicò Jasmine scoccandogli un’occhiata eloquente.
Zassan non si lasciò scalfire e mantenne il suo solito sorriso gioviale. «Non ti sei svegliata bene, eh?»
«Non ho proprio dormito, perciò sono molto suscettibile» lo avvisò con un’occhiata.
«Non mi sorprende. Il male non dorme mai».

Non ci fu bisogno che Jasmine replicasse: Cassius, un uomo ben più massiccio e imponente persino di Zassan, arrivò a trascinare via il molesto Fanalis, lontano dalla portata di Shaytan.
Dhalia vedeva quei siparietti ogni giorno da tre anni, ma ogni volta la facevano sorridere e le alleggerivano l’animo.

Il gruppo cominciò ad addentrarsi nel villaggio Toran, che per l’occasione era stato sgomberato: i popolani erano stati invitati a restare nelle proprie case fin quando l’ultima nave reale non sarebbe salpata per tornare alla propria nazione. Il capo villaggio aveva permesso loro di usufruire della capanna del consiglio degli anziani. Era una casina piccola, in argilla, con il tetto costruito con le grandi foglie tropicali locali.
Dhalia si domandò se c’entrassero tutti, ma quando Jasmine scostò la tenda che fungeva da ingresso e rivelò l’ambiente, l’erede di Musta’sim si tranquillizzò: all’interno v’erano solo i regnanti, senza consiglieri e guardie reali, e i magi. Non c’era molto spazio, ma non si stava neanche troppo stretti.
La ragazza scorse l’occhiata che si scambiarono Jasmine e Zassan, seria e complice, e non dubitò neanche per un istante che il Fanalis, al minimo segno di inquietudine di lei, sarebbe corso in soccorso. C’era una complicità e un’intesa profonda tra i due, Isla le aveva detto più volte che lui era l’unica persona a cui Jasmine avrebbe affidato la sua vita. Questo fece cadere un macigno sullo stomaco di Dhalia, schiacciandolo in una morsa simile al fastidio della gelosia.

«Benvenute. Ora possiamo cominciare» le salutò Kouen Ren, con quel suo cipiglio distaccato.

Dhalia distolse lo sguardo da Jasmine per posarlo sul gruppo radunato intorno al tavolo di legno.
Alcuni la guardavano con curiosità, altri non la degnavano neppure di uno sguardo. Non aveva idea di come affrontare i leader mondiali, e decise che sarebbe semplicemente rimasta in silenzio. Aveva studiato quelle persone solo su libri e pergamene, ora aveva la possibilità di vederli in carne ed ossa, osservare le loro espressioni e gesti, il modo di parlare e rapportarsi con gli altri.

A Jasmine, dal canto suo, quell’incontro divertiva. Li osservava esibire tutta la loro ipocrisia e, con una parola di troppo, avrebbe potuto vedere la loro maschera di falsità cadere e distruggersi in mille pezzi. C’era un equilibrio precario in quei convegni: il suo smanioso lato distruttivo desiderava guardarli azzannarsi come cani rabbiosi, e il fatto che molti di loro si trovavano alleati sotto il nome dell’Alleanza dei Sette Mari non aveva significato, erano sempre pronti a pugnalarsi alle spalle a vicenda ma fingevano lealtà.
E le veniva da sorridere a vederli così impettiti nei loro migliori abiti nazionali, come se avessero incuso timore solo dalle stoffe preziose che indossavano. Lei, per quanto dicessero che era subdola, non aveva mai peccato di superbia o ipocrisia, si era sempre mostrata per quello che era: una pirata, una signora della guerra, che non era ancora ufficialmente regina del suo arcipelago.

«Come tutti ben sapete» cominciò Kouen, accomodandosi a capo tavola «le nazioni sono scosse da morti violente di persone casuali, di qualsiasi estrazione sociale»
«Ad Artemyra neppure una, al momento» intervenne Mira Dianus Artemina. «Qual è la dinamica di queste morti?»
«Incubi, presumo» rispose Sinbad, incrociando le braccia al petto. «Le persone vanno a dormire e non sanno se si risveglieranno. Muoiono nel sonno»
«Allora come si può parlare di morti violente?!»
«Perché» Kouen riprese parola, austero «il modo in cui muoiono nel sonno è violento. A Rakushou un fabbro si è cavato gli occhi con le tenaglie, mentre dormiva»
«Temo che ci sia poco da fare, se questa è la situazione. Non possiamo prevenire una cosa del genere» meditò Titus, carezzandosi il viso glabro.

