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Autore: Sabriel Schermann    03/08/2019    5 recensioni
David si svegliò di colpo nel cuore della notte con una sensazione di smarrimento.
Le fiamme erano nuovamente davanti ai suoi occhi, le sentiva ardere dinanzi a sé come quella notte, come se a bruciare fosse il suo stesso corpo; invece la carne avvolta dalle fiamme era quella del suo migliore amico e lui non aveva potuto fare nulla per evitarlo.
[Storia classificata al secondo posto al contest "S come Song-fic" indetto da Iamamorgenstern sul forum di EFP]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Casa di Cristallo'
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A Monster Like Me

 

 

 






David si svegliò di colpo nel cuore della notte con una sensazione di smarrimento.
Aveva sognato il fuoco un’altra volta. Rimase con gli occhi sbarrati a fissare il soffitto scuro per qualche minuto, poi si volse su un fianco, serrando con forza le palpebre nel tentativo di dormire.
Quelle fiamme però, che nel sonno gli erano apparse così vivide e reali, continuavano a comparire ogni volta che chiudeva gli occhi.
Dopo essersi rigirato per qualche minuto nel letto in preda all’ansia, decise di andare a bere un bicchier d’acqua, sperando che questo potesse in qualche modo frenare i ricordi spiacevoli dall’affiorare nella memoria.
Decise di accostare la porta della stanza per non svegliare Alex, che pareva dormire beatamente in posizione supina, i capelli color cannella splendenti alla luce della luna che filtrava dalle tapparelle.
Giunto in cucina, optò per una tazza di latte, ricordando i saggi rimedi che la madre riusciva a escogitare per farlo addormentare: David soffriva d’insonnia da quando era bambino e la donna, che aveva imparato a conoscerlo, ogni sera gli scaldava una tazza di latte, sapendo che avrebbe così stimolato il sonno del figlio. David prese un bicchiere dalla dispensa, versando qualche sorso del liquido freddo all’interno, nella speranza che ciò lo aiutasse a dimenticare l’incubo che di tanto in tanto disturbava ancora il suo riposo.
Dopo la morte di Lukas, i genitori decisero di affidarlo a uno psicologo, che parve riuscire miracolosamente a liberarlo dal tormento che accompagnava le sue notti da quella calda serata d’autunno in cui tutto ebbe inizio.
David scostò appena la tenda della finestra, osservando il cielo limpido ospitare tutte le stelle del firmamento, governate dalla loro nivea madre imperiosa, come la matriarca di un branco di elefanti.
Poi posò il bicchiere nel lavandino, meditando se tornare a coricarsi, quando le tempie cominciarono a pulsargli prepotenti e le ginocchia cedettero improvvisamente.
Fece appena in tempo a raggiungere la stanza da letto e lasciarsi cadere sulle lenzuola fresche, prendendosi la testa tra le mani.
Sentì Alex distendere i muscoli sotto le coperte.
«Che succede?» gli mormorò con voce impastata dal sonno.
David serrò violentemente gli occhi, schiudendoli solo quando l’emicrania sembrò attenuarsi lievemente.
«Nulla» gli rispose lui rivolgendole un rapido sguardo, «torna a dormire, tesoro» le sussurrò dolcemente, volgendo il busto verso di lei.
«Hai avuto un altro incubo?» gli chiese la ragazza, ormai quasi del tutto sveglia, poggiandogli delicatamente una mano su una guancia.
«Sei bollente» aggiunse, lasciando scivolare il palmo fin sulla fronte.
«Come il fuoco…»

 

 

 

Honey, I'm telling the truth
I did something terrible in my early youth
My mind went blank, I lost control
I was just a little boy, I did not know

 

 

 

Le fiamme erano nuovamente davanti ai suoi occhi, le sentiva ardere dinanzi a sé come quella notte, come se a bruciare fosse il suo stesso corpo; invece la carne avvolta dalle fiamme era quella del suo migliore amico e lui non aveva potuto fare nulla per evitarlo.
«Cosa intendi?» chiese Alex appoggiandosi su un gomito, scostandosi le lenzuola di dosso.
«Promettimi che adesso mi ascolterai bene» sussurrò David, sentendo le tempie pulsare nuovamente. Temeva seriamente che il cervello gli potesse esplodere da un momento all’altro.
«E che non farai parola con nessuno di quello che ti sto per dire» dichiarò in tono risoluto, nonostante la sua fronte stesse cominciando a sudare terribilmente.
Come aveva potuto essere così stupido da credere di poter dimenticare quella notte? E come poteva non condividere con Alex ciò che aveva vissuto?
Riconobbe di essere stato uno sciocco a non parlargliene prima, nonostante si trattasse di suo fratello, nonostante avesse intenzione di chiederle di sposarlo.
Sarebbe andato incontro alla paura e, per una volta, si sarebbe comportato da uomo, assumendosi le responsabilità delle proprie azioni, almeno davanti al suo grande amore. Alex meritava di sapere.
«Te lo prometto» bisbigliò la giovane nel buio della notte, accasciandosi sul cuscino.
David fece un lungo sospiro con la testa pulsante. Tutto ciò che vedeva in quel momento era fuoco vivo.

