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Autore: Lady I H V E Byron    22/08/2019    1 recensioni
(Crossover con "Dragon Age Origins")
Impegnati nella ricerca e battaglia contro Master Xehanort e l'OrganizzazioneXIII, Sora, Paperino e Pippo finiscono in un nuovo mondo, in cui, con loro grande stupore, gli Heartless e i Nessuno non sono il pericolo principale...
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Paperino, Pippo, Sora
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Note dell'autrice: mi scuso con una lettrice di questa storia di cui non cito il nome (privacy, sapete...) per non aver reso il capitolo come lei si aspettava... diciamo che, da un certo punto di vista, l'ho adattato alle esigenze di Kingdom Hearts. Tanto, e mi riferisco ai fan di Dragon Age, scriverò la storia di DAO nell'apposito universo e cercherò, lì, di seguire per filo e per segno la trama, senza contaminazioni.


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-Sora! Sora!-
Sora aprì lentamente gli occhi.
La luce del sole quasi lo accecò.
Udì il rumore delle onde del mare.
E un calore a lui familiare.
Come familiari erano le voci che lo chiamavano per nome.
-Sora!-
-Sora!-
Due sagome offuscate erano di fronte a lui: dalle fisionomie, sembravano un ragazzo e una ragazza.
Aprendo gli occhi, riconobbe le due figure.
-Ah, finalmente ti sei svegliato, pigrone!-
Riku. E Kairi accanto a lui. Entrambi in costume da bagno. Anche Sora era in costume da bagno.
Si mise a sedere e si guardò intorno: era a casa. Era tornato nelle Isole del Destino.
-Ma… cosa…? Cosa è successo…?- mormorò, toccandosi i capelli.
-Ti sei di nuovo addormentato sulla spiaggia.- spiegò Riku, ridendo e scuotendo la testa –Sei sempre il solito pigrone, Sora. Se continui così, prenderai un colpo di calore o ti ustionerai.-
-No, quello che voglio dire…- Sora si alzò completamente, confuso –Perché siete qui? Come sono tornato qui? Tu non dovevi allenarti con il Keyblade e tu non eri nel Regno dell’Oscurità con Re Topolino? Non dovevamo affrontare Xehanort e ritrovare il resto dei guerrieri del Keyblade?-
Riku e Kairi si guardarono, poi risero.
-Ma come, Sora, non ricordi più?- spiegò la ragazza, divertita –Xehanort non è più una minaccia. Lo abbiamo sconfitto tutti insieme, insieme a ciascun membro dell’OrganizzazioneXIII. E tu gli hai dato il colpo di grazia con il tuo Keyblade.-
-Ora nei mondi regna di nuovo la pace, grazie a te, Sora. E noi siamo tornati nella nostra tranquilla vecchia vita, senza Heartless, Nobodies e OrganizzazioneXIII. Ne sentivo quasi la mancanza…-
Xehanort era stato sconfitto, dicevano… Perché allora non lo ricordava? Perché nella sua testa aveva altri ricordi? Sfocati, riguardanti una torre, delle creature orrende, e un giovane in armatura, ma in nessuno era presente Xehanort, tantomeno la sua dipartita.
-E dove sono Re Topolino, Paperino e Pippo?-
-Che domande! Sono tornati nel castello Disney. Certo che sei strano, oggi, Sora. Forse il pisolino sotto al sole ti ha dato alla testa.-
-Dài, facciamoci un bel bagno!- propose Kairi, entusiasta e immergendo i piedi nel mare. Invitò gli amici ad unirsi a lei, mentre, gradualmente, entrava nell’acqua.
Riku la seguì, ma appena toccò il bagnasciuga si voltò indietro: Sora era ancora fermo immobile, osservando in basso. Era contento di essere tornato nelle Isole del Destino, ma qualcosa non tornava. Era impossibile che si fosse dimenticato di aver combattuto contro Xehanort. Era già capitato che si fosse dimenticato di un’avventura. Ma stavolta era diverso. Aveva proprio l’impressione di non aver vissuto quella battaglia. Inoltre, qualcosa, nel luogo in cui si trovava, lo inquietava. Come se non fossero davvero le Isole del Destino.
-Sora?- fece Riku, avvicinandosi all’amico –Non vieni a fare il bagno con noi? Di solito sei il primo a entrare…-
Sora lo osservò serio.
-No, Riku. Qualcosa non mi torna.- spiegò -Un attimo fa ero in una torre, e ho affrontato dei mostri che non abbiamo mai visto… I ricordi sono sbiaditi, ma so che sono accaduti. Io… questo posto non è reale.-
Riku, dopo una breve pausa, si mise di nuovo a ridere.
-Magari durante la battaglia finale contro Xehanort, qualcuno ti avrà di nuovo fatto il lavaggio del cervello e tu ci sei cascato di nuovo!- ipotizzò, senza smettere di ridere; gli allungò una mano, per toccargli la testa –L’importante è che ora sia tutto finito. Non era questo che volevi? Tornare alla tua vecchia vita? Senza pensieri, senza responsabilità? Ora vieni a farti il bagno con noi. Ti schiarirà le idee. Ora le cose stanno esattamente come sono.-
Quelle parole… la prova che niente di quello che aveva intorno era reale. Afferrò la mano di Riku, stringendola forte.
Gli rivolse uno sguardo rabbioso.
-Questo NON è reale! E tu non sei Riku!- esclamò; Riku si liberò dalla morsa con uno scatto all’indietro –Il vero Riku non mi avrebbe mai detto di abbassare la guardia, non si sarebbe mai seduto sugli allori, e soprattutto non amava la tranquillità della nostra isola. L’ha sempre odiata. Era sempre il primo a dire “Andiamocene da qui.”!- gli puntò il dito contro -Dimmi chi sei! E cosa vuoi da me!?-
Riku ricambiò lo sguardo rabbioso.
