Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Bea_143    20/08/2019    1 recensioni
Mi posizionai davanti all'apparecchiatura preparando il campione che avrei dovuto analizzare. Accesi la macchina, sistemai le impostazioni e misi il materiale con cura all'interno della cella.
Attesi poi osservano il timer e la luce rossa lampeggiante appartenenti al macchinario.
«E io?» Mi chiesi.
Qual è ora la mia composizione chimica? Da quali elementi sono formata? In quale miscuglio strano e caotico mi hai lasciata dopo tutto quello che mi hai fatto passare?
Genere: Commedia, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La pelle abbronzata era quasi completamente accarezzata dall'inchiostro nero. 

Studiai tutti i tratti scuri stampati indelebilmente sul suo corpo partendo da quelli sulle braccia, notando i passeri tatuati sul suo petto fino ad arrivare ai rami di alloro sul suo basso ventre.

Il tutto accompagnato da un fisico rasentante la perfezione.

Ovviamente.

L'accenno di addominali, le clavicole sporgenti e le gambe sottili erano solo una piccola parte di quel fisico impeccabile.

Forse Maya non aveva tutti i torti appellandolo come "Dio greco".

Scossi il capo, cercando di togliermi l'immagine dalla testa.

Tentando di non essere distratta puntai lo sguardo sul suo viso, trovandoci un ghigno compiaciuto stampato.

«C'è qualcosa che disturba la tua attenzione, per caso?». Incrociò le braccia alzando un sopracciglio canzonatorio.

Alzai gli occhi al cielo. «Puoi metterti qualcosa addosso, per favore?».

Dalle sue labbra uscì uno sbuffo seccato. «Come se ti dispiacesse.». Prese, poi, posto vicino a me sul letto portando un braccio dietro alla testa, mettendo in evidenza i muscoli allenati.

«Hai tu il mio "pigiama".». Fece le virgolette con le dita. «Quindi, a meno che tu non voglia dormire nuda, cosa che tra l'altro io non contesterei, io non posso vestirmi.». Un sorrisetto a dir poco malizioso prese posto sul suo viso.

«Non puoi rimetterti i vestiti che avevi prima?». Strinsi gli occhi nella sua direzione, puntandoli nelle sue gemme, così maledettamente verdi.

Dovevo smetterla; mi stavo lasciando distrarre in maniera ridicola.

Mi sentivo una quattordicenne alle prese con la sua prima cotta adolescenziale.

«Non ho intenzione di dormire in jeans e camicia. Discorso chiuso.». Alzai gli occhi, irritata dalla sua cocciutaggine, non potendo dire nient'altro visto il suo "gentilissimo" gesto di avermi prestato i vestiti.

Bloccai il telefono, ancora tra le mie mani, appoggiandolo sul piccolo comodino in legno posto di fianco al letto, e mi girai dandogli le spalle cercando di ignorarlo e di prendere sonno.

Il profumo fresco del cuscino e la stressante serata appena trascorsa mi aiutarono. Infatti in qualche minuto gli occhi mi si chiusero e mi addormentai.

**

Mi svegliai quasi boccheggiando in cerca di aria fresca e sentii subito il petto stringersi a causa del terribile caldo che stavo sentendo. 

Mi guardai attorno un po' disorientata, perlustrando ogni singolo punto e angolo della stanza buia, non riuscendo a riconoscere le pareti familiari della mia camera da letto o del mio salotto.

Sentii un leggero russare, accompagnato da una serie di lievi sospiri vicino al mio orecchio e solo a quel punto tutto il casino successo qualche ora fa' mi ritornò in mente. 

Questo, insieme al ricordo della piccola camera del Motel ma, soprattutto, del ragazzo seminudo, disteso di fianco a me.

Ruotai il capo verso destra, trovando il viso ancora totalmente assopito di Harry, distante solo qualche centimetro dal mio; sicuramente doveva essersi avvicinato inconsapevolmente durante la notte.

Nell'azione feci sfiorare, per sbaglio, il mio naso con il suo, trattenendo il fiato per la vicinanza, e solo allora mi accorsi del robusto braccio tatuato, che mi stava circondando totalmente la vita.

Mi mossi a disagio nella sua stretta cercando di distaccarmi, provando ad appoggiare, quindi, le mani vicino ai passeri tatuati sopra al suo torace, cercando di fare pressione. 

Provai una strana sensazione farsi spazio nel mio petto una volta che i mie palmi fecero contatto con la sua pelle calda ed abbronzata, percependo i muscoli rilassati al di sotto dei polpastrelli freddi delle mie mani.

Scossi la testa e ignorai con tutte le mie forze la percezione, non demordendo e provando, nuovamente, ad allontanate il corpo assopito di Harry.

