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Autore: _ Arya _    24/07/2019    5 recensioni
Dublino.
Killian Jones, 28 anni, consulente investigativo e assistente alla scientifica. Dopo un incidente che ha causato danni permanenti alla sua mano, ha dovuto rinunciare alla carriera di agente di polizia.
Emma Swan, 23 anni, da aspirante campionessa olimpionica a genio informatico. A 18 anni ha dovuto rinunciare alla sua carriera di pattinatrice artistica sul ghiaccio, proprio quando il sogno delle olimpiadi era vicino, a causa di un incidente che l'ha costretta su sedia a rotelle.
; Dal capitolo 3:
-Tu non sai niente di me, Jones.
-E tu di me, Swan.
-So che pecchi eccessivamente di modestia, ad esempio.
-La modestia non mi avrebbe fatto arrivare dove sono oggi.
Ci guardammo con intensità. Sapevo di non essere la persona più umile al mondo, ma era stata la vita a rendermi così, e ne andavo fiero. Avevo imparato a smettere di mettermi in discussione ogni volta, diventare forte per fare in modo che quell'incidente, diventasse solo un minuscolo incidente di percorso. Avevo lavorato molto su me stesso e completamente da solo. Perché sapevo di potermela cavare: ne ero uscito vittorioso.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Jefferson/Cappellaio Matto, Killian Jones/Capitan Uncino, Tilly/Alice, Trilli
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-E' il bagno al terzo piano, ok? Quindi sta attento a non fare casino col tubo di scarico.
-Ho capito papà! Non c'è bisogno di ripetermi le cose mille volte, non sono ritardato.
-Lo spero! Sono i miei migliori clienti, un terzo dello stipendio me lo faccio andando da loro due-tre volte al mese. Quindi è importante che faccia le cose per bene!
-Maledetto me quando ho accettato!
Sbuffai per l'ennesima volta, alzandomi dal divano per scappare da lì il prima possibile: prima che mio padre decidesse ribadire le stesse raccomandazioni per la milionesima volta.
Non ero un tuttofare come lui, d'accordo, ma da ragazzino mi aveva insegnato molto e sapevo come aggiustare lo stramaledetto tubo di scarico di una vasca. Anche se in una villa di ricconi. La prossima volta avrei costretto mia mamma a rimanere a casa se si fosse ripetuta una situazione simile, lei sapeva come zittirlo... anche con la febbre, quando diventava ancor più insopportabile.
Non stava molto male, ma non poteva portare germi in casa dei Nolan. A quanto pare la figlia era fragile e cagionevole, a causa di medicinali presi in seguito un incidente di cinque anni prima che l'aveva lasciata in stato di coma per tre mesi. Mi aveva spiegato che mentre l'allora diciottenne era in partenza per una vacanza coi suoi, l'autista ubriaco di un camion li aveva fatti finire fuori strada. I genitori se l'erano cavata con poco, ma non la figlia.
Dopo il coma aveva dovuto imparare a fare tutto da zero o quasi. Scrivere, muoversi, lavarsi... perfino parlare. E anche se mi aveva assicurato che fosse ora una giovane carismatica ed intelligente, a quanto pare non era mai tornata ad essere quella di prima... e non poteva camminare. Era relegata in una sedia a rotelle, praticamente sempre a casa.
A sua detta i genitori erano un po' troppo iperprotettivi, tanto che si facevano mille problemi a farla uscire da sola oltre il giardino. Ma alla fine, non era compito suo spiegar loro come fare i genitori.
Facevo davvero fatica ad immaginare come una ventitreenne potesse starsene sempre a casa, tutto il giorno e tutti i giorni, senza impazzire.
-Va bene. Un'ultima cosa: non fare il cretino con Emma. È una bellissima ragazza e conoscendoti...
-Papà!- esclamai indignato, alzando gli occhi al cielo. D'accordo, non ero proprio un santo... ma pensava davvero che avrei importunato una ragazza malata?! Bella considerazione che aveva di me.
-Dovevo dirlo, mi spiace! Ora vai, meglio evitare di arrivare in ritardo.
-Eh io sarei partito tempo fa se tu non mi avessi rotto le palle! A dopo.
Prima che potesse aggiungere altro raggiunsi velocemente la porta d'ingresso e uscii di corsa.