-Stupido umano!- disse; la sua voce era cambiata, era quella di un demone –Io ti offro il tuo più grande desiderio, ti offro una vita tranquilla e in pace, nella tua isola, con i tuoi amici, e tu la getti via così!?-
-Quello che mi offri non è una vita, è un’illusione!- ribatté Sora, con sguardo minaccioso -Devo tornare alla Torre del Circolo! Devo salvare gli altri! Devo aiutare Alistair a sconfiggere il Flagello e eliminare gli Heartless nel Ferelden!-
Finalmente ricordava. Ricordava della Torre del Circolo e della missione di Alistair. Ricordava di essere in un altro mondo.
“Riku” soffiò dal naso, offeso.
-Umpf! Sembra che solo guerra, Heartless, Nobodies e ora anche i Prole Oscura sappiano accontentarti! E così sia!-
Kairi, l’oceano, la spiaggia, le palme, ogni cosa delle Isole del Destino svanirono nel nulla: tutto il paesaggio si sgretolò, tramutandosi in una piattaforma nel vuoto. Esattamente come la notte della distruzione delle Isole del Destino, quando affrontò il Darkside. Persino il costume di Sora svanì, tornando nelle sue vesti. Persino “Riku” era vestito con i suoi abiti da viaggio: aveva il “suo” Keyblade in mano e si era messo in posizione di combattimento. Una strana aura oscura lo circondava, come quando era sotto il controllo di Ansem.
Anche Sora si preparò per il combattimento: sapeva che quello non era il vero Riku. Non si tirò indietro nell’affrontarlo.
“Riku” attaccò per primo, con un fendente verticale. Attacco parato con efficacia da Sora.
Sorrise, sicuro di sé.
-Se veramente volevi assomigliare Riku in tutto e per tutto, avresti dovuto rendere i suoi colpi più veloci e potenti!-
Lo respinse semplicemente spingendo in avanti il Keyblade. “Riku” barcollò all’indietro, per poi tentare un altro fendente verticale, urlando. Sora, stavolta lo schivò, spostandosi di lato. Come schivò e parò il resto dei colpi.
Lenti e prevedibili.
Decisamente non era il vero Riku.
Ne aveva l’aspetto, ma non le sue abilità.
Sora parò l’ultimo colpo, deviandolo verso il basso, poi fece un salto all’indietro, puntando il Keyblade verso “Riku”; un raggio di luce colpì il suo petto, facendolo paralizzare, mentre aveva il suo Keyblade a mezz’aria.
La luce gli aveva lasciato un buco lucente sul suo petto: da lì, partirono delle crepe che emettevano luce, che si estesero per tutto il suo corpo.
Sora lo osservò quasi con orrore, come “Riku” osservava se stesso.
-Cosa hai fatto?! CHE COSA HAI FATTO?!- esclamò questi, rivolgendo al ragazzo uno sguardo minatorio.
Sora non disse nulla: osservò il suo Keyblade, poi “Riku”, che continuava a guardarsi, terrorizzato.
Le crepe lo stavano illuminando. Stavano raggiungendo la testa ed i piedi.
-No! NO!-
Esplose, in una luce accecante, tale da costringere Sora a coprirsi gli occhi.
Non si rese conto che anche il paesaggio intorno a lui stava svanendo: cadde nel vuoto, nel buio.
Urlò.
Era come nella sua prima avventura nella Stazione del Risveglio.
Ma non era ad una piattaforma che si stava avvicinando: era un’isola. Anch’essa un’isola sospesa nel vuoto.
Con grande sorpresa, Sora si fermò ad un metro di distanza da essa, come se una strana forza avesse agito su di lui per evitare una collisione violenta con il suolo sottostante. Appoggiò i piedi senza problemi.
Era ancora scosso, dalla caduta, dalla visione, dal luogo circostante. Non c’era niente in quell’isola: solo il vuoto. Era illuminato da una luce strana, quasi soporifera. Avvertì una strana sensazione, di entropia. Non era la prima volta che la provava: era la medesima sensazione che aveva provato nel viaggio nel mondo dei sogni.
Era confuso, spaesato, solo. Continuava a guardarsi intorno, ponendosi innumerevoli domande.
“Dove mi trovo? Perché sono qui? Dove sono gli altri?”
Fece qualche passo.
-Paperino! Pippo! Alistair! Leliana! Cucciolo! Sten! Morrigan! Wynne!- chiamò. Nessuna risposta.
Si abbandonò sulle sue gambe, facendo cadere il Keyblade. Singhiozzò, senza piangere.
Non sapeva dove andare, tantomeno come uscire. Ma quella sensazione di familiarità non lo abbandonava, come se in quel posto ci fosse già stato.
Udì un rumore: dei passi.
Rapido, Sora riprese il Keyblade, puntandolo in avanti, nella direzione dove aveva udito i passi: notò un uomo, forse di pochi anni più grande di Alistair, con le mani che emettevano strane luci, come se fosse pronto per lanciare un incantesimo.
-Chi sei tu?- domandò questi, sospettoso –Un altro inganno del demone della pigrizia?-
Sora avrebbe giurato che fosse il demone della pigrizia stesso, con le fattezze di un umano: ma abbassò il Keyblade.
-Wynne ha fatto il tuo nome…- cercò di ricordare –Sei tu Niall?-
Anche l’uomo abbassò la guardia, ma senza smettere di osservare il ragazzo con aria sospettosa.
-Wynne? L’incantatrice Wynne? Cosa le è capitato? Sta bene?-
Sora si morse il labbro inferiore.
