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Autore: Menade Danzante    06/08/2019    5 recensioni
[Mini-Long ambientata subito dopo gli eventi narrati nella serie e nel libro. Da considerarsi come sequel di "Ride Home", ma non è necessario aver letto prima quella per seguire questa. Buona lettura!]
Sventata l'Apocalisse, angelo e demone si salvano grazie allo scambio dei corpi. La storia seguirà il ritorno alla normalità di Crowley e Aziraphale nell'arco di una settimana e un giorno. Dovranno fare i conti non solo con quello che hanno vissuto negli ultimi giorni, ma anche con il loro rapporto. Sarà cambiato qualcosa tra loro?
Dal testo: "D'istinto, si volta per condividere con Crowley lo sguardo raggiante che gli anima le iridi, ma il demone non è con lui: è probabilmente già arrivato a casa sua e starà innaffiando le piante che gli ha fatto conoscere – con un certo astio, deve ammetterlo – la sera precedente.
Gli ci vuole poco per concentrarsi e tornare sobrio. «Che sciocco» si insulta ad alta voce sforzandosi di ridere e di ignorare l'improvviso senso di mancanza che gli ha riempito il petto."
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'How to cope with Apoca-nope and be happy'
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domenica

1. Domenica





Il pranzo al Ritz dura più del solito, ma né angelo né demone se ne curano: il mondo non è finito in una palla infuocata, è tornato più o meno tutto come prima e loro non sono stati squagliati – letteralmente – dai rispettivi dirigenti. Credono di potersi godere qualche ora in più al loro ristorante preferito senza temere ripercussioni di alcun genere. Che possano farlo a ragione non è chiaro, ma decidono di non fare troppe congetture: probabilmente è solo grazie all'Anticristo che possono degustare vini e smangiucchiare pesce pregiato, il loro contributo è stato infimo, ma nessuno dei due può negare il gravoso peso di essere stati coscienti del pericolo per undici anni e una settimana. Affogano il dubbio in un flûte di champagne.

Quando escono è tardi e la stanchezza dell'Apocalisse-mai-avvenuta si fa sentire mentre i lampioni cominciano ad illuminare le vie di Londra. Crowley si guarda intorno per qualche attimo, alla ricerca dell'automobile, ma poi ricorda che la Bentley è rimasta parcheggiata a Mayfair.

«Che palle» sbotta mentre stende il braccio per fermare un taxi.

Aziraphale è il primo a scendere, abbandonato davanti alla libreria. «Ci vediamo domani per un altro brindisi?» chiede, vagamente alticcio. Gli è comunque rimasta la lucidità per pensare che si sono ritrovati entrambi in condizioni ben peggiori dopo una sbronza e questo lo rassicura.

«Sicuro!» ribatte il demone, ugualmente sopra le righe. Più del solito, almeno.

L'angelo sventola una mano in direzione della macchina nera e si appresta a rientrare in libreria con uno schiocco di dita.

Rivedere tutti i suoi volumi è una gioia per l'angelo. Nota subito i libri di Richmal Crompton1. La parte più critica di sé è pronta a demolire l'idea di averli nel locale: stonano molto con le prime edizioni e con i volumi rilegati in pelle. Ma la gratitudine subentra in capo a qualche secondo: decide che era anche ora che il negozio si dotasse di una sezione per l'infanzia e la preadolescenza. Manderà un biglietto di ringraziamento ad Adam per il pensiero gentile: non vede onestamente l'ora di leggerli.

Ogni singolo muscolo del suo viso è atteggiato ad assecondare il sorriso felice e largo che gli increspa le labbra: tornare nel proprio ambiente naturale è un toccasana, soprattutto dopo averlo tragicamente perso nemmeno ventiquattro ore prima per colpa di una sfortunata coincidenza.

D'istinto, si volta per condividere con Crowley lo sguardo raggiante che gli anima le iridi, ma il demone non è con lui: è probabilmente già arrivato a casa sua e starà innaffiando le piante che gli ha fatto conoscere – con un certo astio, deve ammetterlo – la sera precedente.

Gli ci vuole poco per concentrarsi e tornare sobrio. «Che sciocco» si insulta ad alta voce sforzandosi di ridere e di ignorare l'improvviso senso di mancanza che gli ha riempito il petto.

Per rimediare al disagio si prepara una cioccolata calda.





Lunedì





È molto presto quando il telefono della libreria squilla. Aziraphale borbotta ingiurie nell'avvicinarsi alla cornetta. È pronto a lanciare moderati anatemi contro i folli clienti che credono che lui possa aprire il suo negozio di libri alle otto del mattino. Insomma, ma con chi credono di stare a parlare? Di certo non con Mr. A.Z. Fell.

