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Autore: Ghostclimber    26/07/2019    4 recensioni
Becca era sempre stata una bambina un po' mattacchiona.
Nonostante sia stata costretta ad indossare un bellissimo vestitino rosa, Becca è ancora il pirata più crudele dei Sette Mari.
Ma, alla fine, chi vincerà? Il pirata o il vestitino?
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tre giorni dopo, tutto andava... com'è il contrario di “bene”?

Da schifo, atrocemente, una merda, niente sembrava rendere appieno l'idea di quanto Becca si sentisse a disagio in quei vestiti informi e quel look maschile.

Si guardò allo specchio, i capelli non stirati e raccolti in una crocchia piatta che li faceva sembrare corti, la t-shirt slavata e larga, il seno quasi invisibile sotto allo strato di stoffa morbida e al reggiseno sportivo.

Un conato di vomito le salì alla gola.

Ecco di nuovo il riflesso deformarsi, ingrassarla, imbruttirla, quel brufoletto sul mento che diventava enorme, i capelli flosci e privi di piega, né lisci né mossi, le spalle grosse e cadenti, il punto vita invisibile.

Becca cadde in ginocchio e per puro miracolo riuscì a centrare il gabinetto con i resti della colazione che avevano evidentemente deciso di abbandonarla per puntare a lidi migliori, tipo le fogne.

-Non ce la faccio. Non ce la posso fare.- disse al cestino della spazzatura, che la fissò di rimando con la sua faccia di maialino sorridente, la ribaltina un po' storta che lasciava intravedere qualche fazzoletto e dei cotton fioc al suo interno.

-Voglio mettermi una gonna!- pigolò.

-Senti, qualcuno te lo impedisce o cosa?- chiese a se stessa. -Qual è il problema? Esperimento fallito, fine della storia, evidentemente non sei trans. Meglio così, no, una serie di interventi chirurgici in meno e la zia continuerà a rivolgerti la parola.

-Oh, quest'ultima cosa proprio mi consola, eh.- ironizzando con la propria voce interiore, Becca si alzò tremante, si spogliò e, in mutande davanti al lavandino, si lavò i denti pensierosa. Non aveva poi chissà quale scelta di vestiti, giusto un paio di prendisole e un paio di abiti da sera, niente di intermedio da poter mettere in un giorno qualunque.

Prese il cellulare, ancora con lo spazzolino elettrico in bocca, e digitò un messaggio: “Silvy, emergenza! Ho bisogno di vestiti, mi fai da consulente?” la risposta arrivò dopo meno di trenta secondi. “DIO, sono mesi k spero k me lo kiedi! Andiam al china del polo commerciale? C sn 1 sacco d vestiti bellissimi!”

“Andata! Quando?”

“Posso esser lì in 1\2 h!”

“Mi vesto e arrivo!” reprimendo un singulto di fastidio alle abbreviazioni da sms che la sua amica più fighetta usava ancora, nonostante su WhatsApp fossero perfettamente inutili, e chiedendosi se davvero fosse una buona idea chiedere consiglio a qualcuno che scriveva “k” al posto di “che”, Becca indossò un reggiseno normale, si buttò addosso una canotta e infilò una gonna pantalone lunga, che quando tirava un po' di vento la faceva sempre sentire come Eowyn che scruta l'orizzonte sulla scalinata di fronte al palazzo di Edoras, saltò in auto e si diresse verso il polo commerciale.

Parcheggiò di fianco alla Ford di Silvia, scese e subito l'amica propose: -Caffè?

-Sì, ma niente buongiornissimo!- rispose lei, sorridendo.

Di fronte a quella che da un caffè era diventata una seconda colazione, con cappuccino e croissant, Silvia disse: -Guarda come stai bene vestita così, hai un bel fisico, dovresti metterlo in mostra!

-Eh, lo so... ma non so che vestiti scegliere.- rispose Becca, mesta.

-Ci penso io...- ribatté Silvia, portandosi la tazza alle labbra. Per un attimo, Becca la invidiò: era in jeans e camicetta a quadri, eppure riusciva a mantenere una femminilità così accesa che già quattro uomini si erano girati a guardarla, mentre nessuno tranne il cane di una cliente aveva riservato un secondo sguardo a Becca.

Si consolò pensando che lo stesso cagnolino che da lei aveva preteso un mare di coccole aveva ringhiato minaccioso a Silvia.

Finita la colazione, si diressero nel negozio di fianco al bar, e neanche tre minuti dopo Becca era sommersa di vestiti da provare: sembrava che Silvia fosse posseduta da un demone dell'abbigliamento. -Mh, questo non saprei, forse per te è un po' troppo elegan...

-Oh, mio Dio, è bellissimo! Da' qua!- Becca ghermì l'abito lungo a fiori che Silvia stava contemplando e lo mise in cima alla pila di vestiti.

