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Autore: Deliquium    16/08/2019    2 recensioni
Chi è Saori Kido?
Una dea? Una bambina viziata? La nipote di un magnate nipponico?
Forse nessuna di loro. Forse tutte loro e anche altre.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Saori Kido
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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- Questa storia fa parte della serie 'Rovine'
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Una civetta si dondolava sopra un ramo d'ulivo

La Lettera

«Saori-sama, siete certa che sia una buona idea?»
Aggrotti lievemente le sopracciglia nell'udire la voce di Shun.
«Sono una Kido!» ribadisci con risolutezza. «Non ho paura e non ho alcuna intenzione di nascondermi!»
«Dovreste.»
«Nascondermi, Hyoga?»
«Usare cautela!»
Sollevi una mano come per scacciare via un insetto fastidioso.
«Sono d'accordo con Hyoga, Milady. Non sappiamo che cosa troveremo una volta giunti ad Atene! Il Santuario ha già cercato di uccidervi! E non una sola volta!» ti spiega pacatamente il Dragone.
Tu stringi i pugni. Lo sai. Lo sai benissimo, ma una parte ingenua di te crede, spera – implora – che le cose non siano così cupe.
Come può il Santuario, baluardo di Giustizia in terra, essersi votato al male?
Nella stanza di tuo nonno hai trovato lettere a te destinate, lettere mai spedite che raccontano una storia. E tu ha vissuto un'intera vita attraverso quelle parole, la vita che ti sarebbe spettata se qualcuno non ti avesse rapita e portata via.
Tuo nonno non possedeva nessuna certezza, solo congetture che ruotavano attorno alle poche parole pronunciate da un uomo che era solo un ragazzo.
Chi eri davvero, Aiolos di Sagitter?
«È evidente che stia accadendo qualcosa di strano al Santuario e che qualcuno stia agendo come se Athena fosse al suo fianco.»
Shun è pensieroso. La sua voce gentile ti riporta a loro, placa la tua rabbia, quella che scaturisce dalla tua impotenza.
Sono giorni che lo osservi, che cerchi di capire. C'è qualcosa in lui che ti turba. A volte, scorgi … come un'ombra.
Ti dici che è normale, dopo quello che è accaduto a Ikki, chiunque sarebbe a pezzi, soprattutto qualcuno dall'animo gentile come Shun.
Eppure non riesci a liberarti da quella sensazione. Lo guardi e non sei certa di vederlo davvero. Ma non sai. Non capisci. Sei una dea, dicono che lo sei, ma alla fine non sai nulla. Athena in te, seguita a dormire, quella parte di te che non ha fine. E speri, inconsciamente che Lei sia lì, ad aspettarti, tra le pietre dei sacri templi e che tu finalmente riconosca il tuo nome.
«Non ho alcuna intenzione di comportarmi in modo meschino, lo ribadisco.»
Ti siedi. Sei stanca di spiegare a loro, a te stessa, le ragioni delle tue scelte.
Tuo nonno ti ha insegnato a tenere la testa alta, a non ricorrere a sotterfugi, ad affrontare le avversità guardandole dritte negli occhi. E tu vuoi guardarlo dritto negli occhi, colui che turba il Cavaliere del Leone e, a quel che si dice, tiene lontano l'Artigiano delle Armature dalla sua Casa.
«Non lo definirei meschino, Milady, ma prudente.»
Sollevi il capo lentamente e li fissi uno a uno. Sai che sono preoccupati, sai che temono per la tua vita. Dovresti rassicurarli, usare parole gentili. Sono solo dei ragazzini. Come te, del resto.
Appesantiti dalle responsabilità, possiedono tutti un'anima che vanta un'esistenza lunga secoli.
Dovresti usare parole gentili, ma la tua voce è dura quando parli, i tuoi occhi sono punte di spada, le tue parole dure.
«Io sono Athena, Cavalieri. Mettetevelo bene in testa. Nessuno e dico nessuno osa contraddire il mio volere. La decisione è presa e non torneremo più su questo argomento. Potete andare.»
Lapidaria. Terribile. Spaventosa. Esattamente l'opposto di quello che tuo nonno ti aveva chiesto di essere.
«Come desidera, nobile Athena.»
Il primo ad andarsene è Hyoga, il Cigno. Non un ma dalle sue labbra. China la testa, ti volta le spalle. Se ne va.
Aspetta! Vorresti dire. Mi dispiace!
«Se vogliate scusarmi.»
Dolore, così tanto dolore in quegli occhi di smeraldo.
Torna indietro! Parlami!
«D'accordo, faremo ciò che lei comanda, Milady.»
La sua voce è dura. Ti riscuote come uno schiaffo. Lo fissi. Cerchi di ritrovare la tua di voce. All'esterno il tuo volto è una rigida maschera no che palesa un'unica emozione.
«Partiremo dopodomani. Tatsumi si è già occupato di tutto.» dici come se lui non lo sapesse, ma Shyriu si limita ad annuire, e tu scorgi nel suo sguardo qualcosa che è simile al biasimo.
La porta si chiude.