«Temo proprio che siamo chiusi» annuncia, non cercando per niente di nascondere il tono piccato.

«Ah, quindi non hai niente da fare nemmeno oggi, angelo»

Il biondo si apre in un sorriso. «Crowley! Per ora pare di no, no. Hai qualcosa in mente?»

Non si rende conto di attendere la risposta con una certa trepidazione. Né si perde a classificare il sollievo che lo ha colto nel sentire la voce del demone.

«Può darsi. Hai già fatto colazione?»

Sì. «No, sono ancora digiuno. Perché?». Non si rifiuta mai una seconda colazione: è segno di cattivo gusto, Aziraphale ne è certissimo.

«Perché qui ha aperto da poco un locale specializzato in pasticceria francese. Ti interessa?»

L'angelo ha già l'acquolina in bocca, ma non vuole fare la figura del solito golosone.

«Le crêpe non saranno mai buone come a Parigi» rileva, infatti. Una mano, però, già corre al collo per controllare se il cravattino sia ben dritto, pronto per uscire.

«No, ma a Parigi non ti ci porto. Passo a prenderti tra dieci minuti?»

«A tra poco!»

Aziraphale si sistema il panciotto, infila il cappotto e attende che il campanello suoni.


È vero, le crêpe non sono buone come a Parigi, ma di sicuro non fanno schifo. Aziraphale le prova al cioccolato, alle mele, ai lamponi e alle fragole, mentre Crowley si limita ad accettare un triangolino di dolce al cioccolato che l'angelo decide di concedergli. Il biondo non sa proprio come faccia il demone a resistere al piacere del cibo, tuttavia è troppo concentrato a godersi il sapore delle fragole per potersi dedicare troppo a quella questione di secondaria importanza. Quando finisce anche quella ghiottoneria, si passa il tovagliolo agli angoli della bocca con il viso semplicemente estasiato. Lancia un'occhiata attonita alla porzione di tavolo del rosso, in cui solo una tazzina fa bella mostra di sé, per poi dichiarare che le sue crêpe preferite sono state le prime due. In risposta riceve solo una smorfia.

Aziraphale solleva la tazza di tè bianco che ha ordinato e se lo porta alle labbra. Anche quello è molto buono, dal gusto rotondo e rinfrescante, sufficientemente delicato da non coprire l'aroma fruttato delle ultime specialità della casa.

Inclina appena la testa, catturato dai macaron sul suo piatto: ne sono rimasti tre dai colori delicati. Opta infine per quello giallo al limone mentre il demone beve in un sorso solo il contenuto della tazzina.

Aziraphale scuote il capo, rassegnato. «Il caffè ha un sapore troppo forte» asserisce indicando con lo sguardo la porcellana ormai vuota di fronte a Crowley. «Non capisco proprio come tu faccia a berlo sempre quando mangiamo insieme»

Il demone muove la testa di lato: gli occhi sono coperti dalle lenti, ovviamente, ma la bocca si assottiglia come a dirgli che non è propriamente affare dell'angelo quello che il rosso decide di bere durante i pasti. Sarebbe anche una giusta osservazione, il biondo lo sa.

«Lo dicevo tanto per dire» precisa, un ultimo sguardo di disprezzo al caffè e un sorriso per il demone. Demone che non ribatte, ma annuisce soltanto prima di allungarsi sul tavolo a rubare il penultimo macaron alla vaniglia dal piatto di Aziraphale. Le iridi dell'angelo trasudano tradimento mentre Crowley ghigna e mangia il dolce in un sol boccone.

«Crowley! Era il mio macaron!»

«Così la prossima volta tieni la bocca chiusa» è la giustificazione.

Aziraphale non può fare a meno di guardarlo con indulgenza un altro po' per poi decidere che finire di sorseggiare il tè sia la scelta più saggia.


Quella sera Crowley non torna a Mayfair, ma resta con Aziraphale a sbronzarsi nel retrobottega della libreria.

L'angelo si rende ben presto conto che l'alcol gli dà la libertà di parlare male di Gabriel. E di Sandalphon. Con quest'ultimo ha sempre mantenuto un rapporto di facciata particolarmente evidente, almeno ai suoi occhi. Non ha mai digerito la condotta di quell'angelo, né gli ha perdonato Sodoma e Gomorra: è più facile non difenderlo. Con Gabriel è diverso, invece. È pur sempre il suo superiore dall'alba dei tempi – letteralmente. Di norma non si sente libero di parlare come vuole di lui, senza alcun freno e senza pentirsene subito dopo, ma l'inibizione lo abbandona dopo un paio di bottiglie di vino.

Strabuzza gli occhi e ride.

