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Autore: ballerina 89    09/08/2019    2 recensioni
Raccolta di One-Shot dedicata ai nostri capitan Swan. Le storie tratteranno come tema principale scene di vita famigliare che tutti noi vorremmo vedere nella serie ma che purtroppo ci sono state negate. I personaggi che troverete all'interno di questa raccolta sono gli stessi delle mie due opere precedenti ( Happy Begining e l'amore vince ogni cosa). Buona lettura a tutti voi.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV REGINA
La mattinata era iniziata davvero male: la sveglia non aveva suonato, l’acqua della doccia era tutto fuorché calda e come se non bastasse durante il tragitto verso New York bucammo una ruota e fummo costretti a fermarci per ripararla. Se nel giro di due ore si era venuto a creare tutto quel putiferio cosa sarebbe accaduto entro la fine della giornata? Di sicuro nulla di buono ma preferivo non pensarci, avevo troppe cose da fare ed eravamo decisamente in ritardo. Come mai ero in viaggio verso New York? Forse sarà meglio partire dall’inizio...
All’incirca un paio di settimane fa, mentre ero di ritorno da lavoro, ho avuto un piccolo incidente stradale. Nulla di grave fortunatamente, solo un colpo di frusta, un trauma cranico e qualche escoriazione qua e là, ma Emma, colei che ha rilevato l’incidente, ha ben pensato, quando ha chiamato l’ambulanza, di farmi trasferire all’ospedale di New York senza prendere minimamente in considerazione Quello di Storybrooke. Ho provato a far valere la mia opinione, stavo bene sul serio, ma lei non ha voluto sentire ragioni. “Non mi fido di quel medico strampalato!” ha detto riferendosi a Whale ed ecco spiegato come mai ero in viaggio, insieme a mio marito, verso la grande mela: dovevo sottopormi ad una visita di controllo. Impiegammo più di due ore per cambiare la ruota, purtroppo quella di scorta non era nel bagagliaio come credevamo, Ronald a quanto pare, ma questo lo scoprimmo solamente dopo, aveva sostituito già una ruota alla macchina ma si era ben riguardato da avvisarci: aveva paura che suo padre lo avrebbe sgridato per bene perché quel giorno, non solo aveva bucato ma aveva anche tamponato un’altra auto causandogli all’incirca ottocento dollari di danno. Ha usato i suoi fondi universitari per farla aggiustare e anche questo gli causerà qualche strigliata. Una volta giunti a destinazione venni condotta in pronto soccorso per le analisi dopodiché venni mandata direttamente su in reparto. Il dottore era già arrivato ma stava visitando un’altro paziente. Attesi li una mezz’oretta poi fu il nostro turno. Robin entrò con me.
Il medico visionò le mie analisi, comparandole con quelle vecchie, dopodiché mi sottopose ad una visita accurata e al termine di quest’ultima affrontammo il colloquio finale.
  • dunque signora Mills dalla visita effettuata e dalle analisi odierne posso comunicarle con estremo piacere che è ufficialmente guarita. I valori sono tutti nella norma e durante la visita non ho riscontrato alcun tipo di anomalia. Procederei alla chiusura della sua cartella clinica ma prima, se lei me lo consente, vorrei farle una domanda.
  • Certamente, dica pure.
  • se non ricordo male al nostro primo incontro, durante l’anamnesi, lei mi ha rivelato di non essere in stato di gravidanza in quanto affetta da sterilità. Mi domandavo, siccome era molto giovane quando le hanno diagnosticato questa cosa, se ha fatto ulteriori accertamenti con il passare degli anni o se ha lasciato correre.
  • Non ho più toccato l’argomento da quel giorno e scusi se le sembrerò scortese ma preferirei continuare a non parlarne. - che siano passisti anni o meno non fa alcuna differenza. È un capitolo della mia vita troppo doloroso e non avevo alcuna intenzione di parlarne.
  • Mi scusi lei signora avrei dovuto immaginare che fosse un tasto delicato. - disse leggermente in imbarazzo - Le ho fatto questa domanda solamente perché andando avanti con gli anni sono state fatte indagini e scoperte nuove tecniche per aumentare la probabilità dei concepimenti; pensavo che magari... - ancora che continuava? - beh si! Perché non sottoporsi ad analisi più approfondite per avere un quadro più completo della situazione?
  • Forse non mi sono spiegata bene: non ho alcuna intenzione di...
  • Aspetta un attimo tesoro- mi interruppe Robin poggiando una mano sulla mia gamba per poi rivolgersi al medico - Lei crede che potrebbe esserci una remota possibilità? - Quella domanda fu come una coltellata in pieno petto. Eravamo sposati da parecchi anni ormai, i bambini di “casa” erano tutti cresciuti e il desiderio di un piccolo cucciolo da crescere insieme aumentava sempre di più giorno dopo giorno. Robin conosceva perfettamente la mia situazione, non è mai stato un problema per lui e abbiamo pensato, proprio per realizzare questo nostro desiderio, di fare domanda d’adozione. Io non vedo alcuna differenza tra un figlio adottivo e uno biologico e credevo che anche per mio marito fosse così, ma nel sentirlo pronunciare quella domanda in quella maniera così carica di speranza e sentimento mi ha fatto capire che forse per lui una differenza, seppur piccola, c’è. Forse non è poi così vero che per lui non ha alcuna importanza se non posso avere figli...
  • Non voglio dare false speranze a nessuno ma i valori di queste analisi dicono che... - analisi?
  • Quale analisi mi scusi? - chiesi non capendo. Avevo fatto solamente delle banalissime analisi di routine quella mattina... a che tipo di analisi di stava riferendo?
  • Quelle ormonali signora Mills. Ecco vede - mi fece vedere il foglio con i valori a cui si stava riferendo - queste tre voci che vede qui fanno parte della cerchia delle analisi di tipo ormonale. Se legge bene i valori che sono riportati su questa voce può constatare che...
  • Aspetti un secondo! - lo fermai senza neanche dargli modo di terminare la frase - con questo lei mi sta dicendo di avermi sottoposta a delle analisi che non erano previste?
  • Io...
  • Lei mi ha seriamente sottoposta ad accertamenti non acconsentiti? - non avevo dato l’ok a nessun tipo di accertamenti extra pertanto non era suo diritto prendere l’iniziativa. Il suo comportamento poco professionale meritava una denuncia e di sicuro avrei provveduto ad andare in caserma non appena fossi uscita da lì. Invasioni della privacy... quella era una chiara invasione della mia privacy e pertanto bisognava prendere provvedimenti.
  • Signora Mills si calmi la prego io...
  • Mi calmo???? Mi calmo dice??? Ma si rende conto che lei ha appena invas....
  • Io non ho fatto nulla signora Mills deve credermi! Le analisi che le sono state fatte sono le classiche analisi di routine, ne più ne meno. Sono le stesse che ha fatto anche nei controlli precedenti. - certo... e io ero alta, bionda con occhi azzurri - Non mi permetterei mai di invadere la sua privacy deve credermi... ne risentirebbe il mio lavoro.
  • Se davvero è vero quello che mi sta dicendo mi dica l’utilità di quel tipo di analisi allora! - domandai sempre più convinta che avesse richiesto più del dovuto per il solo scopo di soddisfare la sua sete di sapere.
  • Siamo obbligati a fare questi accertamenti per verificare in primo luogo se il paziente è in stato interessante ma anche per escludere altre patologie. In gravidanza è sconsigliato fate tac, risonanze e una lunga serie di altri accertamenti che ora non sto qui ad elencare... è nostro dovere pertanto escludere la cosa prima di sottoporre il paziente e il feto a dei rischi inutili. È questo il motivo per cui le sono state effettuate queste analisi, nonostante nella sua anamnesi c’è una diagnosi di sterilità è comunque un nostro dovere escludere la cosa. - ok forse mi ero scaldata più del dovuto ma non potevo farci nulla: quello era un argomento taboo.
  • Tornando alle sue analisi: ci stava dicendo? - nonostante la mia sfuriata Robin e quel dottorino continuarono imperterriti a parlare di me. Mi sarei dovuta arrabbiare ulteriormente ma evitai di farlo: in fondo avevo appena fatto una figuraccia... era meglio non replicare.
  • Beh... da qui non si vede poi molto, potrei di conseguenza anche sbagliare, ma direi che una piccola attività a livello ormonale c’è ancora; pertanto vi consiglierei di fare ulteriori accertamenti e verificare con mano la cosa. Chissà magari se giochiamo bene le carte a breve potreste av...
  • NO! - esclamai bruscamente interrompendolo. Non volevo neanche sentire quello che aveva da dire: immaginavo già quale potesse essere la conclusione della frase e non ero assolutamente intenzionata ad ascoltarla. - Non c’è alcun bisogno di sottoporsi ad altre visite. - mi alzai in maniera per nulla aggraziata e feci cenno a Robin di fare altrettanto. Eravamo rimasti anche fin troppo tra quelle quattro mura. - Andiamo dai!
  • Ma tesoro aspetta un attimo il dottore ha detto...
  • HO DETTO NO OKKKKKK????? - solamente dopo aver dato fiato alla bocca mi resi conto di aver appena risposto male a mio marito. Abbassai lo sguardo pentita e prontamente mi scusami. Me l’ero presa con lui ma lui non centrava nulla in realtà. - io... io non volevo, mi dispiace.
  • Ma figurati tesoro! - mi rispose accarezzandomi la guancia e voltandosi in direzione del dottore - mi scusi... - gli disse - Le dispiacerebbe lasciarci soli per quale minuto? Avrei urgenza di parlare privatamente con mia moglie- A quella richiesta l’uomo annuì e senza aggiungere altro ci concesse la nostra privacy. Ci fu un attimo di silenzio, un silenzio imbarazzante oserei dire, ma poi Robin si fece coraggio e prese la parola.
  • Non voglio assolutamente farti arrabbiare amore ma mi piacerebbe parlare di quello che è appena successo. - disse con toni gentili.
  • Mi sono già scusata mi sembra! - ero già sulla difensiva - Non meritavi che ti rispondessi in quel modo... -stavo cercando modo e maniera di evitare l’argomento.
  • Non voglio le tue scuse, non hai alcun motivo di scusarti con me, vorrei semplicemente sapere cos’è che ti preoccupa tanto nel dover fare un’ulteriore esame.
  • Sul serio me lo stai chiedendo? - possibile che non ci arrivasse da solo?
  • Beh... magari se me lo dici potrei trovare un modo per aiutarti.
  • Non puoi purtroppo... - respirai profondamente cercando di prendere tempo - vedi Robin.... io ti amo, ti amo più di ogni altra cosa al mondo insieme ad Henry e Roland e niente mi renderebbe più felice che allargare la nostra famiglia, ma guardiamo in faccia la realtà: questo non avverrà mai in maniera biologica.... è anche per questo che siano in lista di adozione no?
  • Si... però lui ha appena detto che...
  • che delle stupide analisi riportano uno stupido, piccolo, impercettibile numero insignificante.
  • Sarà anche insignificante come dici tu ma c’è! c’è una remota possibilità! Perché non dovremmo tentare? - Che dire... sono sempre stata una persona caratterialmente forte, non c’è nulla che mi spaventi... nulla tranne una cosa: l’idea che il mio uomo non mi accetti totalmente per via di quello che ho fatto al mio corpo anni fa e decida di conseguenza di lasciarmi in quanto non sono in grado di regalargli una famiglia. Robin non mi ha mai dato modo di temere questo ma quel giorno, nel vederlo così propenso a tentare l’impossibile, una piccolo dubbio mi ha sfiorato la mente facendomi letteralmente tramare di paura. Non risposi alla sua domanda, avevo il magone in gola... il solo pronunciare una parola mi avrebbe portato ad un pianto isterico e carico di nervosismo. Non volevo piangere davanti a lui, non volevo farmi vedere debole ma bastó che mise una mano sulla mia spalla per mandare a quel paese tutti i miei buoni propositi. Senza volerlo mi ritrovai a piangere come una bambina. - Ehi.... ehi tesoro va tutto bene, non fare così! - provò inutilmente a consolarmi. - ti prego amore... non voglio vederti piangere. - non aggiunse altro, sapeva che non sarebbe servito a nulla, mi strinse a se e aspettò pazientemente che mi calmassi da sola. Mi occorsero una manciata di minuti ma mi riuscii a riprendere, per quel che si può, abbastanza velocemente.