I Nolan abitavano ad una ventina di minuti di moto da lì, ed io avevo un mezz'ora prima delle tre: non sarei arrivato in ritardo. Non sapevo come immaginarmela questa famiglia ricca... da una parte, pareva che si trattava di persone molto carine. Dall'altra, non voleva che tardassi di un minuto.
Decisi di non pensarci e infilai il casco, saltando sulla mia Honda. Essendo ora ti punta avevo appositamente evitato la macchina per non finire intrappolato nel traffico, anche se una volta imboccata la strada per il quartiere di Dun Laoghaire non avrei avuto grossi problemi.
Misi quindi in moto e partii, lieto di aver messo la giacca di pelle visto che la giornata era abbastanza fredda.
Fortuna volle che al solito incrocio nessun pedone si mise a correre col rosso, così una volta tanto non rischiai di investire il ritardato di turno e ammazzarmi io stesso.

***


I due che si presentarono alla porta erano molto, molto diversi da come me li ero immaginati.
Quando avevo parcheggiato davanti all'enorme villa a tre piani, mi ero quasi aspettato di veder sbucare un maggiordomo in abiti settecenteschi.
Invece, l'uomo aveva addosso una t-shirt sporca di terra e dei jeans rovinati in basso, mentre la donna aveva visibilmente appena finito di cucinare qualcosa con la farina, visto che ne aveva un po' tra i capelli.
-Salve! Tu devi essere Killian! Scusaci per come ci presentiamo! Stavo sistemando le aiuole, mia moglie faceva una torta con nostra figlia. David, piacere!
-Piacere...- sorrisi cortese stringendogli la mano, senza trovare altro da aggiungere.
-Piacere caro, sono Mary Margaret!- mi salutò anche l'altra.
Beh... se non altro, mi rilassai un po'. Erano davvero carini come aveva detto mio padre, o almeno così apparivano.
Li seguii dentro col bauletto degli attrezzi, togliendo le scarpe all'ingresso e indossando delle ciabatte che mi porsero.
Se da fuori la casa era splendida, dentro lo era ancora di più... ma non nel senso di lussuosa! Era decorata in uno stile misto vintage e moderno, e predominavano il bianco e il beige. C'erano poi tanti quadri appesi, ed un'enorme lampadario ad illuminare il salone...
E una bellissima ragazza seduta dietro il grande tavolo di legno. Non me l'ero immaginata così bella, pur non potendo dire di non essere stato avvertito.
Aveva la pelle candida, grandi occhi verdi e lunghi capelli biondi che le scivolavano lungo le spalle. Indossava un abito giallo a maniche corte che la copriva fino a metà polpaccio, e pensai che fosse l'unica persona al mondo a poter portare quel colore con eleganza.
-Lei è Emma, nostra figlia.
-Piacere, Killian.- la salutai con un cenno e probabilmente un sorriso da babbeo. Non le porsi la mano, perché immaginavo rientrasse nel “pericolo germi” – non essendomi lavato ancora le mani.
-Ciao. Eri tu in moto? È parecchio rumorosa.
-Ehm, sì. Ero io.
-Una Honda, vero?
-Oh, sì. Sei esperta di moto?
-Ma figurati. Mio fratello ne ha una e fa lo stesso fracasso! Per fortuna se l'è portata al college.
Non seppi cosa dire, soprattutto avendo davanti i suoi genitori. Altrimenti avrei probabilmente risposto a tono... cos'aveva contro la mia moto, insomma! Non ero uno di quei cretini che impennavano solo per far scena, dopotutto.
Potei giurare che fosse soddisfatta del mio imbarazzo, visto il sorrisetto furbo che tentò di celare senza tanto successo. Mio padre, purtroppo, aveva ragione: avrei fatto fatica a starmene buono: quella biondina aveva qualcosa di magnetico che mi attraeva.
-Emma, lascialo stare! Che bisogno c'è di mettere a disagio chiunque entri in casa?
-Ma non lo faccio con chiunque. È un trattamento speciale per lui! Vabbé, vi lascio. Cerca di non distruggermi casa, Killian.
Detto questo, con destrezza fece girare la sedia a rotelle e si diresse verso quella che doveva essere la sua stanza. Ok... forse non avevo fatto poi così male ad accettare di venire.
-Scusala, Killian. Non ha un carattere molto docile...
-Oh, si figuri signora Nolan! Non si può dire che non abbia temperamento...