-Dai, cominciamo ad andare in camerino così, poi vediamo altro.- Becca provò un abito dopo l'altro, facendo passerella dopo ognuno di essi, in punta di piedi per simulare un paio di tacchi, e Silvia diede il proprio giudizio su ognuno di essi. Alla fine, furono promossi a pieni voti un tubino di jeans e l'abito lungo a fiori.

In coda alla cassa, Silvia pareva pensierosa. -Tutto ok?- domandò Becca.

-Sai, non capisco. Ci sono giorni in cui sembri un uomo, ti vesti come il peggio buzzurro di sempre... giuro su Dio che ti ho vista andare alle feste con i pantaloni da arrampicata.

-Beh, ho messo quelli belli, non quelli con le toppe sul culo.

-Sempre pantaloni da arrampicata sono...- Silvia la guardò storta, -E poi vai a mettere un vestito e lo scegli elegantissimo, e lo metti su e sembri perfettamente a tuo agio... conosci anche più regole del galateo di me! Passi dall'essere il cafone più cafone del mondo alla donna più chic che conosco.

-Eh...- sospirò Becca, sul punto di confessare tutto il suo tormento, dall'esigenza di vestirsi da maschio all'ultimissima esperienza e al suo naufragio disastroso. -Ecco, io...

-Cazzo, Becca, scegli!- sbottò Silvia, -O cerca una via di mezzo!

-Ma... anche tu metti pantaloni da arrampic...

-In palestra li metto, in palestra! Becca, non puoi andare in giro conciata come uno sfollato e il giorno dopo vestirti come Kate Middleton!

-Ma perc...

-Trova una via di mezzo! Jeans aderenti, ballerine, una camicetta! Una magliettina aderente, qualcosa che faccia vedere quelle belle tette che hai!

-Silvy, so che lo dici con le migliori intenzioni, ma vestita così...

-Quando siamo andate al cinema eri vestita così e hai detto che eri a tuo agio, no?

-Sì, ma...

-E allora vai di via di mezzo! Non puoi essere tutte e due le cose!- Becca, ormai arrivata al proprio turno, digitò il pin del bancomat con un dito che tremava all'inverosimile.

Non era in grado di arginare il fiume di parole con cui Silvia, certo armata delle migliori intenzioni, la stava sommergendo. Non sapeva spiegare che certi giorni era così chic che avrebbe potuto presenziare ad una cena di gala e si sentiva perfettamente a suo agio così, mentre altri giorni non c'era altro che un paio di jeans, del sano rock'n'roll, una palla da basket e una parete da scalare. L'outfit intermedio che aveva scelto per il cinema, ridacchiando all'idea dei loro amici di fingere per tutto il tempo che Silvia e Becca fossero una coppia dato che la prima era single e la seconda aveva il fidanzato in trasferta, era una rarissima eccezione: forse un giorno su cento si sentiva a proprio agio in casual chic.

Si salutarono fuori dal negozio, Becca improvvisando un sorriso che, almeno dall'interno, sembrava falsissimo, e Silvia si congedò con un ultimo: -E mi raccomando... scegli!

-Sì... certo.- rispose Becca, poi salì in auto.

“Scegli”. Certo, come se fosse facile. Come se non fossero quasi trent'anni che cercava di scegliere. O meglio, si era sempre presa per quello che le veniva meglio nel momento in cui si alzava dal letto, salvo alcune occasioni in cui era d'obbligo un certo tipo di abbigliamento, ma di recente la questione era sembrata diventare più pressante.

Forse era l'avvicinarsi dei trent'anni, traguardo che per una donna era sempre il primo trauma dell'età che avanza, forse era il fatto che dopo essere dimagrita così tanto ancora non era a suo agio con se stessa, forse... chissà.

Tornando a casa, con gli Ark a fare da colonna sonora, pensò alla fanfiction che le aveva messo il tarlo nell'orecchio, mentre le parole di Silvia ancora le rimbombavano in mente.

Thoughts... is it right to feel this way?”

“Ti vesti come il peggio buzzurro di sempre!”

Is my posture ok?”

“...vestita come Kate Middleton!”

Am I straight or gay?”

“CAZZO, BECCA, SCEGLI!”

 

-Posso cercare di morire, se ti creo problemi.- sussurrò lieve la voce di Tommy, mentre Becca tirava il freno a mano dopo aver parcheggiato sotto casa. I suoi occhi si riempirono di lacrime, mentre il cuore cominciava a battere frenetico.

Da un lato, sollievo.

Dall'altro, terrore.

Becca abbracciò il volante e scoppiò a piangere.






Ciao a tutti!
Grazie, come sempre, a voi che commentate. Questo capitolo è ispirato ad un episodio realmente accaduto, ancora la cinese del negozio mi guarda di traverso quando entro, credo si ricordi benissimo la piazzata isterica che Silvia mi ha fatto un mese fa di fronte al reparto cappelli.
PS: compro cinese consapevole che ciò uccide l'economia del nostro paese, ma raga non c'ho soldi neanche per Oviesse.
PPS: la canzone degli Ark è Let Your Body Decide.
XOXO

 

 
   
 
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