Il principe di Kou intrecciò le mani sopra il tavolo. «Innanzitutto dobbiamo capirne l’origine, poi lo schema. Non può essere tutto casuale»
«A tal proposito» intervenne Sinbad, di nuovo «ho trovato qualcosa di interessante». Gli occhi dei presenti si spostarono su di lui, e il re di Sindria estrasse un cofanetto dalla fattura semplice. Con gesti calcolati lo aprì, rivelando un materiale sottile su cui era disegnato un occhio in inchiostro nero.
Jasmine sollevò un sopracciglio. «Cos’è?»
«La porzione di pelle, dietro l’orecchio, di un mercante di stoffe morto a Sindria»
Lei gli scoccò un’occhiata di sottecchi, venata di ironia. «Ti sei messo a deturpare cadaveri, ora?»
«Quello è il simbolo di al-Thamen» osservò Dhalia, sottovoce. Eppure Armakan Amun-Ra la sentì: «Ovviamente. Fin qui c’eravamo arrivati tutti, persino Shaytan»
L’erede di Musta’sim scoccò un’occhiata allarmata alla diretta interessata, ma Jasmine non fece una grinza ed ignorò categoricamente il sovrano di Heliohapt. «Perché al-Thamen uccide e si firma?»
Sinbad alzò le spalle. «Questo dobbiamo scoprirlo» e non poté far a meno di scoccare un’occhiata obliqua a Judal, eretto di fianco a Kouen. Il magi oscuro si limitò a scoccare la lingua sul palato, ma non si permise d’aggiungere altro, comprendendo la sua posizione svantaggiosa. Anche il principe di Kou restò in silenzio per il medesimo motivo.
L’impero era un alleato di al-Thamen, sfruttava la loro magia per la propria politica ed economia, dunque entrambi sapevano che gli altri leader covavano già, in loro, dubbi e teorie circa il coinvolgimento di Kou in quella nefasta situazione.

«Comunque» ricominciò Armakan «questo giochetto è costato la vita di uno schiavista influente di Heliohapt, un fervente protettore della schiavitù nel mio regno. È morto, e i suoi schiavi sono fuggiti nel deserto. Dobbiamo assolutamente recuperarli»
Jasmine emise uno sbuffo divertito. «Dobbiamo?»
«Sì, Shaytan: dobbiamo. E prima che tu possa illuminarmi su quanto sia uno spreco di tempo ed energie cercare schiavi che nel deserto moriranno in pochi giorni, c’è una cosa che devi sapere, visto che ti interessa tanto» le labbra di Armakan si curvarono in un sorriso machiavellico. «Quelli non sono schiavi qualsiasi. Ci sono giovani delle etnie più rare e singolari, ti ricorda qualcosa?».

Jasmine non raccolse l’allusione al suo passato, quando era stata scambiata per una piccola Toran e aveva fatto la fine di quegli schiavi. Armakan continuò: «Al contrario di te e del tuo aguzzino, il mio schiavista non faceva combattere i propri acquisti. Li teneva con sé, li collezionava come bambole di porcellana. Li accudiva con amore e loro, in cambio, dovevano vestirsi e comportarsi come desiderava lui»
Dhalia lanciò uno sguardo confuso alla governante di Toru, la quale non lasciava trasparire alcuna emozione dall’unico occhio che le restava. «La sorte di questi poveracci dovrebbe interessarmi solo per questo?»
«Assolutamente no. Di fatto potrebbe interessare anche quella rarità che ti porti appresso come un cagnolino» e indicò Dhalia con un cenno del mento. «Tra quegli schiavi, c’è un giovane dai capelli azzurri e un pendente in perla rosso cremisi»

«Brahim!» l’erede di Musta’sim scattò in piedi, colta da un impeto. Il cuore le martellava nel petto, rendendola sorda all’ambiente. Brahim era vivo, il suo gemello. In quegli ultimi tre anni aveva tentato di scoprire se qualcuno, tra i mercanti di schiavi di passaggio, lo avesse visto; ma nessuno sapeva risponderle e ora capiva perché. Era stato tenuto segregato in una casa, costretto a vestirsi da bambola e a fare chissà che altro per quel viscido schiavista. Un impeto di rabbia la colse, nei confronti di Armakan che permetteva tutto ciò. «È colpa tua! È solo colpa tua se Brahim è stato fatto schiavo! Tu hai permesso tutto questo!» cieca di rabbia, si scagliò contro il faraone senza ben sapere cosa fare di lui.
Fortunatamente, prima che lo raggiungesse, la mano di Sinbad l’afferrò per un braccio e la tirò indietro. Subito Dhalia venne raggiunta da Aladdin, che con parole tranquillizzanti e carezze sulla testa riuscì a calmare la sua rabbia, facendola sfociare nel pianto. Judal, dal fondo della stanza, scoppiò in una breve risatina di scherno, subito messa a tacere da Kouen.
Nella sala calò il silenzio, interrotto solo dai singhiozzi della ragazza che, subito dopo essersi accorta che era l’unica ad emettere rumori in quel momento, decise di uscire accompagnata da Aladdin.