L'unica cosa che ricevetti in risposta furono dei piccoli lamenti, che sarebbero potuti essere considerati adorabili, da parte del ragazzo mezzo addormentato di fianco a me.

MI bloccai non volendolo svegliare, ma il mio tentativo non andò a buon fine, dato che percepii, inaspettatamente, la sua stretta rafforzarsi intorno alla mia schiena.

Lo spazio tra noi diventò nullo dato che i nostri corpi si unirono totalmente, combaciando perfettamente l'uno con l'altro.

Harry mi avvicinò a lui non aprendo gli occhi e infilando la testa nello spazio libero tra la mia spalla e il mio orecchio, facendo sfiorare le sua labbra contro il mio collo. 

Sospirò profondamente tra i miei capelli neri, ignorando i miei tentativi di allontanamento.

Trattenni il fiato sperando e pregando con tutte le mie forze di non averlo svegliato.

Ovviamente non fu così.

«Sta ferma e rimettiti a dormire... non sono neanche le sei del mattino.». Il lieve sospiro arrivò al mio collo delicatamente, lasciandomi scorrere una scia di brividi per tutto il corpo.

Percepii il sangue affluirmi alle guance e mi irrigidii all'istante, indecisa sul da farsi visto che, questo tipo di comportamento da parte di Harry mi era totalmente nuovo.

Harry.

Il ragazzo che, solo qualche ora fa, si stava prendendo gioco di me senza alcuno scrupolo, anzi provando, sicuramente, piacere nel deridermi e nel vedermi in difficoltà.

Appena sentii il suo respiro rallentare nuovamente, segno che si era riaddormentato, mi rilassai sentendo i miei muscoli sciogliersi.

Mi allontanai leggermente da lui per guardarlo meglio in viso. I suoi tratti erano completamente rilassati; il cipiglio rigido e arrabbiato che lo caratterizzava, non era presente e le labbra piene, leggermente separate, lasciavano uscire dei piccoli sospiri.

Ebbi l'istinto di spostargli un ciuffo di ricci ribelli che gli ricadevano sulla fronte.

E così feci.

Gli passai la mano leggermente tra i capelli morbidi spostandoglieli indietro e accarezzandoli, sentendoli scorrere delicatamente tra le mie dita, ricevendo in risposta un soffio sereno e rilassato da parte sua.

Tornai nella posizione precedente ora più calma lasciando una mano tra i boccoli morbidi del ragazzo, continuando ad accarezzarli, e riportando l'altra sul suo petto.

Come mi aveva suggerito Harry cercai di addormentarmi di nuovo, cosa che risultò stranamente facile.

Infondo non avevo più poi così tanto caldo.

**

Dei movimenti bruschi accanto a me mi fecero svegliare di scatto. 

Mi voltai dall'altra parte del letto, non volendo abbandonare le calde coperte che mi stavano avvolgendo e rifiutandomi categoricamente di aprire gli occhi.

«Svegliati, ragazzina.». Sbuffai irritata, ignorando Harry e infilando la testa sotto al cuscino, non volendo ascoltare le sue parole cattive.

Le coperte vennero strappate via dal mio corpo che fu assalito da un'ondata di gelo. «Dico sul serio, non ho problemi a lasciarti qui.». 

La voce mattutina più roca e graffiante del solito.

Grugnii elegantemente e mi misi seduta sul letto con le gambe incrociate, osservando il ragazzo già vestito e pronto, che, con un ghigno soddisfatto per essere riuscito a svegliarmi, stava riempiendo lo zaino con le poche cose che aveva portato con sé.

Scesi dal letto, toccando con i piedi il pavimento freddo e mi diressi in bagno per prepararmi.

Mi sciacquai il viso e la bocca velocemente, cercando di svegliarmi, e mi rimisi i vestiti della sera precedente il più velocemente possibile.

Quando uscii fuori, fui accolta da uno sbuffo del riccio che sussurrò un "Finalmente". Mi strappò dalle mani i vestiti che gli stavo porgendo, buttandoli alla cieca nello zaino, e uscì dalla camera.

Guardai stranita la porta lasciata socchiusa dal riccio, non comprendendo il suo atteggiamento indisponente. 

La mattina era decisamente ancora più esasperante del solito.

Presi il caricabatterie, il telefono e li misi dentro alla borsa uscendo velocemente dalla stanza, cercando di stare al passo con Harry e con i suoi prepotenti sbalzi d'umore.

Arrivati nell'atrio, il ragazzo si diresse verso il bancone principale del Motel per fare il check-out, mentre io decisi di andare fuori per prendere un po' di aria e per allontanarmi, per la prima volta nell'arco delle ultime 12 ore, dal riccio.

Chiusi gli occhi e mi appoggiai alla parete sentendo la brezza fresca pizzicarmi leggermente le guance.

