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Autore: WhiteWitch    30/07/2019    3 recensioni
Crowley non disse mai ad Aziraphale di averlo visto da lontano, quella notte. Non gli disse di averlo chiamato attraverso la folla, un sorriso stranamente lieto sulle labbra e gli occhi nascosti dietro le lenti scure. Né lasciò intendere di essersi sentito in qualche modo messo da parte, quando l'angelo non lo sentì al di sopra della musica.
Non disse a nessuno di quanto il suo cuore avesse battuto forte e dolorosamente, mentre lo guardava andare via con un altro uomo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1242, Brunetto Latini

 

All'epoca non era ancora molto conosciuto, Brunetto: non aveva ancora pubblicato nulla e di certo era ben lontano dalla politica.

Aziraphale lo incontrò una sera di festa e forse fu il vino, forse fu il clima di gioiosa aspettativa, forse fu l'ossessiva promiscuità delle danze, di quei corpi caldi che spingevano e tiravano e suonavano e si baciavano.

Brunetto era giovane, era poco più che un ragazzo, e Aziraphale fu gentile come solo un angelo può esserlo. Gli chiese innumerevoli volte se fosse certo di volerlo e, all'ennesimo assenso, lo guidò con delicatezza e comprensione per tutta la notte.

Il giorno dopo non se ne andò prima dell'alba come avrebbe voluto, proprio perché Brunetto era così giovane. Sapeva che non l'avrebbe sopportato. Così gli restò accanto al suo risveglio, lo baciò con dolcezza sulle labbra e, quando andò via, lo fece lasciando nel cuore di lui un piccolo miracolo.

 

Crowley non disse mai ad Aziraphale di averlo visto da lontano, quella notte. Non gli disse di averlo chiamato attraverso la folla, un sorriso stranamente lieto sulle labbra e gli occhi nascosti dietro le lenti scure. Né lasciò intendere di essersi sentito in qualche modo messo da parte, quando l'angelo non lo sentì al di sopra della musica.

Non disse a nessuno di quanto il suo cuore avesse battuto forte e dolorosamente, mentre lo guardava andare via con un altro uomo.

 

1603, William Shakespeare

 

William non fu l'amante più dolce che lui avesse conosciuto: le sue carezze erano graffi e i suoi baci erano fuoco e forse per questo Aziraphale si sentiva un po' sopraffatto, ogni volta che stavano insieme.

Erano momenti brevi, durante i quali William lo faceva sempre sentire un po' in colpa, come se Aziraphale lo stesse distraendo dal suo lavoro. E lui si convinceva che fosse vero.

A nessuno dei due veniva in mente che William avrebbe potuto dire di no, o che Aziraphale lo ammirava al punto che non gli avrebbe mai chiesto di venire prima delle sue opere.

Ogni volta William se ne andava presto, poco dopo aver finito: si rivestiva e Aziraphale restava solo, pensieroso e un po' più triste di prima. Eppure William continuava a tornare e Aziraphale forse non lo amava, ma lo accoglieva comunque tra le sue braccia perché non riusciva a fare a meno del suo genio.

 

Crowley, di quando in quando, si pentiva di aver reso Amleto un tale successo.

 

1884, Oscar Wilde

 

Oscar fu davvero speciale per Aziraphale. Non ebbero una relazione molto lunga, per il semplice fatto che il cuore di Oscar era troppo grande per appartenere solo a lui.

Durò appena quattro mesi, ma per Aziraphale quel tempo parve dilatarsi all'infinito. Oscar era brillante, divertente, premuroso, affettuoso. Aziraphale era stanco di prendersi cura degli altri e per una volta, una sola, si concesse di abbandonarsi all'affetto di qualcuno che voleva prendersi cura di lui.

Oscar era quel tipo di persona capace di amarne un'altra dando tutto il proprio cuore, per poi passare a quella successiva regalando altrettanto amore. Non ci si poteva arrabbiare con lui per questo, non ci si poteva sentire messi da parte, perché come si può odiare un uomo che ama al punto da far brillare l'aria intorno a sé?

E solo Lei sapeva quanto Aziraphale ne avesse bisogno, perché solo Lei sapeva quanto l'angelo avesse sofferto.

La conversazione avuta davanti al lago di Saint James Park rimbombava nella sua mente ogni volta che chiudeva gli occhi e Aziraphale voleva solo far tacere quelle voci. Avrebbe voluto riavvolgere il tempo e tornare indietro, per dire cose diverse, per fare cose diverse. Per dire a Crowley che non poteva soddisfare la sua richiesta, perché aveva troppa paura di ciò che sarebbe potuto accadere. Aveva troppa paura di un mondo senza di lui, un mondo che sarebbe parso vuoto e sciocco, sacrificabile, se il demone non lo avesse abitato.

Oscar non sapeva nulla di tutto ciò, ma in qualche modo capiva che il suo amante era fratturato nell'animo. Per quattro mesi Aziraphale si permise di darsi a lui con un senso di abbandono, si permise di amare, amare davvero, e dimenticare.

 

Crowley era altrettanto ossessionato da quella conversazione davanti al lago, ma non trovò lo stesso conforto tra le braccia di altre persone. Si limitò a dormire, il più profondamente possibile.

 

1948, Alan Turing

 

Lui e Alan non avevano molto in comune, a parte il fatto di aver superato vivi e vegeti una guerra mondiale.

