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Autore: It hurts too much    25/07/2019    1 recensioni
Un messaggio che non leggerai mai
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un mattino qualunque.
In un lunedì qualsiasi.
 
Un bar del centro, gremito di gente sia all'interno sia all'esterno ed io resto poco distante, ad osservarti, mentre tengo fra le mani una lettera, il cui peso è tale, metaforicamente parlando, è ovvio, da restarmi a fatica tra le dita.
Continuo a scrutarti: tu, nella tua camicia bianca, dev'essere leggera e soffice, come una piuma, con un bicchiere di spremuta d’arancia accanto, mezzo pieno oppure mezzo vuoto, dipende dai punti di vista. Ti guardo, mentre tieni in una posizione quasi aerodinamica la bustina inutilizzata di zucchero di canna, con l’indice ed il medio, formando una piccola “V”.
Chiudo un solo attimo gli occhi, devo riprendere la realtà, devo fare a gomitate con la folla di punti interrogativi seduti da sempre sugli spalti del mio cervello, a fare un cazzo che non sia ricordarmi la loro ingombrante presenza. Devo portarti questa busta arroventata.
 
 Respiro profondo.
 
Affretto il passo ed in meno di un minuto ti ho raggiunto: lascio la busta bianca sopra il tavolo e senza lasciare possibilità di replica, prendo la mia strada senza più voltarmi.
T’immagino quindi ancora seduto, con il pensiero stordito ed il distacco elegante di chi, con quella missiva, non sa che diavolo farci.
Ora le probabilità potrebbero essere non più di due: che tu, senza colpo ferire. faccia a brandelli la busta ed il suo contenuto, oppure che tu scelga di aprirla; ecco, in quel caso ci troveresti questo:
 
 

Ciao,
considera questo come il mio ultimo atto, ho specificato “mio” perché tu l’ultimo atto l’hai scritto tempo fa, scegliendo di non restare.
Io dal canto mio, continuo a vivere la mia vita con la tua mancanza: nel letto, in cucina, nel cellulare, dappertutto; lo sai bene, faccio parte di quelle persone che “hanno passato di peggio” ed in tal senso, sembra essere scontato che io senta meno il bruciore di “certe” ferite ma la realtà è altro: ho solo imparato a recitare meglio, a nascondere le macerie di me stessa sotto ai sorrisi, ho imparato a scegliere le parole che direi a me stessa per rappresentare un riparo per qualcun altro.
Così trascorre il mio tempo da fervida credente del: “prima o poi passa…” Mi sono arresa, mi sono arresa nel custodire, nel rimanere attaccata al tuo ricordo come farebbe un bambino il quale, per sentire il coraggio attraversargli il corpo, stringe fra le piccole dita, affannate e speranzose, sempre la stessa figurina, dello stesso calciatore, nella stessa posizione, con gli angoli ormai consumati.
Hai fatto bene a metterti in salvo da quella che ero; è stato drastico, è vero ma infondo ognuno sa salvarsi a modo proprio no? Non credere che non mi sia dispiaciuto, non credere che qualcosa dentro di me non sia andato distrutto, senza possibilità di ricreazione, eppure a questo punto ci sono dovuta arrivare, ho dovuto ammettere a me stessa di trovarmi dentro un realtà diversa, opposta ad ogni mia speranza: tu non tornerai nella mia vita in nessun modo, non sarai fra i miei cari il giorno della mia laurea, non mi confiderai di essere fiero di me per aver affrontato tutto questo da sola, non arriverà nessun messaggio durante nessun mattino che mi farà saltare felice giù dal letto…
Non accadrà.
So di essere un ricordo scaduto nella tua mente, un punto scuro, un cassetto la cui chiave è smarrita e di cercarla manca l’intento.
Ho continuato a cercarti: in un odore, in una musica, nella speranza di rivedere il tuo viso anche nel sonno e gli occhi qualche volta si bagnano ancora al pensiero di averti perso per sempre.
Ma visto il presente, considerata ogni variabile, non resta che lasciarti andare perché a volte, l’amore non basta, l’amore non plasma, non rende un cuore il pezzo o l’incastro ideale nella vita di qualcuno, nel caso in cui costui non sia pronto ad accoglierci.
Ti amo ancora ed è per questo che ti prometto di iniziare a smettere di cercarti dentro me quanto prima.
 
Un pezzetto di passato troppo remoto.  
 
 
   
 
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