-No, è vero!- confermò il padre -Sarà anche su una carrozzella, ma ha più tenacia del fratello. Comunque non è sempre scorbutica, se avrai modo di conoscerla te ne accorgerai! E tra parentesi non c'è bisogno di darci del lei, e puoi chiamarci per nome!
-Oh, d'accordo. Comunque ne sono certo, mio padre mi ha parlato molto bene di lei.
I due sorrisero, anche se nei loro occhi potei leggere un velo di tristezza... e come dargli torto? La loro bambina, ormai donna, non sarebbe probabilmente mai stata in grado di mettere le ali... per così dire. Era un vero peccato che la salute non le permettesse di avere ciò che desiderava. Per il resto, a pelle, mi sembrava davvero molto in gamba. Avrebbe mai avuto una vita tutta sua, senza qualcuno a farle da balia? Ma non era affar mio e non mi sembrava davvero opportuno esprimere il pensiero ad alta voce.
Mi limitai quindi a seguire i Nolan al piano superiore, verso il bagno con la vasca da aggiustare. Anche se stava risultando davvero difficile togliermi dalla testa quei grandi occhi color smeraldo. E quelle labbra color ciliegia, non scherzavano affatto.

 

***

-Grazie Killian! Hai fatto un lavoro fantastico!
-Si figur... ehm, figurati, Mary Margaret. Grazie per avermi lasciato usare la doccia...
-Non potevamo farti andar via così!
Ci avevo impiegato un paio d'ore a sistemare le tubature sotto la vasca, in quanto avevo trovato più di una perdita. Non era stato troppo complicato, anche se ad un certo punto la mano destra aveva iniziato a cedere... tuttavia non mi aveva impedito di portare a termine il lavoro. Così, vedendomi un po' stanco e parecchio sudato, la donna aveva insistito perché mi facessi una doccia per non ammalarmi sulla strada del ritorno. Il marito mi aveva invece prestato dei suoi vestiti puliti, visto che bene o male avevamo una corporatura simile.
-Senti, che ne dici di rimanere per la merenda? Così nel frattempo ti si asciugano anche i capelli. Una tazza di tè e la torta che ho preparato con Emma, cosa ne dici?
-Oh, ehm, grazie ma non vorrei disturbare...
-Non è affatto un disturbo!- intervenne David -Anzi, ci fa veramente piacere. E poi magari a Emma non dispiacerebbe qualcuno più vicino alla sua età con cui parlare!
-Emma non ha 12 anni e non ha bisogno che le troviate l'amichetto.
La diretta interessata irruppe nel salone con uno sguardo stizzito che lanciò ai suoi genitori, e non riuscii a biasimarla. Sarei stato decisamente in imbarazzo se i miei genitori avessero mai fatto un'uscita simile riguardo me. E se da una parte trovavo la coppia davvero simpatica, dall'altra, per qualche ragione, mi infastidiva un po' che trattassero così la figlia – che in effetti non era più una bambina. Ma ancora una volta, preferii stare zitto.
-Tesoro, volevamo solo dire che...
-Lo so cosa volevate dire. Comunque non sto dicendo che non può rimanere.- continuò, rivolgendosi a me.
Per un attimo restammo tutti in silenzio, poi la padrona di casa ci intimò a metterci a tavola e si avviò in cucina insieme al marito. Restammo dunque io e la giovane, a guardarci.
-Mi dispiace. So che sanno essere pesanti con la loro... carineria.
-Non... non è un problema.
-Lo sarebbe se ci vivessi 24 ore al giorno, credimi!
-Beh, per fortuna non vivo coi miei!- asserii, rendendomi conto quasi immediatamente della cazzata che avevo detto: io ed il tatto non andavamo proprio d'accordo, a volte!
-Volevo dire- cercai di correggermi -Che... cioé, è uno dei pro del vivere da solo. Nel senso che suppongo tutti i genitori possano essere pesanti! Ma d'altra parte...
-Giusto affinché tu lo sappia, non c'è bisogno di misurare le parole con me.- intervenne, ignorando completamente il resto del mio discorso; -Non è che mi offendo, lo so che sono confinata su questa cosa e volente o nolente credo dovrò vivere con la balia a vita. È già tanto che mi lascino andare al cesso da sola!
Mi ritrovai a scoppiare a ridere, e lei mi seguì a ruota. Mi piaceva sempre di più questa ragazza, e sinceramente la sua condizione era l'ultima cosa a cui si faceva caso. In più, il fatto che sapesse farci ironia, era notevole.