 

 

 

I better let you go
To find the prince you thought you found in me
I better set you free and give you up
Just wave and say goodbye and let you live
Without a monster like me

 

 

 

«Stasera ti porto in un posto» gli aveva detto Lukas prima di farlo salire sulla sua bicicletta, addentrandosi di fretta nel bosco.
Era sera e, nonostante l’autunno fosse appena iniziato, la luce era già quasi del tutto scomparsa.
«Dobbiamo affrettarci» aveva detto il giovane accelerando le pedalate, «altrimenti iniziano a usare la roba senza di noi».
David non capì cosa intendesse fino a quando non mise piede dentro la casa del suo migliore amico, una vecchia baita in fondo al bosco che i genitori avevano ereditato anni prima da lontani parenti, di cui nessuno si era più preso cura se non il ragazzo dai capelli color miele accanto a lui. David non conosceva nessuno tra coloro presenti in casa, nonostante fossero tutti amici di Lukas.
Lo vide tirare fuori qualcosa da un cassetto della cucina, con all’interno qualche posata e alcuni arnesi rovinati.
«Sembra tenuto bene questo posto» osservò David in tono scettico.
«Ci vengo ogni tanto quando ho voglia di sballarmi» rispose noncurante l’amico, stringendo in una mano qualcosa di simile a un’etichetta adesiva della dimensione non più grande di un francobollo.
«Questa roba» gli disse Lukas con uno sguardo ammiccante, «la devi provare David» continuò stracciandola in parti uguali, riservando il pezzo più ampio per sé.
Vide gli altri ragazzi prendere posto al grande tavolo, poggiando sopra le lattine di birra, infilandosi in bocca ciò che Lukas aveva dato loro.
«Dovrei mangiare della carta?» domandò David incredulo, sentendo qualche risata canzonatoria provenire dall’ampia tavolata. Li vide sputare via la carta, riprendendo poi a bere.
Si volse verso Lukas con sguardo interrogativo. «Non mangiare, David» rispose l’amico, mettendosi in bocca la sua parte. «Semplicemente masticare» continuò, estraendo un paio di lattine di birra da uno scatolone, porgendogliene una.
«Cazzo, questo frigo non funziona e la birra non è fresca» lo sentì mugugnare tra un morso e l’altro, «è già tanto se questa lampadina del cazzo si accende ancora» continuò indicando il debole lume penzolante dal soffitto, sputando ciò che aveva in bocca nel lavandino.
«Non la provi?» insisté Lukas, indicando il pezzo di carta che David teneva ancora in mano.
«Dai amico, tra mezz’ora vedrai il paradiso» ridacchiò il biondo, sedendosi a capotavola.

 

 

 

Honey, what am I to you?
I have pulled the trigger on this awful truth
Oh, hold me now 'cause I'm burning up
Sing this song so beautiful, just make it stop

 

 

 

Alex si mise a sedere sul letto. David poteva chiaramente vedere la sua espressione confusa alla prima luce dell’alba.
L’emicrania sembrava avergli concesso una tregua, anche se non era sicuro lo avrebbe abbandonato presto.
«Io non avevo idea che Lukas si drogasse» mormorò la ragazza, tirandosi indietro i capelli, prendendosi il viso tra le mani con espressione sconvolta.
«Ma… il fuoco…» continuò con gli occhi sbarrati, rivolgendosi verso il giovane al suo fianco.
Lo vide rannicchiarsi sul cuscino, infilando la testa tra le gambe prendendosela tra le mani.
«Sono stato io».
Fu un sussurro, ma Alex lo udì chiaramente. Lo osservò confusa stringersi i capelli scuri tra le dita. Come un temporale che colpisce all’improvviso, la ragazza provò una grande pena per lui. Le apparve d’un tratto un bambino troppo cresciuto che si aggrappa alla gonna della madre, cercando un modo per evadere i propri errori e le responsabilità che ne conseguono.
David affermava di aver ucciso suo fratello, ma lei sapeva quale fosse la verità. La morte di Lukas e degli altri ragazzi era stata solo un incidente.
Le tornarono d’improvviso alla mente le parole degli agenti che lavoravano al caso, esaminando l’abitazione ormai completamente carbonizzata, come le salme che ne erano all’interno. L’incendio era di origine accidentale: c’era un’enorme perdita di gas, Lukas aveva acceso una sigaretta e l’esplosione fu fatale per tutti i quattro ragazzi ancora presenti nella casa.
«Mi aveva detto che non funzionava un cazzo in quella casa!» gridò d’un tratto David con voce tremante.
«Non mi sono accorto di…» sospirò, poi irruppe in un pianto disperato. Alex vedeva la sua schiena alzarsi e abbassarti aritmicamente sotto la leggera maglietta bianca che il ragazzo utilizzava per dormire.
«Nessuno sa che sono stato io» grugnì David, sentendo il sapore salmastro delle lacrime sulla lingua.
Poi finalmente si volse verso Alex, che lo osservava con aria affranta.
«È stato un incidente, David» sussurrò. «Ormai il caso è stato archiviato» concluse con voce atona.
David si volse lentamente verso di lei, osservandola per un tempo che gli parve infinito, scrutando le sue iridi color smeraldo, cercando un indizio di tutte quelle orribili sensazioni che Alex avrebbe dovuto provare nei suoi confronti.
Le prese improvvisamente il viso tra le mani, stringendolo forte: «Guardami! Sono l’assassino di tuo fratello!» gridò, per poi tirarsi in piedi e dirigersi verso la finestra, spalancando le tende.
«Io ho ucciso Lukas!» sbraitò David allargando le braccia.
Alex lo guardò con una sensazione di vuoto. Aveva l’impressione che la vita si fosse burlata di lei fino a quel momento e poteva quasi sentirla ridere sguaiatamente, divertendosi a osservare gli errori degli uomini ripercuotersi su di loro rovinandoli per sempre.

 

 

 

I better let you go
To find the prince you thought you found in me
I better set you free and give you up
Just wave and say goodbye and let you live
Without a monster like me

(A Monster Like Me – Kjetil Mørland feat. Debrah Scarlett)


   
 
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