Il pensiero di Harry e delle sue azioni delicate e gentili di qualche ora fa, mi balenò in testa insolente, volendo quasi prendermi in giro, perché totalmente in contrasto con il suo comportamento di quella mattina.

Percepii una presenza e girandomi vidi il ragazzo che stava arrogantemente occupando i miei pensieri, appoggiato al muro accanto a me.

Prese il pacchetto di sigarette dalla tasca, sfilandone una e accendendola, cominciando a fumare fissando la strada davanti a lui, pensieroso.

Dopo aver osservato i suoi movimenti incerta, a causa dei suoi sbalzi d'umore e dalle sue parole cattive, decisi di abbassare lo sguardo, cominciando di nuovo a perdermi nella mia mente che sembrava non lasciare entrare nessuno se non il ragazzo appoggiato di fianco a me.

«Ho scritto a Cole di averti lasciata a casa ieri sera.» disse tra un sospiro e l'altro, riportando la sigaretta tra le labbra per assaporare l'ultimo tiro.

Lo vidi buttare la cicca ormai spenta a terra incurante, pestandola. Il suo sguardo duro non aveva ancora sfiorato minimamente la mia pelle.

Chiaro.

Non voleva far sapere in giro di aver "passato la notte" con la sottoscritta. Senza aver fatto nulla, poi. 

Un senso di nausea mi assalì improvvisamente insieme ad un piccolo capogiro.

Non so perché ma il pensiero che lui non volesse essere collegato, neanche minimamente alla mia persona mi fece salire il sangue alla testa.

«Ovviamente.». Risposi annuendo e mantenendo la testa bassa, sempre più infastidita da quello stupido ragazzo.

Con un colpo di reni mi staccai dalla parete e cominciai ad incamminarmi verso la macchina, dandogli le spalle e lasciandolo lì, senza voltarmi per controllare di essere seguita. 

Vidi i fanali lampeggiare, segno che l'auto era stata aperta dal riccio. Almeno si rendeva un minimo utile.

Aprii lo sportello salendo e incrociando le braccia sempre più innervosita.

Vidi, poi, Harry passare davanti all'auto. Le sue labbra si separarono rilasciando un sospiro pesante e notai le sue mani passare tra i suoi capelli, spettinandoli sempre di più.

L'immagine delle mie, di mani, tra i suoi ricci morbidi mi balenò davanti. 

Mi passai le mani pesantemente sul viso più volte, sempre più infastidita, cercando di cancellare quel particolare via dalla mia mente.

Harry salì qualche secondo dopo, buttando lo zaino nei sedili posteriori e accendendo l'auto, mettendosi in marcia verso casa.

Una lieve musica si sparse all'interno dell'abitacolo interrompendo il nostro silenzio imbarazzante, che però si ripresentò quando il riccio decise di spegnere la radio rilasciando l'ennesimo sbuffo scocciato.

Fu una, tra le ore più lunghe della mia vita. La passai guardando fuori dal finestrino, fingendo interesse verso il paesaggio che stavamo attraversando e torturandomi le dita interdetta dalla volubilità del ragazzo alla guida.

Harry interruppe il silenzio quando superammo West Harlem. «Non conosco l'indirizzo di casa tua.». La sua voce roca mi riscosse dai miei pensieri.

La mie flebili indicazioni e le sue risposte secche, furono le uniche parole che riempirono lo spazio circostante, durante quel viaggio.

Arrivammo nella strada di casa mia in neanche quindici minuti.

Non sapendo cosa fare, continuai a torturarmi le mani e a mangiarmi le unghie, indicando al ragazzo il mio numero civico.

Harry accostò la macchina davanti al mio vialetto, rischiando quasi di travolgere con una ruota, una piccola pianta di rose bianche presente nel giardino della signora Hooper. Se avesse rotto il vaso avrei sentito le sue lamentele per i prossimi sei mesi.

Sì. Era già successo.

«Grazie di tutto.» sussurrai piano rivolgendomi al riccio che, invece, stava guardando davanti a lui in maniera distante.

Mi rivolse un piccolo cenno del capo senza degnarmi di uno sguardo come aveva fatto per tutta la mattina.

Sempre più in imbarazzo abbassai lo sguardo annuendo senza un apparente motivo logico. Presi la maniglia tra le mani, aprendo la portiera dell'auto e scesi dalla vettura chiudendo lo sportello dietro di me.

Attraversai il vialetto lentamente non sentendo l'auto ripartire, percependo tutti i miei muscoli irrigidirsi con il passare dei secondi. Sfilai le chiavi dalla tasca della borsa e aprii la porta di casa, sbagliando solo una volta il verso della chiave.

Solo all'ora sentii le ruote dell'auto stridere sulla strada, segno che Harry se ne era appena andato.

Rilasciai un respiro che non mi accorsi di trattenere, appoggiandomi alla porta chiusa dietro di me.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Bea_143