  • Perché? Perché non dirmelo subito... perché aspettare tutti questi anni? - era un pensiero il mio... un pensiero che purtroppo elaborai a voce alta. - mi guardò interrogativo, non capiva di cosa stessi parlando. Come dargli torno... non avevo neanche avuto il coraggio di aprirgli il mio cuore... - ho sempre pensato che stessimo bene io e te da soli, che a parte Henry e Roland non avevamo bisogno di altro... che sciocca che sono stata vero? Il desiderio di un bambino prima o poi arriva sempre...
  • E presto ne avremo uno tutto nostro. Sono mesi che siamo in lista, sono sicuro che ci chiameranno prestissimo. - mi abbracciò - È per questo che hai avuto questo crollo emotivo? Hai paura che l’adozione non vada a buon fine?
  • Non sto parlando dell’adozione Robin ma di quel desiderio che ti sta accecando gli occhi. - continuava a guardarmi confuso. - Non hai ancora capito vero? Sto parlando del tuo desiderio sfrenato di voler a tutti i costi un figlio nostro... biologicamente nostro. - specificai - Lo so che il diventare genitori è una specie di istinto primordiale innato che prima o poi emerge in ciascuno di noi, ma pensavo che avessi accettato il mio problema... pensavo che desiderassi come me adottare un bambino invece...
  • Regina co... cosa stai dicendo si può sapere? Stai vaneggiando te ne rendi conto?
  • Tu non vuoi adottare un bambino per allargare la famiglia Robin... tu vorresti riuscire a concepirne uno. - dissi senza girarci più in torno - Di la verità: hai detto di sì al fatto dell’adozione solo per farmi contenta vero? Perché non dirmelo, perché far fin...
  • Spero tu stia scherzando! - divenne improvvisamente serio. - sono stato io a proporti la cosa fino a prova contraria, se non fossi stato d’accordo pensi davvero che te lo avrei proposto? - domandò quai offeso dalle mie parole.
  • E allora perché! Spiegami! Perché accanirsi così nel voler provare a tutti i costi limpossibile è?
  • Perché ti amo okkkkkk??????? Si, ti amo e se c’è anche solo una minima possibilità di riuscita vorrei tentare. Se sarà un no non sarà di certo un problema per me, conosco bene la situazione ma perché sprecare l’opportunità? Desideri diventare madre, ti si legge in faccia, perché non provarci fino in fondo.
  • Sei contraddittorio.... - gli feci notare. Non aveva importanza ma allo stesso tempo voleva tentare il tutto per tutto... non aveva senso.
  • Non sono contraddittorio... ho il piacere di allargare la famiglia con te e non mi interessa come questo avverrà, dico solo che a tentare non ci si rimette nulla. Se non verrà adotteremo ma se riusciremo nell’impresa non solo cresceremo il frutto del nostro amore ma perché no... potremmo comunque adottare un’altro bambino. Nessuno ci impedisce di farlo.- prese una pausa - Senti Regina, non lo sto facendo solo per me, lo faccio in primo luogo per te! Guardiamo in faccia la realtà! Stai dicendo no solo per paura... per paura che i risultati siano negativi. Dentro di te ci stai sperando anche tu solo che non riesci ad ammetterlo per paura di una sconfitta. - le sue parole mi colpirono... aveva ragione: avevo paura. Paura di aggrapparmi con tutte le forze ad una cosa che molto probabilmente non sarebbe arrivata mai....Ho tanto criticato Robin per la sua insistenza ma forse avrei dovuto criticare me stessa: stavo scappando... stavo scappando dalla possibilità di essere doppiamente felice. Ero già felice, Henry è stata la cosa più bella ottenuta dalla vita, lo considero mio figlio a tutti gli effetti anche se non sono biologicamente sua madre; sono già la donna più fortunata del mondo ad averlo nella mia vita ma sarei stata doppiamente fortunata se fossi riuscita a mettere al mondo anche il frutto dell’amore mio e di Robin. Forse aveva ragione lui, forse tentare era la soluzione migliore anche perché, se non lo avrei fatto.... beh credo proprio che me ne sarei pentita per tutta la vita a prescindere dal risultato finale.
  • D’accordo ho paura! È vero.... ma credo che sia normale averne non credi? Sarei una stupida a dire che non mi piacerebbe avere un figlio da te ma che succede se poi questo non avverrà? Adotteremo è vero ma dentro di me rimarrebbe comunque quel senso di fallimento. Mi sentirei un difetto verso di te e...
  • E dovresti seriamente pensare un po’ di meno! - mi prese in giro cercando di strapparmi un sorriso. - non devi sentirti in difetto di nulla con me. Non mi hai mai tenuto all’oscuro del problema, conosco perfettamente la situazione e l’ho accettata. Sul serio Regina, per me non cambierebbe nulla se i risultati fossero negativi, so che c’è un’alta probabilità che sia così, non mi sto illudendo se è questo che pensi. Mi piacerebbe tentare ugualmente però perché un conto è non poter avere bambini, un conto è sprecare una possibilità! - più parlava e più mi rendevo conto di quanto avesse ragione, non tentare era semplicemente sprecare un’opportunità. In fondo la mia vita sarebbe andata vanti allo stesso modo di sempre se avessi ottenuto un risultato negativo quindi perché non provare a cambiare la storia della regina cattiva? Dopo un’accurata decisione concordai con Robin che quella era la strada giusta da percorrere, non sarei stata da sola questa volta, l’avremmo affrontata insieme e di conseguenza non dovevo avere paura di nulla. Richiamammo il dottore in stanza, il quale era stato davvero molto gentile e paziente a lasciarci del tempo per pensare e firmammo i moduli di consenso per le analisi che ci aveva consigliato. Per i risultati ci sarebbero volute 24h ma tra l’ansia di sapere e le continue paure che ogni tanto tornavano a galla, tornare a Storybrooke era decisamente fuori discussione. Avvertii Emma con la quale ultimamente, per via della partenza di uncino, trascorrevo tutti i pomeriggi per non lasciarla sola ai suoi pensieri e decidemmo di restare una notte a New York. Passammo un bel pomeriggio e una magnifica serata nonostante l’ansia; ero ansiosa di conoscere il risultato delle analisi ma al tempo stesso avevo paura e avrei voluto ritardare il più lontano possibile l’incontro con il dottore. Purtroppo o per fortuna il tempo sembrò volare ed ecco che il mattino seguente ci ritrovammo nuovamente in ospedale.
  • Bene... eccoci qui! - ci disse rivolgendosi un gran sorriso una volta averci fatto accomodare. Stavo letteralmente ballando sulla sedia, non potevo pazientare oltre. Avevo assolutamente bisogno di sapere. - Non starò qui a perder tempo con i convenevoli, andrò direttamente al punto che ne pensate? Vi vedo abbastanza tesi. - Ci limitammo semplicemente ad annuire, aveva centrato a pieno il nostro stato d’animo. - Come vi accennavo già ieri dalle analisi effettuate intravedevo un piccola attività ormonale in corso. Non era di certo un numero particolarmente rilevante ma era pur sempre qualcosa e per tanto andava approfondito. - non aveva detto che non doveva girarci attorno? - Dalle analisi specialistiche a cui l’ho sottoposta signora Mills sono emerse un paio di cose. Come mi ha precedentemente accennato ha avuto un grave incidente da ragazza, beh purtroppo a causa di questo incidente a quanto pare le probabilità che lei riesca a rimanere incinta sono dello 0%. Lo sospettavo in effetti... - quelle parole mi uccisero. pensavo di essere pronta a questo, in fondo lo sapevo già, era una vita che convivevo con quel macigno sul petto, eppure sentirselo dire ancora una volta fu un’enorme dispiacere... forse ancor più grande di quando accadde il fattaccio. Il fatto poi che me lo disse così, come se fosse la cosa più normale di questo mondo mi destabilizzò ancora di più. Se per lui non era un mistero questa cosa perché diamine aveva insistito per sottopormi a quegli accertamenti?
  • Quindi.... quindi ci sta dicendo che non si può fare nulla vero? - chiese Robin al posto mio capendo che non avevo alcuna intenzione di fare domande. - Se lo immaginava già per quale motivo ha sottoposto mia moglie a questo genere di accertamenti? - sembrava apparentemente calmo ma potevo leggerlo attraverso il tono delle sue parole: era arrabbiato... era arrabbiato quanto me per quella risposta. Come immaginavo ci aveva semplicemente illuso...
  • Sospettavo dei danni a cui non si può porre rimedio questo è vero, ma i miei accertamenti erano per un altro motivo e infatti hanno evidenziato altro oltre a quello che già sapete. Vede signora Mills come le ho detto, ma come anche già sa, a livello fisico ci sono vari danni che hanno compromesso in lei la capacità di restare incinta, ma al tempo stesso, come immaginavo leggendo le sue precedenti analisi, c’è ancora attività a livello ormonale. Gli accertamenti hanno confermano che due o tre ovuli sono ancora vitali e di conseguenza, anche se molto piccola, c’è ancora una percentuale di riuscita.
  • Co... come ha detto scusa? - il mio cuore a quelle parole sobbalzò. Non ero stata più attenta a cosa stesse dicendo dopo la frase 0% di possibilità ma quel l’ultima frase risuonò forte e chiara alle mie orecchie. Mi stava forse prendendo in giro? - Non... non capisco... - risposi in un sussurro per poi lasciare continuare Robin.
  • Cosa significa questo? Tre secondi fa ci ha detto che lei non può...
  • Sua moglie non può restare incinta nella maniera tradizionale ma questo non significa che voi non possiate avere un bambino biologicamente vostro. Alcuni suoi ovuli si sono salvati e sembrano apparentemente sani. Potremmo pertanto procedere con una fecondazione in vitro, e servirci di una madre surrogata per portare avanti la “vostra” gravidanza.Non sarà sua moglie a portare in grembo vostro figlio ma sarà comunque concepito da voi due.
  • Cioè mi spieghi meglio: il figlio che nascerà sarà mio e di Regina o centra qualcosa anche questa madre.... com’è che l’ha chiamata? Su... sul.... surrogata! - sapevo benissimo di cosa stesse parlando il dottore ma a quanto pare Robin, originario di una foresta e non ancora pienamente addentrato nel nostro mondo, era rimasto alquanto arretrato.
  • Sarà vostro figlio al 100%! - rispose sorridendo. Lo so a cosa stava pensando: “possibile che oggigiorno non si sappia cosa sia una fecondazione in vitro o una madre surrogata?” Beh.... paragonandolo al fatto che ad oggi ancora non si sa che le favole non sono semplici favole ma storie realmente vissute direi di si....
  • E che razza di stregoneria è mai questa! - continuò Robin, stupito, beccandosi una gomitata tra le costole da parte mia. Non era di certo quello il momento di farsi sgranare.
  • Non è magia Signor Hood, è scienza! Feconderemo l’ovulo di sua moglie con il suo spermatozoo direttamente in laboratorio e poi procederemo a impiantare l’embrione formato da questa unione nell’utero della donna che sceglierete come madre surrogata.
  • Quindi in pratica questa donna non avrà nulla a che fare con nostro figlio giusto? Non avrà alcun diritto su di lui dopo la nascita ho capito bene? - domandò ancora incredulo dalla spiegazione appena ricevuta.
  • Esattamente! - vidi il suo volto passare dallo stupore alla felicità più totale. Non vedevo i suoi occhi brillare così da molto tempo e la cosa mi fece tremare un po’.
