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Autore: LadyPalma    24/08/2019    6 recensioni
[Storia scritta per la challenge tra me, AngelCruelty, NevilleLuna e Angels4ever]
In risposta al prompt di Angels4ever: viaggi nel tempo.
Ambientata nella 8x03. Arya è appena andata a uccidere il Night King, lasciando la Donna Rossa e il Mastino soli nella stanza blindata. Cosa succede se proprio in quel momento dal fuocherello nella stanza si materializzano due persone che dicono di venire dal futuro? Potrà questo straordinario incontro cambiare il loro destino e i loro progetti di morte e vendetta?
Coppie: Sansa/Sandor; Melisandre/Davos.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Davos Seaworth, Melisandre di Asshai, Nuovo personaggio, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Onion - Davos/Melisandre'
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Storia partecipante alla challenge tra me, AngelCruelty, NevilleLuna e Angels4ever.
Quarto e ultimo tema (proposto da Angels4ever): Viaggi nel tempo.


 
Un salto di fede


Gli Estranei continuavano ad accalcarsi contro la porta blindata e lo scoppiettare di un fuoco acceso era l'unico suono che a tratti interrompeva lo spaventoso rumore dell'imminente invasione di quei cadaveri animati. All'interno della stanza, però, si stava abbastanza al sicuro e le due persone che vi erano rimaste in vita potevano perfino concedersi un momento di riposo durante quella lunga notte in cui si svolgeva la battaglia definitiva tra i Vivi e i Morti. O per lo meno, sembrava pensarla così Melisandre che si lasciò cadere a terra, accanto al corpo ormai privo di vita di Beric Dondarrion, e chiuse gli occhi per qualche secondo.
"Ti sembra il momento di fare una cazzo di dormita?"
La donna riaprì gli occhi e rivolse un debole sorrise al suo compagno di sventura, che la fissava di rimando con espressione infastidita ma anche velatamente spaventata.
"Sono molto, molto vecchia, ho bisogno di riposare" rispose con la stanchezza effettivamente ben percepibile nella voce. "E poi la mia missione è finita, proprio come quella di Beric. Tra poche ore il Signore della Luce verrà a chiamare anche me". 
Il Mastino la scrutò per qualche istante - quella donna sembrava tutto fuorché vecchia. Ma ben presto scosse la testa: ormai conosceva abbastanza le stupidaggini che si inventavano quei sacerdoti del fuoco.
"E la mia missione? Anche la mia missione è finita?" domandò in ogni caso, sebbene in tono sarcastico.
Perché sapeva che quelle stupidaggini di solito si avveravano.
"Questo non posso saperlo. Senti che la tua vita è completa, di aver fatto tutto quello per cui eri destinato?"
Sandor si lasciò sfuggire un sospiro, molto simile ad un ringhio.
"È sicuramente qualcosa di grosso aiutare la piccola lupa a sconfiggere il fottuto re del ghiaccio ma, se vuoi saperlo, a me non me ne frega un cazzo!" rispose con la solita schiettezza. "Tutto quello che ho sempre voluto da quando ho questa cazzo di cicatrice in faccia è uccidere mio fratello! E forse ho superato la paura del fuoco... Ma la voglia di strangolare con le mie mani quel figlio di puttana non passa mai!"
Melisandre accolse quella confessione con vaga curiosità.
"Allora, ucciderai tuo fratello e poi morirai, Sandor Clegane".
L'uomo non poté far altro che scoppiare in una rauca risata udendo la profezia della propria morte. Con quella freddezza che traspariva dalla voce e dallo sguardo a dispetto della venerazione per il fuoco, la sacerdotessa che aveva di fronte sembrava più fuori di testa di Thoros di Myr e Beric Dondarrion messi insieme. 
Ma prima che potesse ribattere, qualcosa nelle fiamme del fuocherello acceso nella stanza attirò la sua attenzione. E così lui, a sua volta, attirò l'attenzione della donna. 
"Hey, lo vedi anche tu?" 
Melisandre spostò lo sguardo nella direzione indicata e si riscosse immediatamente dal riposo che si era voluta concedere. Sì, lo vedeva anche lei: due volti che si agitavano nel fuoco e che sembravano voler uscire. Finché non uscirono veramente e si tramutarono in due figure in carne ed ossa, grandi quanto loro. Un ragazzo in armatura con i capelli rossi e gli occhi scuri e una ragazza avvolta in un mantello rosso con cappuccio, che ben presto si rimosse per rivelare lunghi capelli scuri e accesi occhi azzurri. 
A dispetto di tutte le assurde cose viste, Melisandre e Sandor fissavano la scena con autentica incredulità, ma anche i due individui appena comparsi sembravano pieni di pari meraviglia. 
"Cazzo, Shireen, ce l'hai fatta davvero!" imprecò il ragazzo, pieno di entusiasmo. 
La ragazza annuì quasi distrattamente e si guardò intorno, fermandosi solo quando i suoi occhi si posarono sull'altra donna nella stanza. Allora, la sua espressione fino ad allora seria si sciolse e i suoi lineamenti quasi severi si addolcirono, mentre un sorriso radioso le comparve sulle labbra. 
Se Melisandre era rimasta turbata nell'udire il nome della ragazza, questo fu nulla rispetto a quello che provò quando finalmente i loro occhi si incrociarono e Shireen le rivolse un saluto. 
"Ciao, mamma".   

