Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PeNnImaN_Mercury92    21/07/2019    0 recensioni
850. Fu quello l'anno in cui Eren Jaeger si trasformò per la prima volta in gigante, dimostrando il legame indissolubile tra il genere umano e quello titanico; l'anno dello scontro diretto con i Guerrieri Marleyani e del reclutamento di coloro che, come il sottoscritto, furono protagonisti di questi innumerevoli eventi sconvolgenti, che rovesciarono interamente il modo di osservare la realtà.
L'850 fu l'anno in cui ebbi modo di conoscere per la prima volta Claire Hares, anch'essa presenza fissa di tali fatti accaduti in quella terra che ora chiamiamo Eldia e divenuta ormai ufficiale del Corpo di Ricerca, figura di spicco all'interno del Corpo d'Armata e, sebbene eccessivamente legata a ideali che da sempre ho ritenuto banali e insulsi, che ha sempre messo a repentaglio la propria vita per ciò in cui credeva.
Io, Jean Kirschtein, depositario dei più valorosi insegnamenti che questa giovane donna potesse offrirmi, mi accingo a raccontarvi la mia esperienza come Ricognitore, oltre che le avventure della soldatessa intrepida e inarrestabile.
** SEGUITO DI "LE ALI DELLA LIBERTA'", SECONDO CAPITOLO DELLA SERIE INCENTRATA SUL PERSONAGGIO OC DI CLAIRE HARES **
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Levi Ackerman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Wings of Freedom Series '
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1. Quel che doveva esser fatto


-Chiedetevelo: vi reputate davvero in grado di offrire il vostro cuore per la vittoria? La nostra vittoria? 

La voce del Comandante Erwin Smith era divenuta prorompente. Disperata. 

Era una causa persa. Pensava davvero di poter ribaltare la situazione degradante in cui ci trovavamo ottenendo il consenso di un pugno di ragazzi ingenui, pronti a morire per niente?  

Offrire il nostro cuore. Come se quelle parole urlate al vento potessero davvero farci vincere contro quei mostri orridi e spietati, colpevoli della morte di centinaia di miei compagni, di un infinito numero di soldati e civili. Colpevoli della morte di Marco, deceduto per cause indefinite, per giunta senza nessuno accanto.

Strinsi i pugni finché le mie nocche non divennero bianche.

Caro compagno d’armi, se tre anni prima non avessi preso la decisione di schierarmi per la prima volta accanto a te, di fronte all’istruttore Shadis, probabilmente non mi sarei mai ritrovato dopo l’inferno vissuto a Trost a chiedermi se valesse la pena sacrificare la propria mera esistenza per riconquistare un diritto strappatoci con brutalità da esseri mostruosi: la libertà. 

Caro Marco, se non avessi fatto la tua conoscenza, non mi sarei mai trovato a domandarmi veramente cosa fosse giusto fare della mia vita sprecata tra quelle mura rancide e ingannevoli, che avevano illuso anche me, facendomi credere che svolgere il ruolo di Gendarme potesse veramente promettermi un’esistenza perfetta e che suscitasse l’invidia di chiunque. 

Rividi ancora la sua figura accanto a me, il suo viso puro e sorridente, costellato di lentiggini; la stanchezza, le atrocitàa  cui avevo assistito non troppi giorni precedenti mi stavano facendo perdere il minimo di lucidità rimastomi, motivo per il quale adesso sentivo ancora una volta la voce dolce e confortevole del mio amico. 

-Che fai? Non dirmi che vuoi ripensarci - paresse dirmi.

Che ragione avrei per farlo? Non ci tengo a fare la parte del codardo, Marco.

Mi resi conto che, dal momento in cui avessi preso la decisione fatidica di dare le spalle agli ufficiali del Corpo di Ricerca, Erwin Smith compreso, imitando il gesto di tanti altri cadetti, il gesto di Annie, non avrei potuto fare altro che scavarmi un’enorme fossa e infilarmici dentro per la vergogna. 

Nei miei quindici anni di vita, a tutt’altro ho pensato, se non arruolarmi in uno stupidissimo Corpo d’armata il cui obiettivo primordiale era sacrificarsi per il niente. 

Ripensai agli orrori già vissuti sul campo di battaglia: quanti soldati veterani si erano fatti divorare, quanti altri cadetti inesperti avevano avuto la sfortuna di cadere nelle mani di quei mostri? E io, che ero stato risparmiato dall’essere trucidato in quel mare di sangue, quanto altro tempo avrei potuto resistere? Quante spedizioni avrei compiuto prima di essere fatto a brandelli fuori quelle maledette mura? 

A quel bastardo che aspirava solo alla morte tutto ciò non poteva importare di meno, credevo. Non aveva mai eccelso in nessuna dote particolare, eppure sembrava non volere desiderare niente - tantomeno l’affetto di Mikasa - se non sperimentare sulla propria pelle il dolore della morte. 

Maledetto Eren; per qualche bislacco motivo, quella persona da me tanto disprezzata momentaneamente rappresentava la mia sola speranza di sopravvivenza.

E se le sue abilità di gigante avessero potuto effettivamente cambiare la situazione, come aveva annunciato Erwin? 