Ti hanno lasciata sola.
Ma no, non è corretto, non sei sola. Lui è ancora lì. Non ha detto nulla, è restato in disparte, lasciando che fossero i suoi compagni a parlare. Te lo ricordavi diverso. Un bambino che non si piegava mai, che era pronto a farsi frustare piuttosto che soggiacere ai tuoi futili desideri. Quel bambino, ne eri certa, ti avrebbe urlato contro tutta la tua stupidità.
«E tu, Seiya.» lo chiami. Dovresti tacere, non fare la prima mossa. Ma sei stanca questa sera e tutto ciò che desideri … Che cosa desideri, Saori Kido? «Cosa ci fai ancora qui?»
Hai le spalle appesantite da tutte quelle responsabilità che ti sono cadute addosso: la Fondazione Grado, la Kido Corporation, il Santuario. Ti massaggi la base del naso, tra gli occhi chiusi. Sorridi. La maschera che indossi è pesante.
«Tu non mi piaci, Saori.»
Apri gli occhi. Sei pronta a fronteggiare quello sguardo strafottente, le mani affondate nelle tasche dei jeans, la curva sprezzante delle labbra, ma non vi è nulla di tutto questo. Il suo sguardo è grave, le braccia conserte, le sua labbra non hanno che la curva naturale.
«Sono quasi sicuro che ci farai ammazzare. Perché sei una Kido. Perché tuo nonno, mio padre, ti ha cresciuta come una principessa. E non ti è mai mancato da mangiare. Non ti sono mai mancati servitori. Per questo, tu non sai chiedere. Sai solo ordinare.»
«Sei..»
«Oh, non temere, Saori. Sono un Cavaliere. Ho sputato sangue e mi sono spaccato le ossa, letteralmente, per essere il tuo servitore. Ti seguiremo, saremo al tuo fianco e faremo tutto ciò che è in nostro potere per riportarti a casa.»
Ti ha dato le spalle. Ti ha detto cose che meriterebbero il bastone di Tatsumi e ora … Trattieni le lacrime. Non deve vederti debole. Se ti vedrà piangere, penserà di aver ragione. Nutri disprezzo nei suoi confronti, ma allo stesso tempo ne sei attratta. Vorresti riuscire a dare voce ai tuoi sentimenti, ma hai paura.
«Tuttavia.» Lui si è fermato sulla porta. Quando si volta, un sorriso gentile e rassicurante gli ingentilisce i duri lineamenti. «Consentimi di farti notare che come stratega non vali niente!»
La porta si chiude. Il silenzio della stanza ti sommerge. Ti togli le scarpe senza nemmeno degnarti di usare le mani. Ridi. La tua risata prorompe dalla pancia, sale nel petto, ti esplode tra i denti. Il tuo volto è bagnato di lacrime.

Note dell'Autrice - non aggiorno questa raccolta da un tempo immemore. Non aggiorno nessuna delle mie storie da anni, ad essere sincera. Sono lì, a lievitare, ad aspettare, che io ritrovi ancora la voglia di scrivere, e rammenti il modo in cui possa rubare al Tempo una manciata di ore da dedicare loro. Mah, si vedrà …

E.

Questa è opera di fantasia.
Saint Seiya, i suoi personaggi e ogni richiamo alla serie citata appartengono a Masami Kuramada. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma solo come omaggio da parte di un fan. Tutti i personaggi, gli episodi e le battute di dialogo sono immaginari, e non vanno riferiti ad alcuna persona vivente né intesi come denigratori. In particolare, i personaggi, le ambientazioni e le situazioni da me create, mi appartengono; per poterli utilizzare altrove, o per riprodurre questa storia o parti di essa è necessario il mio consenso.

   
 
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