 
**
 
I quattro si scrutarono per quello che parve un frammento di eternità, durante il quale la persona più attiva sembrò essere tra tutti il cadavere di Beric. Ognuno di loro aveva un motivo per essere sconvolto: i viaggi nel tempo - perché di questo si trattava - superavano di gran lunga qualsiasi immaginazione, perfino in un mondo dove i cadaveri tornavano a rianimarsi e i draghi si aggiravano sputando fuoco. 
"Mamma..." ripeté piano Melisandre, come per cercare di dare un senso a quella parola totalmente estranea. "Come è possibile? Io posso generare solo ombre". 
La domanda non ottenne risposta ma ebbe l'effetto di riscuotere i nuovi arrivati i quali si ricordarono che, in effetti, non avevano tutta l'eternità per compiere il loro dovere. La magia avrebbe avuto presto termine e loro non avevano speso gli ultimi quattro anni della loro vita a creare un varco temporale solo per fissare imbambolati la fantomatica Donna Rossa e una versione più giovane e più arrabbiata del Mastino. 
"Sì, sono tua figlia" parlò Shireen, avvicinandosi lentamente, "e anche io ho dei poteri. Sono riuscita a viaggiare nel tempo tramite il fuoco, proprio come tu mi avevi scritto in una lettera. Mi avevi scritto di tornare qui, in questo esatto momento, e ora sono qui". 
La spiegazione era breve, troppo breve per essere esaustiva, però dal tono deciso e orgoglioso sembrava impossibile dubitare di quelle parole. Almeno per Melisandre che aveva una certa attitudine a fare i salti di fede. 
"Te lo avevo scritto... Allora nel tuo futuro io sono morta, non è così?" 
La ragazza annuì debolmente, mentre le sue labbra si curvavano in un sorriso triste. 
"Sì" ammise senza giri di parole. "Ma non oggi" aggiunse con convinzione. 
Melisandre sorrise, udendo la frase che solo pochi minuti prima lei stessa aveva detto alla più giovane delle Stark. Forse era davvero così, non doveva morire quella notte, ma vivere abbastanza da dare alla luce la creatura che poi si sarebbe trasformata nella splendida e potente ragazza che le era di fronte. 
"Shireen, dobbiamo andare ora". 
"Sì lo so, Ned, lo so". 
Mancava poco, Shireen lo sapeva, ma uno scambio di messaggi nel corso di anni non poteva essere l'unico legame che le restava con la madre. Una lettera era tutto ciò che le era rimasto di quella donna, insieme alla collana dorata e al vestito rosso che suo padre conservava gelosamente; due parole, le parole "non oggi", non poteva essere tutto ciò che in cambio poteva darle. Un istinto primordiale la spinse a sfruttare quegli ultimi secondi non per dire qualcosa, ma per gettarsi tra le braccia della Donna Rossa e assaporare quell'abbraccio materno che lei non aveva mai avuto e che prima di morire la sacerdotessa avrebbe ricordato.
Un abbraccio che avveniva nel tempo sbagliato, in anticipo o in ritardo, eppure proprio per questo avrebbe vissuto in due tempi, nel passato e nel futuro. 
Intanto, il Mastino, che non aveva aperto bocca per tutto il tempo, fissava la scena come avrebbe fissato il fuoco. Più che incredulità, sul suo viso c'era puro orrore per quell'assurda magia che non poteva capire. 
"Non preoccuparti se non ti abbraccio" gli disse il ragazzo rosso, intercettando il suo sguardo, "hai un'espressione parecchio arcigna in questo tempo, e poi noi avremo tutto il tempo per farlo... Papà". 
L'appellativo sconvolse Sandor tanto quanto prima era rimasta sconvolta Melisandre, ma la reazione fu del tutto diversa. 
"Che cazzo dici, ragazzo?" tuonò, con rabbia, probabilmente convinto di essere preda di uno scherzo. Ma, intanto, indietreggiava, ancora più spaventato di prima, timoroso che quelle parole potessero essere la verità. 
Perché se quelle parole erano davvero la verità allora... I capelli rossi, il nome Ned... No, non poteva essere. Prima che la sua mente potesse afferrare la conclusione che quegli indizi suggerivano, vide i due ragazzi allontanarsi da loro, prendersi per mano e gettarsi di nuovo dentro il fuoco. 
Nello stesso istante, Arya Stark trafisse il re della Notte e gli Estranei dietro la porta caddero morti in maniera definitiva. 