-Non lo so…- camminò avanti ed indietro, nervoso, grattandosi continuamente la testa; la confusione dentro di lui non faceva che aumentare –Ricordo che eravamo tutti entrati in una stanza, c’era un mostro, o meglio, il demone della pigrizia, in compagnia di un cadavere, il tuo, precisamente, e… e poi non ricordo altro. Devo essermi addormentato. E non riesco a spiegarmi come sia finito nella mia isola natale, con i miei amici, a divertirci come ai vecchi tempi! E poi sono capitato qui! Non capisco più nulla! E ora non so nemmeno dove mi trovo, dove siano i miei amici o come uscire di qui!-
L’uomo cercò di calmarlo, a modo suo, allungando le mani in avanti; non brillavano più. Aveva fatto ritirare l’incantesimo.
-Ok, ok, adesso calmati.- fece un lungo sospiro –Non so se credere alla tua storia o se sei davvero l’ennesimo inganno del demone della pigrizia con lo scopo di farmi ancora abbassare la guardia, ma questo è l’Oblio.-
Sora finalmente realizzò. Ecco il perché di quella sensazione di familiarità. L’Oblio. Il regno dei sogni.
-L’Oblio?- si guardò di nuovo intorno –Il regno del sonno…? Quello di cui mi ha parlato Alistair…? E’ davvero inquietante...-
-E soprattutto mi spiace dire che oltre questo punto non ci sono strade, tantomeno vie d’uscita.- rivelò Niall, abbassando lo sguardo –No, peggio, ci sono passaggi, ma sono dei veri e propri labirinti che ti conducono alla pazzia. Io ho vagato e vagato, ma inutilmente. Anche io ho perso i miei compagni.-
Sembrava rassegnato. Ma Sora continuava a guardare in alto, con aria tutt’altro che rassegnata. Ma nemmeno determinata, quanto, piuttosto, incuriosita.
E Niall se ne rese conto.
-Non sembri sorpreso, ragazzo.- notò.
Sora scosse la testa.
-No, non più.- rivelò –Sai, sono un viaggiatore, e nel mio ultimo viaggio mi è capitato di viaggiare nel mondo dei sogni. Era… diverso da questo. Ma non devo perdere tempo, devo trovare i miei amici. Tu hai detto di aver vagato qui, dove mi consigli di andare?-
Niall sospirò di nuovo.
-E’ inutile, ragazzo. Ci sono molte isole, qui, e il demone della pigrizia fa di tutto per tenere le sue vittime qui. Le prosciuga lentamente della loro energia, mentre loro sognano ciò che desiderano.-
“Quindi è per questo che ero tornato nella mia isola…” pensò Sora, serio “Ed ecco cosa intendevano le sue parole, sul vivere il mio più grande sogno… come si spiega la presenza del cadavere nella stanza dove abbiamo trovato il demone…”
Ma le parole del mago non lo spaventarono, anzi.
-Allora i miei amici possono trovarsi là.- decise –Devo cercarli, prima che sia troppo tardi.-
-Ragazzo, non hai sentito le mie parole?! E’ tempo perso! Non li troverai mai!-
Ma Sora gli rivolse il suo sorriso che sfoggiava quando era sicuro delle proprie azioni.
-Fidati, non è la prima volta che viaggio nel mondo dei sogni…-
Puntò il Keyblade in avanti, rivolto al nulla: si illuminò, rivelando una scia luminosa. No, proprio un sentiero luminoso, come quelli che era solito prendere durante il precedente viaggio nei mondi del sonno.
Niall era sorpreso. Non aveva mai visto niente di simile.
-Che… che stregoneria è mai questa?! Non è magia del sangue, ma nemmeno magia basilare! E’ forse magia elfica?-
-Niente di tutto questo.- spiegò Sora –E’ il potere della mia spada. Sai, da dove vengo io c’è un detto “Possa il tuo cuore essere la tua chiave guida”. Queste scie mi porteranno dai miei amici e potremo uscire da qui, insieme.- fece per salire sulla scia, ma si fermò, voltandosi verso il mago; gli porse una mano –Ascolta, lo so che hai perso le speranze, ma mi serve il tuo aiuto. Una mano in più non mi farebbe male. Tu sei un mago, no? E mi è stato detto che i maghi possono orientarsi nell’Oblio, e io ho bisogno di qualcuno che mi faccia da guida. E forse anche tu hai bisogno di me.-
Niall era riluttante, ma poi prese la mano di Sora.
-Forse per me non c’è più speranza, ma tu puoi ancora fare qualcosa.- decise -Ti aiuterò volentieri.-
Sora era finalmente in compagnia: si sentiva più forte.
Insieme percorsero la scia luminosa.
-Ascolta, Niall…- disse Sora, ad un certo punto –Greagoir ci ha parlato dell’attacco di demoni, ma non esattamente come è avvenuto. Tu cosa puoi dirmi a proposito?-
-E’ stato Uldred.- spiegò il mago, tenendosi stretto a Sora, per evitare di cadere dalla scia lasciata dal Keyblade –Quando i maghi, lui compreso, sono tornati da Ostagar, ha cercato di prendere il potere del Circolo, inneggiando alla libertà dei maghi. Durante l’ultima riunione dei maghi, ha sprigionato un’immensa magia del sangue, lui e quelli che si erano schierati dalla sua parte. Da lì sono apparsi i demoni e gli abomini. Hanno ucciso dei templari e al resto dei maghi non rimaneva che scappare. Ma io ed altri maghi siamo riusciti a raggiungere Owain e prendere la Litania di Andralla da usare contro Uldred, ma poi abbiamo incontrato il demone della pigrizia e sono rimasto intrappolato qui.-
-Pensi ci siano maghi sopravvissuti?-
-Uldred ha rapito il primo incantatore Irving e un gruppo di maghi che si erano ribellati a lui. E’ probabile che stia cercando in un modo o nell’altro di portarli dalla sua parte. Ma se conosco l’incantatore, è ancora vivo e resiste. Ha la scorza dura e una volontà di ferro. Per questo è rispettato da tutti noi.-
-Allora c’è ancora speranza di salvare il Circolo. Ma devo trovare i miei amici e uscire da qui.-
-Se può aiutare… il demone della pigrizia sta nell’isola centrale, ma è protetto dalle altre, a loro volta sorvegliate da altri demoni.-
-Quindi dobbiamo affrontare altri demoni… perché non me lo hai detto prima?-
-Scusami, non mi fidavo appieno di te. Ma dopo aver visto cosa puoi fare con la tua spada si è riaccesa la speranza in me. Spero tu possa ritrovare i tuoi amici.-
Sora rimase in silenzio per pochi secondi. Serrò le labbra ed aggrottò le sopracciglia, determinato.