  • Regina hai sentito? Avremo un figlio! Avremo un figlio nostro!!!!! - ero un mix di emozioni in quel momento, ero incredula, entusiasta e spaventata allo stesso tempo. Sapevo che non sarebbe stata affatto una passeggiata,anzi... non sempre la fecondazione in vitro ha esiti positivi, non sempre la donna riesce a portare avanti la gravidanza... nel mio caso erano pochi gli ovuli vitali quindi avevano a disposizione pochissimi tentativi. Robin a differenza mia non conosceva esattamente tutte le procedure e vederlo gioire così, convinto di aver realizzato un sogno mi fece male. Accantonai ogni mia emozione e cercai di spiegargli il tutto. La sua felicità si ridimensionò capendo che c’era un buon margine di non riuscita ma al tempo stesso non perse la speranza nei suoi occhi. “Io e te avremo il nostro bambino!” Mi disse con fare sicuro “io e te otterremo il nostro lieto fine”. Lo strinsi e lo baciai non curante che in stanza con noi ci fosse il medico. Io e mio marito stavamo per dare il via alla battaglia più importante della nostra vita. Non sapevano a quali ostacoli saremmo andati in contro durante questo cammino ma una cosa era certa: come ogni precedente battaglia avremmo vinto noi.
  • Emh... scusate - ci richiamò all’ordine il medico. Che gran figura di.... - a quanto ho potuto vedere deduco che siate disposti a fare un tentativo giusto? - ero rossa in viso per la vergogna, non era da me esibirmi in pubblico in quel modo ma cosa potevo farci se ero felice?
  • Assolutamente si, vogliamo tentare il tutto per tutto! - rispose Robin parlando anche per me.
  • Bene... ho qui una lista delle possibili madri surrogate, potete prendervi qualche tempo per decidere e...
  • Non ce ne sarà bisogno! So già chi è la donna perfetta per portare a termine questo lavoro.
***
  • allora, adesso che siano soli, vorresti gentilmente illuminarmi? - chiese Robin mentre eravamo in viaggio verso Storybrooke - perché non hai voluto prendere in considerazione la lista che ci ha gentilmente concesso il dottore?
  • Sveglia Robin! Forse perché nessuna di loro fa al caso nostro? - possibile che non ci arrivasse?
  • E scusami se mi sfugge l’ovvio ma.... da cosa lo deduci?
  • Ma davvero non ci arrivi? - scossi la testa rassegnata - nel caso te ne fossi dimenticato io ho la magia! Se questa gravidanza andasse in porto, le possibilità che nasca un bambino con poteri magici sono assai elevate. Nessuna di quelle donne, vivendo nel mondo reale, ha poteri magici o conosce l’esistenza della magia, pertanto siamo costretti ad escludere la cosa a priori. E poi come ho già detto poco fa ho già la donna perfetta per portare avanti questo compito.
  • E chi sarebbe? La cosnosco?
  • La conosci molto bene: è Emma!
  • Emma! La nostra Emma? Emma Swan? - ok era ufficiale, la notizia della possibile paternità gli aveva fritto il cervello.
  • Quante altre Emma conosci? Certo che parlo della nostra Emma!
  • E pensi che ci aiuterà?
  • Ne sono sicura! Io e lei ci siamo odiate agli inizi ma abbiamo trasformato l’odio l’una per l’altra in qualcosa di speciale... unico oserei dire. Da quando è nata la nostra amicizia non abbiamo fatto altro che sostenerci e aiutarci a vicenda. Era con me quando ho sconfitto la mia metà malvagia, ero con lei quando ha perso il suo uomo... ci siamo sempre spalleggiate l’un l’altra, questa volta non sarà diverso. - feci una pausa - E poi lei ha già avuto altre gravidanze, le ha portate tutte a termine eccetto una, sa già quello che deve aspettarsi. Non è come chiederlo ad una novellina.
  • I suoi bambini sono tutti cresciuti ormai, pensi davvero voglia rimettersi in pista tra nausee, visite specialistiche e sopratutto che voglia affrontare nuovamente la questione parto? C’ero quando è nato Roland e posso assicurarti che per Marian non è stato affatto piacevole.
  • So cos’è un parto non sono mica stupida e poi se parli così di Emma è evidente che non la conosci affatto! Io la conosco perfettamente a differenza tua e posso dirti con assoluta certezza che non si tirerà indietro, Emma ci aiuterà. - credevo di conoscere sul serio la mia migliore amica ma a quanto pare mi sbagliavo. Qualche giorno dopo, mentre eravamo da Granny per un aperitivo, mi resi conto di non conoscerla affatto. A quanto pare Robin aveva ragione.
  • Allora??? Qual’è la cosa di cui dovevi assolutamente parlarmi di persona che non poteva aspettare? - mi chiese non appena ci sedemmo a tavola. Non aveva la che ben minima voglia di uscire quella mattina, diceva non sentirsi tanto bene ma io sapevo che era solo una scusa... ultimamente la utilizzava spesso. Stava male per via della lontanza di Uncino e di conseguenza si stava isolando. Farla uscire di forza non era solamente un pretesto per parlarle di me ma anche per aiutarla a superare le sue pene d’amore.
  • Prima parliamo di te! Come ti senti?
  • Prossima domanda? - rispose ironicamente per poi distogliere lo sguardo da me e giocherellare con una bustina di zucchero. Quando fa così vuol dire che la turba qualcosa ma non vuole ammetterlo.
  • Che c’è Emma! Ti si legge negli occhi che qualcosa non va. - alzò il sopracciglio come a volermi dire: “non ti sembra ovvio?” - È per uncino non è vero? - il suo silenzio fu come una conferma. - Lo hai sentito oggi? Che dice?
  • Cosa può dire secondo te? Che gli manco, mi ama e non vede l’ora di vedermi. - rispose con entusiasmo pari a zero.
  • E lo dici così? Il tuo uomo ti dice che ti ama e tu non sei contenta? - certe volta era davvero difficile capire cosa passasse per la sua testa.
  • Ma certo che sono contenta ma sono stufa di sentirmi dire sempre le stesse cose... mai una volta che chiamasse per dirmi “ tesoro preparati che sono di ritorno.” Mi sono stufata di questa situazione Regina, non mi basta più un “ci vediamo presto” io lo voglio qui e lo voglio qui adesso. Non... non posso aspettare. non più.
  • Quanto manca al suo ritorno? - sarebbe stato fiori un mesetto all’incirca e erano già passate due settimane e mezzo dalla sua partenza. Pur sapendo già la risposta feci ugualmente la domanda, volevo farla parlare un po’, ma mai mi sarei aspettata di vederla sull’orlo di una crisi di pianto. Emma Swan non fa trasparire le sue emozioni così facilmente e sopratutto non le fa trasparire in pubblico. La vidi respirare profondamente e lo capii che avevo appena toccato un’argomento scomodo. - Emma, Emma tranquilla non devi rispondermi per forza se non vuoi. - forse il mio tentativo di farla stare meglio era pietosamente fallito. - cambiamo argomento ok? Ti piacerebbe sapere cos’ho di tanto importante da dirti? - ci mise un po’ a rispondermi, stava cercando di far rientrare il pericolo lacrime, ma non appena si fu leggermente ripresa annuì e lasciò a me la parola: era il momento della verità. - Beh... sai già che sono andata a New York per la visita di controllo e sai anche che mi hanno considerata guarita al 100%, quello che non ti ho detto però è che... - andare al sodo o girarci intorno? Quella era la domanda che mi stava affliggendo. Non volevo sbatterle in faccia la mia felicità in un momento per lei difficile ma non volevo neanche ammorbarla con inutili giri di parole. Cosa avrei dovuto fare? Beh ragionandoci arrivai alla conclusione che la notizia in un modo o nell’altro le andava data, tanto valeva essere diretti. - beh... ho fatto degli accertamenti fuori programma ed hanno portato alla conclusione che con un po’ di fortuna posso avere un figlio biologicamente mio. - ecco lo avevo detto. Ora mancava solamente la parte più difficile di tutte ovvero chiederle aiuto.
  • Ah ok.... - disse in un primo momento senza neanche guardarmi in faccia. Non si scompose minimamente e stavo per rimanerci seriamente male per il suo menefreghismo ma poi la vidi sbarrate gli occhi e guardarmi incredula esclamando un: “COSAAAAAAAAAAA?!?!?” E li capii che la notizia le era giunta alle orecchie con un leggero ritardo. - Co... Coooooosaaaaa??? Ti... ti dispiacerebbe ripetere? - avevo finalmente la sua più completa e totale attenzione, ero riuscita addirittura a farle dimenticare momentaneamente il suo adorato Jones.
  • C’è una possibilità che io riesca a concepire un figlio tutto mio. O meglio... - era giunto il momento di informarla anche dell’altra parte della notizia. Peccato che mi anticipò.
  • Mah... mah è... È UNA COSA FANTASTICA REGINA!!!!! - corse ad abbracciarmi - O MIO DIOOOOO! O MIO DIOOOOOO! O MIO DIOOOOOOOOOO! SONO COSÌ FELICE PER TE! Lo sapevo! Lo sapevo che prima o poi avresti ottenuto il tuo lieto fine! - non vedevo un sorriso sul suo volto da parecchi giorni ormai, ero felice di esserne riuscita a strappargliene uno. - Robin? Cosa ne pensa Robin? È felice vero? Avete già iniziato a... si beh hai capito no? A metterlo in cantiere? - mi diede una gomitata sorridendo maliziosamente. Incredibile come le fosse cambiato l’umore.
  • Beh Robin è più felice di me direi - risi - è al settimo cielo solo che... beh Emma vedi, non ti ho ancora detto una cosa: posso tentare ad avere un bambino biologicamente mio ma non con i mediti tradizionali. La pozione che ho bevuto in passato ha compromesso il mio sistema riproduttivo pertanto non posso portare avanti la gravidanza. Il dottore ci ha consigliato di procedere con una fecondazione in vitro e di affidarci ad una madre surrogata che avrà il compito di portare avanti la gravidanza al posto mio.
  • Mi sembra un’ottima alternativa! - rispose prontamente - si, la gravidanza può essere bella per certi punti di vista ma è anche molto stressante credimi... nause di giorno, nause di notte, nause perenni.... per non parlare delle continue analisi, visite, il dover mangiare sano, il sentirsi stanchi, goffi... ingrassare a dismisura riducendo il tuo corpo come mai avresti creduto e poi il parto che lo dice la parola stessa quello che può essere. Te lo assicuro Regina non è niente di...
  • Ok ok ok, credo di aver afferrato il concetto! - dissi ironica ma spaventata allo stesso tempo. In mezzo secondo aveva distrutto tutto quello che di meraviglioso avevo sentito dire sulla gravidanza e la cosa mi spaventò parecchio. E se non avesse voluto aiutarmi? Ma noooo, lei è Emma Swan, la mia amica... non si tirerebbe mai indietro.
  • Dai che scherzavo.... cioè non esattamente ma ho ingigantito un po’ la cosa - sorrise anche se quel sorriso nascondeva non so che di misterioso - non preoccuparti di non essere tu a portare avanti la gravidanza, l’importante è che tu realizzi il tuo sogno e credimi Regina, sono sicura che ci riuscirai al più presto. - tornò a sedersi al suo posto - Voglio assolutamente sapere i dettagli! Sai già chi è la donna che avrà il privilegio di portare in grembo mio nipote? Devo fare quattro chiacchiere con lei sull’essere responsabile durante tutta la gestazione e sopratutto devo conoscerla bene per poter spupazzare il mio nipotino come si deve! - A quelle parole ricordo di aver pensato “avanti Regina:ora o mai più”
  • Ehm... Emma?!?! Ha proposito di questo...
  • Ancora non hai preso una decisone.- alzò gli occhi per aria - Cosa stai aspettando è?
  • stai sbagliando! In realtà ho trovato la persona perfetta è solo che...