 
**
 
Per un lungo momento ci fu solo silenzio - silenzio fuori da quella porta e silenzio dentro. Fu solo quando le prima urla di vita e di gioia raggiunsero le loro orecchie, che il Mastino ritrovò la voce. 
"È tutto vero?" 
Il ringhio che era la sua voce sembrò per una volta quasi il lamento di un cane ferito. 
"Sì, le fiamme non mentono. So che ci sono incantesimi per aprire il portale del tempo ma... Non credevo che... Io non ci sono mai riuscita". 
Anche la voce di Melisandre era debole e incerta e da essa trapelava tutto il suo turbamento. 
Nonostante tra i due fosse decisamente Sandor quello meno incline a credere sia al fuoco che alla magia, per una qualche ragione decise che quella risposta poteva essere sufficiente. Improvvisamente, si alzò in piedi in un solo scatto e prese a forzare la porta blindata poter finalmente uscire.
"Cosa fai?" 
Lui si voltò giusto il tempo sufficiente per lanciarle un'occhiata. "Cosa cazzo ti sembra che sto facendo? Devo andare via di qua". 
"Per andare a uccidere tuo fratello?" 
A quella domanda, un ringhio uscì effettivamente dalle labbra dell'uomo. 
"Che si fotta da solo mio fratello!" esclamò con rabbia. "Forse posso avere di più nella vita... E pure tu, muovi il culo da per terra, forza!" 
La donna sembrò insensibile a quell'esortazione e non fece alcun movimento. Il suo volto era una maschera di paura e incredulità. 
"Quella ragazza è la figlia di Ser Davos, non c'è dubbio. Ma com'è possibile? Il cavaliere mi odia e se non mi uccido da sola entro pochi minuti sarà lui a uccidermi". 
La semplicità in cui aveva esposto le sue perplessità stupì Sandor più del tono stranamente rassegnato che aveva utilizzato. Si ritrovò a trattenere un ghigno, la propria situazione in confronto pareva quasi idilliaca, dato che nessuno lo riteneva più l'incarnazione del male. Però anche per lui c'era stato un tempo in cui Sansa provava disgusto in sua presenza e Arya lo aveva segnato nella sua lista nera. 
"Magari con il tempo cambierà qualcosa" le disse come sincero consiglio. "Devi solo fare un cazzo di salto di fede, sacerdotessa". 
Incredibilmente, sentendo quella frase Melisandre scoppió a ridere. 
Se ci credeva quel guerriero che aveva sputato per una vita su tutti gli dei e su tutti i miracoli, poteva crederci pure lei. 
E si alzò in piedi. 