I leader restarono in silenzio ancora una manciata di minuti, poi Armakan emise un sonoro schiocco sulla lingua. «Infantile»
«Dunque vuoi un aiuto per recuperare quegli schiavi, perché?» lo incalzò Jasmine, impassibile.
«Perché ne vale l’economia di Heliohapt».

Lei restò in silenzio per un istante. In altri momenti si sarebbe rifiutata di aiutare un regno che favoreggiava la schiavitù, eppure c’era di mezzo il fratello di Dhalia, l’altro erede di Musta’sim. Non poteva far finta di niente. «D’accordo» decise, infine. «Invierò alcuni dei miei uomini per organizzare squadre di ricerca che aiutino le tue. Troverò il ragazzo di Musta’sim e poi ti abbandonerò ai tuoi affari»
Judal bisbigliò qualcosa all’orecchio di Kouen, che prese parola: «Anche Kou invierà alcune squadre, le supervisionerò io personalmente»
«Ottimo!» Armakan si alzò, tenendo le mani piantate sul tavolo. «Vi aspetto il prima possibile, allora. E, Shaytan» la guardò, compiaciuto «solo per stavolta, revocherò tutte le taglie che hai sulla testa nel mio regno. Non farmene pentire»
Jasmine sollevò un angolo delle labbra. «Una minaccia velata davvero mal riuscita. Ma non ti preoccupare, Armakan, mi impegnerò. D’altronde, come sai, la rifondazione della Nuova Musta’sim e i suoi eredi sono sotto la mia tutela, e sai quanto so essere protettiva»
«Jasmine ha dato la sua parola» intervenne Kouen «non c’è motivo di dubitarne, la conosciamo abbastanza da sapere che la manterrà. Non serve continuare a punzecchiarla» aggiunse con una nota di rimprovero, verso Armakan.
«Comunque, la questione dei schiavi è risolta» s’intromise Sinbad, conciliante. «Ora dobbiamo occuparci di come sistemare la faccenda delle morti»
«Magnostadt? Potrebbe aiutarci?» domandò Mira.
Il re di Sindria storse il naso: «Credo che Matal Mogamett sia troppo ostile verso i goi per aiutarci»
Yunan, per la prima volta dall’inizio della conferenza, si fece avanti. «Conosco qualcuno che se ne sta occupando.  A Cathargo c’è un’incantatrice, una mia vecchia conoscenza, da sempre tormentata da visioni del futuro. Lei sogna e vede ciò che sarà»
«Pandora» commentò Jasmine, quieta.
«Sì. Pandora ha visto tempo fa ciò che sta succedendo adesso, e altre cose che avverranno nell’immediato futuro o che stanno avvenendo già da ora, ma la questione delle morti nel sonno l’ha turbata e sta indagando sulle persone che ne sono state vittime»
«Ha scoperto qualcosa?» domandò Kouen.
«Lei crede che solo chi evita il sonno per diversi giorni, non dorme bene, e poi si corica con preoccupazioni, non appena cade in un sonno profondo viene colpito da questa sorta di maleficio. Inoltre, interrogando amici e parenti delle vittime, ha scoperto che sognavano cose spaventose già da un po’, qualcosa legato alle loro paure. Per questo evitavano di dormire, poi chiaramente sono crollati»
Sinbad aggrottò le sopracciglia. «Quindi la soluzione è non lasciarsi spaventare e dormire»
«Così pare. Sta cercando anche lei una soluzione, nel suo piccolo. Secondo lei, al-Thamen sta facendo tutto ciò per accumulare rukh oscuro. Pandora è speciale, ha il Dono di Ill-Ilah, non è una semplice incantatrice. Mi fido molto di lei, è un’alleata utile»
«È una sorta di oracolo, una mistica» riassunse Jasmine alzando le spalle. «Io l’ascolterei, fossi in voi».





 

Salve e ben trovati! Cominciamo ad addentrarci nel vivo della storia, finalmente. So che questo capitolo è quasi interamente composto da dialoghi, ma non ho trovato il modo di evitarlo visto che si tratta di una riunione.
Btw, spero vi stia intrigando e vi stia piacendo; se sì, vi invito a non fare i timidi e lasciarmi un parere qui sotto ♥ Fa bene a me, per avere feedback e sapere se sto facendo o meno una schifezza colossale, e magari fa bene a voi, se avete domande e volete farmele u.u

♠ Per chi volesse, mi trovo anche su Wattpad:
effysha_ff
Se siete utenti, sappiate che pubblico The Mystic's Dream anche lì, solo che lì metto anche mappe, immagini e quant'altro! 

Alla prossima! ♥
   
 
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