-Sì, li troverò. Io trovo sempre i miei amici.-
Alla fine della scia, notarono una luce sospetta: un portale. Appena lo attraversarono, furono illuminati da una luce quasi accecante.
Riaprirono gli occhi: erano in un giardino, con tanti fiori. No, erano in un cortile. Un cortile di un castello.
-Dove ci troviamo?- fece il mago, confuso, guardandosi intorno.
Sora ebbe di nuovo la sensazione di familiarità. Poi guardò in alto: le mura del castello erano alte. Notò tre torri a lui decisamente familiari.
-E’ il castello Disney.- mormorò, continuando a guardarsi intorno; notò, però, dei particolari che lo incuriosirono e divertirono nello stesso tempo –Niall, io conosco questo posto. E credo di sapere dentro quale sogno siamo…-
Esattamente come nel cortile del castello Disney, c’erano figure realizzate dalle siepi, ma non erano le stesse del vero castello Disney: raffiguravano tutte Paperino. Con una corona sulla testa.
Infatti, un suono di tromba fece allarmare i due “sognatori” e farli nascondere dietro una siepe. Dal nulla sembravano comparire altri abitanti del Castello Disney: si comportavano come se avessero appena interrotto un’attività. Ma Sora e Niall non li avevano visti e neppure si erano patti vedere da essi. Si stavano inginocchiando tutti.
-Fate largo a Re Paperino!- annunciarono due ciambellani, ovvero Cip e Ciop. Erano vestiti con due graziose giacchettine con le spalle imbottite.
Circondato da una scorta di scope incantate, avanzò Paperino, con busto eretto, sguardo fiero, e portamento impeccabile, con grande stupore di Sora. La corona sulla sua testa era davvero maestosa, con tanti gioielli incastonati, il suo inseparabile scettro in mano, che agitava per aria con eleganza, per accompagnare i suoi passi. Inoltre, aveva un mantello lungo tre metri: infatti, il ragazzo notò i tre paperotti, Qui, Quo e Qua, tenergli lo strascico, per evitare che si sporcasse con l’erba. Ovviamente, sottobraccio a lui, Paperina camminava con portamento altrettanto regale accanto a lui, esattamente come una regina.
-Viva Re Paperino!-
-Il miglior sovrano di tutti i mondi!-
-Lunga vita a Re Paperino!-
Paperino ringraziava tutti con un cenno della testa.
Sora si guardò intorno: stranamente, non notò né Pippo, tantomeno Re Topolino. O la regina Minni. C’erano tutti gli abitanti del Castello Disney meno che loro.
Questo lo fece insospettire. Doveva indagare a fondo.
-Attento, ragazzo.- lo avvertì Niall, come se avesse intuito le intenzioni del ragazzo –Il demone della pigrizia farà di tutto per tenere il tuo amico qui.-
-Non è la prima volta che affronto un nemico simile.- assicurò Sora, serio.
Uscì dal suo nascondiglio, palesandosi all’amico, che sorrise ed allargò le braccia.
-Sora!- esclamò, sorpreso, Paperino, ma anche felice di vederlo; poi si rivolse al resto dei sudditi alzando le braccia –Udite, udite! Accogliamo con gioia il mio amico Sora, che mi ha aiutato nella battaglia contro l’Oscurità che minacciava il nostro mondo!-
Tutti saltarono, felici, gridando: -Urrà! Urrà! Urrà per Sora! Il nostro eroe! Il salvatore del nostro re!-
Sora si sentì lievemente in imbarazzo, ma era lieto di tutte quelle ovazioni. Se solo fossero state reali…
-Sì, ehm…- si schiarì la voce –Ehi, Paperino, cosa… cosa sta succedendo qui?-
-Come cosa sta succedendo?- Paperino non si rendeva conto che era dentro un sogno –Sto camminando tra i miei sudditi, come faccio sempre. Non ricordi?-
-No, intendevo dire… da quanto tempo sei re?-
Paperino era sempre più sorpreso.
-Come da quanto tempo?! Ma da sempre! Da quando ho cominciato a erigere il Castello Disney intorno alla Prima Pietra della luce! Adesso sono persino più ricco di mio zio Paperone.-
-La Prima Pietra…? E dove sono Pippo e Topolino? E Minni?-
-Chi? Non ho mai sentito questi nomi in tutta la mia vita. Fai domande strane, Sora. Hai di nuovo battuto la testa?-
-Trovo le tue domande estremamente scortesi e inopportune, Sora!- aggiunse Paperina, offesa per il consorte –Chiedigli subito scusa!-
Ma Paperino la calmò, stringendole dolcemente una mano.
-Calma, Paperina, lo sai come è fatto Sora.- rassicurò, con un lieve sorriso -E’ un tale smemorato…-
No, Sora non era uno smemorato: ecco a cosa si stava riferendo Niall, sui sogni. Ecco come il demone della pigrizia teneva le persone prigioniere.
Aveva manipolato la mente di Paperino, scavato nei suoi desideri, creando una realtà dove era lui il re del Castello Disney. Ma in cui non aveva alcun ricordo di Pippo, Topolino e Minni.
Sora doveva liberarlo. Ma non con il Keyblade.