Quando i suoi tornarono con la merenda ci costringemmo a fermarci, perché non ero certo che loro avrebbero preso l'affermazione della figlia così sul ridere! Ma giurai che alla donna non sfuggì il sorriso celato di Emma, visto che la vidi sorridere di rimando. Erano una strana famiglia, dovevo ammetterlo, ma strana in senso positivo... non sapevo come spiegarlo, ma mi piacevano.
Non potei che fare i complimenti alle cuoche dopo aver assaggiato la torta alla frutta, morbida e davvero deliziosa. Emma ammise che la maggior parte del merito era di sua madre, e che lei si era limitata a fare il minimo indispensabile perché negata in cucina. In altre circostanze avrei avuto la battuta pronta, ma ancora una volta dovetti ricordarmi che non potevo flirtare sfacciatamente proprio davanti ai suoi genitori.
L'ora della merenda passò con gusto, i coniugi si limitarono a farmi qualche domanda sulla mia vita e il mio lavoro. A quanto pare mio padre aveva vantato le mie doti investigative.
A ventuno anni avevo completato l'Accademia di Polizia, pronto ad iniziare a lavorare sul campo come agente cadetto.
Cosa mai successa, visto che due giorni dopo ero stato coinvolto in un incidente che aveva causato danni permanenti alla mia mano destra. Per miracolo avevo evitato l'amputazione e recuperato in gran parte, ma per poter impugnare un'arma di servizio, non bastava.
Avevo odiato ricevere lo stato di invalidità del 40%, tanto che avevo rifiutato il certificato, e quel lavoro da segretario al commissariato che avevo avuto sei mesi dopo, mi era sembrato uno stupido contentino, ma lo avevo accettato.
Tuttavia, non avendo voglia di passare il resto della vita a sbrigare noiosissima burocrazia dietro ad una scrivania, avevo continuato a studiare polizia scientifica ed investigativa.
Ero riuscito a farmi strada, a farmi notare come qualcuno che non fosse il “poverino che non potrà mai essere un poliziotto”: nel giro di un paio d'anni, dopo essere riuscito a risolvere diversi casi che mi erano passati tra le mani, ero stato promosso a consulente investigativo ed assistente alla scientifica.
Ma a loro ovviamente non raccontai tutta la storia. Mi limitai a dire che avevo intuito e che questo mi aveva spinto ad intraprendere quella carriera... anche se probabilmente sapevano anche il resto, visto che mio padre non era bravo a tenere la bocca chiusa. Ad ogni modo amavo il mio lavoro, anche se ogni tanto, segretamente, desideravo l'azione.
Ma era soddisfacente studiare casi complicati quasi senza uscita, seguire la squadra sul campo per poter studiare a fondo le scene del crimine. A volte mi permettevano perfino di svolgere degli interrogatori, in quanto ero bravo a fare le domande giuste.
-E nel tempo libero fai l'ingegnere e l'idraulico. Sono impressionato, Jones!- convenne David infine: io mi limitai a scrollare le spalle.
-Ad ogni modo, penso tuo padre ti abbia detto che sono avvocato. Se mi capita di aver bisogno di consulenza so a chi rivolgermi!
-Oh sì, me lo ha detto. Beh, se posso aiutare volentieri!
In quel momento incrociai lo sguardo di Emma, che trovai spento... e mi diedi subito dell'idiota. Quei discorsi dovevano farla sentire esclusa, e pensai che non mi sarei mai più lamentato della mia situazione. Un piccolo difetto alla mano era nulla in confronto all'essere bloccato a vita su una sedia con le ruote, a non poter essere indipendente.
-Tu Emma? Studi qualcosa?
-Oh, si è laureata in Informatica. È davvero una maga dietro al computer!
-Perché tanto è l'unica cosa che potrò mai fare nella vita.- concluse acida la ragazza, mollando la tazza con un po' troppo vigore da schizzare la tovaglia col tè.
-Tesoro, ma...
-Risparmia il fiato, mamma. Scusate, mi è passata la fame. Buona serata Killian, alla prossima.
Detto questo si voltò e sparì di nuovo in direzione della sua stanza: in quel momento realizzai che soffrisse più di quanto non desse a vedere. Ma non ero stupito, in realtà. Era ovvio che una giovane nel fiore degli anni non vivesse bene l'idea di essere “intrappolata”.