  • Solo che? Aspetta non dirmelo! Non mi piace la persona in questione ho indovinato?!?! - la vidi pensarci su e successivamente guardarmi sconvolta. Che avesse capito? - No! Non mi dire.... non dirmi che è Zelina! Regina come... - certo che il suo super potere delle volte fa davvero schifo! - Come puoi pensare che sia lei la persona perfetta per questo compito è ? È esattamente l’opposto fidati: non è per niente adatta a portare avanti la tua gravidanza... come accidenti ti è venuta in mente una cosa del genere è? - Killian doveva tornare a casa il più presto possibile! Quella ragazza aveva urgente bisogno di passare una serata in compagnia del suo uomo e sfogarsi per bene: stava diventando decisamente troppo nevosa.
  • Ti vuoi calante? Stai attirando l’attenzione e fidati è l’ultima cosa che voglio. Non ho scelto Zelina ma come ti è venuto in mente di pensare a lei! Abbiamo chiarito e tutto quello che vuoi ma non è lei la persona perfetta.
  • Se non è lei allora chi sarebbe scusa?
  • Ma davvero non ci arrivi???? Tu! Tu sei la persona giusta Emma!!!! - lo dissi di getto... neanche mi accorsi di averlo detto in realtà ma ormai lo avevo fatto e non potevo più tornare indietro. Si ammutolì di colpo. Tutta la parlantina avuta fino a quel momento venne spazzata via dalla mia risposta. Aveva la bocca spalancata e continuava a fissarmi come se avessi detto la cavolata più grande della mia vita. Ma davvero non c’era arrivata? Pensava davvero che per un compito così importante avrei scelto la prima che mi sarebbe passata davanti? - ebbene sì! Ho pensato a te! Sei la mia migliore amica, abbiamo condiviso tanto insieme e poi so che sei l’unica di cui posso fidarmi ciecamente.
  • Re... Regina io.... io.... - divenne improvvisamente bianca in volto. - io... torno subito! - si alzò come una furia dalla sedia e prese la direzione del bagno. L’avevo scioccata fino a tal punto? Rimasi al mio posto e aspettai che tornasse. Ci mise qualche minuto ma poi eccola tornare da me. Era più bianca di prima e la cosa iniziava a farmi agitare parecchio.
  • Emma... ti... ti senti bene? Non hai una bella cera.
  • Sto benissimo tranquilla. Avevo bisogno di un paio di minuti per metabolizzare la cosa.
  • Allora? Che mi dici???? - ci fu una lunga pausa
  • tu seriamente credi che io sia la persona più indicata? Non.. non fraintendermi, mi fa davvero piacere che mi abbia pensato, ma credo che tu stia facendo uno sbaglio.
  • Non credo, sono più che convinta di quello che dico. Sei l’unica di cui mi possa fidarmi ciecamente come ho già detto, non metterei mio figlio nelle mani di nessun’altra se non te. Sei la scelta giusta fidati, ne sono convinta. - la vidi distogliere lo sguardo da me e iniziare a fissare il pavimento. Ebbi una brutta sensazione che purtroppo nel giro di poco si rivelò essere vera. - mi aiuterai non è vero? - le chiesi sperando di riuscire ad avere almeno un contatto visivo per capire qualcosa in più. Niente da fare, non alzò lo sguardo ne tantomeno rispose, se ne stava lì, ferma a fissare il pavimento e giocherellare con le dita. Lo fa solo quando è nervosa e quello fu un chiaro segnale che le cose stavano decisamente andando a rotoli. - Emma.... Emma per favore rispondimi....vuoi aiutarmi in questa cosa? - la mia era una supplica più che una richiesta: ero a pochi passi da un sogno, non potevo perdere quell’opportunità.
  • Mi... mi dispiace! - disse con un filo di voce che a malapena riuscii ad udire - non... non posso Regina... scusami. - solo nel chiedermi scusa alzò lo sguardo per guardarmi in viso: stava piangendo. Forse non era detta l’ultima parola. Forse potevo ancora convincerla.
  • Perché? Perché non puoi? - era una domanda lecita dopotutto. Mi aveva appena detto di no ad una cosa per me di fondamentale importanza: avevo tutto il diritto di sapere le motivazioni che l’avevano portata a dire di no.
  • Non insistere ok? Non posso e basta! - si sforzò di non piangere ma il risultato fu solo quello di risultare più dura nei modi di porsi. Mi si spezzò il cuore ve lo giuro: la mia migliore amica mi stava abbandonato proprio ad un passo dalla realizzazione di un sogno e senza neanche uno straccio di spiegazione. Non potevo credere a quello che stava succedendo, dovevo stare sognando... per forza... non poteva essere altrimenti.
  • Non credi che una minima spiegazione mi sia dovuta? Perché Emma! Perché mi stai voltando le spalle è? Perchéèèè!
  • Non insistere per favore! Ti ho detto che non posso essere io la donna che stai cercando.
  • Non puoi o non vuoi? Emma... - non mi degnò neanche di uno sguardo e fece per andare via. La lasciai passare ma non appena la sua mano sfiorò la maniglia della porta d’ingresso della tavola calda la bloccai con la magia trattenendola.
  • Lasciami andare! - disse leggermente alterata per i miei modi poco cortesi. Forse stavo sbagliando ma io avevo bisogno di urlare la mia rabbia a qualcuno e quel qualcuno era proprio lei.
  • No! Non ti lascio andare.... voglio parlare con te!
  • Non cambierà niente se parleremo! La mia risposta non cambierà!
  • Voglio sapere perché! Voglio sapere perché diamine mi stai facendo tutto questo! Merito una spiegazione dannazione non credi? - sospirò rassegnata... forse l’avevo convinta a parlarmi.
  • Io non posso... mi dispiace devi credermi ma è così.... devo prima parlarne con Killian. - Killian! Giusto! Perché non ci avevo pensato prima. Era solo quello il problema? Parlarne prima con lui? Mi aveva fatto morire di crepacuore inutilmente quella testa dura. Se me lo avesse detto subito non saremmo mai arrivati a questo punto.
  • E io chissà che mi credevo! - le sorrisi - per un momento pensavo che volessi seriamente voltarmi le spalle e non darmi neanche un briciolo di spiegazione. Parla pure con tuo marito, è giusto che tu lo faccia, ma appena avrete affrontato l’argomento ti prego chiamami ok?
  • Forse mi sono spiegata male... Regina ascolta per favore: non devo parlare con Killian di questa tua richiesta: purtroppo non posso sul serio aiutarti in quello.
  • Mah... Ma tu hai appena dett...
  • Che ne devo parlare con Killian, lo so. Ma non mi riferivo alla tua richiesta bensì al motivo per cui non posso farlo. - Delusa... ero totalmente delusa, ferita... non me lo sarei minimamente aspettata da lei e in quel momento, complice il mio stato d’animo, cercando di far valere la mia opinione e sperando di impietosirla per farle cambiare idea, feci l’ultima cosa che mai avrei pensato di farle: iniziai a rinfacciargli tutto quello che avevo fatto per lei.
  • Dovevo aspettarmelo...per la regina cattiva non potrà mai esserci un lieto fine...
  • Regina ti prego non dire c...
  • Stai zitta ok? Non venirmi a fare la paternale perché non puoi assolutamente permettertelo Swan! Tu non sai come ci si sente ad essere a tanto così - feci un gesto con la mano - dalla felicità e poi vedertela sfuggire dalle mani in neanche mezzo secondo.Per quanto tu possa decantare che la tua vita abbia sempre fatto schifo non hai nulla di cui lamentarti: hai un marito che ti ama e 4 figli che sono la tua soddisfazione più grande. Sei una mamma, hai il dono più bello che una donna possa ricevere dalla vita ed è proprio per questo che non capisco come tu possa essere così meschina. Hai sempre aiutato tutti, hai messo in repentaglio la tua stessa vita per salvare persone di cui non conoscevi neanche l’esistenza e per una volta che vengo io a chiederti aiuto, la donna che hai sempre decantato come la tua migliore amica, mi volti le spalle senza neanche un briciolo di spiegazione logica?!?!?! NON È GIUSTO! - scoppiai.
  • Io... - non avevo nessuna voglia di sentire le sue stupide motivazioni, non più almeno e senza lasciarla parlare continuai imperterrita a buttarle veleno addosso.
  • Lo ammetto è un grande favore quello che ti ho chiesto, ne sono più che consapevole, ma non mi sembra di averti chiesto la luna! Un impegno per te di nove mesi che avrebbe portato me ad essere felice per tutta la vita. - feci una pausa - ma che ne vuoi sapere te di quello che significa... tu hai tutto e neanche te ne accorgi. La vita ti sorride, la fortuna è dalla tua parte e quelle rare volte che ti trovi vicina al precipizio c’è sempre chi è al tuo fianco e ti tira indietro. Killian, i tuoi genitori.... me! Eh già, proprio così. Tra coloro che ti hanno parato sempre il culo ci sono proprio io: l’amica che tu hai volutamente cestinato. Quante cose ho fatto per te in questi anni è?!?! Quante Emmaaaaa??? Te lo dico io: tante. Ho accettato che vedessi Henry quando ancora ci odiavamo nonostante sapessi che saresti stata una minaccia per il sortilegio lanciato, ti ho protetta quando l’oscurità ti ha divorato impedendoti di macchiare il tuo cuore per sempre, ho aiutato i tuoi genitori ad uscire dall’incantesimo del sonno della fata nera perché, come hai ammesso tu stessa, da sola non ci saresti riuscita e non per ultimo sono scesa fino all’inferno per te Emma, Letteralmente! E ricordi vagamente a cos’ha portato questo????
  • No... regina ti prego no....
  • Robin è morto Emma! Robin è morto per la malsana idea che ho avuto di volerti aiutare a tutti i costi! Ora sta bene fortunatamente ma lo avevo perso. Avevo perso il mio vero amore per rendere felice la mia migliore amica. - Non glielo avevo mai rinfacciato, sapevo che non era assolutamente colpa sua, ero stata io a decidere di aiutarla in quella missione suicida, eppure in quel momento volevo ferirla. Ci riuscii in pieno. Scappò via dal locale a gran velocità con le lacrime che silenziosamente le rigavano il viso. Aveva cercato di trattenerle fino all’inverosimile pur di farmi credere che quelle parole non l’avessero minimamente scalfita ma a me non poteva darla a bere, la conoscevo come le mie tasche, il suo sguardo parlava chiaro: con quelle parole l’avevano totalmente annientata.