-Ascolta, Paperino…-
-RE Paperino!- puntualizzò Paperino.
-Ok, Re Paperino… non ricordi nulla di come sei arrivato qui? Prima che diventassi re?-
Paperino ridacchiò.
-Che razza di domanda, Sora! Ho sempre vissuto qui, fatto costruire il castello, i monumenti a me dedicati e il villaggio intorno al castello.-
Sora non si arrese.
-E i nomi che ti ho detto prima, Pippo, Topolino e Minni, davvero non ti dicono nulla?-
-Te l’ho detto Sora! Io non…! Aspetta… ora che ci penso…- aveva lo sguardo assorto, serio; stava forse iniziando a ricordare? –Hanno un suono familiare…-
Paperina lo strattonò per un braccio.
-Via, via, caro! E’ solo la stanchezza che ti fa parlare!- lo incitò –Non credere alle fandonie di Sora. Alla fine ci caschi sempre!-
Ma Paperino strattonò il braccio, liberandosi dalla presa.
-Aspetta…- mormorò –Mi sta… tornando in mente qualcosa… ma è confuso…-
Erano i suoi ricordi. I suoi veri ricordi.
-Ricordati, Paperino, siamo in missione per sconfiggere il maestro Xehanort, trovare l’OrganizzazioneXIII e i cavalieri del Keyblade scomparsi anni fa. E ora siamo nel Ferelden! Non ricordi nulla?-
Il papero si mise una mano sulla fronte. Scuoteva la testa, attento a non far cadere la corona.
-Ho solo delle vaghe immagini… di una stanza… di tante stanze, piene di esseri spaventosi… e delle persone… con noi…-
-Bravo, Paperino! Ricorda!-
Paperina assunse di nuovo lo sguardo offeso.
-Umpf!- non era la sua voce; era una voce demoniaca, ma sembrava potesse sentirla solo Sora, perché Paperino non si stupì affatto –I tuoi tentativi per liberarlo sono inutili, ragazzino! Tu stesso hai affermato che cade facilmente nei tranelli e nelle tentazioni!-
Sora le rivolse uno sguardo determinato.
-Io posso liberarlo!- esclamò; sguainò il Keyblade, mettendosi in posizione di combattimento –E so che sei tu a mettergli in testa questa illusione! Non ti permetterò di ingannarlo ancora!-
Gli occhi di “Paperina” si fecero rossi.
-Stupido ragazzino! Non ce lo porterai via!-
Anche Paperino si allarmò, sentendo finalmente la voce della consorte.
-Paperina? Stai…?-
Non rispose: levitò e alzò le mani, che emanarono un’aura rossa. Il giardino del castello svanì, lasciando spazio ad un’area deserta e desolata.
Paperino ebbe una strana sensazione: di leggerezza, di beatitudine. No, non era beatitudine: era di vuoto. Stava scomparendo!
-Ma che mi sta succedendo…? Sora?! CHE SIGNIFICA QUESTO?! SORA!!!- starnazzò.
-Paperino, no!-
Ma il papero svanì nella luce.
Anche i sudditi svanirono, come polvere al vento: al loro posto comparvero delle creature oscure con uno strano simbolo sul petto.
Sora li riconobbe all’istante.
-Dream Eaters?! Qui?!-
Niall, seppur spaventato, era pronto a lanciare incantesimi. Ma non da “Paperina”.
-Cosa sono queste creature?!-
-Dream Eaters! Abitano i sogni delle persone, ma ti spiegherò più tardi! Ora combattiamo!-
Esattamente come nella sua ultima avventura. Sora era confuso: come era possibile la presenza dei Dream Eaters Nighmare lì?! Ma non doveva distrarsi: l’unica cosa importante da fare era eliminarli.
Niall lanciò incantesimi contro i Dream Eaters (prevalentemente Meow Wow, Komory Bat e Necho Cat, i più comuni), mentre Sora si occupava di Paperina. Questi lanciò incantesimi del ghiaccio contro il ragazzo, che parò e deviò con il Keyblade. Cercò persino di lanciarlo, ma ella si scostò. Tentò, allora, con un attacco aereo, ma inutilmente.
Fluttuava a mezz’aria, spostandosi di continuo, per disorientare il suo avversario. Inoltre Sora doveva continuamente schivare gli incantesimi di ghiaccio. Questo lo distraeva.
Niall sembrava esausto dal combattimento contro i Dream Eaters. Come svanivano, ricomparivano. E Sora sapeva che il modo migliore per eliminarli era eliminare la loro fonte.
Non doveva indugiare oltre. Doveva trovare alla svelta una strategia per eliminare “Paperina”.
Non poteva colpirla con gli attacchi semplici. Doveva ricorrere anche lui alla magia.
Ella si ostinava a lanciare gli incantesimi di ghiaccio. Sora tentò, allora, un incantesimo di fuoco.
Vanificò l’incantesimo di Paperina, che fu circondata dalle fiamme. Urlò di terrore e dolore. Bastò solo un incantesimo di fuoco, per farla cadere per terra, incosciente.
Non si era rivelata così complicata da affrontare. Questo fece sollevare Sora.
Rimasero solo lui e Niall, nella radura.
Sora si guardò intorno, facendo qualche passo, allarmato.
-PAPERINO! PAPERINO!- chiamò. Nessuno rispose. Nessuno comparve.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
-Non sarà…?-
Niall gli mise una mano sulla spalla.
-E’ libero dall’incantesimo del demone. Ora è in un luogo sicuro. Non è svanito.- rassicurò, calmo.
Sora decise di credergli. In fondo non aveva altra scelta. Era pur sempre un barlume di speranza. E non poteva perdere altro tempo.
Ma qualcosa ancora lo turbava.