La mia testa esplodeva, ero sempre più convinto che da lì a poco avrei rischiato un collasso. 

-Sai che la scelta giusta è quella, Jean - immaginai ancora il sorriso di Marco. 

Tremante, titubante, inorridito, feci alcuni passi avanti, presentandomi al cospetto del comandante. Al mio fianco trovato un fiducioso Armin e una spaventata Sasha. 

Per un attimo esitai, poi alzai gli occhi, puntandoli dapprima su Erwin, poi sul resto della compagnia di soldati scelti. Dai loro sguardi, era ben chiaro che nessuno di loro si aspettava che un gruppo numeroso di giovani aspiranti suicidi si facesse avanti. Non serviva che dessi un’occhiata in giro per constatare che non eravamo così tanti ad accogliere la morte. 

Eppure, pensai che se tanti miei amici avevano compiuto come me la stessa scelta probabilmente tutti credevano davvero nelle capacità di una razza ormai quasi sull’orlo dell’estinzione e di un pivello dannato che solo pochi giorni prima aveva scoperto di poter trasformarsi in un gigante. 

Magari Mikasa, Armin, Connie, Sasha, Ymir, Christa erano ben consapevoli che tutto quello che ci apprestavamo a vivere era una pura follia, un vero e proprio incubo. Ma l’avrebbero affrontato a testa alta, con coraggio, ed io certamente non potevo tirarmi indietro. 

-Noi non vogliamo morire! – esclamò un nostro coraggioso compagno. 

Un mezzo sorriso si impadronì del volto di Erwin Smith, che, orgoglioso, osservava il pugno di ragazzi che avevano riposto in lui le proprie vite. 

Il mio viso impaurito guardava proprio lui, la cui figura appariva imponente di fronte a due grosse torce luminose; qualcuno all’improvviso si mosse ai lati, rompendo la fila di veterani che avevano ascoltato il discorso del loro comandante senza muovere un muscolo: una ragazza bionda, poco più che ventenne, con le mani poste dietro la schiena, il volto vispo di una giovane curiosa che ci osservava con meraviglia, avanzò di un passo. A differenza sua, il resto della compagnia era immobile e appariva del tutto inespressivo; ella altro non ricordava che un infante in mezzo a tanti adulti.

-Vi accolgo quali nuovi e fieri membri del Corpo di Ricerca. Siate pronti ad offrire il vostro cuore! – ci salutò il Comandante Smith, invitandoci a imitare il gesto da lui proposto. 

Tutti noi portammo la mano al cuore, offrendo le nostre vite a favore della vittoria dell’umanità. Col cuore in gola, anche io mi apprestai a compiere quel peculiare saluto, prima di accorgermi che la soldatessa che aveva catturato la mia attenzione aveva imitato come noi la massima autorità dell’Armata Ricognitiva. 

Sorrideva, gli occhi le brillavano e una lacrima sfuggì al suo controllo: guardò con fierezza noi, il suo sguardo di colpo incrociò il mio. 

La sua bocca si chiuse in una piccola “o”. Per un attimo mi parve che stesse sorridendo proprio a me, dopodiché smise di esporsi, tornando tra le righe. 

Per qualche strano motivo, avrei ripensato più e più volte allo strano comportamento di quella giovane, tanto in contrasto con quello diligente e rigoroso dei suoi compagni, per il resto della serata, chiedendomi se fosse solo eccentrica o tenesse davvero tanto alla causa in cui si batteva. Era probabile che non fosse molto diversa da Eren, convinto che si dovesse a tutti i costi rischiare di morire per la libertà da noi tanto ricercata. 

Per qualche strano motivo, pensai che anche lei, nemmeno molti anni prima, aveva vissuto in prima persona la stessa circostanza, facendosi valorosamente avanti in nome della libertà. Per il bene dell’umanità. Anche lei, inizialmente riluttante, avrebbe compreso col tempo l’importanza di quella scelta. 

Per qualche bizzarra ragione, ella fu la persona che avrebbe fortemente influenzato il mio modo di osservare il mondo, invitandomi a guardarlo da una prospettiva assai differente; ella sarà la protagonista di questo mio umile racconto, che celebrerò con tutte le mie capacità. 



Spazio Autore: buon salve a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di aprire la seconda, bislacca storia che dedico al personaggio di Claire, a cui, non lo nascondo, mi affeziono sempre di più, dedicata anche a quello che è uno dei miei personaggi preferiti di sempre del manga: Jeanino Kirschtein! 
Mi appresterò, infatti, a raccontare di nuovo le vicende del manga/anime con la presenza del tutto eccezionale di Claire, cercando di dare quanta più voce possibile ai pensieri e alle idee del narratore della storia, un personaggio molto spesso dimenticato e anch'esso piuttosto complesso. 
Non mancheranno giganti e affari amorosi,  posso garantirvelo; in più, stavolta possiamo contare anche sulla presenza di personaggi più "giovani", che sono, tra l'altro, i veri protagonisti della serie Attack On Titan.
Non mi dispiacerebbe conoscere il parere di voi lettori, che conta più di qualsiasi altra cosa. 
Un abbraccio, alla prossima! 

 
  
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