Fu un elemento sufficiente perché si trovassero, una mattina nebbiosa di inizio novembre, a stringersi forte nel buio di un palco dell'Aldwych Theatre durante una matinée particolarmente noiosa.

Alan era un uomo complicato, dalle forti insicurezze e dalla mente brillante e Aziraphale ne aveva sentito parlare con così tanta ammirazione da sentirsi quasi fortunato ad essersi trovato per puro caso nello stesso edificio con uno degli uomini che più avevano lavorato per fermare i nazisti.

Aziraphale sapeva di non essere affatto ciò che Alan desiderava; anzi, aveva il forte sospetto che quell'uomo dal volo squadrato e dall'aria triste volesse solo un po' di conforto e che non gli importasse molto da chi gli fosse arrivato.

E lui era naturalmente portato alla compassione, nella sua forma più pura. E così quella mattina Aziraphale amò Alan Turing, sperando con i suoi baci di riuscire a dargli un po' di pace e di serenità. Non lo rivide più, dopo di allora.

 

Fu il solo amante di Aziraphale di cui Crowley non seppe mai nulla. La morte di Alan, comunque, scosse Aziraphale abbastanza da fargli sospettare qualcosa. L'angelo tuttavia non ne parlò e Crowley non era abbastanza forte o coraggioso per affrontare per primo l'argomento.

 

1981, Freddie Mercury

 

L'unica volta in cui Crowley si innamorò davvero di qualcuno, qualcuno che non fosse Aziraphale, ebbe troppa paura per farsi avanti e così lo vide crescere, diventare immortale nella mente delle persone, e infine morire senza che Freddie avesse mai saputo cosa provasse veramente.

Aveva dovuto mettere insieme un miracolo demoniaco di tutto rispetto per riuscire a incontrarlo, perché la sua musica aveva qualcosa di... di divino, certo, come altro definirla?

Tuttavia non si era aspettato di avere con lui una conversazione tanto lunga. Quando alla fine della serata era tornato a casa, aveva sentito crescere dentro il proprio petto qualcosa di fin troppo familiare.

Da una parte provava un intenso senso di colpa, perché non era una specie di tradimento, l'amare un altro?

Dall'altra parte, si disse quella notte che ormai era quasi giorno, dall'altra parte come si può tradire qualcuno che non ti ama?

Tu corri troppo per me, Crowley.

Ormai gli sembrava di avere quelle parole incise sul cuore.

Così si convinse che non c'era niente di male ad amare un'altra persona, almeno finché Aziraphale non avesse deciso che la sua velocità andava bene per entrambi.

Sempre che potesse accadere.

E per anni Crowley amò Freddie, disperatamente e completamente, senza mai dirlo ad alta voce, appigliandosi a quell'idea con tutte le sue forze nella speranza che potesse aiutarlo a dimenticare. A far finta di niente. A smettere di sperare.

 

Aziraphale non era sicuro di conoscere i veri sentimenti di Crowley nei confronti di quell'artista così moderno da risultare per lui inascoltabile, tuttavia una cosa la sapeva: la sua morte sembrava aver devastato il demone. Così gli rimase vicino, il più vicino possibile.

Pensava che Crowley si sarebbe nascosto. Invece gli si fece incontro, quella notte del 1991, e sebbene facesse di tutto per non mostrare quanto davvero soffrisse, Aziraphale riconobbe il suo dolore e lo rispettò, cercando di non invadere il suo spazio e di non spaventarlo.

 

2019, entità ineffabili

 

Aziraphale e Crowley capirono di muoversi ormai alla stessa velocità una notte di dicembre, quando l'Apocalisse era ormai un ricordo estivo e Paradiso e Inferno un timore lontano, facile da dimenticare, almeno per un po'.

Lo capirono su un marciapiede ghiacciato di Lambeth, mentre uscivano da una vineria francese. Non ci fu alcuna causa scatenante, nessun evento o frase particolare. Semplicemente, a un certo punto si guardarono e si presero per mano, con delicatezza, perché Aziraphale sapeva che Crowley aveva sofferto e sapeva che in parte era colpa sua.

Si baciarono sotto la neve, Crowley che non riusciva a tenere gli occhi aperti per la paura che Aziraphale non fosse davvero lì. Per la paura che non stesse accadendo veramente.

Aziraphale, però, era lì ed era reale. Ed era consapevole di non dover mai lasciare le mani di Crowley, perché nonostante tutto le sue labbra non bastavano a ricordargli che era tutto vero.

E mentre facevano l'amore, nel buio di una libreria di Soho, erano entrambi certi che tutto ciò che avevano fatto, che avevano visto e detto, tutte le persone che avevano amato e quelle che li avevano amati, tutto era servito a portarli fino a lì. Non importava che ci avessero messo sei millenni per arrivarci.

Perché Aziraphale aveva sempre amato Crowley, solo che era sempre stato più facile affezionarsi agli uomini, che erano effimeri e passeggeri e lasciavano dietro di sé solo i ricordi.

E Crowley aveva sempre amato Aziraphale, anche se non aveva mai avuto il coraggio di dirlo apertamente, senza giri di parole, per il timore di ciò che sarebbe potuto capitare.

Ora nulla di tutto ciò aveva più importanza. Contavano solo le loro mani, le loro labbra e i loro respiri nella notte.

 
   
 
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