-Quindi è così che il demone della pigrizia lavora…?- mormorò, guardandosi intorno. Nella sua mente era ancora viva l’immagine del castello Disney e Paperino re. Sembrava tutto così reale… come la sua visione delle Isole del Destino.
-Sì. Ti osserva dentro e trova il tuo desiderio più grande. Ti manipola la mente, facendoti credere che quel desiderio è la realtà. Ma mentre vivi quell’illusione, lui ti priva lentamente dell’energia vitale, uccidendoti. Ora hai salvato il tuo amico papero. Potrai salvare gli altri. Salvandoli, indebolirai il demone e sarà più facile eliminarlo. Così sarete tutti liberi.-
-Bene. Mi hai dato un motivo in più per cercare i miei amici. Ora andiamo!-
Come prima, Sora, con l’aiuto del Keyblade, creò un’altra strada luminosa, per raggiungere un altro dei suoi amici.
-Quindi quelli che abbiamo affrontato prima sono i Dream Eaters Nightmare?- domandò Niall, curioso; Sora gli aveva raccontato quanto sapeva sui Dream Eaters –E si nutrono di sogni? Lasciando le persone con i soli incubi?-
-Esatto.- annuì Sora, serio -E chi contrasta i Nightmare sono gli Spirits. Un tempo potevo evocarli per aiutarmi a combatterli. Ora… non lo so…-
Un altro portale si palesò di fronte a loro. Di nuovo una luce che li accecò entrambi.
Quando aprirono gli occhi, si resero conto di trovarsi in una piazza. Una piazza vuota, disabitata. Anche le porte e le finestre delle case erano sbarrate.
Ma gli edifici, i loro colori… Sora ebbe di nuovo la sensazione di familiarità. Conosceva quel posto.
-Siamo nella piazza Disney.- mormorò, sperando che Niall non lo sentisse –Forse siamo nel sogno di Pippo.-
Udirono entrambi delle urla.
Clarabella e Orazio stavano correndo verso di loro; stavano scappando da qualcosa. Dagli Heartless!
Sora sguainò il Keyblade.
-Anche qui gli Heartless?!- esclamò, sorpreso; no, non potevano essere reali.
Niall si preparò a lanciare i suoi incantesimi.
-Heartless?-
-Esseri che hanno circondato la Torre, insieme ai demoni! Io gli sto dando la caccia! Non riesco a capire come siano entrati nei sogni!-
Eseguì un colpo verso uno Shadow. Ma questi passò attraverso il Keyblade. Non aveva effetto. Com’era possibile?
Sora era sempre più confuso. Anche Niall.
-Grande Cavaliere! Aiuto! Salvaci!- implorò Clarabella, continuando a correre.
L’orda di Shadows era ormai vicina alla coppia. Ma uno scudo maestoso eliminò quello più vicino a loro. Poi tornò indietro, come un boomerang, attaccato ad un braccio.
-State indietro! Il Gran Cavaliere Pippo è qui per voi!-
Roteando su se stesso, la figura apparsa dal nulla eliminò tutti gli Heartless, che svanirono al solo tocco dello scudo. Quando si fermò, Sora aprì la bocca dallo stupore: Pippo.
Si ergeva con sguardo fiero ed esibiva lo scudo come un trofeo. La sua armatura era scintillante e aveva tratti molto eleganti, molto più della sua normale armatura da capitano delle guardie, con un mantello che seguiva i movimenti del vento.
-Non abbiate paura, cittadini della città Disney! Gli Heartless sono svaniti! Uscite senza timore!- annunciò, sicuro di sé.
Infatti, dalle case, applaudendo, uscirono i cittadini della città Disney. Acclamavano il loro eroe, con applausi, ovazioni ed urla.
Sora si lasciò scappare una risata sarcastica.
-Dico, sul serio…?- commentò, divertito.
-I cuori degli esseri viventi nascondono tanti segreti.- spiegò Niall –A volte positivi, a volte negativi.-
-Lo so. Ma non è una scusa per permettere al demone della pigrizia di trattenere Pippo qui.-
Determinato, Sora si avvicinò all’amico, che si stava pavoneggiando di fronte alla folla.
-Ehi, Sora!- salutò Pippo, notandolo –Hai visto? Grazie a te sono diventato un eroe! Posso difendere i miei cittadini!-
-E’ davvero fantastico, Pippo…- tagliò corto Sora, diretto –Ma dobbiamo andarcene da qui.-
Pippo fu confuso dalle sue parole.
-Perché andarmene? E’ ora dei festeggiamenti. Ho sconfitto l’ultima orda di Heartless. La città è salva. Per ora, almeno. Yuk!-
Ma Sora non demorse.
-Pippo, quello che vedi qui non è reale.- spiegò, diretto; ora che sapeva come agiva il demone della pigrizia, era determinato più che mai a salvare i suoi amici -E’ frutto di una magia. Una magia che ti fa vivere il suo desiderio e ti spinge a non svegliarti mai più!-
Pippo ridacchiò.
-Sogno? Mai nulla fu più reale di questo! Mi sento veramente appagato ad aiutare le persone.-
-Non ti sei mai chiesto da dove vengono gli Heartless? Perché, nonostante le tue vittorie, continuino a spuntare dal nulla?-
-Beh, è ovvio. Sono attratte dall’Oscurità nei cuori delle persone.-
-Non sarebbe, quindi, meglio eliminare la radice, di questo male?-
-Non ti seguo…-
-Ho fatto la stessa proposta a Paperino e Topolino.- mentiva; era tutto parte del piano per liberare l’amico dal demone della pigrizia –E loro hanno accettato. Ma non possono farcela senza di te, Pippo. Sei indispensabile per questa missione. Pensaci. La città Disney non dovrà più avere paura degli attacchi improvvisi degli Heartless.-
Pippo rifletté un poco.
Orazio e Clarabella cercarono di esortarlo dalla proposta.
