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Autore: Queen FalseHearth    04/08/2019    3 recensioni
Accarezzo la fodera della pistola. Mi lascio divorare dalle sensazioni che mi imprigionarono, dai rumori ricordi che m’impediscono di combattere. Non posso più difendermi. Ormai ho deciso, va tutto bene. Prendo la mia arma e tolgo la sicura.
Premo il grilletto.
Tutto come prima.

P.S.: questo non è un testo che tratta l'argomento del suicidio, è solo il mio modo per affrontare le persone false e…leggete per capire ;)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Punto la pistola alla tempia. Basta, mi ripeto. Sono circondata dal rumore. Sono stanca di combattere per un sogno che non raggiungerò mai, per una vita che non mi dona alcuna emozione. Ho deciso, sfioro il grilletto. Ma è davvero questo il motivo che mi spinge a farlo?
...
Come sempre, non sento il colpo che distrugge la mia anima. Sono sola, ma in futuro potrebbe comparire un nemico, sono costretta a resistere. Non posso sprecare questo prezioso proiettile.
Ma non m’interessa, oggi non voglio più sopportare questo rumore. Premo il grilletto.                     
...
Tutto come prima.

2 mesi fa

Non ricordo il giorno in cui notai una pistola nel mio letto. Quando l’afferro mi ritrovo in una stanza nera senza luce, senza vita. Cammino per un po’ tenendo ben stretta l’arma anche se non so come funzioni. Se mi trovassi in pericolo, come mi difenderei?
Ogni notte, prima di addormentarmi, cammino in questa stanza cupa e incontro una persona che conosco. Non mi parla, non mi guarda: si comporta come se non esistessi. Ricordo di avere la pistola in mano. Di solito m’imbatto in una persona che mi ha fatto torto, che mi ha raccontato una bugia crudele o che abbia condiviso con me una sgradevole esperienza.
Non so che cosa succede, ma ad un certo punto un ricordo collegato a quella persona mi paralizza sempre. Sento il vuoto, il freddo. È come se mi strappassero il cuore dal petto. Sparo a quella persona. In faccia. Senza pensarci, pur di non essere tormentata da quel ricordo. Ritrovo la tranquillità nel mio animo.
Ogni notte incontro una persona diversa e ogni notte consumo un proiettile.
Sono sopravvissuta così in questo mondo dominato dalla falsità: ci sono persone che per me sono già morte. Le ho uccise io. Senza pensarci due volte.

Ultimamente non ho incontrato più nessuno nella stanza nera ma ci sono ancora ricordi che mi feriscono. Fanno più male ogni dannato secondo che passa. Non posso difendermi da questo oblio, o forse si?
Sono rimasta solo io.
Io e i miei rumorosi ricordi.
Io e la mia pistola.

 


👑💎 Angolo autrice 💎👑
Dato che è impossibile comprendere i miei pensieri, vi spiego il significato della storia.
Prima di andare a dormire penso alle persone false che mi hanno fatto del male che non vedo da molto tempo ma che i loro ricordi mi fanno soffrire nel presente. Prima di andare a dormire sparo a una persona (nella mia mente) e mi libero del ricordo.
Dopo aver “ucciso” tutti i miei nemici  mi rendo conto che mi ritrovo ancora nella stanza nera perché c’è ancora una persona che mi fa del male: io.
Sono io la causa del mio dolore, non gli altri.
All’inizio e nell’introduzione ho scritto, dopo essermi “sparata”, ‘tutto come prima’ perché non posso uccidere me stessa, il mostro che sono diventata e che fa sempre le scelte sbagliate.
P.S.: il titolo fa schifo perché non mi veniva niente in mente. Forse lo cambio….

 

   
 
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