 
**
 
La porta ora era aperta. Sandor si era già dileguato, mentre Melisandre avanzava pian piano tra i cadaveri verso la luce dell'alba. Con la coda dell'occhio notò il cavaliere delle Cipolle e sentì i suoi occhi su di lei mentre continuava a camminare. Non si stupì affatto quando lo sentì pronunciare il suo nome in tono imperioso, né quando lui le afferrò il braccio per trattenerla. 
"Dove credi di andare, Donna Rossa?" 
Melisandre si voltò, senza divincolarsi, e restò a fissarlo per qualche istante. 
"Non morirò oggi come ti avevo promesso, cavaliere, mi dispiace" gli disse alla fine in un sussurro che pareva quasi un soffio di vento tra loro due. "Ma se vuoi uccidermi tu, allora non ti fermerò" aggiunse, lanciando una rapida occhiata alla spada che Davos teneva in pugno nell'altra mano. 
Melisandre lo fissava, ancora, osando fare quel salto di fede di cui il Mastino le aveva parlato, il salto di fede più assurdo che mai le fosse stato richiesto. 
Perchè credere nel Signore della Luce era stato facile. Ma credere nella felicità era qualcosa di molto più difficile. 
Nei suoi occhi c'era la paura, la tristezza e la speranza. Chissà se Davos vi lesse tutto questo, eppure in ogni caso all'improvviso rinfoderò la spada e molló la presa attorno al suo braccio. 
Non la degnò di un altro sguardo e si avviò in silenzio nella direzione opposta. 
Le aveva risparmiato la vita però, per la seconda volta. 
Non era molto ma era un inizio. 

 
**
 
Nonostante i propositi iniziali, Sandor Clegane non si recò da Sansa quella mattina e neanche il pomeriggio o la sera durante il banchetto per festeggiare la vittoria. In qualche modo il ragazzo dai capelli rossi che aveva visto spuntare dal fuoco lo aveva terrorizzato più del fuoco in sè. 
Fu Sansa sorprendentemente ad avvicinarsi alla fine. Prese posto di fronte a lui e finalmente, guardandosi dritto negli occhi come mai avevano fatto prima, ebbero occasione di parlare e di constatare quanto fossero cambiati dall'ultima volta che si erano visti. 
Lui non era riuscito a convincerla a fuggire quella volta. 
Magari lei adesso sarebbe riuscita a convincerlo a restare. 
"C'è solo una cosa che mi renderebbe felice" così rispose in modo un po' troppo brusco a una domanda che lei gli aveva rivolto. 
"Cosa?" 
L'uccelletto aveva messo da parte il suo cinguettio per essere più esplicita. La cosa lo fece sorridere. 
Stava quasi per dirle di farsi gli affari suoi ma si costrinse a mordersi la lingua. Improvvisamente, fu come se nel volto della giovane donna che aveva di fronte si sovrappose quello del giovane Ned, e quell'immagine gli diede un nuovo coraggio portandolo a dire l'impossibile. 
"Tu, Uccelletto. Tu mi faresti felice". 
Si impose di non abbassare lo sguardo, nonostante il cuore, o quanto ne restava di esso, gli batteva a mille per tutti i secondi di silenzio che seguirono. 
Ma alla fine, contro ogni aspettativa, Sansa sorrise radiosamente e si sporse sul tavolo per stringergli le mani.







NDA: Challenge terminata, finalmente! Spero che l'idea del viaggio nel tempo attraverso il fuoco non risulti troppo forzata, ma non smetterò mai di inventarmi motivi per salvare due dei miei personaggi preferiti (Sandor e Melisandre) e dare una speranza a queste due ships che amo. Spero che la storia vi sia piaciuta e se vi va fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima,
LadyPalma
   
 
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