-No, Gran Cavaliere!- esclamò il primo –Altrimenti chi proteggerà la città dagli Heartless? Chi proteggerà noi?!-
-No, ha ragione Sora.- decise Pippo –Restare qui ed eliminare ogni orda degli Heartless non è sufficiente per tenervi al sicuro. Devo fare in modo che non vi attacchino più e aiutare i miei amici. Andrò con Sora.-
Sora sorrise. Forse anche Niall tirò un sospiro di sollievo.
“Il ragazzo ci sa fare…” pensò.
Gli occhi di Orazio brillarono di giallo: allargò le braccia, scatenando un’onda d’urto che fece svanire il paesaggio; anche Pippo svanì, lentamente, avvolto da una luce.
-Ma dove…? SORA!- esclamò, confuso. Esattamente come con Paperino.
Orazio appariva furioso.
-Lo hai privato del suo desiderio!- esclamò, con voce demoniaca, mostrando un martello da meccanico -Poteva essere felice! E tu hai rovinato tutto!-
Sora si mise subito in posizione di combattimento contro il demone e i Dream Eaters appena comparsi. Anche Niall era pronto.
Esattamente come prima nel sogno di Paperino, il mago si occupò dei Dream Eaters, mentre Sora affrontò “Orazio”.
Sora vinse quel breve combattimento: parava ogni colpo del suo avversario e mise a segno un colpo di elsa sulla fronte, facendolo svanire nel nulla. Le sue abilità erano nettamente superiori.
Paperino e Pippo erano salvi. Almeno secondo Niall e la sua conoscenza legata al regno dell’Oblio. Sora gli credeva. In fondo stavano affrontando lo stesso nemico. Non avrebbe avuto senso mentirgli.
Da quel momento, Sora doveva liberare i nativi del Ferelden.
Il terzo portale condusse il ragazzo ed il mago all’interno di una taverna. Intorno a loro, uomini e donne, elfi e nani, vestiti con un’armatura grigia e blu, molto elegante, con il simbolo di un grifone sul petto, stavano bevendo birra, si dedicavano alle danze e ridevano. Alcuni erano già ubriachi e camminavano, ciondolando, verso i due forestieri.
-Ehi! Volete un goccio?- disse uno di loro, ridendo in modo strano, prima di svenire, senza smettere di ridere.
Niall si fece serio e curioso.
-Queste armature… sì, ne ho sentito parlare. Sono Custodi Grigi.-
La parola “Custodi Grigi” fece intuire a Sora chi fosse il sognatore da liberare.
Avanzarono entrambi, facendosi strada tra Custodi Grigi ubriachi e con i boccali di birra pieni.
Al bancone, Sora notò Alistair. O meglio, appoggiato al bancone, anche lui con un boccale di birra in mano, mentre rideva compulsivamente. Indossava la sua tenuta da Custode Grigio. Gli stava bene. Si addiceva alla sua persona e al suo valore.
Accanto a lui, vide un uomo di mezz’età, che rideva alle sue battute. I capelli castani, sbiaditi dal grigio erano raccolti in un codino.
-Alistair…?- fece Sora. Era stranamente lieto di vederlo. E in quel modo lo divertiva pure. Quasi gli dispiaceva portarlo via dal suo sogno; ma c’era in gioco il destino della Torre del Circolo e del Ferelden.
Alistair incrociò il suo sguardo e, a fatica, si mise in posizione eretta.
-SORA!- esclamò, allungando le braccia verso di lui, quasi rovesciando la birra nel boccale –Il mio amichetto dalla bocca larga!- parlava con tono da ubriaco e non si reggeva in piedi; si appoggiava continuamente al bancone –Ehi, Duncan. Questo è il ragazzo di cui vi ho parlato prima. Quello con la chiave enorme.-
L’uomo accanto a lui osservò il ragazzo con occhi molto critici. Sora ebbe come un brivido. Non perché era già a conoscenza che fosse un’illusione; ma il suo sguardo… era molto diretto, serio. Era come se, con una semplice occhiata, fosse stato in grado di porre fine ad un conflitto.
-Ah, Sora.- disse, con voce molto bassa, potente, roca, ma altrettanto calda; educatore e padre nello stesso tempo; i folti baffi scuri seguivano il movimento delle labbra sottili; strinse la mano al ragazzo –Alistair non fa che parlare di te. Sembra che ti ammiri.-
La presa di Duncan era molto forte.
“Quindi è lui Duncan…” pensò Sora, ricordandosi della sera in cui Alistair gli aveva parlato del suo mentore e dei suoi compagni Custodi Grigi. Sì, comprese la sua ammirazione e devozione per lui, soltanto guardandolo, anche se non era reale.
Alistair scosse la testa, come per riprendere il senno, e cercò di farsi forza con il braccio libero, per tenersi saldo al bancone, per evitare di crollare.
-Sei venuto anche tu a festeggiare con noi?- disse, dopo un rutto a bocca chiusa.
-Festeggiare? Cosa?-
-Ma la sconfitta dei Prole Oscura, che domande! Li abbiamo stesi, ad Ostagar!-
-Sì, la strategia che abbiamo ideato con re Cailan ed io è stata vincente.- spiegò Duncan, orgoglioso –E tutto, ovviamente, con l’aiuto del generale Loghain, che ha attaccato l’esercito dai lati. Saremmo stati persi, senza di lui. Inoltre, anche l’arcidemone si è mostrato. Questo ci ha permesso di attaccarlo e sconfiggerlo, mettendo fine al Flagello. Il nostro Alistair gli ha dato il colpo di grazia.-
-Sì, una vittoria degna di nota!- aggiunse Alistair, alzando il boccale in aria –Per questo stiamo festeggiando!-
Quindi era questo il desiderio di Alistair: la vittoria contro la Prole Oscura. E stare in compagnia dei suoi amici Custodi Grigi. La sua famiglia.
