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Autore: inzaghina    03/08/2019    15 recensioni
L'adolescenza è un momento piuttosto difficile da affrontare, a questo Sophie e Lucas sono obbligati ad aggiungere il senso di colpa dei sopravvissuti, che li attanaglia dalla sera in cui il mondo come lo conoscevano è stato stravolto per sempre.
[Prima classificata al contest “S come songfic” indetto da Iamamorgenstern sul sito efp]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Brooklyn Tales'
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Artefici del proprio destino


 
 
 
“We burn and we played, we try to forget
But the memories left are still haunting”
 
 
Il cielo terso era della stessa sfumatura d’azzurro che assumevano gli occhi di Madeline quando la sua risata diventava incontrollabile e contagiosa, le due ragazze erano strette in un abbraccio spontaneo ed i loro sorrisi sarebbero rimasti eternamente incancellabili grazie a quello scatto risalente al 4 luglio dell’anno precedente.
 
Sdraiata sull’asciugamano multicolore, Sophie osservava Maddy ridere insieme ad un ragazzo alto dai capelli corvini. Riuscì a stento a trattenere un risolino fiero, quando l’amica la raggiunse saltellando – gli occhi cerulei trasognati. “Che voleva da te Oliver Moore?”
Maddy fece spallucce, lasciandosi cadere al suo fianco.
“Sputa il rospo!”
Gli occhi cristallini di Madeline incrociarono quelli della sua migliore amica. “Mi ha chiesto di uscire con lui questo sabato…”
“Era anche ora! Sono mesi che ti muore dietro…”
 
Il rumore sordo della portiera di un’auto che si chiudeva, costrinse Sophie a posare la foto che aveva fissato per ore — incurante d’asciugare le lacrime che le solcavano silenziose il viso. I passi cadenzati sulle scale segnalavano l’avvicinamento di uno dei suoi familiari, con ogni probabilità sua madre, ma la ragazza attese che la propria porta socchiusa venisse aperta, prima di dirigere le proprie attenzioni sul visitatore.
“Oh, tesoro,” Abigail Sanders chiuse la distanza che la separava dalla figlia per stringerla a sé.
“Oggi sarebbe stato il suo diciassettesimo compleanno,” mormorò tra i singhiozzi.  
La donna annuì, ben conscia di che giorno fosse. “Non vorrebbe vederti così…” si ritrovò a ripetere per l’ennesima volta.
Sophie non rispose. Sapeva bene che Maddy non avrebbe mai voluto vederla in quello stato, ma i mesi erano passati e lei non riusciva ad andare avanti.
 
*
 
Le ultime note di “Start me up” risuonavano a tutto volume nell'auto di Lucas, fermo all'ennesimo semaforo rosso nel tragitto verso casa. Nel medesimo istante in cui la luce diventò verde, la stazione radio attaccò con l’intro di “With or without you” e il giovane colpì con una manata il volante, prima di spegnere con rabbia l’autoradio ed accelerare verso casa.
 
“Non posso credere che Steven ti abbia dato buca…” le dita di Maddy erano strette attorno alla spalla di Sophie.
“Io invece non ne sono poi così sorpresa,” ribatté l’amica, pensando allo strano comportamento tenuto dal ragazzo negli ultimi tempi e sospirando. “Quello a cui non posso credere è che tu stia qui, quando Oliver è a meno di due metri da noi e chiaramente desidera ballare con la sua ragazza.”
Gli occhi cristallini di Maddy incrociarono quelli del ragazzo, prima di puntarsi nuovamente in quelli verdi di Sophie. “Sicura che starai bene?”
“Ma certo! Fila a divertirti,” la rassicurò, dandole una piccola spinta ed osservando i due raggiungere raggianti la pista da ballo.
 
“I, I am a man on fire
You, a violent desire”
 
Una volta rimasta sola, Sophie fu libera di dedicarsi all'osservazione dei presenti, una delle sue attività preferite, che lasciava emergere il suo lato più introverso. Erano trascorsi solo pochi minuti, quando la ragazza percepì uno sguardo insistente su di sé, uno sguardo che la costrinse a voltarsi e a ritrovarsi a fissare gli occhi grigi di Lucas Evans. Ringraziando la penombra della palestra della scuola, Sophie arrossì, chiedendosi da quanto tempo lui la stesse fissando e, soprattutto, cosa pensasse di lei, imbambolata a guardare una sala piena di adolescenti intenti a divertirsi. I pensieri di Lucas però, erano rivolti al vestito verde scuro che faceva risaltare l’incarnato chiaro della ragazza, al rossetto scarlatto che illuminava i suoi occhi smeraldini ed al ciondolo che sfiorava la scollatura a cuore del suo abito. Avrebbe voluto annullare la distanza tra loro e sfiorare la pelle d’alabastro di lei per scoprire se era davvero vellutata come s’immaginava. Desiderava inspirare il suo profumo, percepito solo fugacemente nei corridoi della scuola, e bramava di poter sfiorare quelle labbra piene, assaporandole con lentezza, rendendole vermiglie a suon di baci. Nei suoi occhi ormai scuri come la pece albergava il desiderio di fare sua, anche solo per quella sera, Sophie Sanders, approfittando del buio che li avrebbe celati ai più.
 