POV EMMA
Non avrei retto un secondo di più. Nell’esatto momento in cui sentii la prima lacrima rigarmi il viso non feci altro che prendere la mia giacca e correre via il più lontano possibile. Mi aveva ferita fino all’inverosimile, mi aveva letteralmente sputato addosso tutto quello che finora non aveva mai avuto il coraggio di dirmi. Mi fece male ogni singola parola che uscì dalla sua bocca ma più di tutti mi compi il fatto che, anche se ormai quello era il passato, mi riteneva la causa della morte del suo uomo. Andai a rifugiarmi nel bosco, non volevo che gli altri, in primis i miei figli, mi vedessero in quello stato... volevo restare da sola. Trovai un rifugio abbastanza isolato a nord della foresta, mi sedetti su una roccia e mi misi a guardare le nuvole nella speranza di distrarmi e non pensare... fu inutile: nella mia mente c’era solamente l’immagine di Regina che mi guardava con disprezzo e le sue parole strazianti. “Basta Emma! Pensa ad altro” ricordo di aver pensato ma anche sforzandomi di pensare ad altro il mio stato d’animo non cambiò: finii per pensare a Killian, a quanto mi mancasse e alla situazione bizzarra che stavo vivendo e di conseguenza mi buttai ancora più giù. Sarebbe potuto accadere di peggio? Certo che sì! Improvvisamente lampi accecanti iniziarono ad illuminare il cielo e a questo poco dopo si aggiunsero, potevo vederlo in lontananza, tremolii di luci nella città. “Ci manca solamente il temporale!” Ma quale temporale, il mio sguardo qualche minuto dopo si posò sulle mie mani e li appresi che non vi era nessun temporale in arrivo: dalle mie mani uscivano incontrollate scintille di magia. Ero io a quanto pare la causa dei problemi elettrici che stavo vedendo verificarsi in città. Mi era già capitato in passato, quando venni manipolata dalla regina delle nevi e la cosa, ricordo, non fu affatto piacevole. Distrussi parte della stazione dello sceriffo e come se non bastasse ferii Henry, non potevo permettere che accadesse di nuovo. Perché? Beh... Come mi è stato detto anni fa, la magia si manifesta in base alle emozioni che si stanno provando al momento, pertanto se avessi perso il controllo della magia molto probabilmente la città sarebbe stata rasa al suolo. È la mia famiglia, Killian in particolare modo, che riesce sempre a farmi ragionare e farmi vedere il mondo da un’altra prospettiva... è lui che sarebbe stato in grado di calmarmi in quel momento ma purtroppo lui non era lì, era lontano da me e non sapevo quando accidenti sarebbe tornato. La sua lontananza mi rendeva nervosa e irascibile e sommato alla litigata con la mia migliore amica la cosa non fece altro che incrementare rabbia e di conseguenza magia. Nessuno mi avrebbe riportata indietro questa volta pertanto avrei dovuto agire da sola: dovevo trovare al più presto un modo per controllarmi. Fortunatamente non occorre aspettare molto, ebbi subito l’idea perfetta: il bracciale di Zelina, con quello di che avrei evitato ogni tipo di problema magico. Corsi a casa a gran velocità e mi recai dritta nel capanno: il bracciale era lì, dovevo solamente trovarlo. “Bingo!” Esultai non appena ci riuscii ma non appena lo misi al polso l’entusiasmo del momento finì: il bracciale non funzionava come avrebbe dovuto... dalle mie mani continuava ad uscire magia come se niente fosse. Presi l’altro, erano due in realtà i bracciali che avevamo conservato e lo misi all’altro polso: la cosa migliorò notevolmente ma dalle mie mani continuava ancora a zampillare. Venni presa dallo sconforto più totale e ripresi a piangere. Piansi senza un motivo effettivo stavolta.... o meglio un motivo c’era ma nessuno, a parte me, ne era ancora al corrente.
***
Qualche settimana prima...
Killian era partito da soli tre giorni ma a me sembrava essere già passata un’eternità. Sarebbe dovuto star via per un mese e per quanto mi sforzassi di pensare positivo, autoconvincendomi che trenta giorni sarebbero passati in fretta, mi ritrovavo sempre in camera a piangere con in mano una delle sue giacche di pelle. Sembra ridicolo lo so e in effetti se qualcuno mi avesse vista in quelle condizioni mi avrebbe definita sicuramente ridicola, ma a me poco importava: annusare la sua giacca, cosparsa del suo profumo, mi faceva sentire bene.... si beh... per circa uno o due minuti almeno... poi riprendevo a piangere come una bambina. Mi mancava tutto di lui: i suoi buongiorno, i suoi abbracci, i suoi baci... solo a ripensarci adesso mi viene ancora il magone alla gola. Sentivo il bisogno irrefrenabile di averlo lì accanto a me ma purtroppo questo era fuori discussione: lui non c’era. Provai ad andare avanti con la mia vita facendo finta di nulla per non destare sospetti ma non ottenni ottimi risultati: andavo a lavoro, facevo la spesa, prendevo un caffè con le mie amiche di tanto in tanto e quando i ragazzi rientravano a casa mi dedicavo a loro. Una volta quelle tre piccole pesti mi avrebbero sicuramente impedito di pensare a cose negative visto la loro tenera età e le continue attenzioni di cui avevano bisogno, ma ora sono cresciuti e a parte il preparargli la cena sono autosufficienti e non hanno di certo bisogno della loro mamma. Anche pensare a loro ormai cresciuti mi fece piangere, e per piangere intendo un vero fiume di lacrime, e la cosa mi preoccupò parecchio: che accidenti mi stava succedendo? Era la mancanza di Killian a farmi questo effetto o mi stavo rammollendo tutto d’un tratto? Non so spiegare con esattezza cosa mi stesse succedendo ma sembrava quasi che tutte le lacrime mai versate da bambina le stessi versando in quel momento. Come facilmente intuibile tutti si resero conto che non stavo affatto bene: quale persona sana di mente si rinchiuderebbe per ore nella sua camera, isolandosi dal resto del mondo per non dover parlare con nessuno, se non avesse avuto problemi? Ve lo dico io: nessuna. In tanti cercarono di indagare sul mio stato d’animo: i miei, regina, i ragazzi... ma a nessuno di loro risposi con sincerità. Mi limitavo a dire che era tutto ok facendo cadere così l’argomento sul nascere. Solo Chloe, povero amore mio, provò ad insistere un po’ di più, abbiamo un legame invidiabile noi due ed era palesemente preoccupata per me, solo che... beh non lo so che mi prese quel giorno: resistetti per circa cinque minuti al suo interrogatorio poi le gridai di lasciarmi in pace lasciandola letteralmente a bocca aperta. Bene... non solo piangevo come una bambina, iniziavo anche a comportarmi come una psicopatica.
Le cose non migliorarono i giorni seguenti anzi... ogni giorno che passava i miei sbalzi d’amore e le crisi aumentavano sempre di più, facevo fatica a controllarmi e questo mi convinse a prendere una decisione: decisi di farmi una sana chiacchierata con il caro amico grillo! Presi appuntamento per il l’indomani ma vi anticipo già che non presenziai all’incontro. Come mai? Beh tutte le risposte che cercavo arrivarono alle mia mente qualche ora dopo aver riagganciato il telefono.
Avevo appena terminato il mio turno alla stazione, era ora di pranzo e come spesse volte capita accettai l’invito di mio padre a pranzare insieme. Andammo da Granny e dopo aver dato un’ occhiata veloce al menù, che tra l’altro penso di conoscere a memoria, ordinai il mio solito formaggio grigliata aggiungendo anelli di cipolla, una birra e per finire un bel tiramisù. Non ero solita rimpinzarmi così ma quel giorno avevo una fame da lupi.
  • hai intenzione di mangiare anche la carta del menù? - ironizzò mio padre vedendo con quanta voracità stavo ingurgitando quello che avevo davanti. - sembra che non mangi da una vita!
  • Ho una fame che neanche immagini! - mi limitai a dire per poi continuare a concentrarmi sul cibo. Spazzolai tutto in pochi minuti e per concludere in bellezza ordinai anche un caffè con tanto di panna. Mio padre aveva gli occhi fuori dalle orbite dallo stupore. - Tranquillo che pago io! - dissi scherzando facendo finta che il suo sguardo bizzarro fosse dovuto al conto che la cara nonnina ci avrebbe consegnato. Incredibile... mi era tornato anche il buon umore. “Hanno ragione quelli che dicono che il cibo risolve ogni cosa” dissi tra me e me. Mi sentivo bene... rinata, o almeno così credevo... il tempo di tornare a casa che ecco i postumi del pranzo iniziare a farsi sentire. Iniziai con un lieve bruciore di stomaco che minuto dopo minuto aumentò sempre di più per poi arrivare, neanche un quarto d’ora dopo, a rimettere anche l’anima e ad avere un enorme cerchio alla testa. Forse non era poi così vero che il cibo aiuta... io stavo di gran lunga meglio prima. Per tutto il pomeriggio rimasi incollata al bagno di casa mia e quando ebbi la brillante idea di prendere un medicinale per alleviare i miei dolori di stomaco ebbi la “grande fortuna” di rimettere anche quello. La mia avventura negli inferi, avvenuta qualche anno prima, era oro in confronto al calvario che stavo vivendo. Solo verso sera la situazione sembrò migliorare, ormai non avevo più nulla di buttare fuori ma in compenso mi rimase quel lancinante mal di testa. Mi stesi sul divano, completamente priva di forze e provai a rilassarmi per cinque minuti. Non avevo fame ma la cena era comunque già pronta: quando i ragazzi sarebbero rientrati avrebbero dovuto solamente aprire il frigorifero. Chiusi gli occhi per trarre un po’ di sollievo e fu così che caddi addormentata. Dormii per un paio d’ore, verso le dieci o giù di lì venni svegliata in malo modo dalle urla delle mie figlie.
  • Eddai Chloe, non l’ho mica fatto di proposito. Chloe aspetta... Chloe... CHLOEEE FERMATI DANNAZIONE, TI STO PARLANDO!
  • NON TI È BASTATO METTERE LE MANI NELLE MIE COSE? ADESSO VUOI ANCHE DARMI ORDINI?????
  • Eddai non esagerare ora!!!
  • Ra... ragazze per favore - dissi con un filo di voce portandomi le mani alle tempie. Ma di tanto mondo proprio a due metri da me dovevano venire ad urlare?
  • Che vuoi si può sapere?
  • Era un’emergenza, non potevo farne a meno!
  • Un’emergenza di tre giorni Leila? In tre fottutissimi giorni non sei riuscita mezza volta ad uscire di casa alla ricerca di un supermercato?
  • Ragazze ve lo chiedo per favore... - provai di nuovo ma con lo stesso medesimo risultato.
  • Non capisco perché ti scaldi così tanto! Te li ricomprerò domani!
  • Perchè mi scaldo? Non te lo immagini?PERCHÉ NE HO BISOGNO ORA MA NON CE NE SONO PIÙ ACCIDENTI! LI HAI FINITI TUTTI! Ho appuntamento con Erik e le mie amiche tra meno di un’ora e devo ancora docciarmi; non ho assolutamente tempo per andare a... - Mi portai le dita alla bocca e lanciai un fischio che molto probabilmente lo sentirono perfino i miei nel loft. Si ammutolirono di colpo.
  • Grazie per la gentile attenzione signorine! - dissi con un briciolo di ironia continuando a tenermi la testa.
  • Mamma ti senti bene? - Chloe mi corse immediatamente incontro seguita a ruota da sua sorella.
  • Ad essere onesti stavo meglio prima che iniziaste ad urlare ma ditemi... - dissi mettendomi seduta anche se con molta difficoltà - volete gentilmente illuminarmi del motivo del vostro show?
  • In pratica qualche giorno fa...
  • Perché lei mamma non fa altr...
  • STOOOOOPP! - le bloccai ancora una volta - Non capisco nulla così! una alla volta per favore.
  • Sono entrata nel suo bagno e ho usato le sue cose. - spiegò Leila innocentemente. - non ci vedevo alcun motivo per cui strillare in quel modo.
  • Raccontalo meglio! - sospirò spazientita sua sorella - Te lo spiego io mamma! Mi ha rubato tutti i tampax questa stupida e non mi ha detto che li aveva finiti! ora che servono a me ne sono a corto e non so come accidenti fare, permetti che sia arrabbiata? Devo essere ad una festa tra poco e non so c.... - si bloccò per circa un paio di secondi. Aveva appena trovato la soluzione al suo problema - TROVATO! Ma perché non Ciò pensato prima! Ti prego mamma dimmi che ne hai uno! Mi salveresti davvero la vita!
  • Ma certo che ne ho! Non penserai mia che io sia andata in menopa.... - oh cacchio... solo in quel momento mi resi conto che eravamo a fine mese e che ancora non avevo avuto il mio ciclo. Che fossi entrata in menopausa sul serio? Mmmh lo escludevo: con il corpo fermo alla “tenera” età di 30 anni era assai difficile. Allora come si poteva spiegare la cosa? e se...??? No non era possibile, forse la menopausa dopotutto era la spiegazione più sensata.
  • Mamma tutto ok? - ad interrompere i miei pensieri fu nuovamente Chloe la qual stava aspettando una mia risposta.
  • Emh si sì certo! Mi ero distratta un attimo, scusa! Comunque sono nel bagno della camera da letto: secondo cassetto sulla destra.