Ma qualcosa non tornò a Sora. Le parole dell’amico e del suo “mentore” stavano descrivendo una realtà completamente diversa da quanto realmente accaduto. E se avessero davvero ottenuto la vittoria, ad Ostagar…
-Alistair.- iniziò, titubante -Posso… posso parlarti un momento? In privato?-
Il giovane fece spallucce.
-Non vedo perché non puoi dirlo con Duncan presente.-
-Ok…- in fondo, “Duncan” non era reale; doveva dirlo con lui presente, per rivelare la sua vera natura –Alistair, ascolta. Se avete vinto la battaglia ad Ostagar, come è possibile, quindi, che tu conosca il mio nome? Che tu sai chi sono? Ci siamo incontrati una settimana dopo la battaglia, nelle Selve Korkari. Tu eri infortunato.-
Alistair si mise a ridere in modo quasi sguaiato. Duncan si limitò solo allo sguardo divertito.
-Io infortunato?!- fece il primo, mettendosi a sedere, in posizione scomoda, sul primo sgabello capitatogli –Mi è capitata la missione più semplice di tutte, accendere il fuoco alla torre di Ishal per dare il segnale a Loghain. E sono tornato in tempo per la battaglia finale. Quindi non vedo…- la sua espressione cambiò; divenne serio e pensieroso –Già…- anche il tono della sua voce stava abbandonando l’ubriachezza –Se io sono qui, e dalla battaglia è passata sì e no un’oretta o due… perché ti conosco, Sora? Non ti ho mai incontrato prima, ma so di averti incontrato. So che ti conosco. E non da poco tempo… Per il Creatore, cosa…?-
Improvvisamente, una fitta alla testa lo fece barcollare e far cadere il boccale di birra, che si rovesciò su tutto il pavimento.
Duncan si allarmò e soccorse il giovane.
-Alistair! Tutto bene? Hai bevuto troppo?-
Ma Alistair allontanò la sua mano con uno schiaffo.
-No!- esclamò, rialzandosi; non era ubriaco; era solo l’illusione dell’ubriachezza; osservò Duncan come se avesse appena visto un fantasma -Questo non è reale! E voi, Duncan… voi… voi siete morto!-
L’uomo ridacchiò.
-Morto? Io? Suvvia, ragazzo! Mi conosci. Sono sempre stato vicino alla morte, ma mai mi ha preso.-
-No, no! Io… io ricordo…- mise una mano sulla fronte, strizzando gli occhi –Sì, ricordo! Dopo la battaglia, mi sono svegliato in casa di Flemeth, ho… ho incontrato Sora, ci siamo incamminati per Redcliffe, poi i Prole Oscura, gli Heartless, i Nobodies, Connor… la Torre del Circolo! Siamo dentro la Torre del Circolo! E il demone della pigrizia…- si guardò intorno, come se avesse appena avuto un incubo -Per il Creatore, siamo nell’Oblio! Cioè, tu sei nel mio sogno, ma come è possibile?! E perché tu ne sei cosciente? E lui chi è?- indicava Niall, basito da quanto aveva appena assistito.
Ma Sora ne era lieto. Anzi, euforico.
-Sì! Ricordi!- esultò, quasi saltando -Allora non sei così stupido come crede Morrigan!-
-Sì, davvero… aspetta, cosa?!-
Si leggeva la rabbia, negli occhi di “Duncan”. Scaraventò il boccale di birra sul pavimento di legno.
-Ragazzino impiccione!- imprecò, rivolto a Sora.
Al suo urlo, i presenti si voltarono verso di lui, minacciosi, e sguainando le armi.
Intuendo un attacco contro Sora, Alistair si mise tra lui e l’essere che aveva preso le sembianze di Duncan.
-Stai lontano da lui, chiunque tu sia!- minacciò, con aria da sfida.
Ma “Duncan” non si scompose e mantenne lo sguardo fiero, che metteva soggezione.
-Osi metterti contro il tuo comandante?-
-Tu non sei il vero Duncan. Lui è morto a Ostagar, da eroe. Tu non gli assomigli per niente, demone!-
“Duncan” fece una strana smorfia: poi prese Alistair per l’armatura, lo sollevò da terra e lo scaraventò non molto lontano da lui.
-Moccioso ingrato.- sibilò.
Il giovane non aveva subito danni, ma era lontano da Sora.
Anche lui fu circondato dalla strana luce, la stessa che aveva portato via sia Paperino che Pippo.
-No, aspetta! No! Sora!- esclamò Alistair, allungando una mano. Era preoccupato per l’amico. Avrebbe tanto voluto combattere al suo fianco. Ma svanì. Come era successo con Paperino e Pippo.
Sora e Niall rimasero soli con i Custodi Grigi. Le illusioni dei Custodi Grigi.
-Gli abbiamo dato quello che voleva!- rimproverò “Duncan”, sguainando le sue due spade –E tu lo hai portato via! Che razza di amico priverebbe un altro amico del suo desiderio?-
-Un desiderio che lo avrebbe ucciso lentamente e lasciare che il Ferelden venga divorato dal Flagello e dagli Heartless e Nobodies? Mai!- rispose Sora, agguerrito; sguainò il Keyblade –Lui merita di meglio! Quello che desidera veramente è salvare il Ferelden e io lo aiuterò a farlo!-
-Non sarai mai in grado di donargli quello che gli abbiamo donato noi, ragazzino!-
Sora e Niall si misero schiena contro schiena.
I Custodi Grigi si facevano sempre più vicini. Gradualmente, divennero anche loro Dream Eaters.
Sora e “Duncan” si stavano guardando negli occhi, con le labbra serrate e le sopracciglia aggrottate. Volevano combattere per la stessa persona. Per due motivi diversi.
Scattarono entrambi in avanti, con le armi pronte per il combattimento…
 
   
 
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