Una volta arrivato a casa scese velocemente dalla macchina, nel vano tentativo di sfuggire ai ricordi dell’homecoming ancora scolpiti nella sua memoria. Si chiuse la porta di casa alle spalle, correndo nella sua stanza e sbattendo la porta senza nemmeno fermarsi a controllare se ci fosse qualcuno.
 
“The walls that we built from bottles and pills
We swallow until we're not talking”
 
Solo dopo essersi lasciato cadere contro la parete lignea si concesse di lasciar andare il respiro che non si era nemmeno reso conto di aver trattenuto, aprendo lo zaino alla ricerca della fiaschetta regalatagli da Ollie. Il liquido trasparente gli bruciò la gola, riuscendo ad anestetizzare il dolore che stava provando, ma non a cancellare i ricordi che gl’annebbiavano la vista.
 
A pochi isolati di distanza, Sophie afferrò un paio di antidolorifici dalla boccetta arancione che riportava il suo nome: il mal di gamba, così come il gesso, erano solo un pallido ricordo; la colpa che era costretta a trascinare con sé per essere sopravvissuta, invece, non se ne sarebbe mai andata.
 
*
 
Il crepuscolo stava colmando il cielo di sfumature che variavano dall'oro, all'arancio, al magenta, al pervinca, fino al blu notte e Sophie si godeva la quiete del suo quartiere residenziale dalla finestra della sua camera. Fu un bussare lieve alla porta che riuscì a riscuoterla.
“Avanti.”
“Sono venuto a portarti fuori di qui,” dichiarò suo fratello Michael, senza perdere tempo in inutili preamboli.
“Non me la sento, Mike…”
“Sono mesi che esci di casa solo per andare a scuola, a fare fisioterapia e, da quando hai ricominciato, a nuoto. Non puoi continuare così, Soph!”
“Se stai per dirmi che Maddy non l’avrebbe voluto, evitalo!”
“Ma è la verità…” disse lui, lasciandosi cadere al suo fianco sul letto. “Non permetterò che tu passi gli ultimi 15 giorni delle vacanze estive come un’eremita. Sto per partire per il college e ci tengo a passare un po’ di tempo con la mia sorellina…”
Sophie si decise a sollevare lo sguardo, incrociando iridi speculari alle sue in cui albergava una forte preoccupazione. “Cos’avevi in mente?” s’arrese.
“Siamo stati invitati alla festa a casa di Jake!”
“Una festa?” deglutì la ragazza.
“Sì,” sospirò Mike, afferrandole la mano tra le proprie. “Dovrai ricominciare ad uscire prima o poi… e ti prometto che ce ne andremo non appena ti sarai stancata, ma dovremo rimanere almeno un paio d’ore, promesso?”
“Promesso,” bisbigliò la ragazza, stringendo forte la mano del fratello.
 
“Amico non so se è stata una grande idea,” sbuffò Lucas, accettando una bottiglia di birra dal padrone di casa.
“Hai lavorato come un forsennato tutta estate, Luke… puoi anche passare una serata a divertirti, sai?” gli rispose l’altro, assestandogli una manata sulla spalla. “Ollie lo vorrebbe," aggiunse poi.
“Già…” mormorò Lucas in tono nostalgico. “Lui era l’anima d’ogni festa.”
“Manca anche a me,” dichiarò Jake, mentre lo sguardo di Lucas s’adombrava.
“Se solo non avessi scelto quella sera per rivelare la mia attrazione per Sophie…”
“Cosa?”
“Forse Ollie e Maddy sarebbero ancora vivi…”
“Sono cazzate, Lucas! Non è colpa tua!”
“Certo che no,” il moro rise amaro, scuotendo la testa, prima di rimanere bloccato alla vista di Sophie e Mike, arrivati in quell'istante.
 
“Do you wanna cross the line?
We're runnin' out of time”