  • Grazie grazie grazie grazie mamma!!! Sei la numero uno! E tu, mia dolce sorellina, ritieniti fortunata. - si allontanarono entrambe lasciandomi con in mente un pensiero fisso. Un pensiero assai assurdo ma al tempo stesso possibilissimo. Non ci dormii la notte, mi girai e rigirai nel letto pensando a quando, nel caso fosse stata vera la mia seconda ipotesi, potesse essere accaduto ma non mi venne in mente niente se non l’ultima nostra litigata sfociata poi in una notte di sana passione. Ricordo che siamo stati attenti, dalla nascita di Liam lo siamo sempre stati in realtà, era impossibile che fosse successo di nuovo. riuscii a restarmene a letto fino alle sette del mattino dopodiché, inventando una scusa con Leila e chiedendole di tenere gentilmente suo fratello, uscii di casa e mi misi in viaggio verso una farmacia. Andai però qualche km oltre il confine della città, volevo che nessuno qui in zona sapesse e dopo aver preso tutto ciò che mi serviva mi fermai alla stazione, visto che a quell’ora era ancora deserta e provai ad escludere quel pensiero che ormai mi stava trapanando il cervello. Furono i cinque minuti più lunghi della mia vita, avevo terrore a guardare quel maledetto bastoncino di plastica ma al tempo stesso volevo sapere... volevo escludere definitivamente questa possibilità. “Forza e coraggio Emma, vedrai che non è ciò che pensi” mi ripetetti a mente più e più volete nella speranza di trovare coraggio “ Respira e conta fino a tre!” Uno... due... tre... POSITIVO! “Merda!!!” Ero incinta... di nuovo. E ora???? Ebbi un attacco di panico in piena regola e Dio solo sa come riuscii a riprendermi senza chiedere aiuto. Non potevo essere incinta, non dopo dodici anni dall’ultimo figlio. Se ne avessi voluto un’altro non avrei di certo fatto aspettare tutto questo tempo non trovate? Leila andava per i 20 ormai, Chloe ne aveva 15 e Liam 12... per non parlare di Henry che ormai aveva l’età giusta per diventare padre. Ormai anno dopo anno prendevo sempre di più in considerazione la possibile idea di diventare nonna. Mi faceva davvero strano pensarlo e non ero poi così tanto propensa alla cosa eppure dopo la scoperta di quella mattina avrei preferito di gran lunga che fosse venuto Henry a dirmi che sarebbe diventato papà piuttosto che scoprire di stare per diventare mamma di nuovo. Non che discriminassi il frutto dell’amore mio e di Killian è solo che era tardi adesso per ricominciare da capo. Avevamo perso la mano con pannolini e pappe e poi... beh se Killian non avesse preso di buon occhio la cosa? che cosa avrei fatto se avesse deciso di non crescere questo bambino? Non ce l’avrei fatta ad andare avanti da sola... non ce l’avrei fatta a vivere senza di lui. Non sapevo davvero dove mettere mani per risolvere la cosa decisi quindi di non fare nulla e aspettate il ritorno di Killian per prendere, insieme, qualsiasi decisione.
***
Ebbene si! Ero incinta e a quanto pare gli ormoni stavano decisamente prendendo il sopravvento su di me. Approfittai che i miei ragazzi non fossero ancora rientrati per rifugiarmi come al mio solito nella mia camera ma questa volta mi chiusi anche chiave. Non avevo ancora detto a nessuno della mia situazione, volevo fosse Killian il primo a saperlo e di conseguenza non volevo farmi vedere così provata. Il nervosismo mi stava portando ad avere nausee continue ma dovevo assolutamente nascondere la cosa ancora per un po’. Non sarebbe stato per nulla semplice, la mia uscita di scena da Granny qualche ora prima era stata orrendamente teatrale. Menomale che Regina era impegnata ad inveirmi contro in quel momento perché altrimenti mi avrebbe sgamata all’istante. A proposito di Regina... avevo fatto un vero casino con lei. Ero felicissima della notizia che le era stata data, dopo tanti sacrifici sarebbe finalmente diventata mamma, ma non mi aspettavo minimamente quella sua richiesta d’aiuto. Voleva che l’aiutassi a coronare il suo sogno, di tante persone esistenti sulla faccia della terra voleva che fossi io a portare in grembo il suo bambino, si fidava ciecamente di me e io come una stronza insensibile l’avevo delusa. Le dissi di no senza neanche pensarci su perché sapevo che sarebbe stato matematicamente impossibile visto la condizione in cui mi trovavo ma lei non lo sapeva, non glielo avevo detto e giustamente ha interpretato il mio no come una mancanza di volontà o peggio ancora come un atto di menefreghismo. Capisco che si sia alterata, forse lo avrei fatto anche io, ma un conto è alterarsi e chiedere spiegazioni e un conto è sputare veleno gratuitamente. Fui tentata di chiamarla, ero talmente arrabbiata e delusa che volevo ripagarla con la sua stessa moneta e allo stesso tempo farle capire che il mio no aveva un senso: volevo farla sentire uno schifo dicendole che aveva appena preso a calci nel culo una donna incinta, ma non appena presi il telefono in mano cambiai idea, ripresi a piangere e feci l’unica cosa che riusciva a tirarmi un pochino su: presi la giacca di Killian e abbracciata ad essa, inebriandomi del suo profumo, nonostante fosse ancora pomeriggio mi addormentai.
***
POV REGINA
La vidi scappare a gambe levate e in quello stesso momento mi resi conto di aver fatto una gigantesca cazzata. Ma come mi era venuto in mente di inveirle contro in quel modo? Ero rimasta parecchio delusa dal suo rifiuto, lo ammetto, ma non per questo meritava un trattamento simile. Dalla mia bocca erano uscire parole pesanti... orribili. Non le pensavo sul serio, non pensavo nulla di tutto ciò che le avevo detto in realtà, eppure l’avevo accusata ugualmente di essere la causa della mia vita pietosa e delle mie disgrazie. Ero ancora arrabbiata con lei, parecchio arrabbiata, ma non era come si potrebbe pensare il “no” in se il problema del mio scelto, quanto il fatto che non mi avesse dato una motivazione valida a quel rifiuto. Lo avrei capito se mi avesse motivato la sua scelta e invece no: aveva preferito restarsene in silenzio. Pre un attimo pensai di chiamarla almeno per chiederle scusa per i toni usati e le cose poco carine dette ma mi destai subito da questo pensiero e non lo feci: ero troppo orgogliosa.Lei mi aveva voltato le spalle, era lei quella in torto, io avevo solamente agito di conseguenza.
Anche se fu assai difficile cercai di non pensare al casino di poco prima e mettendomi in soggiorno iniziai a visionare la gigantesca pila di scartoffie che mi ero portata a casa da oltre una settimana. Lavorare fu un vero calvario quel pomeriggio , c’era una vocina nella mia testa che non aveva alcuna intenzione di stare zitta: “Anche tu hai sbagliato” diceva, “non dovevi trattarla così!” Ma non era Pinocchio quello che se ne andava in giro con la sua coscienza? Immediatamente pensai ad August e Archie camminare a braccetto per la strada e mi venne da ridere. Fu solo una frazione di secondo però: ben presto venni riportata alla realtà. Il mio cellulare squillò... era Killian. Per quale motivo Killian mi stava chiamando?
  • Killian... che succede? Tutto bene? Perché mi stai chiamando? - dissi non appena presi la chiamata.
  • Speravo che me lo dicessi tu cosa sta succedendo. Ho provato tutto il giorno a chiamare Emma ma senza nessun successo: il suo cellulare risulta sempre staccato. Ho chiamato a casa allora, nella speranza di poter parlare con lei e invece mi ha risposto Chloe... dice che sua madre si è chiusa a chiave in camera ed è preoccupata perché la sente singhiozzare. Visto che tu sei sempre insieme a lei mi domandavo se magari sapessi il motivo per cui si sia isolata.
  • E perché dovrei saperlo io? - risultai un po’ acida perfino a me stessa pertanto cercai di recuperare - beh... voglio dire: sappiamo che è sotto un treno per via della tua partenza, perché mai dovrebbe esserle successo dell’altro?
  • Regina... tu sai qualcosa! - mi accusò - Se non sapessi nulla saresti già corsa a casa a controllare con i tuoi stessi occhi la situazione, ma visto che sei ancora qui con me al telefono deduco che tu sappia già qualcosina. - accidenti... ma sono davvero così scontata? - e poi vorresti dirmi che oggi non vi siete viste? Andiamo ma a chi vuoi darla a bere: anche se rifiutasse di incontrarti troveresti il modo e il pretesto di vederla pur di accertarti che stia bene. Ti conosco troppo bene quindi niente scuse: parla!
  • E va bene... - decisi di confessare: mi sentivo già in colpa per i modi usati con Emma, non volevo sentirmi peggio iniziando anche a mentire. - qualcosina è successo. Non è vero che non l’ho vista oggi, ci siamo date appuntamento nel primo pomeriggio.
  • E? Avanti parla non tenermi sulle spine!
  • E niente.... abbiamo avuto una piccola discussione! - ammisi per poi raccontargli per filo e per segno tutto ciò che era realmente accaduto qualche ora prima. Mi lasciò parlare senza nessuna interruzione ma quando riprese la parola mi fece sentire ancora più uno schifo.
  • Lo hai fatto sul serio? Le hai detto seriamente tutte quelle cose? Stai scherzando spero! Non puoi essere stata così stupida! - iniziò
  • Ecco io... vedi... si è che ero delusa da...
  • Non è giustificabile Regina ma ti rendi conto? Per quanto tu possa esserci rimasta male per il suo rifiuto tieni bene a mente che lei non era obbligata a dire di si per forza. È tua amica è vero ma qui stiamo parlando di una questione delicata... non avevi nessun diritto trattarla in quel modo!
  • Ero un mix di emozioni in quel momento e mi sono lasciata prendere la mano... ero arrabbiata! Sono tuttora arrabbiata. Lei non...
  • Non è ugualmente giustificabile quello che le hai detto. Se con le parole ti fossi soffermata al suo periodo da signore oscuro pure pure ma tu sei arrivata a rinfacciarle l’uccisione di un uomo regina, del tuo uomo.... l’uomo della sua migliore amica, il suo amico! Di un po’: hai una vaga idea di quanto mi ci è voluto per toglierle dalla testa la paura di essere stata seriamente lei la responsabile? Te lo dico io: più di un anno. Eh già! Ho lavorato con lei giorno e notte a questo problema, ho rischiato che la nostra storia andasse alla deriva e ora con mezza giornata che è con te vedo tutto il mio lavoro e tutta la mia fatica vanificarsi? - prese un respiro - Non so cosa ti inventerai ma devi chiederle scusa e farla ragionare. Tornerei a casa io stesso guarda ma non posso proprio muovermi in questo momento.
  • E cosa dovrei dirle è? Che mi dispiace e che è tutto ok? Devo farla fessa e contenta? Mi dispiace ma non posso Killian. Potrei anche chiederle scusa per essere stata troppo avventata, per averle detto cose pesanti, ma questo non cambia il fatto che io sia arrabbiata nera con lei per non avermi dato neanche un briciolo di spiegazione!
  • Ti prego Regina ragiona, come hai detto anche tu poco fa già non sta vivendo particolarmente bene la mia partenza, evitiamo di farla stare ulteriormente male ok? Stalle vicino. Lo so che ora per te è difficile, ma ha bisogno della sua amica. Se mi aiuterai a farla tornare quantomeno serena ti prometto che le parlerò io stesso e le farò riprendere in mano la questione “bambino”.
  • Sarà tutto inutile, Emma dirà comunque di no! Dopo come l’ho trattata poi...
  • tu inizia con lo scusarti... lo sai anche tu che Emma non ti direbbe mai di no se non ci fosse un motivo più che valido ok? Sopratutto ad una richiesta importante come questa. Magari non era ancora pronta a parlartene... lascia da parte l’orgoglio per una volta e chiarisciti con lei. Vi sentirete meglio entrambe perchè è palese anche a me, che sono lontano km di distanza da casa, che anche tu stai soffrendo.