-Scusala, Killian... ogni tanto ha queste giornate no... e...
-Non... non c'è nulla da scusare. Anzi, mi spiace se ho fatto qualcosa per turbarla o...
-Tu non c'entri nulla caro. È... Emma non era una ragazza sedentaria. E nonostante siano passati cinque anni, ancora non riesce ad accettare la sua condizione, anche se sono passati anni ormai. In fondo è ancora la ragazzina ribelle che era un tempo...
Gli occhi della giovane madre si riempirono di lacrime e tirò su col naso. Il marito le cinse le spalle, stampandole un leggero bacio sulla nuca. Forse per me era davvero ora di andare, non volevo disturbare ulteriormente.
-Scusa Killian!- ripeté lei, cercando di riacquistare lucidità -Davvero, non è sempre così qui. Succede quando si avvicina la primavera ed iniziano le belle giornate...
-Davvero, non c'è ragione di scusarsi. Capisco. Non posso dire di capirla perché sarei uno stronzo, ma ho attraversato una situazione simile anche se meno complicata...
-Hai ragione caro, tuo papà ce ne ha parlato.
-Non mi piango addosso, assolutamente, ma per un po' sono stato come Emma. Poi ho trovato il modo di coltivare la mia passione in altro modo e le cose sono migliorate velocemente.
-Il fatto è che non credo ci sia un modo alternativo per pattinare...
-Oh. Pattinava?
-Era meravigliosa sul ghiaccio. La prima volta che ha messo i pattini aveva tre anni e... ha cominciato a scivolare come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quando l'abbiamo iscritta ad una scuola, l'insegnante è rimasta a bocca aperta. Aveva un enorme talento...
La sua voce si spezzò di nuovo, e decisi che era definitivamente giunto il momento di smetterla di fare domande. Mi sentivo tremendamente in colpa e non sapevo come rimediare.
-Io ora dovrei andare...
-Certo. Solo una cosa. Ti farebbe piacere... tornare?
La domanda del signor Nolan – David – mi colse impreparato. Perché sarei dovuto tornare?
-Ehm, credo la prossima volta verrà mio padre...
-No, no. Non voglio dire per lavorare. Dico solo che a Emma potrebbe far piacere un amico che possa capirla almeno un po'. Non è mai stata brava ad aprirsi ed esprimere ciò che prova...
Sorrisi, perché per quanto l'amassero, non avevano capito niente. Ma non li biasimavo, era un errore che qualunque genitore avrebbe fatto.
Pensavano che parlare con una persona “simile”, aiutasse. Beh, era la cosa più sciocca del mondo da pensare... anche perché non bastava un evento spiacevole per essere simili. Ma avrei accettato.
Perché amavo le sfide e perché volevo conoscere Emma Swan più a fondo.
-Se a Emma fa piacere, volentieri.
-Le parlerò io. Vedrai che quando non è scorbutica sa essere simpatica!
-Non stento a crederlo! Avete il mio numero, potete scrivermi... ho orari molto flessibili, quindi non mi è difficile trovare del tempo libero.
-Grazie infinite Killian.
-Dovrei essere io a ringraziare voi, David. Non capita tutti i giorni che i genitori di una così bella ragazza mi chiedano di frequentarla...
Seguì un breve attimo di silenzio durante il quale mi maledissi per aver osato quella battuta, ma per fortuna subito dopo i coniugi scoppiarono a ridere – ed io li seguii a ruota.
-Mani a posto, giusto per essere chiari!- sentenziò infine il padre della ragazza, ma non sembrò minaccioso. Alzai quindi le mani a mo' di resa, per dirgli che avevo capito. Era un uomo senza dubbio simpatico, ma non avevo dubbi potesse diventare molto cattivo se avessi torto anche un solo capello alla figlia.
-Chiaro. D'accordo, io ora vado. Salutate Emma da parte mia! A presto...
-Certo! A presto Killian, e non correre troppo con quella moto!- si raccomandò Mary con un tono materno che mi fece sorridere: tale e quale a mia madre! Quando l'avevo comprata, aveva quasi avuto un attacco di cuore... ma che potevo farci! A volte era la soluzione migliore per evitare di rimanere bloccato nel traffico, soprattutto per andare a lavoro per i turni mattutini.
Una volta indossato il casco misi in moto, ma potei giurare che prima di partire incrociai lo sguardo di Emma, dalla finestra della sua stanza.
