Sul pianeta Frieza 00, quello che il dittatore aveva scelto come dimora fissa per quando non era costretto a spostarsi, non erano rare le volte in cui si verificavano delle strane e singolari eruzioni solari da parte del Sole che lo rendeva vivibile.
Capitava spesso che la Stella eruttasse lingue di fuoco per lunghi periodi di tempo, tingendo di rosso i paesaggi tecnologici e futuristici. La luce riscaldava i palazzi e le radiazioni, alcune volte, mandavano in tilt i macchinari degli scienziati e lavoratori, ma tutti gli abitanti erano d’accordo sul fatto che fosse uno spettacolo meraviglioso ed emozionante. 
Il rosso faceva sembrare che stesse bruciando tutto in quel posto, dando fuoco alle ampie vetrate delle abitazioni che, a loro volta, provocavano riflessi sul resto del paesaggio, si tingevano i volti delle persone, i piccoli animali e le foglie delle piante, di solito di un blu cobalto, assumevano una tonalità calda.
Anche il palazzo privato di Frieza subiva le conseguenze di questo fenomeno fin troppo strano, ma a lui non dispiaceva. Per quanto preferisse una temperatura fredda e pungente non gli dispiaceva godersi quella tinta così calda e accogliente, soprattutto adorava guardare il suo giovane amante mentre il suo corpo veniva investito da quella luce. I suoi capelli, neri e folti, in quei momenti somigliavano davvero ad un fuoco che bruciava ardente, i suoi muscoli sembravano accentuati ma, allo stesso tempo, più morbidi, le sue espressioni facciali mentre si univano venivano colpite dal rosso e diventavano più eccitanti. 
I suo occhi neri ed espressivi diventavano due tizzoni ardenti…
Frieza aveva sempre associato a Vegeta il colore rosso, anche se raramente questi lo indossava, a favore di tute blu o nere. Trovava che fosse adatto ad un combattente, ad un /uomo/, come lui: feroce, sanguinario, impulsivo e deciso, ma anche passionale e, anche se solo lui riusciva a vederlo, insicuro. 
Un uomo come Frieza, anche se non aveva mai provato amore o affetto per qualcuno, riteneva che il sentimento che li legava fosse qualcosa che si avvicinava molto allo stesso. Ne aveva spesso sentito parlare, sapeva che cosa provavano gli altri, il cuore che batteva più forte, lo stomaco che non si dava pace e la testa sempre rivolta all’oggetto del desiderio… ma non lo aveva mai provato. 
Passione fisica con Vegeta, certo, ma anche una grande ammirazione per quell’animo nobile che non si lasciava sopraffare da niente e nessuno. Un cuore privo di affetti e che non si legava a niente, libero e ardente di passione, come il fuoco che ora inondava il suo viso accaldato e teso per l’eccitazione. 
Frieza si incantava spesso a guardarlo mentre dormiva, dopo aver sfogato la loro passione, gli occhi percorrevano la sua sagoma addormentata, quel corpo muscoloso ma piccolo che custodiva una forza di volontà e un coraggio non comuni, osservava le pieghe del lenzuolo districarsi tra le sue gambe, arbusti possenti e forti. I capelli fiammeggianti, le braccia abbandonate sul materasso, la coda con leggeri riflessi rossi e il viso rilassato.
Gli accarezzava il petto e si stendeva di fianco a lui solo per continuare a guardarlo. 
Frieza non sapeva cosa fosse l’amore, ma se l’avesse conosciuto prima, nella sua vita, probabilmente si sarebbe sorpreso nello scoprire che il cuore che gli scoppiava quando lo guardava era a causa di quel sentimento. 
Frieza, se avesse dovuto assegnare un elemento, un segno distintivo o qualcos’altro a Vegeta, avrebbe sicuramente scelto il fuoco. 
Fuoco rosso e ardente, come il cuore che batteva nel petto del sayian, così passionale e forte. 
Frieza negava persino a se stesso che, quando si trovava con Vegeta, il /suo/ cuore, così freddo, glaciale e distaccato, ardeva.