Conoscendo Uncino e la sua reputazione come minimo mi sarei aspettata una minaccia in piena regola da parte sua per aver trattato la sua donna in quel modo e invece, nonostante si alterò all’inizio, fu molto comprensivo e non solo: mi stava praticamente concedendo un’altra possibilità: se avessi chiesto scusa ad Emma lui avrebbe provato a farla ragionare per quanto riguarda la questione della madre surrogata. Fui tentata di precipitarmi a casa sua immediatamente ma poi ragionando presi atto che il motivo principale per cui lo stavo facendo non era tanto il voler chiarire con lei ma avere una seconda possibilità. Mi feci schifo da sola e di conseguenza rinunciai all’idea. Magari avrei fatto passare qualche giorno prima di presentarmi da lei. Era la soluzione migliore per entrambe aspettare, avevamo entrambe bisogno di calmarci e di riflettere. Il destino a quanto pare però non la pensava al mio stesso modo: neanche venti minuti dopo che avevo riagganciato con Killian ricevetti un’altra chiamata. Questa volta era Chloe.
  • Io non so più cosa fare! Le ho provate tutte zia devi credermi ma nulla sembra funzionare! - iniziò senza neanche darmi il tempo di salutarla. - Mi sto seriamente spaventando!
  • Chloe tesoro di cosa stai parlando? C’è qualche problema? - chiesi immaginando che fosse successo qualcosa o a scuola o con il suo ragazzo di cui non aveva il coraggio di parlarne a casa.
  • C’è più di un problema a dire la verità e riguarda solo una persona: la mamma. Non sta affatto bene zia, la lontananza di papà la sta mandando letteralmente fuori di testa. - per un attimo avevo pensato che Emma le avesse detto qualcosa ma fortunatamente constatai che non era affatto così.
  • Amore lo sai forse anche meglio di me quanto sono legati i tuoi genitori... è normale che tua mamma stia soffrendo un pochino per questa distanza. Non preoccuparti ok? Papà tornerà presto. - ma che carina che era a preoccuparsi per la sua mamma.
  • Un pochino zia? Pensi che ti avrei chiamata per chiederti aiuto se fosse solo un pochino preoccupata? Qui la situazione sta degenerando e non lo penso solamente io: anche Leila e Liam la pensano al mio stesso modo. Bisogna trovare una soluzione zia, non può andare avanti così. Passa le giornate o in camera o in bagno. Dice che va a farsi una doccia ma in realtà va a piangere. nasconde i suoni facendo scorrere l’acqua dal lavandino ma si sente che in sottofondo ci sono altri rumori. Mangia pochissimo, quasi niente e dorme ancor meno... oggi poi... beh oggi, escludendo la magia senza freni, si è addirittura chiusa a chiave in camera sua, cosa che non ha mai fatto... sono più di tre ore che piange interrottamente. - di tutto quello che aveva appena detto mi sorprese solo una frase “magia senza freni”.... che avesse sfogato la sua rabbia a colpi di magia?
  • Chloe tesoro cosa intendi con magia senza freni? - domandai per saperne di più.
  • Davvero me lo stai chiedendo? Davvero non ti sei accorta di quello che sta succedendo fuori? Affacciati alla finestra. - feci come mi aveva chiesto ma quello che vidi erano solamente dei lampi di luce...
  • tesoro è solo l’avvicinarsi di un temporale sta tranquilla. - la rassicurai, aveva 15 anni dopotutto era normale che fosse spaventata per la sua mamma e che percepisse pericoli ovunque.
  • Beh allora questo temporale è in casa mia perché i lampi provengono dalla camera di mamma, si vedono da sotto lo stipite della porta. - nel mentre terminava la frase il mio sguardo si soffermò in direzione della casa di Emma: vi era un’enorme nuvola bianca che sprigionava luce pura proprio sopra la sua abitazione... aveva ragione mia nipote, quella nuvola non dipendeva da un fattore meteorologico, quella nuvola era magia. “Magia di luce pura” per la precisione e se la magia di luce si stava manifestando in quel modo non era per nulla un buon segno. Riagganciai il telefono con un “arrivo immediatamente” e senza pensare a tutto quello che era successo quella mattinata presi la macchina e mi recai a casa di Emma. Non usai la magia, qualsiasi tipo di magia a contatto con quella sottospecie di bomba ad orologeria magica sarebbe stata fatale. Arrivai in cinque minuti, non abitavamo molto distanti e la prima cosa che feci fu quella di mandare i ragazzi da Granny, non li volevo in casa, non volevo corressero pericoli inutili. Prima di congedarli però registrai, sul mio cellulare, la voce di Chloe che chiedeva gentilmente a sua madre se le potesse aprire la porta, che aveva necessità di prendere in camera sua una cosa che aveva dimenticato li la sera precedente. Se avessi chiesto io ad Emma di aprirmi non lo avrebbe mai fatto, di conseguenza fui costretta ad inventarmi questa alternativa. Ci mise un po’ ad aprire, era restia anche anche con sua figlia, ma alla fine il mio piano andò in porto. Non credo che le abbia fatto molto piacere la mia piccola recita: non appena mi vide le luci in stanza iniziarono a tremare in maniera incontrollata. Mi spaventai all’istante ma non perche avessi paura che mi facesse del male ma perché notai due bracciali blocca poteri ai suoi polsi che non avevano alcun effetto... o meglio: era come se non ne avessero ma chissà, magari senza quelli la città sarebbe già saltata per aria. Oltre ai bracciali notai anche il suo sguardo, che prontamente si prestò ad abbassare: era angosciato, triste... spento. Non è assolutamente da Emma reagire così, forse per la lontananza da Killian si ma non per una discussione... sopratutto con me. C’era sul sul serio qualcosa sotto e dovevo assolutamente scoprire cosa fosse. Mi maledii per la milionesima volta in un giorno ma questa volta decisi di seguire il consiglio di Killian e misi da parte il mio orgoglio: gli amici si vedono nel momento del bisogno e lei è la mia migliore amica... se non è riuscita ad aiutarmi è perché qualcosa la sta tormentando ed è mio preciso compito scoprire di cosa si tratti ed aiutarla.
  • Possiamo parlare? - chiesi titubante, forse avrei dovuto girarci attorno: chiederle come si sentisse, cosa stava facendo... no, non era certo quello il caso. Non mi filò di striscio e come se non fossi mai entrata tornò a sedere sul letto che ormai stava prendendo la sua sagoma viste le ore passate li. - D’accordo, ho capito che parlare non rientra nei tuoi piani... posso almeno restare un po’ qui? - stessa risposta di prima... scena muta. “Pensa regina... pensa.” Mi misi seduta su una poltroncina poco distante da lei e mi misi ad osservarla silenziosamente. Cercava di evitare il mio sguardo in ogni modo possibile ma era evidente che si sentisse osservata e di conseguenza era a disagio. Credevo che in quel modo sarei riuscita ad estorcerle almeno un “che accidenti vuoi! Invece tutto quello che ne ricavai fu l’ennesima crisi di pianto.
  • Vattene ti prego! - da duro il suo sguardo passò ad essere supplichevole, non voleva che la vedessi in quello stato, non era abituata a farsi vedere debole da noi altri. Solo Killian ne ha avuto il privilegio qualche volta ma adesso, volente o nolente avrebbe dovuto affidarsi a me. - regina te lo chiedo per... per favore!
  • Non ho nessuna intenzione di andarmene mi dispiace, non ti lascio in queste condizioni da sola. - dissi decisa ma allo stesso tempo dolce. Senza sprecare altro tempo inutile mi andai a sedere accanto a lei e l’abbracciai. Inizialmente cercò di scansarmi ma poi si lasciò andare e pianse come si suol dire sulla mia spalla.
  • Shhhhh... È tutto ok! Respira adesso! - dissi disegnandole dei cerchi immaginari dietro la schiena con l’intento di farla rilassare un po’. Lo avevo sperimentato varie volte con Henry e aveva sempre funzionato. Pensavo che con sua mamma sarebbe stato lo stesso ma a quanto pare non fu così. Un secondo prima era abbracciata a me e un secondo dopo era già in bagno piegata in due sul water a rimettere il nulla visto che non aveva toccato cibo a detta dei suoi figli. Non andava assolutamente bene. Le lasciai un po’ di privacy, fossi stata al suo posto non avrei mai voluto che qualcuno mi fosse vicino in una situazione simile e aspettai che uscisse dal bagno. Quando tornò in camera il suo viso era anche in condizioni peggiori di quelle in cui l’avevo lasciata: aveva gli occhi lucidi, due occhiaie che facevano paura e come se non fosse già abbastanza le scintille di magia dalle sue mani aumentavano a dismisura. - Io e te abbiamo bisogno di parlare! Lo so che non ti va, non vuoi, non hai tempo o tutto quello che vorresti rispondermi... ma dobbiamo farlo: ne vade la tua salute e la mia. - mi fissò come a dire “la tua?!?!?!” - Non sopporto di vederti così, questa non sei tu Emma e sapere che sono stata io in parte la causa scatenante di tutto questo - le indicai le mani - non mi fa stare tranquilla. So che ti manca Killian ma sono sicurissima che stai così anche per via di quello che è successo tra di noi prima. Ho esagerato a dirti quelle cose. Io.... non so cosa mi sia preso, ero arrabbiata ma non del tuo rifiuto.... ci ero rimasta male perché mi avevi liquidata così... senza nessuna spiegazione logica. Per me era una cosa importante, è tuttora una cosa importante, quindi sapere il motivo per cui mi hai detto di no mi avrebbe aiutato magari a...
  • Sono incinta ok??? - esclamò, stufa di ascoltarmi, lasciandomi a bocca aperta. - Incinta hai capito? Aspetto un bambino, c’è un bambino dentro di me Regina ed è per questo motivo che ti ho detto quel fottutissimo NO! Ti è chiaro il concetto adesso o devo farti un disegnino????? - strillò e contemporaneamente ruppe, magicamente parlando, il vetro della finestra e gli specchi del suo armadio. Fu quel rumore assordante di vetri rotti a farmi riprendere la capacità di parlare: era incinta?
  • Sei cosaaaaa???? - domandai anche se in maniera retorica. Ora sì che si spiegavano tutti i suoi pianti e isterismi vari. Avevo ragione a dire che non era Emma a parlare: Erano gli ormoni a parlare per lei. - Tesoro mah.... mah... è una notizia grandiosaaaaaaa!! - esclamai con entusiasmo e felicità. - Sono davvero felice per te tesoro. - di solito ci si aspetta un “grazie” detto con euforia oppure un: “anche io sono felice” ma lei come al solito doveva distinguersi dalla massa e come poco prima eccola sfociare nell’ennesimo pianto. Fu un pianto diverso però, questo non proveniva dagli ormoni come i precedenti ma bensì dal cuore. - ehi e ora? Che ti succede è? Non sei felice? - chi non lo sarebbe stato?
  • Io... io.... io non lo sooooo! - si buttò a peso morto sul letto tentando di portarsi un cuscino sul viso che disgraziatamente, sempre a causa della magia, le esplose a due centimetri dal viso. Come sia riuscita a non ferirsi questo è ancora un mistero Ma ci mancava solo questo e poi avremmo davvero concludo la giornata con il botto. Dovevo convincerla a sfogarsi, ne aveva davvero bisogno, quel “ non lo so” in risposta alla mia domanda non era nulla di buono, ma prima di questo c’era altro a cui pensare: bisognava farle tornare il controllo della magia. Feci una corsa al suo capanno e tornai immediatamente da lei. Mi avvicinai, mi sedetti sul letto e senza chiederle il permesso le presi le mani. Sobbalzò all’indietro al solo contatto
  • Ma sei fuori? - mi disse come se avessi appena commesso un grave errore.
  • Voglio solo aiutarti! - esclamai
  • No, la risposta corretta è “volevo farmi ammazzare” - wow aveva appena fatto una battuta ironica. Avrei voluto risponderle a tono ma non era ancora il momento giusto per farlo.