Pensai che fosse senza dubbio la ragazza più bella che avessi mai conosciuto: non solo per l'aspetto, ma anche per quel carattere un po' burbero che per qualche ragione mi faceva impazzire.
Chissà se sarei riuscito a conquistare la sua fiducia?


7 anni prima

-Che hai intenzione di fare ora, eh Mr-Mi-Hanno-Preso-Ovunque?
-Non lo so Jeff! Devo pensarci seriamente... ma penso che darò priorità allo stage sul campo. All'università posso prendermi un anno di aspettativa, nel frattempo cercherò di capire come far funzionare le due cose insieme.
-Tu sei fuori di testa. Ma anche furbo. Camice e divisa... ammettilo, hai fatto tutto per poter acchiappare meglio!
-Non ho bisogno di nessun indumento per farmi apprezzare dalle ragazze, credimi... per quello basta il mio fascino!
Il moro rise alzando gli occhi al cielo, ma non ebbe nulla da ridire: il suo amico era bravo a rimorchiare, non era mai stato veramente single fin dalla quinta elementare.
Aveva creduto che avesse messo la testa a posto quando in quarto, dopo due anni, era ancora con Milah.
Poi, però, aveva scoperto che lei lo aveva tradito con il suo insegnante di Pianoforte, il signor Gold, e dopo qualche mese di “lutto”, era tornato come prima. Uno strappacuori. Capelli neri, alto e fisico asciutto, sexy accento irlandese e, per di più, uno sportivo. Ovvio che alle ragazze piacesse... più che strappacuori, forse lo avrebbe definito strappa-mutandine.
Jefferson a dirla tutta non era da meno, ma da quando aveva iniziato a frequentare Rose, non aveva occhi che per lei.
All'accademia di polizia non era stato diverso: Jeff si era concentrato sull'addestramento, Killian si era concesso più di qualche scappatella con diverse colleghe. E nonostante ciò, non solo era il primo della classe... ma aveva addirittura superato il test di medicina per andare a studiare chirurgia!
Gli voleva bene, erano amici da sempre, ma un po' a volte lo invidiava. Invidiava il modo in cui tutto gli riuscisse così facilmente! Tuttavia era stato apprezzato anche lui, infatti i due ragazzi erano stati assunti presso lo stesso commissariato, in pieno centro. Avrebbero iniziato il loro stage tra un paio di settimane... per questo, tempo due giorni e sarebbero partiti per una settimana alle Canarie: chissà quando avrebbero avuto di nuovo tempo, per una vacanza!
-Smetti di tirartela e dimmi dove andiamo a festeggiare il fatto che saremo ufficialmente colleghi, piuttosto!
-Andiamo da Porterhouse. Stasera c'è la seconda pinta gratis.
-E c'è Roni.
Killian sorrise furbo: ovvio, Roni era un gran plus! Sexy e simpatica, avevano flirtato per un po'... adesso era giunto il momento di passare alla fase successiva con l'attraente barista. Un paio d'anni più grande di lui, ma non temeva le sfide.
-Puoi biasimarmi? Quella donna è una tigre... se anche a letto è come appare...
-Ti direi che sei indecente e irrispettoso, ma tanto pure lei ti guarda come se volesse mangiarti...
-Vuol dire che ci mangeremo a vicenda! Se capisci cosa voglio dire...
I due risero, tornando alle loro pinte.
Erano giovani, talentuosi e pronti a mettersi in gioco.
In quel momento neanche ci pensavano che una piccola scelta, potesse totalmente cambiare le carte in tavola.





 

Angolo dell'autrice;
Ciao xD Lo so, sono indietro con le altre ff e posto una storia nuova... ma... niente, ogni tanto a lavoro mi annoio e quindi ho buttato giù questa xD
Mi sono venute idee sparse prese da vari film/serie tv (il titolo magari vi ricorda qualcosa? se qualcuno segue una certa serie su netflix...) che ho visto ultimamente, e ho già una trama praticamente fino alla fine.
Ma voglio prima capire se l'idea può piacere. Poi credo di voler prima finire le altre due storie (ci sto lavorando) e solo allora iniziare questa. Già fatico a scriverne due al contempo, figuriamici tre ahaha
Domani FINALMENTE giorno libero e visto il caldo infernale me ne starò quasi solo a casa, quindi posso recuperare anche con la lettura!
Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi fa piacere :)
A presto! :*
   
 
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