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Autore: Fujiko91    25/07/2019    1 recensioni
Ho usato due attori famosi come presta volto: Richard Armitage è Adam e Mia Wasikowska è Catherine.
La storia è ambientata negli anni '50.
Un'estate e l'incontro con Adam cambiò ogni cosa nella vita di Catherine.
Non tutto però fu positivo, molti segreti vennero a galla e nulla fu come prima.
Catherine perdonerà Adam?
E Alan quale ruolo avrà in questa storia?
Auguro una piacevole lettura a tutti.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ringrazio Crazy Lion per la sua correzione dei piccoli errori! :*


 

Non me lo posso scordare, era la prima sera d’estate. Io ed Annie eravamo appena rientrate in casa dal pub, stavamo parlando tra di noi, quando entrambe ci zittimmo. Davanti a noi c’era un uomo con i capelli neri, la carnagione bianchissima e gli occhi di un bellissimo blu. La mia amica venne rapita da quello sguardo così profondo, io invece dentro vi lessi un  enorme senso di vuoto e di tristezza, l’uomo aveva sicuramente sui quarant’anni. Non chiesi nulla, mi andai ad accomodare sul divano accanto a mia madre, la quale stava tranquillamente ricamando. Annie mi salutò e se ne tornò a casa sua.

Invece mio padre si alzò e fece le varie presentazioni.

“Signor Wood, le presento mia figlia  Catherine.”

“Piacere signorina. Il suo nome oltre tutto ha un bel significato.”

“Sì lo so!”

Capii di averlo detto con troppa enfasi dallo sguardo severo di mio padre.

Così non continuai, ma lasciai la parola al signor Wood.

“Thomas, avrei sonno, mi puoi mostrare la mia camera?”

“Vieni pure con me, Adam.”

Mi ero come imbambolata perché mia madre dovette picchiettare sulla mia spalla per farmi tornare alla realtà.

“Perdonatemi madre, è solo che non avevo mai visto nessuno dare una tale confidenza a papà, pare che lui e il signor Wood si conoscano da molto non vi pare?”

“Già… ma dimmi, com’è andata la tua serata al pub, cara?”

Quella sera continuava a darmi colpi di scena, dopo mio padre e il suo amico, ora mia madre che voleva sapere della mia serata al pub , pur di non parlare di mio padre… una cosa davvero strana.

Alla fine cedetti e gliela raccontai, ma presto lei si stancò e si ritirò nella sua camera.

Io non avevo sonno, così me ne andai in biblioteca dove lessi finché non mi sentii così stanca da addormentarmi sul divano.

Erano già le due di notte quando venni svegliata da un rumore, mi alzai e accesi la luce della lampada che stava sul tavolino al fianco del divano. Dopo un paio di minuti ricordai di essermi appisolata in biblioteca e dal buio capii che doveva ormai essere notte.

Dopo un po’ risentii quegli strani rumori, così mi alzai, afferrai la lampada e mi incamminai verso la mia stanza da letto. Quando passai accanto alla porta dello studio di mio padre, mi accorsi che le voci provenivano dall’interno, così accostai l’orecchio alla porta e ascoltai.

Una voce a me sconosciuta diceva con enfasi:

“Mi hai fatto venire fin qui, solo per mostrarmi la tua vita felice?”

“Certo che no, lo sai meglio di me che non potevi restare nel tuo paese! Il mio matrimonio non funziona più come un tempo e mia figlia, l’hai vista, ormai è una donna!”

Non ci potevo credere. La seconda voce era quella di mio padre, quindi quella sconosciuta non poteva essere che del signor Wood…

Mi sentivo davvero troppo stanca per rimanere ancora un po’ ad ascoltare quella strana conversazione, così me ne andai nella mia stanza. Appena in tempo perché dopo poco la porta dello studio si aprì ed entrambi fecero ritorno nelle loro rispettive camere da letto.

Io alla fine crollai e mi addormentai, dormii fino alle dieci del mattino.

Quando mi svegliai mi alzai , andai allo specchio e mi spazzolai i capelli, poi mi vestii. Indossai il mio vestitino giallo a pois bianchi, con una cintura che rendeva la mia vita ancora più sottile. Mi misi un paio di calzini bianchi e un paio di ballerine di  color nero e cerate.

Scesi le scale con enfasi, ma quando arrivai nella sala da pranzo, c’era il nostro ospite e ogni tipo di felicità in me si spense di colpo. Improvvisamente la mia mente ricordò quella strana conversazione tra lui e mio padre. 

 

Il signor Wood con i suoi bellissimi occhi tentò come di penetrarmi nell’anima, per leggervi i miei pensieri.

“Signorina Catherine, venga si accomodi qui accanto a me.”

“No grazie, mangio di fretta. Devo andare ad incontrare un’amico alla stazione.”

“E chi sarebbe?” chiese mio padre distogliendo lo sguardo dal suo giornale.

“Scusate padre, ieri sera per la sorpresa del signor Wood non vi ho detto  che hanno finalmente dimesso dalla clinica di feriti di guerra Angus!”

“Interessante, uno scozzese.”

“Già, proprio così. Qualche problema, signor Wood?”

“Non dire sciocchezze, ad Adam non importa nulla della nazionalità del tuo amico cara. Ora vai pure.”