«Pornografia!» esclama, rivivendo per un momento l'episodio che lo ha fatto vergognare di essere un librario a Soho.

Crowley per poco non si strozza con il vino. «Hai bevuto davvero così tanto?!» domanda, allibito, gli occhi scoperti lucidi per l'alcol e la tosse che lo ha salvato dalla smaterializzazione immediata.

Aziraphale si rende conto di averlo detto ad alta voce e ride più forte. «Gabriel e Sandalphon hanno pensato di mime-... mitem-... O Cielo!... mimezza-... Oh! Di passare inosservati tra gli umani comprando... pornografia

Crowley sembra realizzare piano piano il significato della frase, e quando lo fa spalanca la bocca totalmente incredulo. Solo dopo scoppia a ridere battendosi una mano sulla coscia.

«Te lo giuro!» garantisce l'angelo riprendendo fiato. «L'hanno urlato in mezzo al negozio»

Quello fa piegare in due il demone sul divano accanto a lui. Il fatto che anche Crowley veda l'ironia dietro quella vicenda lo rincuora: Aziraphale si sente in diritto di ridere a sua volta del suo ex capo e di chiamarlo anche incompetente – ma questo solo nella sua mente.

Dà il tempo ad entrambi di riprendersi prima di rivelare un altro particolare succulento di quella assurda visita di qualche giorno prima.

«E poi Sandalphon ha detto che c'era puzza di malvagità qui» dice nascondendo il sorriso nel calice di vino e scuotendo il capo.

«Nella tua libreria?!». Crowley ha una mano sul petto ancora spossato dalle risate di poco prima. L'angelo lo vede socchiudere gli occhi serpentini per concentrarsi il più possibile nonostante gli effluvi dell'alcol.

Aziraphale fa la faccia serissima, preparando il colpo di scena che, lo sa, lascerà di nuovo il demone boccheggiante. «Proprio qui. E sai perché?». Crowley scuote la testa stupidamente. «Perché c'eri stato tu

I due scoppiano a ridere nello stesso momento e quando il calice del demone piomba a terra con un sonoro fracasso di vetro infranto decidono che hanno avuto una dose sufficiente di vino per la serata. Una volta tornato sobrio Aziraphale si procura un bicchiere d'acqua e osserva Crowley che ripara il danno procurato. Qualcosa è cambiato: il rosso ha sì fatto sparire l'alcol dal suo corpo, ma l'eccesso di ilarità di poco prima sembra totalmente sparito: il demone pare aver assunto un'espressione particolarmente seria e profonda, Aziraphale oserebbe dire preoccupata.

Fa per chiedergli il motivo di tale subitanea alterazione, ma la voce di Crowley lo precede.

«Anche tu l'avverti, dunque» dice con tono noncurante, senza guardare l'amico.

L'angelo è costretto a fare uno sforzo di concentrazione per ricordare esattamente le sue parole e per dedurre cosa possa essere andato storto nella loro comprensione. È il corpo del demone che gli dà la possibilità di capire: il rosso ora siede più composto, non invade il suo spazio e si è chiuso nelle spalle, rigido: cerca di tenersi lontano.

«Oh, veramente no» risponde Aziraphale con estrema sincerità, curandosi di non riportare alla luce il riferimento al presunto odore della malvagità.

Crowley incrocia gli occhi dell'altro con curiosità. «Un angelo dei due sta mentendo» ragiona, serio, ma senza cattiveria.

«Forse no» tenta il biondo con un mezzo sorriso diplomatico. «Sandalphon non sospettava della nostra collaborazione quando l'ha detto, perciò non aveva motivo di mentire per trarmi in inganno o per qualsiasi altra ragione». Fa una piccola pausa per essere certo che quelle parole arrivino al demone. «Siamo angeli tutti e due. È logico pensare che, come fa lui, anch'io abbia percepito la tua presunta... malvagità, ma deve essere stato così tanto tempo fa... Proprio non me lo ricordo, mio caro»

Crowley storce la bocca, poco soddisfatto, ma Aziraphale riprende con il sorriso sulle labbra: «Sai benissimo come la penso, perciò non dirò di nuovo che sei una brava persona»

Il demone alza gli occhi al cielo.

«Ti odio, angelo»

Aziraphale ride, intenerito, mentre il demone torna in una posa che gli è più consona.

Continuano a parlare del più e del meno fino alle sei del mattino, quando Crowley lascia la libreria e Aziraphale decide di aprire il negozio a quell'orario del tutto improbabile per confondere la clientela.










Note:

[1]: I libri che nello show Adam fa comparire sono la serie di libri per l'infanzia “Just William” di Richmal Crompton.

   
 
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