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Autore: ToraStrife    27/07/2019    2 recensioni
Quando qualcuno denigra i tuoi disegni manga, distorcendone il nome.
Quando ci aggiunge riferimenti sessuali per umiliarti.
Quando augura i tuoi insuccessi.
Quando miscela il tutto in una storia di scherno.
Quando gli rendi la pariglia con una parodia.
Genere: Comico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kriskekka
Manghi e banane


Lei amava i manghi.
Li adorava, fin da bambina.
Forse complice quella indimenticabile dedica in televisione che il cantante Mango le dedicò.
Bella d'estate.
Nessun altro le aveva mai dedicato tali, succose parole, fino ad allora.
Fatto stava, comunque, che dei frutti del peccato ne aveva fatto una vera ossessione.
Lei amava i frutti, ma non poteva, tuttavia, sottrarsi ai crudeli istinti della sua stirpe cannibale.
Aveva così divorato una fumettista, assumendone le sembianze, e assimilandone le notevoli capacità.
Unì così l'utile al dilettevole, sbizzarrendo con i pennelli la sua passione frutticola, imprimendone le morbose immagini su carta, formato A3.

Un pargolo danzereccio, invero, insinuava non troppo velatamente che la sua passione per i manghi non fosse sincera, preferendo ad essi le ben più erotiche banane.
Allo stesso sfuggiva, tuttavia, che non solo la passione per le banane è una cosa perfettamente normale, ma che anzi si sposava alla perfezione con l'attività di disegnare manghi, dove, come tutti sanno, spesso anche le donne stesse sono munite di banane, e posso confermarlo senza timore di dire futanate.
Eh, sì, complice la natura sovrannaturale dell'artista, i contenuti delle sue storie erano popolati da assassini con sguardi folli, e ragazze procaci con i meloni, che non stanno mai male in mezzo alla frutta già descritta.
E no, non è per insinuare, come vorrebbe il bambino, che le sue storie fossero alla frutta.

Venne il giorno in cui la sua attività attirò le attenzioni di una sfarzosa casa editrice.
Un sogno, quasi.
Niente scrocconi che pagassero in visibilità mentre guadagnavano in pubblicità.
Niente curiosi che volessero disegni, ma se lei chiedeva contanti, loro rispondevano con tanti saluti.

Era finalmente una grande occasione per lei.
Ciò, però, rappresentava una minaccia per il pargolo danzereccio.
Non solo per il fatto che lui non avesse mai visto della frutta in vita sua, se non come succhi racchiusi in confezioni di tetrapak, e quindi si fosse convinto che in realtà i manghi si chiamassero cartoni.
Ma non poteva assolutamente permettere che quella cannibale, creatrice di altrettanti mostri, diventasse una mangaKa.
Ci voleva un sabotaggio, un espediente che rovinasse tutto il lavoro, ma gli servivano dei complici.
Ma chi?
La risposta gliela suggerì un certo Giovanni, noto comico.

- Cos'hai nella testa? Le scimmie urlatrici?

Come aveva fatto a non pensarci.
Svitata la testa, dal cranio fuoriuscì un branco di primati affamati, pronto all'azione.

Il misfatto si consumò in occasione di una grande Fiera del Mango.
Le creazioni dell'artista vennero barbaramente decimate da quei piccoli brutalizzatori da Rue Morgue.

"Era stato un massacro, anzi no, era stato un banchetto." (Berserk)

Il piano riuscì in pieno, la Casa Editrice cessò le collaborazioni con l'artista, e il pargolo danzereccio sghignazzò, soddisfatto della sua malefatta.


FINE.

Epilogo.

O perlomeno,  sghignazzò fino a quando l'artista non scoprì finalmente il colpevole, e lo piantonò in un angolo.

Le zanne da cannibale erano pronte a sbranare, affamate di vendetta e di giustizia.
Il bambino, in un angolo, era rannicchiato, tremante.
Le scimmie erano già fuggite chissà dove: la famosa fuga di cervelli.
L'artista  spalancò le fauci fino ad essere sul punto di ingoiare il lestofante tutto intero, ma all'improvviso, si fermò.
Si ritrasse, chiuse la bocca, si voltò e se ne andò.
Il bambino non si era accorto di nulla, svenuto fin da subito.

Era la compassione che aveva frenato l'assassina?
La pietà?
No, era semplice logica.
Se era vero che assimilava le capacità di ciò che mangiava, ingoiare il bambino avrebbe significato barattare le capacità di una mangaKa con quelle di un imbecille.

Non ne valeva la pena.

  
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