  • Ascoltami: questi bracciali vanno tolti immediatamente. Sono stati creati per incanalare la magia al loro interno per evitare di utilizzarla. A quanto vedo però non stanno funzionando in maniera corretta... la stanno incanalando solamente in parte ma non in essi ma bensì nel tuo corpo e di conseguenza vanno assolutamente tolti.
  • Se li tolgo potrebbe succedere di tutto ma sei scema? E poi è la mia magia sono abituata ad averla dentro di me.
  • Ma non sei sola adesso, aspetti un bambino e per quanto possa aver ereditato geneticamente la tua stessa magia non sarà mai in grado di tenere testa a questa sottospecie di bomba che hai dentro. Non riescI a gestirla tu figuriamoci questo bambino. - la vidi ragionare sulle mie parole e, prendendo vantaggio dal fatto che si fosse distratta la presi nuovamente le mani, ancora una volta inutilmente, cercando questa volta di versare sui bracciali la pozione che avevo precedentemente recuperato dal capanno per toglierglieli.
  • Aspettaaaaa! Sei... sei sicura!
  • Certo che sono sicura, è la cosa giusta da fare.
  • Si mah... voglio dire.... potrei non controllarmi e distruggere tutto quello che mi capiterà a tiro nel raggio di 5 km, ricordi cosa successa con Ingrid vero? Saresti davvero disposta a saltare in aria insieme a me?
  • Nessuno salterà in aria ok? Andrà tutto bene, devi solo fidarti di me.
  • Come fai ad essere così sicura che andrà tutto bene? Io...
  • Te lo spiegherò a cose fatte promesso. ora vorresti gentilmente darmi le mani?
  • No aspetta... lasciami la pozione, lo faccio da sola. Se dovesse succedere qualcosa almeno verrò coinvolta solamente io.
  • mmmh ancora????! Ma ti piace prorpio utilizzare la parola “sola” a te. Ti ho già detto che resterò al tuo fianco quindi per favore evita di farmi ripetere ancora ok? E poi se proprio ci tieni a saperlo si! Nel caso in cui dovesse succedere qualcosa sono più che pronta a saltare in aria ok? Possiamo procedere adesso?
  • Perché! Perché ti sacrificheresti è? Cos’è, un’altra cosa che mi rinfaccerai in futuro?
  • Io vorrei sapere come ho fatto ad essere dannatamente cieca! Si vede lontano un km che sei incinta. Solo quando sei in dolce attesa diventi così logorroica e snervante. Vogliamo parlarne adesso? Ok facciamolo ma poi si farà a modo mio. - finalmente avevo la sua più totale attenzione. Avrei voluto prima salvaguardare quella povera creatura che cresceva dentro di lei ma se non era possibile tanto valeva chiarirsi subito. - È una cosa rischiosa quella che voglio fare adesso, hai ragione tu e ne sono pienamente consapevole. La tua magia è già potente di per se ma quando è fuori controllo potrebbe essere una vera arma letale. Non voglio rinfacciarti nulla, lo faccio perché ti voglio un bene che neanche immagini e poi perché... beh perché mi sento in torto nei tuoi confronti. Non è vero niente quello che ti ho detto oggi alla tavola calda, non pensavo davvero quelle cose. Volevo punzecchiarti un po’, credevo avresti reagito in maniera diversa e mi avresti finalmente detto la motivazione che ti spingeva a dirmi di no, ma mai mi sarei aspettata di usare parole così pensanti. Come prima cosa ci tengo a precisare che sono felicissima che Henry ti abbia nella sua vita e sono super felice che tu abbia rotto il mio sortilegio. Pe quanto riguarda i tuoi genitori si, mi hai chiesto una mano ma parliamoci chiaro: in fondo tu avresti fatto lo stesso per me. - accennai un sorriso pensando a quante volte mi avesse aiutato - per la questione dell’oscurità é vero che ho evitato con tutte le mie forze che il tuo cuore venisse macchiato, ma ricordiamoci perché sei diventata l’oscuro. Hai salvato me, tu Emma Swan mi hai impedito di buttare tutta la mia vita all’aria e per questo dovrei esserti riconoscente a vita e non spararti addosso cattiveria.
  • Reg...
  • Non ho ancora finito, c’è ancora un’altro punto da chiarire ed è importante che io lo faccia perché so che è quello che ti ha mandato di più in confusione. Ti ho accusata della morte di Robin. Come mi sia venuto in mente di dirti una cosa del genere ancora non lo so. Tu non hai nessuna colpa e non te lo sto dicendo solo perché mi dispiace aver discusso con te. Avrei potuto attaccarmi a qualcosa se ci avessi costretti a seguirti, se durante la nostra permanenza in quel luogo mostruoso fosse successo qualcosa a Robin ma come ben sai non ci hai ne costretto ne è successo nulla mentre eravamo lì. Siamo stati noi a volerti seguire a tutti i costi ed è solo colpa di Ade e dell’ingenuità di Zelina se a Robin è successo quello che gli è successo. Tu non ne hai colpa e io sono stata una vera stupida a rischiare di perderti come amica. - mi strinse in un abbraccio soffocante e nel mentre riprese a piangere. Forse era un bene che avessi bisogno di una madre surrogata per avere un figlio: ma vi immaginate la regina cattiva piangere un secondo si e l’alto pure in preda agli ormoni?
  • Sc..scusami anche tu! Anche io ho le mie colpe. Non sono stata per nulla onesta con te. Dovevo dirti da subito cosa stava succedendo è solo che... beh volevo che fosse Killian il primo a saperlo. Sappi però che se non fossi stata incinta sarei stata onorata di darti una mano a realizzare il tuo grande sogno.
  • Ok ok ok ho capito! Saranno nove mesi d’inferno questi vero? - sdrammatizzai - comunque ti capisco, anche io avrei fatto lo stesso. In fondo è il suo papà.
  • Volevo fosse lui il primo a saperlo non per questo motivo ma perché mi premeva sapere se era d’accordo con questa gravidanza o meno. Ho il terrore che si arrabbi, in fondo non lo avevamo calcolato, Liam doveva essere l’ultimo... cosa succede se... se lui non accettasse questo bambino?
  • Emma Swan devo portarti a farti controllare il cervello per caso? Smettila di sparare cavolate, Killian farà i salti di gioia non appena glielo dirai. Non c’è alcun dubbio e anche tu dovresti essere felice, un bambino è una cosa meravigliosa lo sai. Cosa c’è che ti spaventa tanto è?
  • Innanzitutto ho paura a riiniziare da capo, non so se ricordo alla perfezione tutto e poi... beh ci sarà una netta differenza di età con i suoi fratelli, sarà come crescere un figlio unico. Non mi piace l’idea che cresca da solo.
  • E chi ha detto che sarà da solo? Potrebbero essere gemelli, o magari gli farsi la compagnia tra qualche anno. Stai tranquilla che non crescerà da solo in ogni caso e sai perché? Perché se non avrà dei fratellini avrà pur sempre un cuginetto che crescerà con lui... o con lei - mi guardò incuriosita dalle mie parole - beh pensavo, visto che mi hai detto che saresti stata onorata di aiutarmi, di aspettare un paio d’anni e provare a... beh hai capito. Sempre se sei disposta però! - ero una pazza suicida lo so...
  • Sarei davvero onorata Regina devi credermi ma vedi... - oh no. Non di nuovo - C’è la possibilità che la tua situazione cambi nel giro di un paio d’anni e che quindi non potrebbe andare in porto la cosa. Secondo me devi fare un tentativo adesso, devi provare il tutto per tutto ora che ci sono dei valori positivi.
  • Non c’è nessuno di cui mi fido come mi fido di te. A chi potrei mai chiedere? - dopo quello che avevo fatto a buona parte della città pensava davvero che qualcuno sarebbe stato disposto ad aiutarmi?
  • Beh... nonostante tu mi abbia fatto davvero girare le scarole oggi ho fatto una piccola ricerca per te e ho trovato un paio di persone che potrebbero fare al caso nostro. - cosa? si era messa avanti per aiutarmi? - non ho fatto il tuo nome tranquilla, non sapevo se a te andasse vene spifferare questa cosa ai quattro venti, ma queste due persone sono disposte a dare una mano, senza nulla in cambio, ad una persona meno fortunata.
  • E chi sarebbero queste persone? Le conosco?
  • Le conosci benissimo. Una è ruby che ad ess...
  • Non se ne parla proprio! Sarebbe ubriaco ancor prima di venire al mondo quel povero bambino.
  • Stavo infatti dicendo che sarebbe solo la seconda scelta in caso di impedimenti dell’ultimo impedimento dell’altra. La ragazza più indicata per me è ashley!
  • - cenerentola?
  • - È perfetta per questo compito Regina!
  • Si... penso... si penso di sì! Io non... non so cosa dire Emma! Tu...
  • Di solo “proverò a fare un tentativo”- mi sorrise felice.
  • Proverò a fare un tentativo! - ripetei sorridente. Questa volta fui io ad abbracciarla, mi aveva fatto sudare sette camicie quella mattina ma come al solito avevo ragione: era lei la persona perfetta. Lei, nonostante non potesse portare a termine personalmente il favore chiesto, aveva fatto modo e maniera che questo fosse ugualmente possibile. Le devo tutto e se per davvero un giorno diventerò mamma sarà solo ed esclusivamente merito suo. - Basta abbracci e piagnistei adesso, parlami di te anzi... di voi! Come procede questa gravidanza?
  • Non parliamone! - alzò gli occhi per aria - Vomito dalla mattina alla sera e sono costretta a inventarmi continue scuse pur di non far insospettire i ragazzi. Mi dispiace mentirgli, anche perché mi vedono diversa nei comportamenti...
  • non credi che a loro potresti dirlo già?
  • No! Prima Killian.... - disse decisa e categorica
  • Ok ok ok scusami - alzai le braccia in senso di resa - Whale invece? che dice?
  • A dire la verità non ci sono ancora andata.
  • EMMAAAAA! E cosa stai aspettando?
  • La conosci già la risposta: Killian!
  • Killian - dimmo all’unisono. - non mi piace che tu non ti sia fatta minimamente controllare. Domani andremo a fare una visita: che tu lo voglia o no. Hai rischiato tanto oggi è voglio assicurarmi che quella povera creatura stia bene.
  • Mah...
  • Non si accettano commenti o rifiuti! - annuì rassegnata dopodiché si stese sul letto e mi invitò a fare lo stesso, non voleva restare da sola. L’accontentai e ce ne stanno per oltre trenta minuti buoni in silenzio a contemplare il soffitto.
  • Mi manca terribilmente regina. - fu lei a rompere il silenzio.
  • Lo so ma pensa positivo: una parte di lui è esattamente qui - le toccai la pancia - dentro di te. Stava per rimettersi a piangere, questa volta per via della commozione, ma riuscì a resistere. Si alzò di scatto e mi disse:
  • Devo trovare qualcosa da fare... non posso stare senza far niente o piangerò sul serio tutte le mie lacrime!
  • Dio ce ne scampi! - la presi in giro - ok facciamo qualcosa!
  • Si ma che cosa?
  • Beh con la magia abbiamo dato abbastanza per oggi, che ne diresti se ti aiutassi a sistemare questo gran macello? - le indicai la stanza completamente a soqquadro - sai... Non vorrei che al suo ritorno Killian pensasse che tu l’abbia tradito con un vampiro mentre era via! - ridemmo come le pazze, finalmente ero riuscita a distoglierla dal suo pensiero fisso e dalle sue paure. È questa la vera amicizia, si litiga fino all’inverosimile ma poi si fa pace e si torna ad essere più uniti e forti di prima. Sono fortunata ad avere un’amica come lei nella mia vita e presto non avrò solamente la fortuna di avere lei ma avrò anche un bambino tutto mio e un meraviglioso nipotino. Cosa posso chiedere di meglio dalla vita? Nulla! Ho già tutto.
  
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