 

Me ne andai via, non avevo nemmeno più fame, mi ero sentita in dovere di difendere Angus, visto che lui non era presente per farlo. E poi quell'uomo mi dava sui nervi.

Alla fine arrivai alla stazione con due minuti di ritardo, ma per mia fortuna Angus mi stava aspettando seduto sulla panchina accanto all'uscita della piccola stazione.

“Catherine, come al solito in ritardo!”

“Angus! Non sai la gioia nel rivederti. Non sei cambiato poi così tanto.”

In realtà mentii, perché il suo sguardo era così cambiato! Del ragazzo pieno di vita che era e così sicuro di se, non ne era rimasto molto. Al solo pensiero delle sofferenze che doveva aver patito e dell’orrore che aveva visto ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse piantando un coltello nel petto, anche se non potevo nemmeno immaginare quel che aveva vissuto. Mi sentii davvero male nel constatare che quella guerra l’avesse reso tanto diverso, spegnendogli la vivacità degli occhi e facendo sì che il suo debole sorriso non arrivasse ad essi.

“Non dire assurdità! Invece sono cambiato e non in meglio. Vorrei non essere mai partito, tu non sai quante crudeltà ho dovuto vedere. Ma non parliamone più, piuttosto parlami di te. Come va?”

“Io come vedi non sono poi così cambiata, però c’è una novità. Sai, in casa nostra abbiamo un ospite, chiama per nome mio padre. Magari una sera di queste potresti venire a cena da noi. A mio padre farebbe piacere rivedere il suo vecchio assistente.”

“In realtà vorrei riprendermi il mio vecchio posto di lavoro, se per tuo padre va bene. Quindi penso proprio che accetterò il tuo invito, mia cara Catherine.”

 

Appena rividi in lui quell’antico sorriso, divenni rossa e annui.

 

Dopo averlo salutato, corsi a casa dove mi stavano attendendo per il pranzo.

Mentre stavamo pranzando, mio padre mi chiese:

“Allora, come sta il caro Angus?

“La guerra l’ha cambiato davvero molto, ma mi ha detto che rivorrebbe il suo vecchio lavoro. E così l’ho invitato a cena una sera di queste!”

Mio padre diede un pugno sul tavolo.

“Non dovevi! Abbiamo anche un’ospite, non voglio che venga qui!”

“Ma padre, che state dicendo, è Angus.”

“Lo so! M-” venne interrotto dal signor Wood.

“La trovo un'idea davvero molto bella, oggi signorina però mi dedica un po’ del suo tempo, vero?”

Ora mi ritrovavo nella fastidiosa condizione di essere in debito con lui per il suo intervento nel salvare il povero Angus, così gli dissi di sì.

In fondo aveva convinto mio padre.

Mangiai e infine mi alzai. E con il signor Wood andammo alla grande quercia. vicina al laghetto.

“Meraviglioso! Qui sarebbe perfetto, fare un bel dipinto.”

“Lei dipinge signor W-”

“Non mi chiami più così, mi fa sentire vecchio, mi chiami Adam.”

“Va bene. E dimmi Adam, tu sai dipingere?”

“Mi piace davvero molto, anche se non lo faccio da parecchio. Ma lo sa che lei è bellissima, i suoi capelli biondi, la sua pelle bianca e i suoi occhi di quel color azzurrino. Sì, lei è la perfezione!”

“Io cosa sarei?”

“Lei è di una razza perfetta.”

Rimasi senza fiato. Aveva davvero usato il termine razza? non poteva essere, si era sicuramente una coincidenza. Adam dovette riconoscere il suo errore, così

“Ti chiedo scusa per aver usato un termine così, poco gentile. Non volevo, non so proprio a cosa stessi pensando!”

“Tranquillo. Si è fatto tardi e siamo entrambi molto stanchi. E’ meglio tornare.”

Ma mentre il signor Adam si sentiva sicuro di sé, io cominciavo ad essere preoccupata. Quello strano ospite mi stava turbando e non ne capivo ancora la ragione...

Angolo dell'autrice:

prima di tutto ecco l'entrata in scena di Adam e di una una bellissima Catherine! 
La storia è ambientata nell'Inghilterra degli anni '50!

Dimenticatevi l'Inghilterra aperta dei giorni nostri, no tutte le leggi per un Inghilterra migliore e più aperta vennero fatte nel 1967! Negli anni '50 invece era una paese pieno di leggi molto severe e alcune davvero ingiuste che scoprirete pian piano...

Con la parola "razza" Catherine rimane terrorizzata perchè vi ricordo che sono passati pochi anni dalla fine della guerra e in quegli anni se si parlava di razza si pensava fin da subito ad essere paragonati alla razza ariana come nel caso di Catherine.
E non era una bel complimento da fare ad una ragazza! ;.;

Trattandosi degli anni'50 la storia toccherà vari argomenti , quindi malattie psicologiche come il povero Angus che porta su di se gli orrori della seconda guerra mondiale. Poi nei prossimi capitoli ho voluto toccare anche argomenti inerenti alle varie leggi ingiuste legate a quell'epoca! u.u
Fatemi sapere cosa ne pensate! Grazie! :*
Fuji.



 

 
  
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