 
“Balli?” la richiesta di Lucas arrivò in un sussurro.
“Non sei tenuto…”
“Lo so,” rispose scrutandola intensamente; Sophie si sentiva messa a nudo sotto quello sguardo indagatore e si ritrovò a deglutire vanamente, cercando la risposta giusta da dargli.
“Se non ti va di ballare non sei obbligata…”
“No, mi va è solo che…”
“Cosa?” le domandò, sollevandole il mento ed incrociando le sue iridi smeraldine.
“Sarei dovuta venire con Steven, che sarebbe anche il mio ragazzo, ma…”
“Ma?”
“Non si è presentato.”
“Ho sempre pensato che Steven fosse un coglione,” mormorò Lucas, senza smettere di osservarla.
Sophie sollevò gli angoli della bocca in un sorriso spontaneo.
“Sei così bella quando sorridi,” sussurrò il ragazzo, sfiorandole la guancia.
Il cuore di Sophie prese a battere a ritmo erratico, mentre le sue labbra si spalancarono sorprese. “Non credevo di essere il tuo tipo,” disse poi.
“Certo che lo sei, ma tuo fratello è uno dei miei più cari amici ed è complicato, ecco…”
“E cosa t’ha fatto decidere d’approcciarmi stasera?”
“Dovevo cogliere il momento: eri sola, con quello sguardo a metà tra il triste e il concentrato, una ragazza così bella non dovrebbe stare a bordo pista…”
“E dove dovrebbe stare?” insistette, osservandolo farsi ancora più vicino, venendo aggredita dall'odore fresco del suo profumo.
“Al centro della pista, tra le braccia di un ragazzo che riesca a farla sorridere.”
“Hai ragione.”
“Mi concedi questo ballo, quindi?” domandò, afferrando la sua mano e conducendola in pista.
Si strinse a lui, muovendosi a ritmo della ballata suonata dalla band, incrociando le sue iridi metalliche quando la canzone giunse alle note finali.
“Grazie,” sussurrò Sophie, sorridendogli.
“Grazie a te,” le rispose, prima di dischiudere le sue labbra su quelle della ragazza. Sophie accolse la lingua vellutata di Lucas nella propria bocca, insinuando la mano destra tra i suoi ciuffi ribelli e trattenendo il fiato quando il ragazzo l’attirò ancora più vicina a sé. La mano che Lucas aveva posato sulla bassa schiena prese a risalire piano la pelle coperta dallo chiffon, provocandole brividi di piacere, che le stimolarono ogni terminazione nervosa.
 
Quando Sophie gli chiese d’accompagnarla a prendere aria, Lucas la seguì stupito dall'intraprendenza mostrata dalla ragazza. E fu proprio accanto alla parete della palestra che Maddy ed Ollie li trovarono, ancora intenti a baciarsi, quando fu ora di tornare a casa.
“Devi assolutamente aggiornarmi,” ordinò Maddy, sedendosi accanto all'amica nella macchina di Oliver.
“È un bravissimo baciatore,” sospirò in risposta, ridacchiando.
Maddy si voltò verso l’amica, sorridendole felice. “Steven non sa cosa si perde!”
“Già,” aveva mormorato Sophie, senza prestare attenzione ai fari di un’auto che incombevano su di loro, precedendo il suono raccapricciante del metallo che si scontrava contro altro metallo.
 
“Non pensavo che saresti venuta,” sussurrò Lucas, approfittando dell’assenza di Mike.
“M’ha trascinato mio fratello…”
“C’è anche Steven?”
“Non ne ho idea…”
Lucas annuì, senza aggiungere altro.
“Perché dovrei saperlo?”
“Non siete tornati insieme?”
Sophie scosse la testa risolutamente. “Cosa te lo faceva pensare?”
“Beh, dopo il tuo ritorno a scuola ti girava sempre intorno…”
I loro sguardi s’incontrarono, prima che entrambi abbassassero velocemente gli occhi. “Si sentiva in colpa,” gli raccontò poi. “Avrebbe dovuto guidare lui quella maledetta sera.”
“Oh…”
“Non rimpiango quello che successe tra noi, Lucas.”
“No?”
Sophie scosse di nuovo la testa. “Avrei voluto parlartene, ma non mi sembrava mai il momento adatto.”
“Credevo che non volessi farlo sapere…”
 
“What a dangerous night to fall in love
Don't know why we still hide what we've become”
 
“È solo che… sembrerà stupido, ma era Maddy la persona a cui confidavo tutto e non poterglielo raccontare fa più male di quanto credessi…”
“Non è affatto stupido. Anche io cerco sempre Ollie per festeggiare la fine di una partita, per raccontargli l’ultima battuta, o per parlare dei piani per il futuro…”
Si sorrisero nostalgicamente.
“Evidentemente non era destino,” commentò poi Lucas, sfiorandole le labbra in un bacio delicato che nulla aveva a che fare con quelli scambiatisi la sera del ballo.
“Non deve per forza essere così…” rispose Sophie, sostenendo lo sguardo interrogativo di Lucas. “Possiamo deciderlo noi, il nostro destino.”
Lucas la baciò di nuovo, assaporando quelle labbra tanto agognate, che avevano popolato i suoi sogni nei mesi appena trascorsi.
“Sono felice che tu sia venuta…” le confessò a fior di labbra.
“Ne sono felice anche io,” gli sorrise, accoccolandosi nel suo abbraccio.
 
“The face of an angel, the heart of a ghost
Was it a dream?”

30 Seconds to Mars


 
Note dell’autrice:
Questa storia è stata scritta per il contest “S come songfic” indetto da Iamamorgenstern sul sito efp ed incentrato sul testo della canzone "Dangerous night" dei 30 Seconds to Mars.
Era la prima volta che provavo a scrivere una song fic e devo dire che il risultato finale mi soddisfa abbastabza.
Come sempre attendo commenti, critiche costruttive e pareri, visto che mi sto lanciando nel mondo delle originali.
   
 
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